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Agricoltura, petizione sigle ambientaliste a Ue: in 260mila per ridurre pesticidi

Dare priorità alla riduzione di pesticidi. E’ quanto chiedono 260mila europei che, in meno di tre mesi, hanno firmato una petizione indirizzata alla Commissione europea. La domanda, presentata in occasione delle audizioni dei commissari europei designati nelle commissioni parlamentari, è stata condotta dalle piattaforme di attivisti ambientali Ekō e WeMove, in collaborazione con Pesticide Action Network Europe (Pan Europe). “Il sostegno riflette la richiesta pubblica di un’azione decisa per fermare l’uso di pesticidi nocivi e promuovere pratiche agricole sostenibili. I cittadini esprimono regolarmente la loro preoccupazione per l’impatto dei pesticidi sulla salute pubblica e sull’ambiente attraverso petizioni, iniziative dei cittadini europei o Eurobarometri“, ha precisato Natalija Svrtan per Pan Europe.

Secondo le organizzazioni, la Commissione europea ha eluso la questione della riduzione dei pesticidi nelle sue recenti comunicazioni e il tema non è stato incluso nelle lettere di missione ai commissari designati. In questo contesto, chiedono tre elementi principali. “La reintroduzione della riduzione dei pesticidi nella politica dell’Ue“. In particolare, la petizione chiede alla Commissione di garantire che la riduzione dei pesticidi sia nuovamente presente “in modo prominente nei testi e nelle strategie legislative europee“. La seconda richiesta è di “rinnovare obiettivi ambiziosi per sistemi di produzione alimentare sostenibili: i firmatari sottolineano la necessità di rinnovare l’impegno verso obiettivi ambiziosi, in particolare nella promozione di sistemi alimentari sostenibili e nella protezione della salute ambientale“. Terzo, “la protezione della salute pubblica e dell’ambiente: le organizzazioni pubbliche e della società civile chiedono normative più severe per proteggere la salute umana, la biodiversità e l’integrità degli ecosistemi in tutto il continente“. Infine, la petizione, “riflettendo la diffusa insoddisfazione pubblica per l’attuale corso delle politiche agricole e ambientali“, invita l’esecutivo Ue entrante ad allineare i suoi piani futuri alle esigenze delle persone e del pianeta, dando priorità a pratiche agricole sostenibili che riducano la dipendenza da pesticidi nocivi.

Invitiamo i politici dell’Ue ad agire rapidamente per ridurre il cocktail tossico di pesticidi. Gli agricoltori, le loro famiglie e i loro vicini sono le prime vittime. Può causare tumori e disturbi neurologici e danneggiare lo sviluppo dei bambini. Porta anche alla perdita di biodiversità, al degrado del suolo e alla contaminazione delle fonti d’acqua“, evidenzia Svrtan.  Secondo Nabil Berbour, direttore della campagna di Ekō, la petizione presentata “dimostra che i cittadini europei vogliono vedere i problemi dei pesticidi in cima alle agende dei politici” e dunque “invitiamo la Commissione a intensificare il Green deal europeo e le sue strategie per ridurre il consumo di pesticidi“. Mentre Aleksandra Zielińska, attivista senior di WeMove Europe, sottolinea che “i cittadini di tutta Europa si uniscono per chiedere un sistema alimentare più sano e sostenibile” e con la petizione mandano “un chiaro messaggio ai decisori politici: è tempo di fare un passo verso un’Europa libera dai pesticidi“.

Allarme degli scienziati: “Pesticidi sono cancerogeni quanto il fumo”

Nell’agricoltura moderna, i pesticidi sono essenziali per garantire raccolti sufficientemente elevati e la sicurezza alimentare. Queste sostanze chimiche, tuttavia, possono avere effetti negativi sulla vita delle piante e degli animali e sulle persone che vi sono esposte. Alcuni ricercatori statunitensi hanno messo in relazione l’aumento del rischio di cancro dovuto all’uso di pesticidi agricoli con il fumo, un fattore di rischio di cancro più conosciuto. I risultati sono stati pubblicati su Frontiers in Cancer Control and Society.

“Nel nostro studio abbiamo scoperto che per alcuni tipi di cancro, l’effetto dell’uso di pesticidi agricoli è paragonabile in termini di grandezza a quello del fumo”, spiega l’autore senior dello studio, Isain Zapata, professore associato presso la Rocky Vista University, College of Osteopathic Medicine in Colorado. “Una persona che non è un agricoltore e che vive in una comunità con una forte produzione agricola è esposta a molti dei pesticidi utilizzati nelle vicinanze”, dice l’esperto.

