Musumeci in Toscana. Giani: Stima danni alluvioni intorno ai 2 miliardi

Due miliardi. A tanto potrebbero ammontare i danni delle ultime alluvioni in Toscana.

Il governatore, Eugenio Giani, riceve a Campi Bisenzio il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, il capo Dipartimento Fabrizio Curcio, con il sindaco di Firenze Dario Nardella, il presidente Anci Toscana Matteo Biffoni, il sindaco di Campi Bisenzio Andrea Tagliaferri e l’assessora regionale alla Protezione civile Monia Monni.

La Toscana chiede attenzione e risorse, con urgenza quelle per le prime necessità. I danni non si possono ancora del tutto quantificare, ma il presidente della Regione raccoglie e somma le richieste dei sindaci. “Servono fondi per i primi soccorsi, per gli argini, per tutte le situazioni che ci chiederanno un domani i cittadini che hanno perso tutto”, scandisce. Chiede il decreto legge come accaduto in Emilia Romagna, per dare al commissario più poteri in deroga.

Musumeci suggerisce di fare tesoro di quanto accaduto, puntando sulla prevenzione e promette una visita della premier, Giorgia Meloni, a breve. “Eventi estremi come quelli registrati nei giorni scorsi in Toscana – spiega – non possono più essere considerati straordinari. Serve quindi una buona attività preventiva, capace di mitigare i rischi naturali a cui è esposto il territorio”. Intanto, assicura, “lavoriamo tutti insieme – Governo, Regione, Prefetture ed Enti locali – per superare presto l’emergenza e restituire serenità e fiducia a famiglie e imprese”.

Tre sono i fronti fondamentali: gli interventi di somma urgenza (ricostruzione degli argini e messa in sicurezza del territorio), l’assistenza alle famiglie che hanno subito danni e l’attenzione alle imprese colpite. Nell’area dei trenta Comuni toccati dall’emergenza si trovano manifatture centrali per il comparto moda e per l’export del Paese. Oltre 30mila, tra famiglie e imprese, sono state colpite direttamente dalle esondazioni. “Fino ad oggi c’è stata una stretta collaborazione con il Governo, e vorrei continuasse per poter dare risposte concrete alle persone. La volontà è quella di uscirne tutti insieme“, scandisce Giani, che invoca uno spirito di collaborazione. “Spero che prevalga questo clima rispetto alla prospettiva delle polemiche“, afferma.

Integrare le risorse che messe a disposizione finora, è il piano di Giani, per poter completare i lavori di somma urgenza, mettere in sicurezza il reticolato idrico minore e poi, ribadisce, “abbiamo bisogno che si traduca l’ordinanza anche in legge per poter sospendere i contributi previdenziali, i pagamenti, le imposte perché chi è stato danneggiato possa vivere con uno spirito di supporto la prospettiva di ricostruzione”.

Campi Flegrei, l’allerta resta gialla. Musumeci: Emergenza rientrata

Il pericolo c’è, ma non è imminente e la zona rossa del bradisismo nei Campi Flegrei resta gialla. Il ministro della protezione civile, Nello Musumeci, alza e abbassa l’allerta su una possibile eruzione del Vesuvio in due ore. “L’emergenza è rientrata“, garantisce. Il magma, intanto, lavora nel sottosuolo.

In un primo momento, in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera Musumeci riporta l’ultimo verbale di riunione degli esperti, tenuta a fine ottobre, riferendo che la commissione Grandi rischi “chiede di prepararsi alla necessità di passare dall’allerta gialla verso un livello di allerta superiore“.

Passare allo scenario arancione significherebbe, tra le altre cose, evacuare i pazienti di quattro ospedali, di cinque Rsa e sei case di cura private, i detenuti delle carceri di Nisida e Pozzuoli.

Nel pomeriggio, dopo un incontro con i sette sindaci dei Comuni coinvolti, con l’Ingv, il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e la Commissione Grandi Rischi, Musumeci torna sui suoi passi. La Commissione, comunica, ha stabilito di mantenere l’alleata gialla intensificando le esercitazioni, perché al momento “non si evincono nuovi sollevamenti di suolo”. Il sollevamento medio di un centimetro e mezzo al mese, legato alla sismicità, “nell’ultima settimana ha avuto un rallentamento, anche se è difficile pensare che non riprenda a sollevarsi nei prossimi mesi”, precisa Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv.

Il sisma si sta evolvendo, “l’unico al mondo così popolato“, e il mondo scientifico “non ha una conoscenza perfetta, nessuno ha certezza assoluta di fronte agli eventi della natura“, motiva il ministro. Dal 2019 il ritmo del sollevamento del suolo si è più che raddoppiato, ma “questo non comporta una condizione di allarme, va detto in maniera chiara“, scandisce. Insieme allo sciame sismico, però, ogni giorno vengono emesse migliaia di tonnellate di gas Co2. L’Arpa dovrà quindi intensificare il monitoraggio.

