Il post di Greta sul Medioriente spacca i Fridays For Future in Germania

In Germania si spacca il fronte dei Fridays for Future. Il fulcro della discussione è la presa di posizione sul conflitto fra Israele e Hamas, scatenata da un post di Greta Thunberg su Instagram nel quale l’attivista accusava i media occidentali di “essere finanziati dai governi imperialisti che sostengono Israele” e di nascondere il fatto che Hamas e i suoi attacchi a Israele sono radicati in “75 anni di repressione e pulizia etnica dei palestinesi“, definiti “genocidio“. Sul quotidiano Bild di venerdì, il capo del comitato centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster, ha chiesto “un vero e proprio disaccoppiamento” della sezione tedesca da quella internazionale, “un cambio di nome” e “l’interruzione di tutti i contatti con l’organizzazione madre“. Schuster critica l’organizzazione madre per la “grossolana distorsione della storia, la demonizzazione di Israele e le ideologie cospirative“.

Diversi politici conservatori e di sinistra hanno invitato la FFF Germania, che negli ultimi anni ha mobilitato decine di migliaia di giovani nelle proteste per il clima, a prendere le distanze dall’organizzazione internazionale per mantenere la propria credibilità. Giovedì, su X, la sezione tedesca ha indicato di non aver condiviso in alcun modo il contenuto del post pubblicato senza il suo parere. L’associazione ha dichiarato la propria solidarietà sia a Israele, subito dopo l’attacco di Hamas, sia ai civili di Gaza e alle loro sofferenze in seguito ai massicci bombardamenti israeliani, e ha rifiutato categoricamente qualsiasi forma di antisemitismo.

Ci si chiede se la FFF Germania possa davvero essere solidale con gli ebrei in quanto sezione di un movimento che viene regolarmente additato per il suo antisemitismo“, afferma il quotidiano berlinese di sinistra TAZ. Il giornale fa riferimento ad altri messaggi che critici nei confronti di Israele pubblicati in passato e a una recente foto controversa su X di Greta Thunberg con tre attivisti a sostegno dei palestinesi.

Secondo una ricerca del quotidiano Jüdische Allgemeine, gli account Twitter e Instagram della FFF international sono gestiti da “una decina di persone“, nessuna delle quali è stata eletta ad alcuna carica, tra cui “una manciata” di persone con opinioni virulente anti-Israele.

Fridays for Future

A Torino va in onda il futuro: giovani da tutto il mondo uniti per il clima

A Torino va in onda il futuro. Il Meeting europeo di Fridays for Future, con la partecipazione di attivisti extraeuropei dai molti Paesi colpiti più duramente dalle conseguenze della crisi climatica, e il Climate Social Camp rappresentano il punto di rilancio dell’azione per il clima dopo oltre due anni di interruzione degli eventi pubblici a causa della pandemia. Un momento chiave, che getterà le basi per i molti appuntamenti dell’autunno, a partire dal grande sciopero globale del 23 settembre. Cinque giorni di confronti, incontri, approfondimenti con un unico obiettivo: il futuro. Inutile aggiungere ‘sostenibile’, perché il futuro o sarà sostenibile o non sarà.

Da quando Greta Thunberg – che non sarà a Torino ma si collegherà dalla sua Svezia – iniziò a manifestare ogni venerdì di fronte al Parlamento svedese con il cartello ‘Skolstrejk For Klimatet’ (‘Sciopero della scuola per il clima’) sono passati quattro anni, ma paiono decenni per il precipitare degli eventi mondo. Intensificarsi della crisi climatica e delle sue ricadute, pandemia (che molto ha a che fare con il mutamento del clima), guerra… Era il 20 agosto 2018 e quel giorno partì l’onda, divenuta sempre più grande, dei giovani che in tutto il mondo chiedono alla politica, all’impresa e agli adulti tutti di ascoltare gli scienziati e agire per il clima e per preservare il futuro. Adottare tutte le scelte necessarie per un domani migliore, sotto ogni punto di vista.

Come sempre capita, arrivarono ironie, mediamente becere. Prima su di lei: ‘Chi la manovra?’ fu la più classica, come se – anche fosse manovrata da qualche interesse economico – gli interessi dei petrolieri e di chi ne fa le veci (in politica, nell’industria, nell’informazione) fossero invece nobili e non avessero prodotto danni devastanti. Poi sul movimento: ‘Ma cosa vogliono questi ragazzini, pensino a studiare’, detto normalmente da gente che ha costruito la propria fortuna con (o contro) il ’68. Poi sui contenuti: ‘Invece di protestare, dite cosa si dovrebbe fare, siate costruttivi’, che tra tutte mi è sempre sembrata la più comica, visto che fin dal primo minuto Greta e i ragazzi di Fridays for Future hanno chiesto chiaramente e semplicemente di ascoltare le indicazioni degli scienziati per elaborare al meglio (compito della politica) i piani per il futuro.

I fatti hanno dato ragione a questi ragazzi e prima ancora alla scienza e agli uomini che da almeno 40 anni stanno lottando contro l’ostilità di una (buona) parte della politica e dell’industria spiegando che senza scelte drastiche ma anche strategicamente convenienti abbiamo davanti prospettive molto complicate. Incendi, siccità, alluvioni, trombe d’aria, carestie, pandemie non sono ‘catastrofismo’, accusa con cui se la cavano normalmente molti critici, ma semplice cronaca. Occorre cambiare strategia, è evidente.

E un pezzo della (potenzialmente) bellissima storia futura viene scritto in questi giorni a Torino, tra Campus Einaudi (nuova sede dell’Università) e Parco Colletta, in uno scambio costante tra giovani attivisti e mondo dell’università, dell’informazione, dell’associazionismo e dell’attivismo non solo ambientale. Ascoltiamoli con entusiasmo, il futuro è lì.