Ponte Stretto, Corte Conti frena: “Documentazione carente”. Mit: “Presto le integrazioni”

Per vedere l’avvio dei cantieri del Ponte sullo Stretto ci vorrà ancora un po’ di tempo. Con il via libera del Cipess al progetto definitivo, Matteo Salvini aveva sperato che il conto alla rovescia per espropri e gru accelerasse, ma la Corte dei conti tira il freno a mano e chiede ulteriori “chiarimenti ed elementi informativi”. A riportare la notizia è il ‘Sole 24 Ore’, che pubblica ampli stralci delle sei pagine di osservazioni trasmesse dai magistrati contabili al Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, in cui “risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione, difettando (…) una puntuale valutazione degli esiti istruttori”, riporta il quotidiano.

La Corte concede venti giorni di tempo per adempiere alle richieste e riprendere, dunque, la valutazione del progetto su cui il governo ha già deciso di impegnare 14 miliardi di euro da qui al 2032, anno in cui è previsto il rilascio dell’opera. Le rilevazioni dei magistrati riguardano soprattutto “le peculiari modalità – condivisione di link che rimanda al sito istituzionale della società Stretto di Messina – con le quali sono stati trasmessi alcuni degli atti oggetto di controllo”.

Ma anche il via libera alla relazione Iropi che dichiarava il Ponte infrastruttura di interesse militare: strumento che nelle intenzioni dell’esecutivo dovrebbe portare all’inserimento delle spese nel computo dell’aumento delle risorse per la difesa al 5%, come chiede la Nato. Il ‘Sole’ spiega che la Corte dei conti chiede chiarimenti pure sul piano economico, a proposito delle “plurime prescrizioni e raccomandazioni di cui alla delibera Cipe n. 66/2003 risulterebbero non del tutto ottemperate” e la mancanza del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici tra i documento. Inoltre, servono integrazioni per spiegare la discrasia tra i 10,48 miliardi annotati da Kpmg e i 10,51 miliardi delle carte Cipess; così come vengono chieste delucidazioni sugli incrementi di spesa per la sicurezza e la voce opere e misure compensative. Infine, la magistratura contabile non è affatto convinta dalla scelta di escludere l’Autorità di regolazione dei trasporti.

La notizia corre veloce, ma il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti getta acqua sul fuoco. “Tutti i chiarimenti e le integrazioni chieste dalla Corte dei conti fanno parte della fisiologica interlocuzione tra istituzioni e saranno fornite nei tempi previsti, a maggior ragione per un’opera così rilevante”, fa sapere il Mit in una nota. Assicurando che “il Ponte sullo Stretto non è in discussione e gli uffici competenti sono già al lavoro”. Ma le opposizioni alzano i toni e chiedono che il vicepremier, Matteo Salvini, venga a riferire in aula. “La Corte ha bocciato la delibera Cipess sul Ponte sullo Stretto – dichiarano i deputati Pd, Anthony Barbagallo e Andrea Casu. Un fatto che conferma le criticità già emerse sulla sostenibilità economica, sul rispetto delle norme europee e sulle valutazioni ambientali. Presenteremo diverse interrogazioni parlamentari”. Angelo Bonelli, invece, chiede che Giorgia Meloni rimuova Salvini dal suo incarico: “La progettazione del Ponte sullo Stretto è deficitaria e carente delle informazioni necessarie a renderne sostenibile la realizzazione dal punto di vista economico”. Per il M5S “a ottobre non partirà alcun cantiere, Salvini cambi mestiere”. Duro con il ministro delle Infrastrutture è anche il commento di Italia viva: “Si conferma un pasticcione e un approssimativo, che si lancia in proclami”, dice la senatrice Dafne Musolino. La partita del Ponte, dunque, non si apre.

Ponte Stretto, Mit risponde all’ambasciatore Usa: “E’ finanziato, non servono fondi Nato”

Il Ponte sullo Stretto di Messina è “già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa”. Al momento, l’eventuale utilizzo di risorse Nato “non è all’ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile”. Il Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, risponde all’ambasciatore Usa alla Nato, Matthew Whitaker, e assicura che “l’opera non è in discussione”.

Ieri, il diplomatico statunitense ha criticato il tentativo del governo italiano di far confluire l’investimento dell’infrastruttura nell’accordo firmato a giugno tra i Paesi Nato per alzare al 5%, entro dieci anni, la propria spesa militare. “E’ contabilità creativa”, ha spiegato Whitaker, per cui è fondamentale che l’obiettivo del 5% si riferisca “specificamente alla difesa e alle spese correlate”.

