Indonesia, si usa la semina delle nuvole per accelerare la costruzione della futura capitale

L’Indonesia sta utilizzando la semina delle nuvole intorno al sito della sua futura capitale per ridurre le forti piogge che ne hanno ostacolato la costruzione. Nusantara, sorta nel bel mezzo della foresta pluviale, dovrebbe succedere ufficialmente a Giacarta, l’attuale capitale congestionata che sta sprofondando inesorabilmente sotto il livello del mare, dopo l’inaugurazione da parte del presidente Joko Widodo il 17 agosto, anniversario dell’indipendenza dell’arcipelago.

Ma gli appaltatori, i cui lavori di costruzione della città sono stati ostacolati dalle piogge quotidiane, hanno chiesto alle autorità di effettuare una “operazione di modifica del tempo”, ha dichiarato Tri Handoko Seto, un alto funzionario dell’agenzia indonesiana di meteorologia, climatologia e geofisica (BMKG). “Hanno presentato una richiesta per effettuare un’operazione di modifica del tempo in modo che la pioggia che cade ogni giorno possa essere deviata in un altro luogo, eliminata in una certa area o almeno ridotta”, ha detto Seto all’AFP.

Questa tecnica, nota come cloud seeding, che prevede l’introduzione di minuscole particelle nelle nuvole per indurre precipitazioni in piccole aree geografiche, ha guadagnato popolarità in tutto il mondo come metodo per combattere la siccità o aumentare le riserve idriche locali. Tuttavia, gli scienziati affermano che non è in grado di creare il clima, né di scatenare piogge della portata di quelle osservate in Paesi come la Germania e gli Stati Uniti.

L’operazione di cloud seeding intorno a Nusantara è iniziata la scorsa settimana e dovrebbe terminare domenica, seguita da una valutazione per stabilire se continuare, ha detto Seto. È la prima volta che le autorità utilizzano questa tecnica intorno al sito per ridurre le precipitazioni.

Inondazioni e frane sono comuni durante i sei mesi di stagione delle piogge nel vasto arcipelago e il BMKG prevede che le piogge torrenziali intorno a Nusantara dureranno fino ad agosto. L’obiettivo del governo indonesiano è quello di insediare una popolazione di 1,9 milioni di persone entro il 2045 e di concentrare le attività umane e industriali proprio nel cuore del Borneo. L’insediamento della nuova capitale è fortemente criticato dagli ambientalisti, che denunciano la deforestazione di una delle più grandi distese di foresta pluviale tropicale del mondo.

Eni scopre in Indonesia bacino da 140 miliardi di metri cubi di gas

Nuova scoperta di un giacimento di gas da parte di Eni in Indonesia, nel pozzo Geng North-1 perforato nella licenza North Ganal, a circa 85 km di distanza dalla costa orientale del Kalimantan. Le stime preliminari indicano volumi complessivi pari a 5 mila miliardi di piedi cubi di gas (circa 140 miliardi di metri cubi) con un contenuto di condensati fino a circa 400 milioni di barili. I dati acquisiti, secondo Eni, “permetteranno lo studio delle opzioni per uno sviluppo accelerato”.

Il pozzo, perforato fino ad una profondità di 5.025 metri in 1.947 metri di profondità d’acqua, ha incontrato una colonna a gas di circa 50 metri in arenarie di età miocenica dalle eccellenti proprietà petrofisiche, che sono state oggetto di una intensa campagna di acquisizione dati. Per una completa valutazione della scoperta è stata eseguita con successo una prova di produzione che, sebbene limitata dalle capacità delle attrezzature di test, ha permesso di stimare una portata del pozzo pari a 80-100 milioni di piedi cubi/giorno (circa 2,2-2,7 milioni di metri cubi al giorno) e 5000 -6000 barili al giorno di condensati associati.

