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I giovani agricoltori in Italia? Solo il 9,3%, ma con aziende più grandi

I giovani imprenditori in agricoltura? Pochi ma buoni. In Italia sono soltanto il 9,3% del totale: la metà rispetto alla Francia, poco più di un terzo paragonati all’Austria. Ma rispetto agli agricoltori italiani over 40, gestiscono aziende con una dimensione economica maggiore e con più ettari coltivati.

I dati elaborati dal Centro studi GEA su base Eurostat e Istat, presentati durante l’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’ in corso a Bruxelles, mostrano una fotografia del settore agricolo in Italia: gli imprenditori sotto i quarant’anni gestiscono il 16% delle superfici coltivate in Italia, ma, in media, la singola azienda controlla circa il doppio del terreno. “I dati sono da leggere con cautela”, spiega Danilo Bertoni, professore al dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’università degli Studi di Milano, “spesso infatti entrano nel conteggio anche aziende semi professionali o hobbistiche, ma in media le imprese guidate da giovani sono sicuramente più estese e più produttive”.

La produzione standard (cioè la quantificazione in euro del valore della produzione) delle aziende ‘giovani’, infatti, vale 1,7 volte quella delle aziende guidate da over 40. Si tratta sempre di un valore medio, ma che in assoluto vale il 15% della produzione totale italiana.

Non solo. Le aziende condotte da under 40 presentano maggiore propensione all’attivazione di attività multifunzionali: servizi attività connesse, trasformazione vendita diretta, agriturismo. Anche il titolo di studio dei capi azienda è mediamente più alto (19,4% laureati rispetto a 8,7%): sono più portati all’innovazione, hanno aziende informatizzate e tendono ad adottare pratiche agricole ecocompatibili. Propensione, questa, confermata anche da un’indagine del centro studi Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, che, su un campione di 800 aziende, individua il 55% di imprese agricole condotte da giovani e il 61% condotte da donne più propense a investimenti green.

Iniziare un’attività da zero, però, rimane molto difficile per un giovane, “soprattutto a causa degli altissimi costi della terra” spiega Danilo Bertoni. In Italia, dice Eurostat, il prezzo medio all’ettaro è di 22.600 euro (47mila nel Nord Est), contro una media europea di 10.578 euro. “Non a caso” continua Bertoni, “la maggior parte delle nuove attività si concentra in aree montane, dove l’investimento è meno oneroso”. La percentuale più alta degli imprenditori under 40 sul totale delle imprese agricole si trova infatti in Valle D’Aosta (15,4% sul totale), a Trento (13,87%) e Bolzano (14,12%).

In ogni caso, come emerge dall’indagine dell’Istituto Tagliacarne, nelle imprese dove il controllo è nelle mani del titolare e della sua famiglia, lo stadio generazionale è ancora alla prima generazione di fondatori dell’impresa (45% dei casi), solo il 16% alla terza o successiva.

Papa

Il Papa invoca una ‘conversione ecologica’: “Urgente ridurre emissioni”

Papa Francesco invoca una “conversione ecologica” e lancia un nuovo appello per ridurre le emissioni di Co2. Lo fa in un messaggio inviato alla Conferenza ‘Resilience of People and Ecosystems under Climate Stress’, organizzata in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze.

Il fenomeno del cambiamento climatico, sottolinea, è diventato un’emergenza che “non resta più ai margini della società“. Ha, al contrario, assunto un ruolo “centrale“, rimodellando non solo i sistemi industriali e agricoli ma anche “influenzando negativamente la famiglia umana globale, specialmente i poveri e coloro che vivono nelle periferie economiche del nostro mondo“.

Le sfide sono due: “Ridurre i rischi climatici riducendo le emissioni e aiutare e consentire alle persone di adattarsi ai cambiamenti del clima che si stanno progressivamente aggravando. Poi fa riferimento a due ulteriori preoccupazioni: “la perdita di biodiversità e le numerose guerre in corso in varie regioni del mondo che, insieme, comportano conseguenze dannose per la sopravvivenza e il benessere dell’uomo, tra cui i problemi di sicurezza alimentare e l’inquinamento crescente“. Sono crisi che, ricorda, dimostrano che “tutto è collegato” e che la promozione del bene comune a lungo termine del nostro pianeta è “essenziale per un’autentica conversione ecologica.

Nella prima settimana di luglio, Jorge Mario Bergoglio, in nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, ha approvato una legge che prevede l’obbligo di aderire alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e all’Accordo di Parigi, con, spiega, “la speranza che all’alba del ventunesimo secolo l’umanità sarà ricordata per essersi generosamente assunta le sue gravi responsabilità“.

(Photo credits: Vincenzo PINTO / AFP)