commissione ue

Dal Green Deal al ‘Fit for 55’, i piani Ue per decarbonizzare l’economia

Una tabella di marcia, ma anche e soprattutto una strategia di crescita economica a emissioni zero. Nel 2019 la Commissione europea da poco insediata a Palazzo Berlaymont ha presentato il Green Deal, il Patto verde per l’Europa fissando l’impegno a non generare più nuove emissioni nette di gas a effetto serra dal 2050 e a dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse. Da lì, la Commissione ha adottato una serie di proposte per trasformare in maniera più o meno radicale le politiche europee in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre l’impatto dell’economia europea sul clima e sulla generazione delle emissioni. Nel 2021 è arrivata la prima Legge (europea, ma anche globale) sul clima che per la prima volta ha reso giuridicamente vincolante l’obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050 e di tagliare le emissioni del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per la neutralità climatica. Il tema sarà fra quelli affrontati il 30 maggio a Roma durante l’evento ‘L’energia per l’Italia e l’Ue: le fonti e le regole del mercato energetico’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di GEA ed Eunews, durante il panel L’impatto delle normative Ue sull’economia: come realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione senza mettere in crisi l’industria’.

L’accordo in Ue sulla prima Legge climatica ha impegnato tra le altre cose Bruxelles a stabilire un nuovo obiettivo climatico intermedio anche per il 2040 (da fissare nei prossimi anni) e un bilancio indicativo previsto per i gas a effetto serra dell’Unione per il periodo 2030-2050, ovvero quante emissioni nette di gas serra possono essere emesse in quell’arco temporale senza mettere a rischio gli impegni dell’Unione. Sono tutti impegni a cui l’esecutivo comunitario lavora in questo momento, agli sgoccioli dell’attuale legislatura. A luglio 2021 è arrivato l’ambizioso pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, che letteralmente significa ‘pronti per il 55’, in riferimento all’obiettivo climatico per il 2030. Una tabella di marcia per arrivare al 2030 con il 55% di emissioni in meno (ottimisticamente, arrivare anche al 57%) attraverso una serie di iniziative legislative presentate da Bruxelles per rivoluzionare la politica energetica e climatica dell’Unione europea, tra cui la revisione delle direttive energie rinnovabili ed efficienza energetica (entrambe del 2018), l’introduzione di un’innovativa tassa sul carbonio alle frontiere sulle emissioni importate, ma anche la revisione del mercato del carbonio interno all’Ue.

Quasi due anni dopo la sua presentazione da parte della Commissione e a un anno dalla fine della legislatura nel 2024, i co-legislatori europei (Parlamento e Consiglio) hanno già raggiunto accordi politici su una buona parte dei principali dossier legislativi del pacchetto. Uniti negli intenti della transizione energetica, gli Stati membri spesso non si trovano d’accordo su come realizzarla concretamente, temendo ricadute sul tessuto sociale ma anche industriale. Ne è stato un esempio lo stallo dei mesi scorsi sul dossier che riguarda le emissioni delle auto, che tra le altre cose prevede lo stop alla vendita di motori tradizionali a combustione (come diesel e benzina) dal 2035. La misura è stata contestata anche in Italia, che ha chiesto (senza ottenerla) una apertura alla Commissione europea per immatricolare dopo il 2035 motori alimentati da biocarburanti, di cui il Paese è produttore.

Timori per le ripercussioni sociali sono stati sollevati anche per quanto riguarda il maxi pacchetto di revisione del mercato europeo del carbonio, che comprende la riduzione progressiva delle quote gratuite per l’industria e l’estensione anche ai carburanti per i trasporti su strada e per gli edifici. Per compensare il costo sociale di questa transizione che rischia di essere contesta nei Paesi membri una volta che la rivoluzione sarà attuata, tra le tredici proposte del pacchetto Bruxelles ha lavorato per introdurre il Fondo sociale per il clima, uno strumento finanziario compensatorio che mobiliterà 86,7 miliardi di euro tra 2026 e 2032 ed è stato introdotto letteralmente all’ultimo minuto, con l’idea di compensare i costi aggiuntivi della transizione per i più vulnerabili. Il fondo è chiaramente un modo della Commissione per contrastare le critiche (che comunque non mancheranno), contro chi già preannuncia rivolte politiche e sociali alla stregua dei gilet gialli francesi che a partire dal 2018 occuparono le strade di centinaia di città francesi per protestare contro le nuove tasse imposte da Macron che avrebbero fatto aumentare il prezzo del gasolio e della benzina.

