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La strategia Ue per foreste e obiettivo 3 mld di alberi entro 2030

Una strategia europea per le foreste, con l’obiettivo di tre miliardi di nuovi alberi su tutto il continente entro il 2030. Al fianco del pacchetto sul clima Fit for 55, per quanto riguarda i nuovi obiettivi di assorbimento della CO2, hanno trovato spazio anche azioni concrete per migliorare la quantità e la qualità delle foreste sul territorio dell’Unione europea e per rafforzarne la protezione, il ripristino e la resilienza.

Le foreste sono essenziali nella lotta contro i cambiamenti climatici, garantiscono posti di lavoro e crescita nelle zone rurali, materiali sostenibili per lo sviluppo della bioeconomia e servizi ecosistemici preziosi per la nostra società”. La conferma è arrivata dal commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, che ha osservato come la strategia per le foreste dell’Ue sottolinei il “ruolo centrale” svolto da milioni di silvicoltori che operano sul territorio.

Le foreste sono i più grandi pozzi di assorbimento di carbonio e la Commissione riconosce che quelle europee soffrono di molteplici pressioni, incluso il cambiamento climatico. Di qui la volontà di piantare tre miliardi di nuovi alberi entro l’inizio del nuovo decennio, per rispondere anche all’obiettivo vincolante di rimuovere 310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente al 2030. La strategia dell’esecutivo comunitario rappresenta una delle iniziative faro del Green Deal europeo e si basa sulla Strategia Ue sulla biodiversità per il 2030. Al centro del progetto c’è anche l’adattamento alle nuove condizioni meteorologiche estreme e all’elevata incertezza causata dal cambiamento climatico, una “precondizione affinché le foreste continuino a svolgere le loro funzioni socioeconomiche e per garantire zone rurali vivaci con popolazioni fiorenti”, spiega la Commissione.

Oltre alla riforestazione e al rimboschimento delle foreste europee, la strategia Ue prevede anche la promozione della bioeconomia non basata sul legno, compreso l’ecoturismo, lo sviluppo di competenze e la responsabilizzazione dei cittadini, la protezione delle ultime foreste primarie rimaste sul continente e incentivi finanziari a proprietari e gestori per migliorare la quantità e la qualità delle aree verdi. Imprescindibile il sostegno alle funzioni socioeconomiche delle foreste europee, che si dovrà concentrare inoltre sul monitoraggio e la raccolta dei dati, ma anche sullo sviluppo di una “forte agenda di ricerca e innovazione” per migliorare le conoscenze di questi ambienti naturali. Non saranno esclusi gli aspetti legislativi, attraverso il rafforzamento dell’applicazione dell’acquis comunitario e l’attuazione di un quadro amministrativo forestale a livello Ue “inclusivo e coerente”.

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L’Ue verso un quadro normativo sui certificati di cattura di CO2

Riciclare, rimuovere, immagazzinare in maniera “sostenibile” la CO2 che contribuisce ai cambiamenti climatici in maniera sostanziale. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 (con zero nuove emissioni nette entro la metà del secolo) l’Unione europea lavora da una parte per tagliare le emissioni di carbonio generate dalla propria economia e attività; dall’altra, intende lavorare a strategie per immagazzinare più carbonio in natura (attraverso l’agricoltura del carbonio, la cosiddetta ‘carbon farming’ o dalle foreste, grazie al loro potenziale naturale di assorbimento della CO2) e promuovere soluzioni industriali e tecnologie per rimuovere e riciclare il carbonio in modo sostenibile e verificabile.

Questo perché anche introducendo misure per ridurre la produzione di carbonio, è importante contrastare l’accumulo di CO2 nell’atmosfera, che rappresenta una delle principali cause del riscaldamento globale. A dicembre 2021 la Commissione europea ha presentato una comunicazione sui “cicli sostenibili del carbonio” fissando l’impegno che entro il 2030 le iniziative di stoccaggio del carbonio nei suoli agricoli portino a immagazzinare 42 Mt (Mega tonnellate) di CO2 nei pozzi di assorbimento naturali europei. “Entro il 2050, ogni tonnellata di CO2 equivalente emessa nell’atmosfera dovrà essere neutralizzata da una tonnellata di CO2 rimossa dall’atmosfera” in modo da compensare e contribuire alla neutralità, ovvero zero nuove emissioni nette. Ma è necessario capire come fare a calcolare e verificare le emissioni che sono realmente immagazzinate.