L’ambasciatore ha avuto conversazioni con vari Paesi “che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa” e continua a monitorare la situazione italiana, anche grazie ai meccanismi di supervisione adottati dalla Nato. Non una buona notizia per il governo, che aveva pensato a questa soluzione per ammorbidire il proprio impegno nell’investimento.

Il Ponte – di 3.300 metri e destinato ad essere quello a campata unica più lungo del mondo – prevede un investimento di circa 13,5 miliardi di euro, secondo quanto approvato dal Cipess lo scorso 6 agosto. L’impegno preso dai paesi Nato sulla Difesa è invece composto da due voci: 3,5% di spese per armamenti e personale militare, 1,5% di spese per la sicurezza. Quindi anche infrastrutture generalmente utilizzate per scopi civili, che in caso di necessità possono essere utilizzate anche per fini militari.

La dichiarazione di Whitaker però incendia le opposizioni, su tutte i Verdi del leader Angelo Bonelli:Crolla la favola della strategicità militare”. Secondo il deputato ambientalista, “é un’operazione di ‘accounting creativo’, come l’ha definita l’ambasciatore Usa alla Nato”, “il Ponte è una grande operazione elettorale, non un’infrastruttura necessaria”. Sul piede di guerra il M5s, da sempre contrario ideologicamente all’opera. Per Agostino Santillo, vicepresidente della commissione ambiente alla Camera, “pure gli americani hanno capito l’ennesima fesseria di Salvini”, “il Ponte non ha alcun valore strategico militare”. Governo “sbugiardato dagli amici americani”, aggiunge la senatrice M5S Ketty Damante, segretaria in commissione Bilancio. “Non solo si buttano 13,5 miliardi sull’opera – sottolinea Pietro Lorefice, capogruppo M5S in Commissione politiche Ue al Senato – ma li si vogliono usare con una logica da furbetti del quartierino, ricorrendo cioè a trucchetti di bilancio. Che pena senza fine”. Per Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in Commissione Trasporti alla Camera, “il centrodestra continua la narrazione del Ponte sullo Stretto usato come specchio per le allodole”. La vicenda investe totalmente il campo politico, anche perché tra poco si andrà al voto su una delle due sponde del Ponte. Il candidato presidente della Regione Calabria per il fronte progressista, Pasquale Tridico, rincara la dose: “La destra prende in giro gli italiani, gli Stati Uniti e la Nato non si sono fatti fregare da Salvini e soci. Il Ponte sullo Stretto non è una priorità dell’Italia, tanto meno dei calabresi e dei siciliani”. La replica è affidata a Claudio Durigon, vice segretario nazionale della Lega: “In Calabria l’unico che sta prendendo in giro i cittadini è il candidato del cosiddetto campolargo, Tridico. Il Ponte si farà e porterà investimenti, innovazione e posti di lavoro. I calabresi non si faranno fregare da chi, dal comodo pulpito di Bruxelles, cerca di fare l’unica cosa di cui è capace: gettare polvere negli occhi degli elettori”.

Ponte Stretto, Lega prepara nuova norma anti-mafia. Salvini: “Non penso Colle contrario”

Dopo l’alt del Colle al tentativo di inserire all’interno del Dl Infrastrutture una procedura speciale per i controlli anti-mafia, la Lega sfodera il piano B. E prepara per il Parlamento la proposta di Matteo Salvini per aumentare al massimo, “come già fatto con successo per la ricostruzione del Ponte di Genova, per Expo e per le Olimpiadi”, controlli e certificazioni contro le infiltrazioni per tutti gli appalti, le forniture e i servizi sulle imprese che lavoreranno al Ponte.

Penso e spero che nessuno si opponga a inserire più controlli possibili contro infiltrazioni mafiose. Non penso che il Quirinale sia contro gli organismi antimafia“, commenta il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti a margine di un sopralluogo a Genova. L’opera, ricorda Salvini, coinvolgerà più di 100.000 lavoratori e migliaia di imprese in tutta Italia con appalti, servizi, espropri: “Quindi è giusto che gli italiani, io in primis che ci metto la faccia, abbiano la certezza che ogni euro speso non finisca nelle tasche sbagliate. Non uno, ma dieci emendamenti per garantire trasparenza, legalità e verifiche certificate antimafia per quello come per altri cantieri. Spero che nessuno dica di no a maggiori controlli antimafia per il Ponte”, ribadisce. Il Colle aveva ritenuto il passaggio inserito nel Dl Infrastrutture che centralizzava i controlli antimafia in una struttura del Viminale, diretta dal prefetto Paolo Canaparo, non necessaria. “La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il Ponte di Messina”, ha spiegato ieri l’ufficio stampa del Quirinale. La norma proposta prevedeva invece una “procedura speciale adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi – che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie. Basti ricordare che la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale“.