commissione ue

‘Fit for 55’, a che punto è l’attuazione del pacchetto Ue sul clima

Tredici proposte legislative, di cui otto revisioni di leggi esistenti e cinque nuove proposte. Il ‘Fit for 55’ è stato presentato dalla Commissione Europea il 14 luglio 2021 come il più ambizioso pacchetto sul clima finora varato in Unione Europea, pensato con l’obiettivo di portare il Continente a tagliare le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 (per raggiungere la cosiddetta neutralità climatica).

Una tabella di marcia per arrivare al 2030 con il 55% di emissioni in meno (ottimisticamente, arrivare anche al 57%) attraverso una serie di iniziative legislative, tra cui la revisione delle direttive energie rinnovabili ed efficienza energetica (entrambe del 2018), l’introduzione di una tassa sul carbonio alle frontiere, ma anche la revisione del mercato del carbonio interno all’Ue. Quasi due anni dopo la sua presentazione da parte della Commissione e a un anno dalla fine della legislatura nel 2024, i co-legislatori europei (Parlamento e Consiglio) hanno già raggiunto accordi politici su una buona parte dei principali dossier legislativi del pacchetto.

Il primo dossier su cui i co-legislatori hanno raggiunto un accordo a ottobre è stato quello sui cui nelle ultime settimane il via libera formale in seno al Consiglio Ue è stato più sofferto, ovvero gli standard di emissioni CO2 per nuove autovetture che prevede, tra le altre cose, lo stop alla vendita di auto con motore a combustione interna dal 2035. Sul fascicolo, il primo del ‘Fit for 55’ su cui è stato raggiunto un accordo, si è aperto nelle scorse settimane un serrato negoziato tra Commissione europea e Germania per una esenzione sui carburanti sintetici, gli efuels. La stessa deroga voleva ottenerla l’Italia per i biocarburanti, ma non ci è riuscita.

A novembre è arrivata poi l’intesa sulla revisione del regolamento sulla condivisione degli sforzi (l’Effort sharing regulation), che fissa obiettivi annuali vincolanti in materia di emissioni di gas a effetto serra per gli Stati membri in settori che non rientrano nel sistema di scambio di quote di emissione, ovvero il trasporto stradale e il trasporto marittimo interno, gli edifici, l’agricoltura, i rifiuti e le piccole industrie. Accordo anche sulla revisione del regolamento sull’uso del suolo, sul cambiamento di uso del suolo e sulla silvicoltura (LULUCF) che stabilisce per l’Ue un impegno vincolante a ridurre le emissioni e aumentare gli assorbimenti di carbonio ‘naturali’, nei settori dell’uso del suolo e delle foreste.

Solo a dicembre (e dopo ben trenta ore di discussione) i negoziatori dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sui tre principali fascicoli legislativi del pacchetto: la riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (l’Ets – Emission Trading System), ovvero il mercato europeo del carbonio, che tra l’altro prevede la creazione di un secondo sistema Ets applicato a edifici e trasporti; poi, la creazione di un Fondo sociale per il clima per ammortizzare i costi della transizione e l’introduzione di una tassa sul carbonio alle frontiere (il cosiddetto meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, CBAM) per tassare le emissioni di alcuni settori ad alta intensità (ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, elettricità e idrogeno, nonché le emissioni indirette, ovvero le emissioni che non avvengono nel processo produttivo in sé, ma attraverso l’utilizzo di energia elettrica generata con combustibili fossili)

Ultimi in ordine di tempo, ma non per importanza, gli accordi politici raggiunti a marzo tra i co-legislatori sul regolamento per la diffusione delle infrastrutture per i combustibili alternativi (Afir), una nuova legislazione per aumentare il numero di stazioni di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno accessibili per gli autisti su tutto il territorio comunitario; sulla revisione della direttiva sull’efficienza energetica e della direttiva sulle rinnovabili, aumentandone i target. Parlamento e Consiglio hanno raggiunto a marzo anche un’intesa sull’uso di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto marittimo (l’iniziativa ‘FuelEU Maritime’) per ridurre l’intensità dei gas a effetto serra dell’energia usata a bordo delle navi fino al 75% entro il 2050, promuovendo l’uso di combustibili più ecologici da parte delle navi.