La comunicazione ha solo fissato l’impegno dell’Ue a invertire la rotta, promettendo però che entro il 2022 arriverà un quadro normativo, incentrato su una proposta legislativa per introdurre i certificati delle rimozioni di carbonio, in modo che i dati sull’immagazzinamento siano effettivamente verificabili tra Stati membri. L’esecutivo europeo ha in mano la grande sfida di creare uno schema di certificazione in modo che le misure di rimozione del carbonio siano credibili e trasparenti. Ad esempio, uno dei rischi legati all’assorbimento è che il carbonio venga riemesso nell’atmosfera in modo incontrollato (quella che Bruxelles definisce la “non permanenza” degli assorbimenti).

Tra le azioni per contribuire alla rimozione della CO2, un ruolo importante giocherà l’agricoltura e la promozione di pratiche di coltivazione del carbonio nell’ambito della Politica agricola comune (PAC), come la semina di colture di copertura nei terreni vuoti. Bruxelles punta molto sull’agricoltura smart e sequestro di anidride carbonica dai terreni agricoli per la neutralità climatica. In uno studio ne ha riconosciuto il ruolo per “contribuire in modo significativo agli sforzi dell’UE per affrontare il cambiamento climatico”, con benefici in termini di sequestro e stoccaggio del carbonio ma anche per quanto riguarda l’aumento della biodiversità e la conservazione degli ecosistemi.

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La soluzione alle sfide presenti e future sono le foreste

Le foreste sono i nostri partner chiave per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, tra cui la lotta alla desertificazione, il raggiungimento della sicurezza alimentare e il miglioramento dei mezzi di sussistenza, nonché gli obiettivi forestali globali, l’accordo di Parigi, il decennio delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi e il Global Forest Goals Biodiversity Framework“. A lanciare il messaggio è Qu Dongyu, direttore generale della Fao, che si trova a Seul, il Corea del Sud per il XV Congresso mondiale delle Foreste. “Questo è un messaggio importante – ha aggiunto – che andrà portato” in tutte le occasioni in cui “varranno prese decisioni sul futuro del pianeta” per ribadire che le foreste sono parte integrante della soluzione alle sfide presenti e future”.

Il congresso, sul tema ‘Costruire un futuro verde, sano e resiliente con le foreste’, è tornato in Asia dopo 43 anni, cioè dopo quello che si tenne in Indonesia nel 1979. L’evento si svolge in un momento in cui le sfide per l’umanità sono molte e collegate tra loro: la crisi climatica, la guerra in Ucraina, la pandemia e l’impennata dei prezzi alimentari che stanno colpendo più duramente i Paesi più poveri. Oggi più di 800 milioni di persone soffrono ancora la fame e 3 miliardi non possono permettersi una dieta sana. “Le foreste possono svolgere un ruolo chiave nel ripristino degli ecosistemi con l’obiettivo di una vita migliore per tutti“, ha detto il direttore generale della Fao.

Qu Dongyu ha delineato tre percorsi interconnessi per sostenere la ripresa economica e ambientale: l’arresto della la deforestazione, il ripristino di terreni degradati e l’utilizzo sostenibile delle foreste. Foreste e agricoltura, ha spiegato, “devono sostenersi a vicenda” perché “svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo di nuovi materiali e prodotti rinnovabili, nonché approcci innovativi al paesaggio” a vantaggio “sia delle persone sia del pianeta“. Questa visione, ha sottolineato Qu, richiede la definizione delle giuste priorità politiche, l’allineamento degli incentivi finanziari agli obiettivi di sostenibilità e l’aumento degli investimenti. Fondamentale, ha aggiunto, è un approccio coordinato e proprio su questo sta lavorando la Fao, rafforzando il suo lavoro con i governi, il settore privato, il mondo accademico, le donne e i giovani. “Insieme – ha precisato il direttore generale della Fao – possiamo sbloccare tutto il potenziale delle foreste per ottenere una migliore produzione, una migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore per tutti, senza lasciare indietro nessuno“.

E di clima ha parlato anche Antonio Guterres, segretario generale della Nazioni Unite, che si trova in Africa per un viaggio tra Niger e Nigeria. I Paesi più ricchi, ha detto a Dakar, dove ha incontrato Macky Sall, capo di Stato senegalese e presidente in carica dell’Unione Africana, devono “agire” subito per contrastare l’emergenza climatica e adempiere alle promesse fatte in merito agli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. “È ora di agire. È ora di mantenere la promessa di 100 miliardi di dollari all’anno fatta a Parigi“, ha ribadito Guterres ricordando l’impegno preso dai Paesi più sviluppati – e finora non rispettato – di garantire collettivamente, a partire dal 2020, cento miliardi di dollari ai Paesi del sud del mondo, per aiutarli a finanziare la loro transizione ecologica e ad adattarsi alle conseguenze del riscaldamento globale. Impegno preso nel 2015 in occasione della firma dell’Accordo di Parigi. Secondo un rapporto commissionato dalla Cop26, tenutasi a Glasgow nel novembre 2021, questo obiettivo potrebbe essere raggiunto con tre anni di ritardo, quindi nel 2023.

