Ponte Morandi, 6 anni dopo l’Italia non dimentica. Mattarella: “Accertare responsabilità”

Il 14 agosto 2018 non sarà mai una data qualsiasi per l’Italia. Quella mattina il Paese, in pausa per godersi qualche ora di riposo per il Ferragosto, si rialzò di colpo, sconvolto dal crollo del viadotto del Polcevera, a Genova, più comunemente conosciuto come Ponte Morandi, uno dei tanti costruiti nella penisola dal grande ingegnere italiano. Morirono 43 persone, innocenti che hanno avuto la sola colpa di attraversare quel pezzo di strada nel momento sbagliato: quando si staccarono alcune lastre di pavimentazione stradale, cadendo nel canale sottostante e inghiottendo le macchine che lo stavano attraversando, la storia dell’Italia cambiò inevitabilmente.

Sono passati 6 anni da quella tragedia, il ponte è stato ricostruito grazie all’impegno di tutti, istituzioni comprese, che hanno prodotto uno sforzo normativo fuori sincrono con la prassi italiana. Oggi il Ponte San Giorgio è bello, sicuro, ma chiunque guardi in quella direzione non può dimenticare il perché sia lì.

Non lo dimentica il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in un messaggio inviato al sindaco di Genova, Marco Bucci. Sono poche righe ma cariche di contenuti e significato. “Le immagini di quel drammatico evento appartengono alla memoria collettiva della Repubblica e richiamano alla responsabilità condivisa di assicurare libertà di circolazione e assenza di rischi a tutti gli utenti, tutelando il patrimonio infrastrutturale del Paese“. Il capo dello Stato non dimentica nessuno degli aspetti che ancora caratterizzano questo anniversario. “Le responsabilità devono essere definitivamente accertate – aggiunge – e auspico che il lavoro delle autorità preposte si svolga con l’efficacia e la prontezza necessarie a ogni sentimento di giustizia“. Perché “il tempestivo processo di ricostruzione del collegamento tramite il Ponte Genova San Giorgio non costituisce attenuante per quanto accaduto“. Il presidente della Repubblica, poi, conclude: “In questa giornata di cordoglio e di memoria la Repubblica esprime vicinanza ai familiari delle 43 vittime, unitamente a un profondo sentimento di solidarietà alla Città“.

Sceglie tre parole-chiave specifiche la premier, Giorgia Meloni: “Memoria, rinascita, giustizia“. Parlando di “catastrofe che il 14 agosto 2018 ha sconvolto Genova, la Liguria e la nazione intera“, la presidente del Consiglio onora le vittime ed esalta come Genova sia “rinata più forte e più caparbia di prima” con il Ponte San Giorgio, “la cui costruzione ha segnato un modello di efficienza, innovazione e capacità ingegneristica“, ma “quel Ponte ricorda alla nazione le tante, troppe, domande rimaste ancora senza risposta“. Per cui “fare giustizia e individuare le responsabilità per ciò che è accaduto, accertando una volta per tutte colpe e omissioni, è un dovere morale, oltre che giudiziario“, sottolinea Meloni. Che rinnova l’auspicio affinché “l’iter giudiziario possa concludersi nel più breve tempo possibile perché Genova, la Liguria e l’Italia aspettano di conoscere la verità processuale su ciò che è accaduto“.

Se lo ricorda bene quel giorno anche il vicepremier, Matteo Salvini. All’epoca vice presidente del Consiglio del governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte e costruito con Lega e Movimento 5 Stelle a guida di Luigi Di Maio. Sei anni dopo Salvini è il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti dell’esecutivo Meloni, ma assicura che l’impegno non cambia. “Una tragedia che contò 43 vittime (ai quali va il nostro pensiero), centinaia di sfollati e tanta rabbia per una situazione che poteva essere evitata“, scrive su Instagram. “Grazie anche alla commovente capacità di reazione del popolo genovese, quel dramma riuscì però ad unire una città, una regione e un intero Paese che, superando ostacoli, burocrazia e lentezze, portò alla costruzione in tempi record di un nuovo Ponte, diventato un modello ingegneristico nel mondo – aggiunge -. Questa straordinaria opera infrastrutturale dimostra ancora oggi che, se tutti sono disposti a fare la loro parte, l’Italia ha tutti i mezzi necessari per rinascere nel nome dello sviluppo, del lavoro e dei ‘Sì’: è l’impegno che stiamo portando avanti“.

Nel giorno della commemorazione non mancano i pensieri delle alte cariche istituzionali. “Le ferite di quel disastro sono ancora aperte, così come saranno per sempre scolpite nella nostra memoria le immagini di una città, Genova, spezzata in due e quel senso di incredulità e rabbia che tutti abbiamo provato in quei drammatici momenti“, scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Ricordando che il ricordo di quell’evento drammatico è anche “una importante occasione per riflettere sull’eccezionale esempio di resilienza e impegno che ha portato alla rapida ricostruzione del nuovo Ponte San Giorgio. Un significativo segnale di riscatto per l’intera comunità nazionale“. Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ricorda le vittime “con profonda commozione“, dedicando “una preghiera per loro e la più sentita vicinanza alle loro famiglie“.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, poi, sottolinea come “a sei anni dal crollo ricordiamo le 43 vittime e la grande dignità delle popolazioni colpite, capaci di rialzarsi dopo quel dramma. Una forte azione comune, che ha coinvolto tutti i livelli dello Stato, ha consentito la ricostruzione – dichiara -, segno di ripartenza e riaffermazione del più autentico senso di comunità“. Il cordoglio è comunque unanime, da destra a sinistra. Per una tragedia che continua a scuotere le coscienze di un intero Paese.