In sospeso resta ancora da raggiungere un accordo sulla revisione della direttiva sulla tassazione “minima” dei prodotti energetici e dell’elettricità, che attualmente è ancora ferma in discussione in sede di Consiglio. E sulla proposta ‘ReFuelEU Aviation’ che mira a ridurre l’impronta ambientale del settore del trasporto aereo, su cui i negoziati con il Parlamento europeo devono iniziare.

Frans Timmermans

L’Ue raggiunge l’accordo: Nuovi obiettivi assorbimento CO2 da suoli e foreste

Mentre a Sharm el-Sheikh l’Ue tratta per alzare le ambizioni globali sul clima, a Bruxelles si fanno passi avanti sulle ambizioni del continente. E’ arrivato nella notte il terzo accordo in Ue nel giro di poche settimane su una delle proposte legislative del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’: i negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto nella notte l’intesa politica sull’aumento della quota di CO2 assorbita dai suoli e dalle foreste, per contribuire all’obiettivo di riduzione complessivo di emissioni.

Nel pacchetto sul clima presentato a luglio 2021, la Commissione Ue ha proposto una revisione del regolamento sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura (il regolamento LULUCF, adottato nel 2018) per incoraggiare gli Stati membri ad aumentare i loro “serbatoi naturali” di carbonio in linea con la legge europea sul clima. Secondo le stime, l’Ue assorbe circa 225-265 milioni tonnellate di CO₂ dall’atmosfera, senza un vero e proprio target vincolante a livello europeo. I negoziatori di Consiglio e Parlamento hanno mantenuto l’obiettivo proposto dall’esecutivo europeo di 310 milioni di tonnellate (Mt) di CO₂ equivalenti di assorbimenti netti entro il 2030 nel settore LULUCF, che copre l’uso di suoli, alberi, piante, biomassa e legname.

Le attuali regole secondo cui le emissioni non devono superare gli assorbimenti continueranno ad applicarsi fino al 2025, ma a partire dal 2026 fino al 2030, quando gli assorbimenti dovrebbero superare le emissioni, ciascuno Stato membro avrà un obiettivo nazionale vincolante. L’accordo provvisorio dovrà essere finalizzato rispettivamente da entrambe le istituzioni separatamente. “Abbiamo un nuovo obiettivo per la rimozione del carbonio attraverso la natura. Una volta finalizzato, l’accordo di stasera aiuta ad aprire le porte a un obiettivo climatico più alto“, ha esultato il vicepresidente adatto per il Green Deal, Frans Timmermans.

Secondo i calcoli dell’Eurocamera, realizzare l’obiettivo consentirà di aumentare anche il target generale di riduzione delle emissioni al 2030, portandolo dal 55% fino al 57%. “Dopo l’accordo di ieri sera su un nuovo testo del pacchetto europeo Fit for 55 sull’uso del suolo e sulle foreste si va oltre il 55% fino a sfiorare il 57% di riduzione del carbonio nel 2030”, ha spiegato il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, Pascal Canfin, dopo l’accordo raggiunto.

Europa

Gli otto dossier del ‘Fit for 55’ al voto al Parlamento Ue

Tredici proposte legislative, di cui otto revisioni di leggi esistenti e cinque nuove proposte. Il ‘Fit for 55’ è stato presentato dalla Commissione Europea il 14 luglio dello scorso anno come il più grande pacchetto sul clima finora varato in Unione Europea, pensato con l’obiettivo di portare il Continente a tagliare le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 (la neutralità climatica).