I ricercatori hanno scoperto che in questo ambiente l’impatto dell’uso di pesticidi sull’incidenza del cancro è pari a quello del fumo. L’associazione più forte riguardava il linfoma non-Hopkins, la leucemia e il cancro alla vescica. In questi tipi di tumore, gli effetti dell’esposizione ai pesticidi erano addirittura più pronunciati di quelli delle sigarette.

Per gli esperti “è la combinazione di tutti i pesticidi e non uno soltanto” ad aumentare i rischi. Poiché non vengono utilizzati uno alla volta, secondo i ricercatori è improbabile che la colpa sia di uno solo. Gli esperti hanno incluso 69 pesticidi per i quali sono disponibili dati sull’uso tramite il Servizio geologico degli Stati Uniti.
I ricercatori hanno dichiarato che il loro studio è la prima valutazione completa del rischio di cancro da una prospettiva basata sulla popolazione a livello nazionale. Finora nessuna ricerca su larga scala aveva esaminato il quadro generale e contestualizzato l’uso dei pesticidi con un fattore di rischio di cancro non più messo in discussione, in questo caso il fumo. “È difficile spiegare l’entità di un problema senza presentare un contesto, quindi abbiamo incorporato i dati sul fumo. Siamo rimasti sorpresi nel vedere stime con intervalli simili”, dice Zapata.

Francia al ballottaggio: le diverse posizioni su case green, pesticidi e auto elettriche

Auto elettriche, energia nucleare, pesticidi… i tre blocchi in corsa per il secondo turno delle elezioni legislative in Francia hanno visioni poco compatibili tra loro sulle questioni energetiche e ambientali. Il Rassemblement national è l’unico partito che spera ancora in una maggioranza assoluta domenica prossima, cosa che faciliterebbe l’applicazione del suo programma. Secondo i sondaggi, il blocco macronista o il Nuovo Fronte Popolare potrebbero essere in vantaggio con un’eventuale grande coalizione, impedendo però la completa applicazione dei loro programmi iniziali.

AUTO ELETTRICHE – Rn promette di rinunciare al divieto europeo “sulla vendita di auto a motore termico entro il 2035 e di incoraggiare i produttori francesi a sviluppare veicoli puliti a prezzi accessibili“, senza però fornire ulteriori dettagli. Promette di abbassare l’Iva sui prodotti energetici, ma questo teoricamente è contrario alle norme europee sui carburanti. Il partito di estrema destra vuole anche abolire le zone a basse emissioni (ZFE), che limitano la circolazione dei veicoli più inquinanti in alcune metropoli per combattere l’inquinamento atmosferico.
Il Nuovo Fronte Popolare (NFP) si batte per lo sviluppo del “trasporto pubblico ed ecologico” attraverso, ad esempio, la riduzione dell’Iva sui trasporti pubblici o la riapertura delle piccole linee ferroviarie. La maggioranza precedente voleva proporre di aumentare il numero di veicoli elettrici in leasing sociale a 100.000 all’anno, un programma creato di recente.

ENERGIE RINNOVABILI/NUCLEARE – Per far fronte all’aumento del fabbisogno di elettricità e di decarbonizzazione, il campo presidenziale ha lanciato un programma per 14 nuovi reattori nucleari, il primo dei quali è previsto nel 2035-37. Dal canto suo, RN assicura che sarà in grado di costruire dieci reattori nel 2033-37 e poi dieci nel 2037-42, mentre l’industria, in ripresa, si dice incapace di tenere questo ritmo. Prevede una moratoria sui progetti eolici. Il candidato premier Jordan Bardella ha parlato di “ricostruire il settore fotovoltaico francese”, ma “non c’è alcuna urgenza di passare al solare”, ha detto anche Jean-Philippe Tanguy, presentato come il “mister economia” della RN. In un’eventuale coalizione, la sinistra non sarebbe unita sul nucleare, poiché France Insoumise e gli ecologisti si oppongono mentre i socialisti sono a favore. NFP spingerebbe a incoraggiare l’energia marina (turbine eoliche e mareomotrici) e il settore solare francese.

