Josep Borrell

In Ue stoccaggio gas a buon punto ma si teme nuovo stop Nord Stream

Il lavoro dell’Unione europea e dei governi per riempire le riserve di gas procede bene e a ritmi sostenuti. “Tutto ci fa pensare che inizieremo il prossimo inverno con buoni livelli di stoccaggio”, ha assicurato l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, a margine dell’annuale seminario ‘Quo Vadis Europa?’, in corso in questi giorni a Santander, in Spagna. I numeri parlano chiaro: l’Ue nel complesso ha riempito oltre il 76% della sua capacità di stoccaggio e in molti Stati membri si sta raggiungendo la quota nazionale dell’80% richiesta da Bruxelles per prepararsi allo scenario di un taglio completo alle forniture da parte di Mosca.

Anche l’Italia, con il 79,39% della capacità, è tra questi. Ma quello di una interruzione totale delle forniture russe (Mosca è il principale fornitore di gas all’Europa) è uno scenario ormai non troppo remoto e lo lascia intendere il capo della diplomazia europea. Su come andrà l’inverno molto dipenderà da come si evolveranno le cose nelle prossime settimane “e se l’Ue sarà ancora in grado di riempire le riserve”, ha osservato. Per ora stiamo ricevendo il gas” da parte della Russia, ma il gasdotto “Nord Stream 1 lavora al 20% della capacità e la Russia ha già annunciato una nuova sospensione dei flussi all’Europa per una manutenzione non programmata del gasdotto alla fine del mese. Nord Stream 1 è la principale infrastruttura per il trasporto del gas russo verso il Continente europeo, che collega i giacimenti di gas siberiani direttamente alla Germania settentrionale attraverso il Mar Baltico e a capacità massima può trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas verso l’Europa.

Venerdì scorso il colosso energetico russo Gazprom – che tiene in gestione il gasdotto – ha annunciato una nuova sospensione dei flussi dal 31 agosto al 2 settembre per una manutenzione non programmata dell’unico compressore rimasto in attività del gasdotto, in una mossa che rischia di aumentare la pressione sui governi europei alle prese con il riempimento degli stoccaggi nazionali di gas prima dell’inverno.

Gazprom assicura che se non dovessero riscontrarsi altri problemi, i flussi di gas saranno ripristinati a 33 milioni di metri cubi al giorno, pari a circa il 20% della capacità a cui l’impianto sta lavorando in questo momento. Nord Stream era già rimasto fermo in manutenzione dall’11 al 21 luglio, in una decisione del Cremlino considerata dall’Unione Europea strumentale come ritorsione al sostegno che Bruxelles ha fornito in questi mesi all’Ucraina. I flussi erano poi ripartiti, ma a una capacità ridotta al 20% a causa, motiva Mosca, di problemi nella riparazione di una turbina prodotta dalla società tedesca Siemens Energy. L’annuncio di una nuova interruzione da parte dei flussi a fine mese spaventa non solo l’Ue ma anche i mercati dell’energia, che negli ultimi mesi hanno osservato un aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità.

Non potendo fare affidamento sulla Russia, “dobbiamo continuare a mettere in campo misure per risparmiare energia, ha aggiunto l’alto rappresentante Borrell. Bruxelles ha varato lo scorso 20 luglio un piano per chiedere ai governi di ridurre volontariamente la domanda di gas del 15% rispetto alla media dei consumi di gas degli ultimi cinque anni tra agosto e fine marzo del prossimo anno. Entro la fine di ottobre i governi europei, anche quello italiano, dovranno indicare a Bruxelles le misure che intendono introdurre a livello nazionale per centrare l’obiettivo.

JOSEP BORRELL

Europa riunita per trovare soluzioni-compromesso su embargo petrolio

Al Consiglio affari esteri, i ministri dei governi europei stanno discutendo degli ultimi sviluppi dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e della situazione dei Balcani occidentali. Le sanzioni nei confronti della Russia sono un tema caldo, il più caldo di tutti: “Alcuni Paesi membri hanno più problemi di altri a imporre un embargo sul petrolio russo perché sono più dipendenti e al momento non hanno alternative”, ha annunciato l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Riferendosi alle difficoltà nel trovare un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni a causa delle resistenze di Ungheria e Slovacchia, Borrell ha esortato a “fare il possibile per superare posizioni molto forti” sulla questione da parte dei due Stati membri.

È presente a Bruxelles anche la ministra degli esteri canadese, Mélanie Joly, in vista del comitato ministeriale congiunto UE-Canada. Borrell ha ricordato, accogliendo la ministra, che il governo di Ottawa è un alleato che “ci spinge per rimanere un fronte unito sulle sanzioni contro la Russia”. Proprio i provvedimenti nei confronti del Cremlino alimentano la discussione europea perché, come ha evidenziato Borrell, la linea non è unitaria e nemmeno comune. Ad esempio, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha preso una posizione netta: “La Commissione europea ha offerto soluzioni di compromesso che ci servivano e su cui discuteremo”. Una di queste soluzioni è “l’estensione del termine sull’embargo al petrolio russo a dicembre 2024 per Ungheria e Slovacchia”, ha puntualizzato il ministro lituano.

Anche il vicepresidente esecutivo della Commissione, Frans Timmermans, ha voluto dire la sua in merito alle sanzioni verso la Russia: “Dobbiamo riconoscere che l’Ungheria dipende quasi interamente dalla Russia e dunque dobbiamo trovare anche per loro delle alternative. Spero i ministri possano trovare una soluzione in questi giorni a Bruxelles”.