Il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo da lunedì 6 a giovedì 9 giugno dovrà finalizzare la sua posizione su otto proposte legislative del pacchetto, illustrate nell’infografica GEA.

Pacchetto fit for 55

emissioni

Parlamento Ue al voto su otto dossier del ‘Fit for 55’

Tredici proposte legislative, di cui otto revisioni di leggi esistenti e cinque nuove proposte. Il ‘Fit for 55’ è stato presentato dalla Commissione Europea il 14 luglio dello scorso anno come il più grande pacchetto sul clima finora varato in Unione Europea, pensato con l’obiettivo di portare il Continente a tagliare le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 (la neutralità climatica).

Il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo da lunedì 6 a giovedì 9 giugno dovrà finalizzare la sua posizione su otto proposte legislative del pacchetto: una revisione del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue la revisione dell’ETS per quanto riguarda l’aviazione e il CORSIA, il sistema di compensazione del carbonio per ridurre le emissioni di CO₂ per i voli internazionali), l’introduzione di una nuova tassa sul carbonio sulle importazioni (il CBAM, acronimo di carbon border adjustment mechanism), nuovi standard di emissione di per automobili e furgoni, nuovi obiettivi per l’uso del suolo e le foreste per assorbire più carbonio, modifiche agli obiettivi nazionali degli Stati membri per la riduzione delle emissioni e, infine, la creazione di un Fondo sociale per il clima per ammortizzare i costi della transizione.

Una discussione sugli otto fascicoli del pacchetto è prevista nella giornata di martedì 7 giugno, con risultati del voto mercoledì. Dopo il via libera dell’Eurocamera, potrà iniziare il negoziato dell’Eurocamera con i governi che la Commissione europea, spera di concludere prima della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP27) in programma a Sharm el-Sheikh, in Egitto, a novembre (7-18 novembre 2022). Da quando il pacchetto è stato presentato, quasi un anno fa, l’aumento dei prezzi dell’energia e la guerra di aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina iniziata lo scorso 24 febbraio, hanno portato la Commissione a presentare il piano ‘REPowerEU’ per l’indipendenza energetica dell’UE dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027, che avrà come conseguenza, tra le altre, anche una modifica di alcune proposte avanzate neanche un anno fa. Tra queste, andranno incontro a una modifica i target sull’efficienza e le energie rinnovabili che sono stati rivisti al rialzo ma anche l’anticipo di alcune quote della riserva di stabilità di mercato del sistema Ets, per mobilitare 20 miliardi di euro per finanziare il piano.

suolo

La revisione dei regolamenti Ue sulla condivisione di sforzi e uso suoli

Oltre al sistema di scambio delle quote di emissione dell’Unione Europea (ETS), il pacchetto Fit for 55 si spinge oltre, con una proposta di revisione del regolamento sulla condivisione degli sforzi (ESR) tra Stati membri nei settori rimasti scoperti – edifici, agricoltura, rifiuti, piccola industria e trasporti – e del regolamento sulle emissioni e gli assorbimenti di gas a effetto serra derivanti dall’uso del suolo, dai cambiamenti di uso e dalla silvicoltura (LULUCF).

La condivisione degli sforzi – Il regolamento sulla condivisione degli sforzi adottato nel 2018 stabilisce obiettivi annuali vincolanti per le emissioni di gas serra dal 2020 al 2030 per ciascun Paese membro UE, per l’insieme di settori che rappresenta circa il 60% delle emissioni dell’Unione. Nella proposta di revisione della Commissione è prevista la riduzione di almeno il 40% rispetto ai livelli del 2005, con un aumento di 11 punti percentuali rispetto all’attuale obiettivo del 29%. Saranno fissate per ognuno dei Ventisette le assegnazioni annuali di emissioni (AEA), ridotte progressivamente fino al 2030, e creata una riserva volontaria aggiuntiva. A livello di bilancio, viene stimato sul milione e 750 mila euro il costo totale delle misure di sostegno per l’adattamento al quadro più esigente.