CASE GREEN – Rn vuole “abrogare tutti i divieti e gli obblighi legati alla diagnosi della prestazione energetica (DPE)”, che vincolano notevolmente la vendita, la locazione. Promette invece un “sostegno pragmatico alle ristrutturazioni in collaborazione con i professionisti“, senza ulteriori dettagli su questa questione, cruciale per gli obiettivi climatici della Francia (gli edifici rappresentano quasi un quinto delle emissioni di gas serra del Paese). Nel campo di Emmanuel Macron, creatore del sistema MaPrimeRénov, è stato annunciato un nuovo “fondo per la ristrutturazione energetica delle abitazioni della classe media e operaia” che sarebbe stato “finanziato da una tassa sul riacquisto di azioni proprie“. Dal lato del NFP l’obiettivo è garantire “il completo isolamento degli alloggi, rafforzando gli aiuti a tutte le famiglie e garantendo il loro pieno sostegno alle famiglie a basso reddito“.

PESTICIDI- L’attuale politica francese è quella di dimezzare l’uso dei pesticidi entro il 2030 secondo un piano denominato Ecophyto e rivisto in primavera dalla vecchia maggioranza, con forti critiche da parte delle associazioni ambientaliste sul metodo di calcolo. La sinistra si batterà per “ristabilire il piano Ecophyto” precedente alla riforma e “vietare il glifosato”, così come i “neonicotinoidi”, come avviene in Francia, ma in modo reversibile per alcune sostanze, non vietate a livello europeo. Il Nuovo Fronte Popolare chiede anche una moratoria sui “megabacini”, mentre la legge sull’orientamento agricolo, il cui esame è stato sospeso con lo scioglimento del Parlamento, prevedeva di accelerare la creazione di questi bacini d’acqua per scopi agricoli.
La RN, denunciando “l’ecologia punitiva”, non dice nulla sulla questione dei pesticidi, segno del voltafaccia del partito: mentre Marine Le Pen da tempo criticava la lobby agrochimica e in precedenza invocava la messa al bando dei neonicotinoidi, la RN ora denuncia l’ambiente standard e ha chiesto in febbraio la cessazione totale del piano Ecophyto.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Agricoltura, nel 2022 -10% vendite pesticidi in Ue su 2021

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati Eurostat, è illustrato l’andamento delle vendite di pesticidi in Ue. Nel 2022 il calo è stato del 10%. La Francia è il Paese che ne fa maggiore uso, a seguire la Spagna, poi la Germania e infine l’Italia.

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Inquinanti eterni in frutta e verdura: +220% Pfas in 10 anni nei vegetali europei

La presenza di pesticidi contenenti Pfas (i cosiddetti ‘inquinanti eterni’) è esplosa tra il 2011 e il 2021 nei vegetali consumati nell’Unione Europea, in particolare nella frutta estiva. Secondo un’analisi dei dati ufficiali dei programmi nazionali degli Stati membri per il monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti, basata su 278.516 campioni di vegetali, il volume di frutta contaminata da residui di Pfas è aumentato del 220% tra il 2011 e il 2021. A rivelarlo è un rapporto di alcune ong, tra cui Générations Futures e PAN Europe, secondo il quale i frutti più colpiti sono quelli estivi, come le fragole (37% contaminate nel 2021), le pesche (35%) e le albicocche (31%). Per gli ortaggi, che in proporzione sono meno colpiti dalla contaminazione, l’aumento è del 247% in dieci anni, con l’indivia (42%) e i cetrioli (30%) che registrano i valori più alti nel 2021. Dei 20 Paesi dell’Ue presi in esame, la frutta e la verdura coltivate nei Paesi Bassi (27%), in Belgio (27%), in Austria (25%), in Spagna (22%), in Portogallo (21%), in Grecia (18%) e in Francia (17%) contengono il maggior numero di tracce di Pfas.

Queste sostanze, che si degradano molto poco una volta nell’ambiente e che avrebbero un effetto nocivo sulla salute, sono solitamente citate per il loro uso nell’industria o in prodotti di consumo come i rivestimenti antiaderenti delle padelle. Ma secondo il rapporto, i Pfas utilizzati più frequentemente in agricoltura tra il 2011 e il 2021 sono il fungicida fluopyrame, l’insetticida flonicamid e il fungicida trifloxystrobin.