Per questo, la forzatura di Salvini è irricevibile per le opposizioni. “Le norme antimafia sono materia seria, complessa e delicata”, mette in chiaro il capogruppo Pd in commissione ambiente della Camera, Marco Simiani. I Dem promettono battaglia nel corso dell’esame parlamentare, perché “le norme anti-mafia non si possono trattare come un fastidio da aggirare”, insiste Simiani. Che parla di “nervosismo e una preoccupante sgrammaticatura istituzionale” del Carroccio. Le poltrone e il potere “sembrano dare alla testa a Salvini, che si comporta come se fosse al di sopra di ogni critica, di ogni richiamo, di ogni equilibrio”, accusa.

“Davvero Meloni vuole far scrivere la norma antimafia sul Ponte sullo Stretto alla Lega di Salvini?”, domanda Angelo Bonelli. Il deputato di Avs accusa il vicepremier di aver “eliminato i pareri degli organismi tecnici dello Stato” come Ispra, Ingv, Autorità dei Trasporti, Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e Anac per “farsi approvare un progetto vecchio di oltre 25 anni”. Dopo aver aperto uno scontro con il Quirinale, punta il dito Bonelli, “Salvini intende far riscrivere la norma dalla Lega correggendo il decreto in Parlamento, ignorando i rilievi della Presidenza della Repubblica”. Alleanza Verdi e Sinistra chiede in Commissione l’audizione della Procura distrettuale antimafia, perché, spiega Bonelli, “dalle indagini emerse da cinque procure si confermerebbe che Don Ciotti aveva ragione nell’affermare che il Ponte rischia di unire due cosche, non due coste”.

Per la capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, Gabriella Di Girolamo, Salvini “rischia seriamente di doversi andare a nascondere”. Ormai, sostiene, il ministro “lavora solo pro domo sua: il Ponte sullo Stretto per lui è un giochino per combattere la noia. Mai una delucidazione su costi, rischi sismici, rilievi ingegneristici. Ed ora anche il tentativo criminale di aggirare i controlli anti-mafia e renderli più sbrigativi”. Tutto questo, ricorda la pentastellata, nel giorno in cui si commemorano Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta trucidati a Capaci, “un colpo di genio”.

Via libera dal Mase al Ponte sullo Stretto. Salvini: “Fondamentale passo in avanti”

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha dato il via libera al progetto del ponte sullo Stretto. La commissione tecnica ha espresso parere positivo sulla Valutazione di incidenza per l’opera. Una notizia che, per vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, è di “straordinaria importanza”, perché si tratta di “un altro fondamentale passo in avanti”. Per la Commissione, di fatto, le misure compensative indicate nel progetto sono coerenti con le indicazioni europee legate alla tutela ambientale.

“Quando partiamo? Ormai, a Dio piacendo, siamo in dirittura di arrivo”, aveva detto lunedì lo stesso Salvini dopo la firma del decreto Infrastrutture. Ora il progetto dovrà essere vagliato dal Cipess per l’approvazione finale, probabilmente “entro la fine di giugno”, come aveva indicato Pietro Ciucci, amministratore delegato di Stretto di Messina Spa che, però, non sarà stazione appaltante del Ponte sullo Stretto, come era stato inizialmente ipotizzato in una prima bozza del dl Infrastrutture: “La attuale Stretto di Messina in realtà è una startup, che non aveva i requisiti richiesti come track record, attività passate – aveva sottolineato Ciucci -. Ci rivolgeremo a una stazione appaltante terza: la prima che mi viene in mente è Anas, anche tenendo conto che è un nostro azionista importante”.

Per Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, il via libera del Mase è “un vero e proprio blitz contro il diritto europeo, in particolare contro la direttiva Habitat”. L’approvazione da parte della Ctvia-Vas del Mase del parere ambientale per le aree di protezione speciale “che verranno aggredite dal progetto del Ponte sullo Stretto rappresenta una forzatura inaccettabile. Per non modificare il progetto – come previsto invece dalla direttiva Habitat – si è approvata l’autorizzazione ambientale, eludendo le norme europee”. In sostanza, per Bonelli “la Commissione non può limitarsi a prendere atto della semplice dichiarazione del Governo sull’assenza di alternative”, ma “avrebbe invece dovuto valutare puntualmente, e con pari livello di dettaglio, le potenziali incidenze delle diverse soluzioni alternative sugli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000, che il progetto del Ponte mette seriamente a rischio. Questo non è stato fatto né ora, né nella precedente fase di valutazione appropriata”.