La relazione che dovrà essere votata in sessione plenaria del Parlamento Ue, a firma Jessica Polfjärd (Partito Popolare Europeo), invita la Commissione a garantire l’adeguatezza degli obiettivi nazionali, con la possibilità di fissare limiti settoriali alle emissioni. Introduce maggiore trasparenza sulle azioni degli Stati membri e collega l’azione correttiva alla revisione dei piani nazionali per l’energia e il clima, in caso di mancato rispetto degli obiettivi per due anni consecutivi. Elimina la riserva aggiuntiva e stabilisce le assegnazioni annuali di emissioni per il periodo 2023-2030, eliminando il loro adeguamento nel 2025 e chiedendo una proposta sugli obiettivi Ue per le emissioni non-CO2 coperte dall’ESR entro il 2023.

L’uso del suolo

La proposta di revisione del regolamento sulle emissioni e gli assorbimenti di gas a effetto serra derivanti dall’uso del suolo, dai cambiamenti di uso del suolo e dalla silvicoltura (LULUCF) include l’abbandono a partire dal 2026 della regola del no-debit, vale a dire che le emissioni di gas serra non possono superare gli assorbimenti all’interno dello stesso settore. Viene introdotto un rafforzamento dell’obbligo per gli Stati membri di presentare piani di mitigazione integrati per il settore terrestre e dei requisiti di monitoraggio grazie alle tecnologie digitali. A partire dal 2031 il regolamento dovrà coprire l’intero settore agricolo, incluse le emissioni non-CO2, e sarà necessario definire un valore per le azioni di mitigazione, introducendo un sistema di certificazione della rimozione del carbonio.

Secondo la proposta della Commissione, l’obiettivo è di invertire l’attuale tendenza alla diminuzione degli assorbimenti nel settore terrestre, arrivando a 310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente rimosse entro il 2030 e alla neutralità climatica del settore agricolo e forestale entro il 2035. La relazione che sarà votata in sessione plenaria del Parlamento UE, a firma Ville Niinistö (Verdi), è allineata all’obiettivo delle 310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030, ma aggiunge un nuovo sforzo aggiuntivo di 50 milioni di tonnellate di CO2 da rimuovere attraverso l’agricoltura del carbonio. Al contrario, è stata respinta l’idea di unire le emissioni di gas a effetto serra derivanti dall’uso del suolo, dai cambiamenti di uso e dalla silvicoltura con quelle agricole non-CO2 a partire dal 2031.

transizione verde

Fondo sociale clima, la proposta Ue contro i costi della transizione

Per ammortizzare i costi sociali della transizione verde e in particolare dell’introduzione del secondo sistema Ets per edifici e trasporti, la Commissione Europea ha proposto nel pacchetto ‘Fit for 55’ di introdurre un ‘Fondo sociale per il clima‘ (‘Climate action social facility’), per sostenere le famiglie e cittadini più vulnerabili a investire nell’efficienza energetica, in mobilità più green e nuovi sistemi di raffreddamento e riscaldamento delle case.

Si tratta di un fondo di compensazione sociale, dal valore di 72,2 miliardi di euro tra 2025 e 2032 che la Commissione europea pensa di co-finanziare attraverso il 25% delle entrate previste dal nuovo sistema Ets (il sistema europeo di scambio di quote di emissioni di CO₂) dedicato alle emissioni dell’edilizia e dei carburanti per il trasporto su strada. Il resto (75%) è assegnato attraverso i bilanci degli Stati membri. Secondo le stime provvisorie della Commissione, l’Italia sarebbe il terzo Paese per quantità di finanziamenti con quasi 8 miliardi di euro tra 2025 e 2032. Prima di Roma, la Polonia (12 miliardi di euro) e la Francia (8 miliardi di euro), segue la Spagna con quasi 8 miliardi.
Il Parlamento europeo riunito a Strasburgo dal 6 al 9 giugno è chiamato a finalizzare la sua posizione su otto dossier del pacchetto ‘Fit for 55’, proposto a luglio 2021 dalla Commissione Ue con l’obiettivo di portare il Continente a tagliare le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 (la neutralità climatica). Tra le otto proposte all’ordine del giorno della plenaria, l ’Aula di Strasburgo voterà sulla relazione, elaborata congiuntamente dalle commissioni Ambiente (Envi) e Occupazione e affari sociali (Empl) del Parlamento, a prima firma dell’eurodeputata del Partito popolare europeo, Esther de Lange, che mira a stabilire definizioni comuni in tutta l’Ue su cosa sia la povertà energetica e la povertà da mobilità, perché il Fondo vada a beneficio delle famiglie, delle microimprese e degli utenti dei trasporti più vulnerabili e particolarmente colpiti dall’impatto della transizione.