I risultati del rapporto, spiegano le ong, “dimostrano che l’uso dei Pfas nei pesticidi sta portando a un’assunzione sempre più comune” di residui di queste sostanze “da parte dei consumatori europei” e che “questa fonte di contaminazione (…) non dovrebbe essere minimizzata rispetto a quella causata da altri Pfas”. L’anno scorso, l’Unione Europea ha fatto il primo passo per limitarne l’uso, tuttavia i pesticidi che li contengono sono esclusi dal campo di applicazione di questa restrizione, poiché i prodotti fitosanitari sono regolamentati da testi propri.

“Il continuo accumulo di Pfas nel suolo, nell’acqua e nella catena alimentare, e i cocktail che ne derivano, presentano rischi cronici per la salute umana. È urgente vietarli da tutti gli alimenti e dai mangimi per proteggere la salute dei cittadini europei”, affermano le due associazioni.

Pesticidi, Giansanti: Non mi intesto vittorie, ma ritiro regolamento è quello che ci voleva

“Non mi intesto vittorie né sconfitte, mi interessano i risultati”. La volontà della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di chiedere lo stop alla proposta di regolamento Sur (Sustainable use of pesticides) sul taglio dell’uso dei pesticidi “è quello che ci voleva. Detto questo ci saranno probabilmente altri atti legislativi che potrebbero essere ritirati o ripensati ed è quello che mi auguro”. Così il presidente di Confragricoltura, Massimiliamo Giansanti intervenendo al #geatalk format videogiornalistico di GEA.

Calano i pesticidi nel piatto, ma Legambiente avverte: “Ora serve una legge contro il multiresiduo”

Cala la percentuale di pesticidi sulle nostre tavole, ma resta alta l’allerta rispetto ai possibili effetti additivi e sinergici sull’organismo umano del cosiddetto “cocktail di fitofarmaci”. E’ quanto emerge dal nuovo report di Legambiente ‘Stop pesticidi nel piatto 2023’, realizzato in collaborazione con Alce Nero e presentato oggi a Roma. Al centro dello studio 6085 campioni di alimenti di origine vegetale e animale provenienti da agricoltura biologica e convenzionale sottoposti ad analisi e relativi a 15 Regioni del nostro Paese.

La buona notizia è che la percentuale dei campioni in cui sono state rintracciate tracce di pesticidi nei limiti di legge è risultata in diminuzione (39,21% contro il 44,1% dello scorso anno), così come quella dei campioni irregolari (1,62%). Regolare e senza residui è risultato, invece, il 59,18% (lo scorso anno erano 54,8%). A destare invece preoccupazione il fatto che, seppur nei limiti di legge, nel 15,67% dei campioni regolari sono state trovate tracce di un fitofarmaco e nel 23,54% di diversi residui. Dati, questi, che, soprattutto sul fronte del multiresiduo, fanno accendere più di qualche campanello di allarme agli addetti ai lavori rispetto ai possibili effetti del “cocktail di fitofarmaci”. Nei prodotti biologici, rintracciati residui solo nell’1,38% dei campioni, una contaminazione probabilmente dovuta al cosiddetto “effetto deriva” determinato dalla vicinanza ad aree coltivate con i metodi dell’agricoltura convenzionale.

Nei campioni analizzati sono state rintracciate 95 sostanze attive provenienti da fitofarmaci. La frutta si conferma la categoria più colpita dalla presenza di residui, trovati nel 67,96% dei campioni. In riferimento alla verdura, il quadro risulta migliore: il 68,55% dei campioni analizzati è risultato senza residui. Tra gli alimenti trasformati, i cereali integrali e il vino sono quelli in cui è stato rintracciato il numero più alto di residui permessi (rispettivamente 71,21% e 50,85%). Tra i pesticidi più presenti si segnalano (in ordine decrescente): Acetamiprid, Fludioxonil, Boscalid, Dimethomorph. Da segnalare la presenza di residui di neonicotinoidi non più ammessi come Thiacloprid in campioni di pesca, pompelmo, ribes nero, semi di cumino e tè verde in polvere; Imidacloprid in un campione di arancia, 2 campioni di limoni, 3 campioni di ocra; Thiamethoxam in un campione di caffè.