La zona rossa legata al rischio bradisismo è stata definita tenuto conto di una media di 10 centimetri di sollevamento del suolo registrata negli ultimi 8 anni: si tratta di 85mila persone e 15mila edifici. I comuni coinvolti sono parte di Pozzuoli, di Bacoli e della città metropolitana di Napoli. Il piano di emergenza del rischio bradisismico (diverso dal piano d’emergenza sismico) non è mai esistito e sarà realizzato dopo il decreto approvato in consiglio dei ministri.

Alla Campania il decreto legge ha affidato il compito di redigere il piano di comunicazione destinato a chi vive su quei territori, che sarà pronto il 27 di novembre. La comunicazione deve coinvolgere essenzialmente la popolazione scolastica, con 125 istituti presenti sulla zona.

Il bradisismo è ricorrente tra Pozzuoli, Bacoli e Napoli dal 1950 e alterna fasi di innalzamento a fasi di subsidenza. Due le più importanti, negli anni: quella del 1970-72, che portò a un sollevamento complessivo del suolo di oltre 170 centimetri, accompagnato da sciami sismici, e quella del periodo 1983-84, che portò centinaia di terremoti al giorno, con un sollevamento complessivo del suolo di oltre 180 centimetri. Il 24 agosto 1983 scattò il piano di emergenza sismico e gli abitanti del rione Terra di Pozzuoli vennero evacuati. “Anche all’epoca la comunità scientifica dibatté a lungo sulla possibilità che il bradisismo evolvesse verso una eruzione. Ciò premesso, l’incertezza su eventi estremi rende particolarmente complicata l’attuazione di misure di prevenzione e mitigazione nel breve periodo“, spiega Musumeci. Quanto al futuro, “quando programmiamo lo sviluppo dei territori investiamo risorse in opere, infrastrutture, case, aziende, cerchiamo sempre di non dimenticarci del rischio, cerchiamo anzi di partire dal rischio per orientare le nostre scelte verso aree e territori adatti“, è l’auspicio del ministro. “Non possiamo proseguire in un modello di sviluppo che si illuda di chiedere alla natura di adattarsi alle scelte degli uomini“.

Arriva il decreto sui Campi Flegrei, il governo stanzia 52,2 milioni. Musumeci: “Agiamo su prevenzione”

Poco più di 52 milioni di euro – 52,2 per la precisione – messi sul piatto dal governo per affrontare la situazione dei Campi Flegrei. Risorse finanziarie tutte a carico dello Stato perché, nonostante le richieste dell’esecutivo “la Regione Campania ha deciso di non partecipare, ma speriamo cambi idea”. Il decreto ad hoc annunciato dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, è stato approvato dal Consiglio dei ministri, dopo un confronto durato settimane sia con la Regione, sia con i sindaci di tutta l’area soggetta a bradisismo. L’obiettivo ha ricordato Musumeci, è quello di lavorare sì per le emergenze, ma di “passare anche a una seria prevenzione”, visto che, come aveva ricordato due giorni fa, per anni “ci sono state incuria e disattenzione”.

Il decreto legge introduce misure urgenti di prevenzione del rischio sismico nell’area dei Campi Flegrei e introduce la possibilità di adottare un piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno bradisismico, che dovrà essere approvato con decreto del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, di concerto con il ministro dell’Economia, de in accordo con gli enti locali, a partire dalla Regione. Un piano che prevede, sostanzialmente, quattro attività: uno studio di microzonazione sismica, l’analisi della vulnerabilità sismica dell’edilizia privata e di quella pubblica, azioni per la mitigazione del rischio e un un programma d’implementazione del monitoraggio sismico e delle strutture.

Ora il Dipartimento della protezione civile provvederà a una prima delimitazione urgente della zona di intervento e, per “la celere attuazione del piano”, sarà coadiuvato di una struttura di supporto.

E proprio come avevano chiesto i sindaci, il decreto definisce il piano di comunicazione alla popolazione, approvato dalla Regione Campania, che prevede il potenziamento d’iniziative già avviate e lo sviluppo di nuove iniziative finalizzate alla diffusione della conoscenza dei rischi, con specifico riguardo alle persone con disabilità.

Si prevede, poi, entro 60 giorni, la definizione del piano di emergenza per il territorio interessato, che sarà basato, spiega Palazzo Chigi, “sulle conoscenze di pericolosità elaborate dai Centri di competenza” e che contiene le procedure da adottare in caso di aggravamento del fenomeno del bradisismo,

Vengono anche introdotte misure urgenti per la verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporti e di altri servizi essenziali, coordinata dalla Regione Campania.