montecitorio

Meloni al lavoro su energia e manovra, colloquio con Cingolani. Fontana presidente Camera

Anche la casella di Montecitorio viene occupata. Con l’elezione di Lorenzo Fontana (ricevuto anche da Sergio Mattarella) sullo scranno più alto di Montecitorio tutto è pronto per stilare il calendario delle consultazioni che dovrà portare al nuovo governo. Stavolta non ci sono intoppi e il candidato della Lega riesce a ottenere 222 voti al quarto scrutinio, nonostante il Pd gli frapponga Cecilia Guerra (77 preferenze), Azione-Iv Matteo Richetti (22) e il M5S Federico Cafiero de Raho (52). Un ottimo segnale per il centrodestra, dopo le ultime 24 ore di forti fibrillazioni dopo l’elezione di Ignazio La Russa alla Presidenza di Palazzo Madama grazie al ‘soccorso’ di 17 senatori delle opposizioni, che avevano acuito la ferita interna con Forza Italia, assente in aula per mandare un messaggio di “disagio” alla premier in pectore, Giorgia Meloni, decisa a non prendere in considerazione la candidatura di Licia Ronzulli, parlamentare molto vicina a Silvio Berlusconi, per la squadra di governo. Convinzione che comunque non pare essere cambiata, stando ai rumors di giornata.

Avevamo promesso agli italiani di procedere a passi spediti. Ci siamo riusciti: ora continuiamo a lavorare con la stessa velocità per le altre scadenze“, ribadisce Meloni dopo il voto per la Presidenza della Camera. Dopo un breve saluto con Matteo Salvini, la leader di FdI si è rimessa al lavoro con i suoi collaboratori sui dossier più urgenti per il Paese: legge di Bilancio, caro energia e approvvigionamento energetico. Proprio su quest’ultimo tema sente anche l’attuale ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, perché nella sua testa le priorità non sono cambiate. Come scrive su Facebook “non c’è tempo da perdere” e per questo serve “un governo autorevole”. Di cui ha ottime chance di farne parte il forzista Alessandro Cattaneo. Ai microfoni di Rainews24 sottolinea, infatti, che “Berlusconi non ha bisogno di sondare la mia disponibilità per inserirmi in qualsiasi ruolo. Sono in buone mani, l’importante è che le decisioni le prenda lui e non altri”. L’ex sindaco di Pavia è in lizza anche per la gestione proprio del Mite, anche se al momento sembra molto probabile che venga privato della delega all’Energia, che potrebbe tornare invece allo Sviluppo economico, dove Meloni vorrebbe Guido Crosetto.

Per l‘Economia la figura su cui sembrano convergere le preferenze dell’intera coalizione è quella di Giancarlo Giorgetti. Alla Lega dovrebbe essere riservato anche il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che dovrebbe essere occupato dal segretario federale, Matteo Salvini. Per l’Agricoltura resta in corsa Gianmarco Centinaio, ma in questi giorni saranno fatte altre valutazioni con possibili alternative di eguale preparazione sul tema, anche per non squilibrare troppo i rapporti di forza tra le anime della coalizione.

L’importante sarà presentarsi al Colle con le idee chiare e, possibilmente, almeno due opzioni per i dicasteri di peso dove non c’è granitica unità di vedute. Le consultazioni, infatti, potrebbero aprirsi alla fine della prossima settimana, l’ipotesi che circola con insistenza è venerdì 21 ottobre, al termine del Consiglio europeo sull’Energia, al quale parteciperà ancora Mario Draghi, sperando di strappare quel price cap sul gas che sarebbe un’eredità preziosa per il suo successore. Che di scadenze ne avrà subito una bella tosta: la legge di Bilancio. Bruxelles dovrebbe riceverla domani, da prassi, ma vista la situazione (non solo dell’Italia, vedi anche Portogallo o Svezia, ad esempio) attenderà ancora qualche settimana prima di ricevere il plico da Roma. Anche se, è il messaggio che arriva dal commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, le manovre dei Paesi dell’Eurozona “dovrebbero evitare di alimentare ulteriormente l’inflazione, minare i progressi verso i nostri obiettivi climatici o creare un onere permanente per le finanze pubbliche“.

In poche parole, meglio se idee come lo scostamento di bilancio venissero accantonate. Che poi è la linea espressa più volte in campagna elettorale proprio da Meloni. “In questo momento, al di là del sentiero tracciato da Draghi, il tema è la sopravvivenza difronte all’aumento dell’inflazione e dell’impatto del costo dell’energia sul sistema economico“, dice il co-fondatore di FdI, Guido Crosetto, ospite di ‘Live In’, su Sky Tg24. “Ci sono imprese che stanno chiudendo, se perdiamo la base produttiva non riusciremo a pagare il debito“. Ma resta il nodo del caro energia: “Le bollette inoltre rischiano di mettere in crisi la tenuta sociale del Paese”, sottolinea l’ex sottosegretario alla Difesa. Spiegando che “gli aumenti attuali non sono sopportabili” per cui “il lavoro durissimo del prossimo governo è intervenire su questo tema“, anche se “il quadro è difficilissimo” e “serve una ripartizione di pesi sulle spalle di chi può sopportarli”. A qualcuno, in Europa, le orecchie saranno sicuramente fischiate.