Legambiente, con questo report, lancia oggi un appello alle istituzioni nazionali ed europee chiedendo “interventi concreti sotto il profilo legislativo”, in particolare una legge una specifica sul multiresiduo che, “sulla base delle attuali evidenze scientifiche, vieti la compresenza di principi attivi”. Allo stesso tempo, l’associazione ambientalista continua la sua battaglia contro il glifosato e lancia una nuova campagna “Glifosato free”, per premiare le aziende che, “a dispetto della proroga, hanno messo al bando tale sostanza”. “Il multiresiduo – dice Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – deve essere combattuto attraverso procedimenti normativi. Gli effetti dei “cocktail di fitofarmaci” devono essere prevenuti e arginati. Una legge appare come l’unica soluzione per fare da argine. Serve, poi, una sempre maggiore sensibilizzazione da parte di cittadine e cittadini”.

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Agricoltura, in Commissione Envi non passa lo stop al rinnovo del glifosato

La commissione Ambiente del Parlamento europeo (Envi) ha respinto con 38 voti a favore, 40 contrari e 6 astensioni la proposta di obiezione all’atto delegato della Commissione europea per rinnovare l’approvazione del controverso erbicida glifosato. La proposta di rinnovo dell’uso del glifosato per altri dieci anni è arrivata lo scorso 20 settembre nelle mani dei ventisette governi, che hanno iniziato già il mese scorso a discuterne a livello di rappresentanti permanenti presso l’Ue.

L’uso del contestato erbicida era stato rinnovato per l’ultima volta nel 2017 per soli cinque anni e, in scadenza a dicembre di un anno fa, la licenza è stata rinnovata per ulteriori dodici mesi fino al 15 dicembre di quest’anno. Il Parlamento europeo non ha reale voce in capitolo sul rinnovo, su cui devono pronunciarsi gli Stati membri, ma è stata presentata un’obiezione sul rinnovo, che non ha trovato maggioranza in Aula. L’erbicida, il più diffuso al mondo, è al centro di una disputa scientifica a livello internazionale a causa della sua presunta cancerogenicità, classificata come ‘probabile’ nel 2015 dall‘Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Lo scorso 13 ottobre gli Stati membri in seno al comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi non hanno raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per sostenere o bocciare la proposta della Commissione europea di rinnovare per altri dieci anni (su un totale di quindici) l’uso in Europa del controverso erbicida che divide l’Ue. In assenza di una maggioranza qualificata, come prevedono le norme Ue, la Commissione europea poteva scegliere di modificare la proposta e tornare al Comitato o inviarla a un comitato d’appello. La Commissione von der Leyen ha scelto questa seconda opzione e entro la metà di novembre la proposta sarà ri-votata dagli Stati membri in un comitato d’appello, senza modifiche.

Ma quanto costerebbe all’Italia eliminare l’uso di uno dei pesticidi più diffusi, cioè il glifosato? Secondo uno studio di Areté-The Agrifood Intelligence Company pubblicato alla fine del 2022 e commissionato da Bayer, se l’Europa vieterà l’utilizzo di glifosato, il 37% del valore aggiunto dell’agricoltura italiana rischia una severa contrazione. Un prodotto – questo erbicida – che, comunque, le autorità regolatorie di quattro grandi paesi europei (Francia, Paesi Bassi, Ungheria e Svezia) ritengono sicuro per l’uomo.

In uno scenario ‘glifosato free’, le più consistenti riduzioni dei volumi di produzione su scala nazionale (derivanti dalle diminuzioni di resa causate da un controllo meno efficace delle malerbe e da altre ripercussioni negative sulla naturale fertilità dei terreni) sono stimate per la soia (-18,2%), il riso (-17,7%), e il frumento duro (-12,2%). Per quanto riguarda i costi di transizione, il confronto tra i costi aggiuntivi per unità di prodotto e il prezzo medio di vendita risulta essere particolarmente penalizzante per la soia, il mais, il frumento tenero e il frumento duro. Considerando gli impatti complessivi a livello agricolo, le colture che sarebbero maggiormente impattate in Italia sono il mais ed il frumento duro, per cui si attendono costi aggiuntivi significativi (pari fino al 14% del prezzo medio per il mais irriguo nel nord Italia, e al 15% del prezzo medio per il frumento duro nel sud Italia)

Ma non solo. Lo studio ha preso in considerazione anche gli impatti ambientali di un futuro senza glifosato e i risultati della ricerca “presentano una notevole complessità sul piano scientifico, che si traduce in una certa difficoltà nell’elaborare conclusioni univoche al riguardo”. Ad esempio, per quanto riguarda il riso, l’eventuale divieto all’uso di questo pesticida rischia di produrre gravi conseguenze ambientali, poiché aumenterebbe il consumo di acqua, arrecando contemporaneamente gravi cali produttivi stimati tra -133.866 (-8,8%) e -407.705 tonnellate (-26,7%).