Infine, il decreto legge prevede il potenziamento della risposta operativa territoriale di protezione civile. In particolare, la Città Metropolitana di Napoli coordinerà la ricognizione dei fabbisogni urgenti relativamente al reclutamento di personale a tempo determinato, da impiegare per dodici mesi per il potenziamento della struttura comunale di protezione civile. Inoltre, gestirà l’acquisizione di materiali necessari per garantire un’efficace gestione delle attività di protezione civile e l’allestimento di aree e strutture temporanee per l’accoglienza della popolazione.

Oggi, come ha ricordato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al termine del Consiglio dei ministri “al Collegio Romano si terrà una riunione per una valutazione delle conseguenze sul patrimonio artistico-culturale in una area densa di siti archeologici”. Il decreto, ha assicurato, “è un ottimo lavoro”.

Il Piano del Mare presentato a Trieste. Meloni: “Primo mattone di una strategia concreta”

Photo credit: profilo Twitter @Ambrosetti_

Riscoprire e valorizzare il mare come risorsa per l’intero Paese. E’ l’obiettivo della prima edizione del Forum ‘Risorsa Mare’ promosso dal ministro Musumeci e organizzato da The European House-Ambrosetti, in corso a Trieste. Un target condiviso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dall’intero Governo che, spiega la premier intervenendo in video, “ha deciso di lavorare perché venisse finalmente riscoperta e valorizzata la dimensione marittima e la millenaria vocazione agli scambi commerciali della nostra Nazione, mettendo fine al paradosso assurdo a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, il paradosso di un’Italia che ha smarrito la propria identità”. Per questo motivo l’esecutivo ha affidato a un Comitato interministeriale il compito di redigere il Piano del Mare, che verrà presentato proprio in questi giorni a Trieste e che è il “primo mattone” di una “strategia concreta”.

Anche perché, sottolinea Meloni, gli obiettivi sono tanti e ambiziosi: “Penso all’obiettivo strategico di fare dell’Italia l’hub energetico dell’Europa, penso al contributo decisivo che il Mare può dare sul fronte della produzione di energia rinnovabile. Penso alla maggiore centralità che il nostro sistema portuale e logistico può e deve assumere nei traffici marittimi europei e internazionali, e alla necessità di sostenere la transizione energetica del trasporto marittimo“. E a questo si aggiunge “il lavoro che va fatto per rafforzare il primato italiano nella cantieristica e nell’industria armatoriale e la necessaria attenzione che dobbiamo mettere alle peculiarità di chi lavora nel settore marittimo. Senza dimenticare, ovviamente, alcuni asset nazionali che danno un contributo insostituibile al nostro prodotto interno lordo: il turismo, la pesca e l’acquacoltura”.

E se per la premier il mare è “identità, cultura e lavoro”, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, parla del Mediterraneo come “motore di crescita” per l’Italia e per le regioni del Mezzogiorno, oltre che di “cerniera fra il mondo orientale e occidentale”, come dimostra il Piano Mattei. Il Piano del Mare è un inizio, “ma non basta – chiude il ministro –, bisogna lavorare con grande impegno e passione”.

Allarme Bonaccini: “Nomina commissario diventa tardiva”

La ricostruzione dell’Emilia-Romagna dopo l’alluvione resta uno dei temi più aspri del dibattito politico. Da un lato ci sono le opere da mettere in campo per ristabilire una nuova normalità sui territori colpiti, ma il rovescio della medaglia è la discussione che si è innescata sull’entità delle risorse da stanziare (e recuperare) e, soprattutto, chi dovrà gestirle e stilare il programma dei lavori.

Ieri il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto analizzare il disegno di legge quadro predisposto dal ministro della Protezione civile e delle politiche del Mare, Nello Musumeci, che introdurrà la delibera di “Stato di ricostruzione di rilievo nazionale“, ma la riunione è slittata a martedì prossimo per impegni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dopodiché, come conferma anche il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, con un decreto verrà nominato il commissario straordinario.

Sui tempi ancora non c’è certezza, intanto “è passato più di un mese” fa notare il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Che pur non trovandoci “nulla di drammatico” avvisa: “Sta cominciando a diventare un po’ troppo tardiva la nomina”. Anche perché “abbiamo consegnato una stima dei danni di 8,8 miliardi esclusi quelli indiretti, ma ne servono subito 1,8 miliardi per fare interventi per arginare le frane, rimettere a posto gli argini dei fiumi, recuperare e riaprire una parte di strade entro l’autunno per evitare che un evento ordinario diventi straordinario“, ricorda il governatore. Che molto probabilmente non verrà scelto per gestire la fase post-emergenziale, sebbene garantisca comunque al governo che “ogni euro dato all’Emilia-Romagna vi tornerà indietro con gli interessi“, perché “a noi la voglia di lavorare non la insegna nessuno“.