Dal momento che il Parlamento nota che ci sono ancora molte differenze tra Stati membri nella definizione, chiede alla Commissione europea di valutare entro il primo luglio 2026 come queste vengono interpretate nei diversi Stati membri e, se necessario, presentare una proposta per un approccio unitario. Per accedere alle risorse del Fondo, gli Stati membri dovranno presentare dei “piani sociali per il clima”, ovvero dei piani formulati con le autorità locali e regionali, le parti economiche e sociali e la società civile in cui i governi dovranno indicare quali misure intendono introdurre per affrontare la povertà energetica e della mobilità. Secondo i deputati, tra queste misure i governi dovrebbero includere misure temporanee di sostegno diretto al reddito (come una riduzione delle tasse e delle tasse sull’energia), purché siano limitate a un massimo del 40% del costo totale stimato di ciascun piano nazionale per il periodo 2024-2027 e gradualmente eliminate entro la fine del 2032.

Parlamento Ue

Nel ‘Fit for 55’ i nuovi sviluppi su Ets e tassa CO2 frontiere

Il Parlamento europeo voterà tra martedì 7 e mercoledì 8 giugno su otto proposte del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, presentato dalla Commissione lo scorso 14 luglio.

La revisione del sistema Ets

L’Aula di Strasburgo dovrà adottare la sua posizione sulla riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue, l’Ets (emission trading system), tra le componenti più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit For 55’. Il mercato europeo del carbonio è operativo dal 2005 e copre il settore energetico, industriale e i voli commerciali dentro la Ue. Obbliga poco più di 10mila centrali elettriche e fabbriche ad alta intensità energetica a comprare un permesso per ogni tonnellata di CO₂ emessa, come disincentivo finanziario per far inquinare di meno: meno inquini, meno paghi. Le quote sono acquistabili tramite aste, ma il sistema conserva un numero annuale di permessi che vengono assegnati gratuitamente alle industrie.

Con il sistema attuale, stima Bruxelles, le emissioni di CO₂ nei settori coperti dall’Ets dovrebbero diminuire del 43% entro il 2030. Per questo, nel pacchetto ‘Fit for 55’ ha previsto una revisione del sistema Ets arrivare a ridurle del 62% entro il prossimo decennio. Prevede di aumentare il cosiddetto fattore di riduzione lineare (LRF) dal 2,2 al 4,2%: questo significa, in sostanza, che ogni anno verranno immessi sul mercato il 4,2% in meno di certificati di CO₂. Secondo la proposta della Commissione, i certificati gratuiti che vengono assegnati alle aziende scadranno entro il 2036, ma già a partire dal 2026 le indennità saranno ridotte del 10% all’anno. Parte centrale della proposta dell’Esecutivo è l’inclusione del settore marittimo e l’introduzione di un nuovo mercato del carbonio complementare esteso a partire dal 2026 anche a trasporti ed edifici, due settori particolarmente difficili da decarbonizzare.

L’Aula di Strasburgo voterà sulla proposta principale del relatore Peter Liese, eurodeputato tedesco del Partito popolare europeo (Ppe), approvata in commissione per l’Ambiente (Envi) lo scorso 17 maggio. La relazione votata in Envi chiede un’ulteriore riduzione del numero di quote annuali disponibili fino al 2030 e l’inclusione dell’incenerimento dei rifiuti urbani nell’Ets a partire dal 2026. La relazione chiede l’abolizione delle quote gratuite per le industrie già entro il 2030, ma un accordo trovato tra i gruppi di Renew Europe e Socialdemocratici (S&D) potrebbe portare la data al 2032 (quindi oltre la soglia fissata dalla commissione Envi). Quanto al secondo sistema Ets per edifici e trasporti, i deputati chiederanno di non inserirlo prima del 2029, quindi tre anni dopo rispetto alla proposta della Commissione Europea e soprattutto spingeranno perché sia applicato solo a trasporti ed edifici pubblici e aziendali, non a quelli privati.