Secondo lo studio, inoltre, l’opzione alternativa oggi più concretamente praticabile per la pulizia del letto di semina prevede un aumento del numero e una intensificazione delle lavorazioni meccaniche sul terreno, anche in combinazione con l’applicazione di erbicidi chimici in pre e/o post emergenza. Anche l’opzione meccanica, riferisce la ricerca, “non è ad impatto zero, in quanto comporta un complessivo aumento del consumo di energia” con conseguente aumento del consumo di gasolio agricolo, e quindi anche di emissioni inquinanti.

Ecco come gli erbicidi danneggiano le funzioni cerebrali degli adolescenti

Gli erbicidi sono la classe di pesticidi più utilizzata in tutto il mondo, con impieghi in agricoltura, nelle abitazioni e nell’industria. E l’esposizione a due dei più diffusi prodotti di questo tipo è stata associata a un peggioramento delle funzioni cerebrali tra gli adolescenti, secondo uno studio guidato dai ricercatori della Herbert Wertheim School of Public Health and Human Longevity Science della University of California San Diego.

Nell’edizione online di oggi di Environmental Health Perspectives, i ricercatori hanno riferito di aver misurato le concentrazioni di metaboliti di due erbicidi comunemente usati – glifosato e acido 2,4-diclorofenossiacetico (2,4-D) – e del repellente per insetti Deet in campioni di urina raccolti nel 2016 da 519 adolescenti, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, residenti nella contea agricola di Pedro Moncayo, in Ecuador. I ricercatori hanno anche valutato le prestazioni neurocomportamentali in cinque aree: attenzione e controllo inibitorio, memoria e apprendimento, linguaggio, elaborazione visuo-spaziale e percezione sociale.

“Molte malattie croniche e disturbi mentali negli adolescenti e nei giovani adulti sono aumentati negli ultimi vent’anni in tutto il mondo e l’esposizione a contaminanti neurotossici nell’ambiente potrebbe spiegare parte di questo aumento”, ha dichiarato l’autore senior Jose Ricardo Suarez, professore associato presso la Herbert Wertheim School of Public Health.

In particolare, il glifosato, un erbicida non selettivo utilizzato in molte colture, tra cui mais e soia, e per il controllo della vegetazione in ambienti residenziali, è stato rilevato nel 98% dei partecipanti. Il 2,4-D, usato nei prati, nei siti acquatici e nelle colture agricole, è stato rilevato nel 66% dei partecipanti. Quantità più elevate di 2,4-D nelle urine sono state associate a prestazioni neurocomportamentali inferiori nei settori dell’attenzione e del controllo inibitorio, della memoria e dell’apprendimento e del linguaggio.

“L’uso di erbicidi e insetticidi nelle industrie agricole, sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo, aumenta il potenziale di esposizione di bambini e adulti, soprattutto se vivono in aree agricole, ma non sappiamo quale sia l’impatto su ogni fase della vita”, ha dichiarato la prima autrice Briana Chronister, dottoranda del programma di dottorato congiunto in salute pubblica della UC San Diego – San Diego State University.

Studi precedenti avevano collegato l’esposizione ad alcuni degli insetticidi più utilizzati ad alterazioni delle prestazioni neurocognitive, mentre secondo altre ricerche alcuni tipi di insetticidi possono influire sull’umore e sullo sviluppo cerebrale. Oggi il 20% degli adolescenti e il 26% dei giovani adulti presenta condizioni di salute mentale diagnosticabili come ansia, depressione, impulsività, aggressività o disturbi dell’apprendimento.

Gli autori hanno riferito che il 2,4-D è stato associato negativamente alle prestazioni in tutte e cinque le aree neurocomportamentali, ma sono state osservate associazioni statisticamente significative con l’attenzione e il controllo inibitorio, la memoria e l’apprendimento e il linguaggio. Il glifosato ha avuto un’associazione negativa significativa solo con la percezione sociale, un test che misura la capacità di riconoscere le emozioni, mentre i metaboliti del Deet non sono stati associati ad alterazioni neurocomportamentali.