I numeri sono comunque impietosi. In agricoltura, ad esempio, secondo quanto emerge dall’elaborazione dell’Associazione Italiana Coltivatori sui dati della Protezione Civile, presentata nel corso del decimo congresso, due aziende agricole su cinque sono state colpite direttamente dall’alluvione dell’Emilia-Romagna, con danni che si aggirano in media su oltre 70mila euro di danno per singola azienda”. Inoltre, sono stati compromessi più di 27mila ettari coltivati a vite mentre le coltivazioni di pesche e albicocche contano circa 220 milioni di danni e 237 milioni di mancati introiti nei prossimi tre anni, tempo che servirà per riportare i campi allo stato di normalità. “L’agricoltura è il settore più drammaticamente colpito dall’alluvione e c’è il rischio di pagare un conto salatissimo, se non si interviene subito – dice ancora Bonaccini -. Per questo al Governo chiediamo risorse e una tregua fiscale per dare sollievo a famiglie e imprese“.

La Regione, intanto, fa sapere che, tramite un’ordinanza del commissario straordinario per la gestione dell’emergenza, cittadini e professionisti potranno procedere da subito alla presentazione della richiesta del contributo di 5mila euro, quale primo rimborso per i danni subiti dalle abitazioni. Così come da subito e senza ulteriori adempimenti potranno attivare l’eventuale perizia per l’accertamento dei danni ulteriori. Ma il punto cruciale resta sempre la nomina del commissario, che per gli artigiani della Cna è “urgente“, visto che “a oltre un mese dalla catastrofe che ha travolto un’area con una estensione pari a sei volte quella di Roma, dove operano 130mila imprese con 443mila lavoratori, moltissime famiglie ancora non possono fare rientro nelle proprie abitazioni e migliaia di imprese non sono in grado di riprendere l’attività“.

In questo scenario, non si placa la polemica politica. Sono le parole del sottosegretario al Mit, Galeazzo Bignami, a scatenare la reazione delle opposizioni. L’esponente di FdI, ai microfoni di Radio24, dice: “Non ho grandi imputazioni da fare alle giunte locali romagnole, se non quelle cose che, parlando con i contadini, i coltivatori, chi manutiene i boschi mi hanno rappresentato, confermandomi un quadro: se non mantieni i boschi, gli alvei, i fiumi, non pulisci gli argini, non tieni i corpi idrici esenti da perforazioni e fessurazioni dovute agli animali, non manutiene i ponti e non sgombra i rami, inevitabilmente certe cose avvengano. Credo che lo sappiano tutti, poi è ovvio che se uno pensa che il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega a impatto e clima era Elly Schlein, lo credo che la sinistra debba fare una difesa di ufficio e reagisca malamente“. La replica non si fa attendere, con la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, che ha guidato una delegazione di deputati dem sui territori romagnoli colpiti dall’alluvione: “Bignami dove sei? Perché oggi siamo qui a raccogliere l’allarme per quello che ancora non si è fatto: mancano i fondi e manca un commissario. Comuni con bilanci in pericolo e cittadini e imprese ancora in attesa di aiuti. Il problema non sono gli amministratori, ma un governo assente e indifferente“. Tutti segnali che la partita è aperta, lunga e tutta da giocare.

Alluvione

Bonaccini porta a Roma conto danni in Emilia Romagna: quasi 9 miliardi

Quasi nove miliardi, 8,8 per la precisione. E’ la conta dei danni che Stefano Bonaccini presenta al governo nel tavolo permanente per l’alluvione in Emilia Romagna, presieduto dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Sono esclusi alcuni capitoli di spesa, come i danni ad auto e mezzi, il mancato fatturato e la ricostruzione delle scorte delle aziende, così come la ricalibrazione delle opere infrastrutturali.

Musumeci, assicura la “massima attenzione” del governo e la disponibilità, dopo una verifica del Piano, a “fornire gradualmente” le risorse che si renderanno necessarie, dando priorità ai primi interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei fiumi più compromessi e al ripristino dei collegamenti con i centri abitati rimasti isolati.

L’urgenza, spiega il governatore dell’Emilia-Romagna, è proprio sistemare entro l’autunno la viabilità locale e gli argini dei fiumi. Per farlo serviranno almeno 1,8 miliardi:Questa è la parte più emergenziale. Sono risorse che al momento non ci sono oggi – spiega – necessarie a mettere in sicurezza le comunità dal ripetersi di eventi catastrofici come quelli di maggio“.