Tassa sul carbonio alle frontiere

Nel ‘Fit for 55’ la Commissione europea ha proposto anche l’introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (acronimo CBAM – Carbon Border Adjustment Mechanism) dell’UE, uno strumento complementare all’Ets perché obbligherà gli importatori ad acquistare certificati di CO₂, come fanno le industrie europee. Porterà a eliminare definitivamente tutte le quote gratuite che vengono rilasciate oggi per non svantaggiare troppo le imprese europee dalla concorrenza internazionale. Per l’Esecutivo europeo dovrebbe applicarsi non prima del 2026 ai settori dell’energia elettrica, fertilizzanti, acciaio, ferro e alluminio, dopo una fase transitoria tra 2023 e il 2025 in cui alle aziende sarà richiesto di fare dei test.

Successivamente, il CBAM sarà introdotto gradualmente e le quote gratuite del sistema Ets saranno ridotte tra il 2026 e il 2035, con l’abolizione totale dei certificati gratuiti al 2036. L’Aula di Strasburgo voterà invece sulla relazione votata in Envi il 17 maggio, a prima firma dell’eurodeputato olandese Mohammed Chahim (S&D), che chiede di fare entrare in vigore il CBAM un anno prima rispetto alla proposta della Commissione, vale a dire dal 2025. Per gli eurodeputati, è necessario estenderne il campo di applicazione ai prodotti chimici organici, la plastica, l’idrogeno e l’ammoniaca, nonché alle emissioni indirette. Chiedono, infine, un’autorità indipendente per il monitoraggio delle regole CBAM, per monitorare il funzionamento del meccanismo.

giovani e ambiente

Europa, ambiente e giovani: che imbarazzo a dover rispondere a certe domande

Davanti a una cinquantina di ragazzi presenti tra il pubblico a un panel organizzato dal Consiglio della Regione Piemonte nell’ambito del Salone del Libro – tema: ambiente ed Europa – ho faticato a rispondere alla domanda del moderatore su cosa dovrebbero fare i giovani per portare avanti la transizione ecologica. Ecco, appunto, cosa dovrebbero fare, loro? E noi, invece? Credo che i giovani abbiano già fatto abbastanza e che, in virtù di una coscienza green molto più sensibile di quella degli adulti, abbiano stimolato le coscienze collettive. Greta ha avuto il merito di risvegliare dormienti e consenzienti della carbonizzazione scellerata, ma adesso la situazione è ben oltre Greta. Che resta un’icona della protesta ambientalista ma che fatalmente è stata bypassata dall’incedere degli eventi di questi ultimi mesi.

Io la domanda l’avrei ribaltata: cosa devono fare i grandi, quali sono le condizioni che devono essere create dai governanti, segnatamente dall’Europa, per mettere i giovani nelle condizioni di essere soggetti attivi di un cambiamento che non è solo climatico ma anche comportamentale? Partendo dal presupposto che comunque l’Unione europea incide meno del 10% nella produzione di C02 del pianeta, il terreno è sterminato. Con il RePowerEu e con Fit for 55 sono stati compiuti passi avanti sotto il profilo delle normative, che però non possono ristagnare a livello di buone intenzioni. Le difficoltà per mantenere fede agli Accordi di Parigi (anno di grazia 2015) sono un pessimo segnale, perché alla fine gli interessi nazionali vengono prima della difesa del clima e quell’orizzonte lontano del 2050 invita a prenderla con calma: “Tanto c’è tempo” e invece di tempo non ce n’è.