Geng North, grazie alla sua ubicazione ed alle sue dimensioni, ha il potenziale per contribuire significativamente alla creazione di un nuovo polo di produzione nella parte settentrionale del bacino del Kutei, collegabile alle facilities di liquefazione (LNG) di Bontang, sulla costa del Kalimantan orientale, sfruttandone la capacità disponibile. Si stima che, in aggiunta a Geng North, nell’area di interesse siano presenti oltre 5mila miliardi di piedi cubi (Tcf) di gas in posto in scoperte non ancora sviluppate; allo stesso tempo un altrettanto significativo potenziale esplorativo è in fase avanzata di definizione attraverso gli studi in corso.

La scoperta di Geng North è infatti adiacente all’area del Indonesia Deepwater Development (IDD), che include diverse scoperte non ancora sviluppate, in particolare nelle licenze Rapak e Ganal, per la quale Eni ha recentemente annunciato l’acquisizione degli interessi di Chevron, aumentando la quota di partecipazione e acquisendo il ruolo di operatore. Si ritiene che siano possibili significative sinergie in termini di opzioni di sviluppo fra le due aree. L’acquisizione inoltre fornisce l’opportunità di sviluppo rapido (fast track) delle scoperte esistenti di Gendalo e Gandang (con riserve recuperabili di circa 56 miliardi di metri cubi di gas) mediante le facilities di produzione di Jangkrik operate da Eni.

La scoperta di Geng North segue il recente annuncio dell’accordo raggiunto da Eni per l’acquisizione di Neptune Energy, al completamento del quale la posizione di Eni nel blocco North Ganal e nella scoperta di Geng North si rafforzerà ulteriormente. Il blocco è operato da Eni North Ganal Limited, che detiene una partecipazione del 50,22%, con Neptune Energy North Ganal BV e Agra Energi I Pte Ltd che detengono rispettivamente il restante 38,04% e 11,74%. Eni opera in Indonesia dal 2001 e gestisce un ampio portafoglio di asset in esplorazione, sviluppo e produzione con una produzione a gas di circa 80.000 barili di olio equivalente al giorno in quota dai giacimenti di Jangkrik e Merakes nell’offshore del Kalimantan orientale.

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La premier Meloni al G20/afp

G20, Meloni: “Su energia e sicurezza alimentare non dobbiamo farci intimidire”

La guerra, la crisi alimentare, l’emergenza energetica. Se lo scorso anno, a Roma, i leader del mondo pensavano di aver già conosciuto i momenti peggiori con la pandemia, nessuno si sarebbe aspettato che ci sarebbe stato da tirare su le maniche e lavorare ancora tanto per risollevarsi. Ora il G20 di Bali ha un obiettivo ambizioso, quello di non fallire. “Abbiamo gli occhi del mondo puntati addosso”, ricorda il premier indonesiano Joko Widodo aprendo i lavori. “Non dobbiamo permettere al mondo di precipitare in un’altra Guerra Mondiale”.

Quando l’Indonesia ha assunto la presidenza del G20, “era impossibile prevedere che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina e il devastante impatto che ciò avrebbe avuto sull’ordine mondiale e sulle nostre economie”, ribadisce Giorgia Meloni, unica capo di governo donna seduta a un tavolo con 41 partecipanti. Quanto alle politiche energetiche, tuona, la guerra in Ucraina “finalmente ha posto in evidenza i tanti errori commessi”, dall’inizio del Millennio. Fa riferimento ai rapporti tra Paesi produttori e consumatori. L’Italia e l’Unione europea stanno intervenendo per fare fronte alla “spropositata e sproporzionata crescita dei prezzi dell’energia”, per aumentare la produzione nazionale e accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, riducendo al tempo stesso l’eccessiva dipendenza dalla Russia. “Altri Paesi hanno maggiori difficoltà nel farlo e vanno sostenuti”, è la posizione di Meloni che, nel dramma della crisi energetica, intravede in filigrana l’opportunità di rendere il mondo “più sostenibile”.

Meloni ha incontrato il presidente americano Joe Biden in un bilaterale che è durato circa un’ora. Domani, invece, avrà il faccia a faccia con il leader cinese Xi Jiping.