Del commissario non si è parlato, comunque l’accordo non c’è. “Pensiamo che sarebbe utile nominarlo il prima possibile, il governo ha un punto di vista diverso, lo rispetto, ma mi auguro si arrivi il prima possibile a una coincidenza“, lamenta Bonaccini.

Le imprese potenzialmente danneggiate (per oltre 1,2 miliardi di euro) sono 14.200, le aziende agricole circa 12mila, per danni che superano 1,1 miliardi di euro. Gli edifici colpiti sono 70.302, di questi 68.432 in aree allagate e 1.890 in aree in frana. Il danno economico calcolato è di oltre 2,1 miliardi di euro.

All’incontro, della delegazione del governo facevano parte: il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami, il sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti (in qualità di relatore del ddl alluvione), i capi dipartimento di Protezione civile Fabrizio Curcio, dei vigili del fuoco Laura Lega e di Casa Italia, Luigi Ferrara. Per la delegazione Emilia-Romagna, oltre al presidente Bonaccini, c’erano il presidente dell’UPI Michele De Pascale, dell’ANCI Luca Vecchi, il Segretario generale dell’Autorità di Baci o del Po Alessandro Bratti, l’assessore con delega alla Protezione civile Irene Priolo e il direttore generale Cura del territorio e dell’ambiente Paolo Ferrecchi.

Il tema delle risorse e dei tempi delle coperture “è cruciale“, sottolinea Bonaccini. Diversi sindaci, racconta, segnalano che “i funzionari fermano le ruspe perché non hanno copertura finanziaria. I primi 230 milioni di euro messi a disposizione li abbiamo già spesi. E anche sui rimborsi, vanno garantite subito famiglie e aziende: abbiamo avviato d’intesa con la Protezione civile nazionale il percorso per fare arrivare rapidamente i primi 5 mila euro, con un primo acconto di 3mila già entro metà luglio, ma ora sono necessari oltre 500 milioni per le imprese per i primi acconti da 20mila euro”.
Ci è stato segnalato che gli interventi aperti oggi sulle strade di collina e sui corsi d’acqua sono stati fatti gettando il cuore oltre l’ostacolo. Noi abbiamo detto che non potevamo non farli a prescindere dal decreto. Questi interventi non si concordano col governo, questi interventi vanno fatti perché sono di somma urgenza e si fa un debito fuori bilancio“, spiega ai cronisti Enzo Lattuca, sindaco di Cesena.

Più in generale, afferma Bonaccini, negli ultimi vent’anni nel Paese “sono state stanziate poche risorse nazionali per la prevenzione e molte per riparare danni“. Ma si smarca dalle polemiche: “La Regione Emilia-Romagna ha programmato e realizzato opere molto più della media nazionale, come si evince dai dati ministeriali e che l’evento di maggio non ha precedenti e ci ha dimostrato con una terribile chiarezza che tutti i modelli sono superati e che ora è necessario aggiornarli, con un salto di qualità nella messa in sicurezza del territorio, pena ricostruire solo quello che c’era prima”.

È in corso un cambiamento climatico notevole, perché piove 85 giorni invece che la media dei 110. Quello che è accaduto non era evitabile o forse era evitabile la gravità ma non del tutto“, conferma il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. La gestione del rischio idrogeologico “è un sistema complesso“, ribadisce. Le risorse ci sono e i progetti anche. Il nodo è tutto, a suo avviso, sulla burocrazia: “Ci sono, ad esempio, tanti progetti finanziati ai commissari, anche di 10-12 anni fa che però, a causa delle lungaggini burocratiche, non hanno mai visto la luce“.

Maltempo, Meloni: “Tavolo permanente”. Non c’è commissario, coordinamento a Musumeci

I risultati che gli amministratori portano a casa da Palazzo Chigi sono due: il tavolo sull’emergenza sarà permanente e l’impegno del governo per il 100% degli indennizzi a famiglie e imprese. La nomina del commissario straordinario per la ricostruzione, invece, slitta ancora. E’ questo il bilancio dell’incontro convocato dal governo con i rappresentanti istituzionali dei territori colpiti dalle alluvioni. Aperto dalla premier, Giorgia Meloni, che accoglie subito la proposta di lasciare la cabina di confronto aperta e operativa, ma comunica che fino alla nomina del commissario sarà il ministro per la Protezione civile e le politiche del Mare, Nello Musumeci, a svolgere il ruolo di riferimento dell’esecutivo. Allo stesso tavolo sono seduti diversi ministri (oltre al sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano), a partire dai vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che ascoltano con attenzione. Qualche rumors descrive addirittura il leader della Lega “amareggiato” ma la smentita non tarda, con una nota del Mit: “Nessuna scintilla tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni al tavolo per l’Emilia-Romagna, contrariamente a quanto riportato da alcuni media”.