Uno studio di Mckinsey ha stabilito che oltre il 50% dei bambini delle scuole elementari svolgeranno un lavoro attualmente inesistente. Perché fioriranno mestieri diversi, legati alla transizione ecologica, alla sostenibilità, dal green deal. Paradossalmente, la guerra in Ucraina ha accelerato due processi: il progressivo allontanamento dalle energie fossili e la brusca virata verso le rinnovabili e l’energia green. Ma più per una deriva forzata, viene da pensare, che non per una scelta meditata. E questo i giovani l’hanno capito…

Parlamento Ue

Prende forma la linea del Parlamento Ue sul ‘Fit for 55’

Dalla riforma del mercato europeo del carbonio alla tassa sulla CO2 alle frontiere. Inizia a prendere forma la posizione dell’Europarlamento sui principali dossier dell’ambizioso pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, proposto dalla Commissione Europea il 14 luglio dello scorso anno. Oltre una decina – tra testi di riforma o nuove proposte – per andare a rivoluzionare buona parte della legislazione europea in materia di clima ed energia.

Gli eurodeputati della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo hanno adottato la loro posizione sulla riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue, l’ETS (emission trading system). Insieme al meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere (la cosiddetta tassa sul carbonio alle frontiere), la revisione dell’ETS è tra le componenti più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit For 55’: attualmente copre il settore energetico, industriale e i voli intra Ue, ma secondo le stime di Bruxelles mantenendo la traiettoria attuale le emissioni di CO2 nei settori coperti dall’ETS dovrebbero diminuire del 43% entro il 2030, con la revisione si dovrebbe arrivare a ridurle del 62% entro il prossimo decennio.

La proposta della Commissione prevede, tra le altre, l’inclusione del settore marittimo e un nuovo mercato del carbonio complementare esteso a partire dal 2026 anche a trasporti ed edifici, due settori particolarmente difficili da decarbonizzare. Il secondo ETS è una delle parti più controverse del fascicolo e i deputati hanno infine trovato un compromesso chiedendo di non inserirlo prima del 2029, quindi tre anni dopo rispetto alla proposta dell’Esecutivo. Il compromesso è stato trovato a fatica ma è stato adottato con il 69% dei voti, ha spiegato l’eurodeputato tedesco Peter Liese (PPE), relatore per il Parlamento europeo sul dossier, confidando la delusione per la “resistenza dei socialdemocratici e dei verdi, anche tedeschi, nonché di molti liberali e parte del mio stesso gruppo”. Secondo il compromesso raggiunto, inoltre, le quote gratuite saranno gradualmente eliminate dal 2026 e scompariranno entro il 2030 e tutti i ricavi saranno utilizzati esclusivamente per l’azione per il clima nell’Ue e negli Stati membri.

Luce verde tra gli eurodeputati della commissione ENVI anche per l’introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (acronimo CBAM) dell’Ue, uno strumento complementare al mercato europeo del carbonio (ETS) perché obbligherà gli importatori ad acquistare certificati di CO2, come fanno le industrie europee nel sistema ETS, e porterà a eliminare definitivamente tutte le quote gratuite che vengono rilasciate oggi per non svantaggiare troppo le imprese europee dalla concorrenza internazionale.

Secondo la proposta dell’esecutivo comunitario, dovrebbe applicarsi all’energia elettrica, fertilizzanti, acciaio, ferro e alluminio ed entrare in vigore non prima del 2026 dopo una fase transitoria e in maniera graduale. Per gli eurodeputati, bisogna estenderne il campo di applicazione ai prodotti chimici organici, la plastica, l’idrogeno e l’ammoniaca, nonché alle emissioni indirette, sfruttare le risorse del bilancio dell’Ue per sostenere i paesi meno sviluppati attraverso importi equivalenti alle somme raccolte tramite CBAM e creare a livello europeo un’autorità centralizzata che si occupi del meccanismo.

Entrambi i dossier, insieme ad altri fascicoli del ‘Fit for 55’, dovrebbero andare al voto in plenaria dell’Europarlamento nella sessione prevista dal 6 al 9 giugno a Strasburgo. Dopo il via libera dell’Eurocamera, potrà iniziare il negoziato con i governi che la Commissione europea spera di concludere prima della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP27) in programma a Sharm el-Sheikh (7-18 novembre 2022).