Si apre il Forum delle isole del Pacifico: sul tavolo il principio ‘chi inquina paga’

Chi inquina deve pagare“. E’ il principio che anima il vertice del Forum delle isole del Pacifico (Ifp), che si è aperto oggi nel Regno di Tonga, in un “momento cruciale” per la regione, che sta affrontando in particolare l’innalzamento del livello del mare. Nel primo giorno del vertice, un terremoto di magnitudo 6,9 ha scosso il Paese oceaniano, secondo il servizio sismologico statunitense (USGS), provocando solo brevi evacuazioni lungo la costa, ma nessun allarme tsunami.

Ci stiamo riunendo in un momento cruciale nella storia della nostra regione (…) Siamo in prima linea nella battaglia contro il cambiamento climatico”, ha dichiarato il segretario generale dell’Ifp Baron Waqa, originario dell’isola di Nauru. Il ministro del Clima dell’arcipelago di Tuvalu, un piccolo Stato a bassa quota, Maina Talia, ha esortato i “Paesi più inquinanti” a pagare i costi crescenti del cambiamento climatico, affermando che “il principio ‘chi inquina paga’ deve essere messo sul tavolo”.

Il Forum riunisce 18 Stati e territori associati, tra cui la Nuova Caledonia e la Polinesia francese. Molti dei suoi membri rischiano di essere annientati dall’innalzamento del livello del mare causato dal riscaldamento globale. Un Paese come Tuvalu (punto più alto: 4,6 metri) potrebbe scomparire sotto le onde entro trent’anni.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è stato invitato al vertice per sottolineare la portata della minaccia climatica. “Le decisioni che i leader mondiali prenderanno nei prossimi anni determineranno il destino, prima degli abitanti delle isole del Pacifico e poi del resto del mondo”, ha dichiarato Guterres. “Se salviamo il Pacifico, salviamo il mondo”, ha aggiunto.

I partecipanti al vertice dovrebbero lanciare un nuovo appello per un fondo locale di adattamento ai cambiamenti climatici, a fronte della diminuzione degli aiuti esteri. Inoltre, prenderanno in considerazione l’offerta dell’Australia, uno dei principali esportatori di carbone e gas al mondo, di ospitare la conferenza sul clima Cop31 nel 2026.

Lo stadio coperto dove si terrà il vertice di Nuku’alofa, costato 25 milioni di dollari, è un regalo della Cina. Pechino sta corteggiando in modo aggressivo le nazioni più piccole del Pacifico, utilizzando la sua generosità per costruire complessi governativi, palazzetti dello sport, ospedali e strade. Temendo che il Paese asiatico possa approfittare della situazione per installare basi militari permanenti nella regione, Stati Uniti e Australia hanno contrattaccato distribuendo aiuti, firmando accordi bilaterali e riaprendo ambasciate da tempo in disuso. La delegazione statunitense al forum è guidata da Kurt Campbell, uno dei principali artefici degli sforzi americani per contenere le ambizioni della Cina nel Pacifico.

Il Regno di Tonga, sommerso dai debiti, è considerato particolarmente vulnerabile alle pressioni economiche della Cina. Deve alla Banca cinese per le esportazioni circa 130 milioni di dollari, pari a circa un terzo del suo prodotto interno lordo.

A queste difficoltà si aggiunge la violenza che da maggio imperversa nel territorio francese della Nuova Caledonia, membro a pieno titolo del Forum. Il tema è stato subito affrontato nel primo giorno del vertice. “Dobbiamo raggiungere un consenso sulla nostra visione di una regione di pace e sicurezza”, ha dichiarato il primo ministro tongano Siaosi Sovaleni. “Dobbiamo onorare la visione dei nostri antenati sull’autodeterminazione, anche in Nuova Caledonia”, ha aggiunto.

Clima, l’allarme dell’Onu: Alcune isole Pacifico rischiano di essere ‘spazzate via’

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Alcuni territori del Pacifico rischiano di essere “spazzati via” dai cicloni, dalle ondate di calore oceaniche e dall’innalzamento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici. L’allarme arriva dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “L”innalzamento del livello del mare rappresenta un’enorme minaccia per Samoa, per il Pacifico e per altri piccoli Stati insulari in via di sviluppo, e queste sfide richiedono un’azione internazionale risoluta”, afferma durante una visita ad Apia, la capitale di Samoa.
Sebbene i Paesi del Pacifico contribuiscano solo allo 0,02% delle emissioni globali di carbonio, sono “in prima linea nella crisi climatica, dovendo affrontare eventi meteorologici estremi, dall’infuriare dei cicloni tropicali alle ondate di calore record negli oceani”, ha continuato il capo delle Nazioni Unite.

Il destino di queste isole dipende dalla limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, ha detto Guterres, un obiettivo per il quale quasi 200 Paesi hanno concordato di lavorare alla COP21 nel 2015.
Guterres ha esortato i Paesi ricchi a rispettare gli impegni assunti per finanziare le conseguenze dei cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo e ha chiesto un’azione internazionale per combattere la pesca eccessiva e l’inquinamento da plastica, in particolare nell’Oceano Pacifico.

Antonio Guterres ha anche colto l’occasione per esprimere la sua opinione sulle lotte per il potere e l’influenza che Cina, Stati Uniti e i loro alleati stanno conducendo nella regione. “Il Pacifico è gestito al meglio dagli abitanti delle isole del Pacifico – avverte -. Non deve mai diventare un forum di competizione geostrategica”.

Gas australia

Il cambiamento climatico minaccia le isole del Pacifico

Le isole del Pacifico minacciate dai cambiamenti climatici hanno chiesto un arbitrato della Corte internazionale di giustizia sugli obblighi legali dei Paesi nella lotta ai cambiamenti climatici, per aumentare la pressione sulle nazioni inquinanti.

In una dichiarazione rilasciata dopo un vertice tenutosi a Suva la scorsa settimana, i leader del Pacifico hanno lanciato un appello congiunto affinché la Corte dell’Aia chiarisca gli obblighi degli Stati “per proteggere i diritti delle generazioni presenti e future dagli effetti negativi del cambiamento climatico“. La regione sta affrontando una “emergenza climatica” che rappresenta una minaccia “esistenziale” per la loro sopravvivenza.

Le isole, molte delle quali sono basse, sono già colpite dal cambiamento climatico e sperano che questa iniziativa rafforzi i rischi legali che corrono i principali emettitori e li sproni ad agire. Il piano avrà bisogno del sostegno della maggioranza dei Paesi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre per essere sottoposto al più alto tribunale internazionale. “Sono stato chiaro e coerente nella nostra richiesta di impegni climatici più ambiziosi“, ha dichiarato il Primo Ministro delle Figi Frank Bainimarama dopo il vertice, che si è chiuso giovedì. “Dobbiamo porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili, soprattutto dal carbone. Questo è ciò che chiediamo all’Australia, alla Nuova Zelanda” e a tutti i Paesi ad alta emissione, ha aggiunto. L’Australia, membro del Forum delle Isole del Pacifico, è uno dei maggiori esportatori di carbone e gas al mondo.

Greenpeace ha accolto con favore il sostegno dell’Australia alla Corte internazionale di giustizia per decidere sui cambiamenti climatici, sottolineando che Canberra dovrebbe anche “perseguire un’azione climatica più ambiziosa impegnandosi a non realizzare nuovi progetti per il carbone e il gas“.