Anzi, da Porta Pia il messaggio che passa è totalmente differente: “La riunione di oggi ha ribadito la compattezza dell’esecutivo e la totale collaborazione con gli amministratori emiliano-romagnoli”. A Palazzo Chigi c’era il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, con i colleghi della Toscana, Eugenio Giani, e delle Marche, Francesco Acquaroli, oltre ai presidenti delle Province di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, di Ravenna, Michele de Pascale, di Rimini, Jamil Sadegholvaad, di Pesaro-Urbino, Giuseppe Paolini, del sindaco metropolitano di Bologna, Matteo Lepore, e dei sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, e Firenze, Dario Nardella. Anche loro non perdono uno scambio, soprattutto quando è Musumeci a prendere la parola, perché spiega che non sarà materialmente possibile dialogare con tutti i sindaci, quindi la sua convinzione è che “in questo momento le Province devono diventare l’ente di coordinamento dell’area vasta” e a loro, infatti, affida “la prima pianificazione e ricognizione delle cose che servono”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro”.

Nel corso della riunione si è parlato ancora dei danni subiti dai vari territori, anche se è Bonaccini, ai microfoni di ‘Oggi è un altro giorno’ (Rai1) a spiegare che “più del 90% del totale riguarderà l’Emilia-Romagna, purtroppo”, nonostante Toscana e Marche abbiano avuto “diversi comuni disastrati, con alcune centinaia di milioni di euro di danni”. A proposito di risorse, resta il nodo su quelle stanziate dal decreto Alluvioni: “Abbiamo i dirigenti della Regione che stanno lavorando sul dl uscito da pochi giorni – aggiunge ancora Bonaccini -, per verificare esattamente la capienza di risorse in ogni voce di spesa. Non so dire in questo momento se i fondi sono 1,5 miliardi, 1,6 o 2,2 miliardi. Sono comunque parecchie risorse, anche se non sufficienti perché, ad esempio, solo per le strade comunali e provinciali, circa 800 tra interrotte e distrutte, ci vorrà oltre 1 miliardo”.

Piccola postilla anche sul commissario, ruolo per il quale si era parlato anche del generale Francesco Paolo Figliuolo: “Decidano quello che vogliono, noi abbiamo chiesto solo che lo facciano in tempi brevi”. Circostanza ribadita anche nella nota vergata da Lattuca e de Pascale, al termine dell’incontro col governo. Mentre il governatore delle Marche ribadisce “l’importanza di agire in maniera organica, superando una visione troppo parcellizzata nell’affrontare le emergenze e mettere in sicurezza il territorio, anche rispetto alla scelta del commissario”.

E oltre alle risorse, Acquaroli sottolinea la necessità “di giungere ad un tentativo di semplificazione, volta ad una manutenzione più agevole di argini ed alvei al fine di limitare l’impatto delle precipitazioni sul reticolo idrografico e sull’intero assetto idrogeologico del nostro territorio”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro” ricorda Tajani via Twitter.

Ma dalle opposizioni il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, Angelo Bonelli, continua a chiedere spiegazioni a Meloni e al governo sul fatto che “in conferenza stampa dichiarava che il Cdm aveva destinato 2,1 miliardi di euro alle zone alluvionate, invece dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale mancano oltre 500 milioni. Tra l’altro – continua –, le risorse sono state realizzate tagliando gli ammortizzatori sociali del lavoro, le risorse del Reddito di cittadinanza e il bonus sociale per riscaldamento”.

Mattarella in Emilia Romagna: “Attenzione anche a fari spenti. Ricostruzione veloce”

Photo credits: Quirinale

L’attenzione delle istituzioni all’Emilia Romagna ferita continuerà, “anche a fari spenti, anche a riflettori appannati“. Proseguirà ininterrotta e con la stessa intensità. Sergio Mattarella sorvola le zone devastate dall’alluvione e tocca con mano, accompagnato dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, il dramma vissuto dalle famiglie che piangono i propri cari, che hanno perso i ricordi di una vita, dagli imprenditori che hanno visto andare in fumo il frutto del proprio lavoro. E garantisce soprattutto presenza. Non sfilate a favore di telecamera, ma cura, soprattutto nel momento della ricostruzione, che deve essere “veloce, immediata e senza pause“.