“Ogni anno vengono immesse sul mercato centinaia di nuove sostanze chimiche e oggi ne sono state registrate più di 80.000”, ha dichiarato Suarez. “Purtroppo, si sa molto poco sulla sicurezza e sugli effetti a lungo termine che hanno sull’uomo. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprenderne realmente l’impatto”.

Nel 2022, Suarez e il suo team hanno completato il 14esino anno di follow-up dei partecipanti allo studio, con l’intenzione di valutare se le associazioni osservate persistono nella prima età adulta.

E’ allarme pesticidi in agricoltura. Wwf: Economia dei veleni ha contaminato la Terra

L’impiego di pesticidi a livello globale è quasi raddoppiato dal 1990 e l’Italia è il secondo maggiore mercato nell’Ue. Pesticidi che rappresentano “una economia di veleni legalizzati”. L’allarme arriva dal Wwf in occasione della Giornata mondiale della salute che si svolge il 7 aprile. Si tratta di sostanze usate in agricoltura, dice l’organizzazione, “di cui è ormai scientificamente provato che, anche a dosi minimali, possono risultare estremamente nocive per la salute umana e rappresentare quindi un vero e proprio problema di salute pubblica”. Senza dimenticare il ruolo “significativo” che hanno nel determinare “il declino della biodiversità, in particolare per gli insetti impollinatori come le api”. Fatto questo, spiega il Wwf, che “conferma la pervasività di queste sostanze in tutte le matrici ambientali, acqua, aria e suolo e i conseguenti effetti negativi sulla salute delle persone”. Tesi confermata anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stima oltre 385 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi e 258.000 decessi ogni anno in tutto il mondo.

A RISCHIO DONNE E BAMBINI. I più a rischio sono le donne e i bambini. Le prime, infatti, hanno una percentuale di grasso corporeo più alta e sono quindi più inclini ad immagazzinare agenti inquinanti che possono bioaccumularsi nel tessuto adiposo. Nelle donne sono, inoltre, più numerosi i tessuti sensibili agli ormoni che le rendono più vulnerabili ai pesticidi, specie quelli che agiscono a livello ormonale o interferiscono con il sistema endocrino. “C’è poi un legame evidente – dice il Wwf – fra il cancro della mammella e l’esposizione ad alcune tipologie di pesticidi, che sono agenti iniziatori e promotori di tale malattia. I pesticidi sono legati anche all’endometriosi, una condizione dolorosa che può causare l’infertilità e può rappresentare un rischio significativo per la salute riproduttiva delle donne e per il feto”. Ma queste sostanze possono anche passare dalla madre al feto e ai neonati durante l’allattamento, compromettendo la salute del nascituro non solo nell’infanzia, ma anche nella vita adulta e comportando un aumento, in particolare, del rischio di tumori cerebrali e di alterazioni neurologiche e di sviluppo, che possono causare deficit cognitivi, comportamentali e di crescita.

PUNTARE SU AGRICOLTURA BIOLOGICA. L’agricoltura biologica è quindi, per il Wwf, “l’unica soluzione per proteggere la salute dall’uso dei pesticidi”, di cui se ne consumano circa 4 milioni di tonnellate nel mondo, con un mercato che ha raggiunto un valore di 84,5 miliardi di dollari nel 2019, con tasso di crescita che quest’anno raggiungerà l’11,5%, sfiorando i 130,7 miliardi di dollari. E l’Italia? Nel 2020 in Italia sono stati venduti 125 milioni di kg di sostanze chimiche per l’agricoltura, 5,2 kg/ettaro. Nel 2021 la superficie agricola coltivata senza pesticidi in Italia era ancora solo il 17,4%.

Per arrestare “la pandemia silenziosa dei pesticidi”, spiega il Wwf, “oltre a una strategia europea e al rinnovo della normativa nazionale, è indispensabile far crescere il mercato del biologico nazionale”. L’Italia è ai primi posti in Europa per export di prodotti biologici certificati mentre i consumi interni restano bassi, sebbene i dati dimostrino che il consumo di prodotti biologici in Italia sia quasi raddoppiato in 10 anni e in costante crescita, seppur lentamente. “Scegliere di acquistare prodotti bio – dice il Wwf – liberi da veleni, contribuisce non solo alla crescita dell’agricoltura biologica, ma anche alla tutela della propria salute”.

(Foto © David Bebber WWF-UK)