 

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La deforestazione amplifica la crisi climatica

Le 36 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (Co₂) immesse ogni anno nell’atmosfera a causa delle attività umane, ad oggi hanno portato all’aumento di circa 1,1°C della temperatura media globale, rispetto al periodo preindustriale. È quanto si legge nel report del Wwf ‘Deforestazione e cambiamento climatico: l’impatto dei consumi sui sistemi naturali’, pubblicato in occasione della Giornata internazionale delle foreste.

Le conseguenze sui meccanismi che regolano il clima e di conseguenza tutto il funzionamento del Pianeta, spiega il Wwf, sono evidenti e pericolose, come l’aumento di eventi meteo estremi, l’innalzamento del livello del mare, la diminuzione del ghiaccio marino in Artico. Un riscaldamento di oltre 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali (soglia limite sui cui puntare, secondo nell’Accordo di Parigi) aumenta il rischio associato a cambiamenti di lunga durata o irreversibili, come, ad esempio, la perdita di alcuni ecosistemi, “con conseguenze devastanti sul funzionamento della biosfera e delle nostre società”.

Le foreste – afferma l’associazione ambientalista – catturano enormi quantità di carbonio: assorbono ogni anno 1/3 delle emissioni antropiche di Co2 da combustibili fossili, evitandone l’accumulo in atmosfera. Dopo gli oceani, le foreste (in particolare quelle tropicali e boreali) sono a livello globale il secondo maggior serbatoio di carbonio trattenendo complessivamente ben 861 miliardi di tonnellate di carbonio.

Questo, spiega l’associazione ambientalista, viene però compromesso quando ecosistemi naturali, come le foreste, sono distrutti o degradati. Considerando che gli alberi sono costituiti per circa il 20% del proprio peso da carbonio, parte della Co2 assorbita dalle foreste tramite la fotosintesi viene riemessa in atmosfera quando gli alberi vengono tagliati. “In questo modo – si legge nel report – da essere parte della soluzione le foreste diventano parte del problema: la deforestazione rappresenta infatti la seconda fonte umana di Co2, con ben 8 miliardi di tonnellate di Co2 emesse ogni anno dal 2000 ad oggi, periodo in cui è stato perso ben il 10% della superficie forestale mondiale“. Oltre ai problemi legati al clima, la deforestazione mette a rischio la sopravvivenza delle popolazioni indigene che dipendono strettamente da questi ecosistemi e provoca la perdita dell’habitat di molte specie animali e vegetali, causandone spesso l’estinzione.

Secondo il report del Wwf quasi il 90% della deforestazione a livello globale è dovuto all’espansione dell’agricoltura. Gli allevamenti di bovini insieme alle coltivazioni di palma da olio, soia, cacao, gomma, caffè e legno sono stati responsabili del 57% della deforestazione connessa con l’agricoltura tra il 2001 e il 2015, portandoci via un’area di foreste grande quanto la Germania.

Deforestazione

 

Giornata delle Foreste: il legno è dalla parte del clima

Il legno? Permette a milioni di persone in tutto il mondo di rendere l’acqua potabile, di cuocere il cibo e di costruire case ed è una risorsa rinnovabile quando le foreste vengono gestite in maniera sostenibile. In occasione della Giornata internazionale delle foreste, che si svolge il 21 marzo, la Fao pubblicherà un nuovo rapporto dal titolo ‘Prodotti forestali nella bioeconomia globale: favorire la sostituzione con prodotti a base di legno e contribuire agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Oss)’, che spiega come il passaggio dai prodotti a base fossile a quelli a base di legno possa aiutare a combattere il cambiamento climatico e a conseguire gli Oss.

Nella stessa giornata il direttore generale della FAO, QU Dongyu, insieme agli studenti di agraria e ad altre istituzioni partner, sarà al Parco archeologico dell’Appia Antica dove verranno piantati 40 alberi donati dalla Regione Lazio, nell’ambito del progetto OSSIGENO (OXYGEN), un’iniziativa per compensare le emissioni di carbonio e proteggere la biodiversità.