Ricostruzione che avverrà e sarà completa, assicura il governatore Bonaccini: “Resta il dolore delle famiglie delle vittime. Le vittime sono le uniche cose irrecuperabili. Il resto è recuperabile e assicuro che recupereremo tutto“. L’impegno del governo è stato già importante in fase emergenziale. Ora l’esecutivo tenta il tutto per tutto perché anche i fondi che arrivano dall’Europa possano avere la flessibilità giusta per poter essere dirottati sulla ricostruzione: “Non vogliamo un centesimo in più di quello che ci spetta, guai. Ma pretendiamo di avere fino all’ultimo centesimo di quello che ci spetta“, ribadisce Bonaccini. Che fa eco al capo dello Stato: “Quando l’acqua si ritirerà, quando il fango sarà spalato nell’ultima parte in cui è ancora presente, non dobbiamo spegnere i riflettori“.

L’impegno delle istituzioni proseguirà, dunque. Mattarella tranquillizza sindaci e cittadini: “So che ce la farete, con l’aiuto dello Stato, del Governo, ce la farete. Tutta l’Italia vi è vicina e non sarete soli in questa opera importante, che deve essere veloce“. Il rilancio del territorio della Romagna è “un’esigenza nazionale“, sottolinea il presidente della Repubblica e in questo “potete stare certi vi sarà tutto il consenso e l’appoggio costante non solo in questi giorni ma anche nel prosieguo“. Le condizioni climatiche sono, denuncia Mattarella, “sempre più preoccupanti, il nostro Paese dovrà organizzare difese preventive per questi fenomeni, più di quanto già non sia avvenuto fin qui“.

Nella giornata del capo dello Stato nelle zone colpite dalla furia del maltempo c’è anche una polemica del ministro della Protezione civile e delle politiche del mare, Nello Musumeci, che ai microfoni di Rainews24 lamenta di non essere stato coinvolto nella visita: “Sono contento che anche il presidente della Repubblica sia oggi sui luoghi alluvionati, come ha fatto tutto il governo e come ha fatto per due volte la presidente del Consiglio. Peccato che oggi non ci sia nessuno del governo a illustrare al capo dello Stato le criticità, nessuno è stato invitato. Non fa niente, l’importante è arrivare ai risultati“. Questione che il Quirinale ridimensiona: “Il presidente della Repubblica nelle visite nei territori italiani non impone la presenza di esponenti del governo. Essa, peraltro, è sempre gradita dal Presidente Mattarella. È così da sempre, dall’inizio del primo settennato”, commenta il consigliere per la stampa Giovanni Grasso. “Il Quirinale –spiega – in occasioni del genere non ha mai fatto inviti. Ma se qualcuno vuol venire è benvenuto”.

Maltempo, oggi lutto nazionale. Musumeci: “Fino a 900 euro per ogni famiglia sfollata”

Oltre 23mila sfollati, circa 600 strade chiuse e almeno 300 frane significative. A una settimana dall’alluvione che ha travolto l’Emilia Romagna – e nel giorno di lutto nazionale indetto dal Consiglio dei ministri per le 14 vittime – il ministro della Protezione civile e delle politiche del Mare, Nello Musumeci, nell’informativa alla Camera ha sintetizzato i contorni della tragedia. “Dal punto di vista idrogeologico – ha detto – diverse sono state le aste fluviali che hanno avuto criticità causando esondazioni e successive rotture arginali che hanno interessato complessivamente 23 fiumi, per un’area di 58 chilometri quadrati, oltre 300 frane e 500 strade chiuse per allagamenti o smottamenti. L’intero reticolo stradale dell’Emilia Romagna è andato in crisi in forma contestuale prefigurando l’impatto disastroso che subito dopo si è verificato”.

FINO A 900 EURO A FAMIGLIA. “E’ prevista l’assegnazione ai nuclei familiari” colpiti dall’alluvione “di un contributo per l’autonoma sistemazione stabilito in 400 euro per i nuclei monofamiliari, 500 per i nuclei composti da 2 unità, 700 per quelli composti da 3 unità, 800 euro per 4 unità, fino a un massimo di 900 euro per nuclei composti da 5 o più unità”, ha detto Musumeci, ricordando che “qualora siano presenti portatori di handicap o disabili con una disabilità di almeno il 60%, è concesso un contributo aggiuntivo di 200 euro mensili per ognuno dei soggetti indicati”.

OLTRE 23MILA LE PERSONE EVACUATE. E’ stato registrato l’isolamento di diverse località, sono state evacuate migliaia di persone dalle loro abitazioni, attualmente circa 23mila. “Le frane attive – ha ricordato Musumeci – sono circa un migliaio, di cui 305 le più significative, concentrate in 54 Comuni. Sulla viabilità, il transito dovrebbe riprendere regolarmente nelle prossime ore. Restano chiuse 622 strade, molte delle quali appartengono alla viabilità secondaria, alle strade provinciali e comunali”. Quanto alle ferrovie, “la maggior parte delle linee ferroviarie dovrebbe essere riattivata entro inizio giugno”.

