Stellantis, maxipiano per l’Italia da 2 mld. Urso: “Cambiamo rotta, ma battaglia è in Ue”
Prende forma il nuovo piano industriale di Stellantis per l’Italia. Un progetto che promette di rimettere il Paese al centro delle strategie con l’aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi. Da parte sua, il governo mette a disposizione del comparto auto oltre un miliardo di euro nel 2025, per supportare le imprese nella transizione in corso, con gli strumenti di politica industriale. Lo annuncia Adolfo Urso durante il tavolo al Mimit consapevole, confessa, che “il settore auto è in una fase di profondi cambiamenti“. La ratio è governare una transizione “senza traumi“. Per questo l’esecutivo chiede a Stellantis di “assumersi la piena responsabilità sociale” e di collaborare con tutti gli attori.
La collaborazione sembra esserci. “Il treno della storia non si ferma due volte. Il tempo è venuto per noi di fare squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali che affrontiamo e sottovalutate da alcuni in Europa“, spiega Jean Philippe Imparato, Responsabile europeo di Stellantis. “Odio le promesse non mantenute e non voglio essere smentito dai fatti“, garantisce.
Due anni di lavoro “intenso“, osserva Urso, “ci permettono finalmente di segnare una svolta, in Italia e in Europa“. Due anni di confronto con l’azienda “serrato, continuo, nel merito“. Il ministro delle Imprese crede in un cambio di rotta, per rimettere sulla giusta strada l’auto italiana ed europea, “possiamo farlo da oggi in Italia, dobbiamo farlo insieme in Europa. È il momento delle decisioni”.
Al tavolo, con lui, ci sono il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la ministra del Lavoro Marina Calderone, i presidenti delle Regioni in cui insistono gli stabilimenti, i segretari generali dei sindacati, l’Anfia, le confederazioni di impresa. “Il Sistema Italia può agire insieme per il rilancio del settore automotive nella difficile fase di rinnovamento tecnologico e transizione industriale“, afferma. Ma la battaglia per la sopravvivenza dell’automotive, mette in chiaro il ministro, si deve fare soprattutto a Bruxelles, dove Roma è “in prima linea per superare le ideologie del green deal e realizzare finalmente un approccio pragmatico e realistico, capace di coniugare la sostenibilità ambientale con le esigenze produttive e sociali del nostro sistema industriale”. Di fronte al collasso dell’industria auto del continente, il ministro chiede “un grande sforzo di sistema” per tutelare la produzione e salvaguardare l’occupazione. A questo punta il ‘non paper’ presentato al Consiglio competitività che, ricorda, “ha subito raccolto un ampio consenso tra i Paesi dell’Unione, oltre al sostegno esplicito delle associazioni imprenditoriali di Italia, Germania e Francia, delle maggiori associazioni europee delle Pmi e dell’Acea“. Tanto che anche il gruppo parlamentare del PPE, maggioritario a Strasburgo, ha elaborato un documento in sintonia la linea italiana.
“Tutti gli stabilimenti italiani rimarranno attivi“, tranquillizza Imparato, che promette, già dal 2026, una crescita delle produzioni grazie ai nuovi modelli. Il piano Italia di Stellantis non prevede aiuti pubblici: tutti gli investimenti sono finanziati con risorse proprie. Per il Paese c’è un “forte impegno“, garantisce: 2 miliardi di investimenti nel solo 2025, oltre a 6 miliardi di acquisti da fornitori che operano in Italia. Stellantis, precisa Imparato “è il gruppo industriale che ha investito di più in Italia: 10 miliardi nel 2021-2025, che salgono a 40 miliardi considerati anche gli acquisti da fornitori operanti nel Paese“. Ogni stabilimento ha un piano di produzione di modelli che coprono i prossimi anni e arrivano al 2032. Tra le novità più significative c’è l’installazione, a Pomigliano, dal 2028, della nuova piattaforma (STLA-SMALL), sulla quale è prevista la produzione di due nuovi modelli compatti. E ancora la nuova 500, la nuova Pandina, nuovi modelli ibridi ed elettrici.
“La sfida che abbiamo davanti è non per i prossimi tre mesi, ma per i prossimi 15 giorni“, ammette Imparato. “Per noi è una giornata seria, di alto livello. Non abbiamo presentato un piano di difesa, ma di sviluppo in Italia. Il 2025 sarà tosto, non lo nascondiamo, ma tutti gli stabilimenti in Italia – ripete – saranno attivi“. La produzione nel 2025 sarà più o meno come nel 2024, ma nel 2026, sostiene, “vedo un +50%“.
“C’è cambio passo importante, vigileremo su attuazione piano“, garantisce il governatore del Piemonte, Alberto Cirio. Bene anche per Vito Bardi, presidente della Basilicata: “Melfi resta strategico nello scacchiere produttivo dell’azienda e il piano di rilancio industriale apre interessanti scenari per il futuro dello stabilimento lucano”, afferma.
I sindacati chiedono di passare dalle parole ai fatti. Senza, avverte Rocco Palombella di Uilm, “non ci sono le condizioni per parlare di una nuova fase“. Per la Fiom-Cgil quello di oggi “è un primo confronto di ripartenza“, ma Michele De Palma e Samuele Lodi comunicano che la mobilitazione non si ferma: “L’Ue dovrà prevedere un pacchetto straordinario di risorse per garantire i livelli occupazionali, la produzione e la rigenerazione dell’occupazione. È ora che a Palazzo Chigi siano convocate imprese e sindacati”.
Soddisfatta l’Anfia per gli impegni presi dall’azienda sulle produzioni nei diversi stabilimenti nazionali. La previsione di portare a Pomigliano una nuova piattaforma small oltre alla nuova Pandina o anche di produrre modelli ibridi a Melfi e a Cassino sono per il presidente Roberto Vavassori “novità importanti, che offrono alla filiera italiana delle opportunità sia in termini di volumi più significativi rispetto agli ultimi anni, che in termini di pluralità tecnologica“.