FINO A 520 MILLIMETRI DI PIOGGIA. Fra il 2 e il 17 maggio, ha detto il ministro, le precipitazioni sono state intense in tutta l’Emilia Romagna. “Le cumulate massime per le precipitazioni per tutto l’evento hanno fatto registrare valori superiori a 500 millimetri, 520 in provincia di Ravenna, per una media di 200 millimetri”.

54MILA UTENZE SENZA ELETTRICITA’. Secondo i dati forniti da Musumeci, al momento ci sono circa “54mila utenze rimaste senza energia elettrica, disservizi all’utenza mobile per alcune decine di migliaia di utenti, mentre la telefonia fissa vede una utenza non alimentatta di 14.600 unità”.

PRIORITARIA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO. “E’ chiaro che questa ulteriore tragedia calamitosa – ha detto Musumeci – debba porre ciascuno di noi di fronte a una scelta ormai ineludibile: quella di fare della messa in sicurezza del nostro territorio nazionale ‘la’, non ‘una’, ma la priorità nell’agenda politica e di governo di questo esecutivo e di tutte le articolazioni dello Stato”. “Mettere in sicurezza il territorio significa tutelare il diritto alla vita di ciascuno di noi, prima di essere un diritto costituzionale è un diritto fisiologico”, ha aggiunto.

Protezione civile pronta alla campagna per la prevenzione incendi

Un “nemico subdolo“. Così il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, definisce gli incendi estivi.

Dal 15 giugno al 30 settembre dello scorso anno, sono state 1.102 le richieste di concorso aereo alla protezione civile, per 5.849 ore di volo e 30.994 lanci con oltre 176 milioni di litri di estinguente.

Oggi a Roma il ministro convoca la prima riunione preliminare in vista dell’imminente campagna estiva. “Solo con un’attenta prevenzione e facendo rete fra tutti i soggetti, pubblici e privati, potremo riuscire a neutralizzarne gli effetti devastanti“, osserva. All’incontro partecipano il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco, il capo dipartimento Fabrizio Curcio, il capo dipartimento dei vigili del fuoco Laura Lega, il comandante del corpo nazionale dei vigili del fuoco Guido Parisi, il generale Giuseppe De Riggi del comando dei carabinieri forestali, con gli assessori alla Protezione civile di tutte le Regioni.

Sul tavolo, i Piani comunali per gli Incendi di interfaccia, i presidi rurali, la necessità di dotare alcune aree di elisuperfici, la campagna comunicativa di prevenzione, la distribuzione sul territorio della flotta aerea, la sensibilizzazione dei ragazzi nei Campi scuola.

Secondo i dati Effis (European Forest Fire Information System), nel 2021 quasi 160mila ettari di superfici boscate e non boscate italiane sono stati devastati dalle fiamme. Un dato “sicuramente sottostimato, visto che il sistema di monitoraggio europeo prende in considerazione solo gli incendi che hanno interessato una superficie non inferiore ai 30 ettari“, rileva Legambiente. L’area mediterranea è particolarmente sensibile ai mutamenti climatici. L’aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni amplificheranno la vulnerabilità del territorio rispetto al rischio di incendi boschivi. Lo scenario al 2050 prevede un allungamento della stagione degli incendi del 11% e un aumento delle giornate con pericolosità estrema di circa il 46% rispetto allo storico.

La lotta agli incendi boschivi “richiede territori pronti ad affrontarla, lavoro sinergico tra le autorità locali e le Strutture Operative del Servizio nazionale della Protezione civile, cittadini informati e responsabili nei comportamenti“, spiega Curcio. “Per questo siamo al lavoro, con tutti i nostri partner, per una campagna antincendi boschivi che purtroppo anche quest’anno sarà caratterizzata da una marcata siccità“, avverte. Per questo, l’appello di Musumeci è a un “maggiore senso di responsabilità da parte di tutti: più uomini in divisa sul territorio per scoraggiare i piromani, il rispetto della effettività della pena a carico degli incendiari condannati, solerzia dei proprietari nel realizzare i ‘viali tagliafuoco’ nei loro fondi agricoli (coltivati o meno), allertamento dei sindaci, motivazione dei volontari e aggiornamento da parte delle Regioni della mappa dei punti di approvvigionamento d’acqua nelle aree rurali per i velivoli anfibi. Prepariamoci – avverte – a una stagione impegnativa per tutti!”.