 

 

 

Ponte Stretto, ok commissione Via-Vas. Emendamento Lega: 1,2 miliardi in più al progetto

Una buona notizia già acquisita per chi vuole il Ponte sullo Stretto di Messina e un’altra che potrebbe arrivare dalla Manovra. Mercoledì sera, infatti, è arrivato il via libera della commissione Via-Vas al progetto, mentre tra gli emendamenti alla legge di Bilancio 2025 ce n’è uno, della Lega, che aumenta i fondi di quasi 1,2 miliardi. Ma è meglio procedere con ordine.

Il sì della Commissione tecnica di valutazione sulla compatibilità ambientale del progetto arriva in virtù delle condizioni ambientali prescritte “che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo” e riguardano “non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino ed agricolo, ma anche aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra, relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni”, fa sapere il Mase. La decisione, ovviamente, fa esultare Matteo Salvini: “L’Italia può guardare al futuro”, dice il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Che ritiene “infondato” anche l’allarme sismico: “Qualora si ripetesse a Messina un terremoto disastroso, i tecnici spiegano che l’unica cosa che rimane in piedi è il Ponte”.

Il disco verde della commissione attiva anche il Cipess: “Stiamo già lavorando sul dossier per rispettare i tempi del cronoprogramma e dare al Paese l’opera più straordinaria del secolo”, fa sapere infatti il sottosegretario, Alessandro Morelli, ricordando che “si stanno già fissando i primi incontri tra il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica e i tecnici della Società Stretto di Messina per accelerare i tempi e contestualmente avviare una approfondita valutazione delle proposte progettuali e finanziarie”. Perché “l’obiettivo – sottolinea sempre Morelli – è approvare il progetto definitivo prima possibile, permettendo così l’avvio dei lavori nel 2025”.

Per il viceministro al Mit, Edoardo Rixi, l’opera è “fondamentale per riprendere credibilità a livello internazionale”. Mentre il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture, Tullio Ferrante, la definisce “un’infrastruttura prioritaria per lo sviluppo economico e sociale” oltre che “simbolo di una nuova fase per il Sud e per tutto il Paese”. Opinioni diametralmente opposte a quelle di Verdi e Cinquestelle: “Il parere espresso dalla Commissione Via, che è stata modificata pochi giorni prima dell’emanazione del parere con la nomina di esponenti muniti di tessere di partito, alcuni dei quali esperti in installazione di ascensori e ristrutturazioni di appartamenti, avrebbe previsto 60 nuove prescrizioni che modificano sostanzialmente il progetto presentato. Un parere favorevole che sembrerebbe una bocciatura”, interviene Angelo Bonelli (Avs). Sulla stessa linea il M5S: “Un via libera della commissione Via-Vas scontato ma che odora di buffonata, visto che la commissione stessa è stata ridotta a caminetto per consiglieri comunali vecchi e nuovi di area centrodestra”.

Attacchi che non scalfiscono la Lega. “Il progetto del Ponte va avanti e, smontando man mano tutte le fake news di certa sinistra, compie passi fondamentali”, commenta il senatore siciliano e commissario regionale del Carroccio, Nino Germanà. Dal suo partito Salvini riceve anche altro supporto, visto che il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, verga un emendamento alla legge di Bilancio che, di fatto, ridurrebbe il contributo delle casse dello Stato (dai 9,3 miliardi del 2023 a 6,9), aumentando quello dei fondi europei di Coesione del programma 2021-2027 (che leviterebbero da 718 milioni a 6,1 miliardi), ai quali vanno aggiunti altri 1,6 miliardi (cifra invariata). Il totale, però, arriva a quasi 14,7 miliardi di euro, dunque circa 1,2 in più rispetto a quelli stanziati al momento della riattivazione del progetto. Una decisa ‘boccata d’ossigeno‘ per il Ponte, sempreché la proposta passi il vaglio del Parlamento.

Tridico: “In Europa serve politica industriale, tassa unica e reddito di cittadinanza”

Dice Pasquale Tridico, capolista per il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee nella circoscrizione Sud, ex presidente dell’Inps ed economista, che qualora dovesse venire eletto al Parlamento si “trasferirà a Bruxelles”. E, aggiunge, “la famiglia sarà con me. L’impegno deve essere nelle istituzioni europee, come fanno altri parlamentari francesi o tedeschi. Invece, molti nostri parlamentari considerano il Parlamento europeo un taxi con cui tornare più forti, per creare un partito o per affari che poco c’entrano con la posizione con cui si è eletti. Questo ha allontano i cittadini italiani dal voto europeo”.

Nel pieno della campagna elettorale, Tridico espone durante un #GeaTalk quali sono gli obiettivi che si dà come uomo di punta del Movimento nella corsa al seggio europeo. Racconta, ad esempio, che “dovremmo migliorare il mercato unico europeo, perché non si regge con questo dumping. Per cui l’Unione dovrebbe iniziare a pensare a una tassa unica sul capitale”. Ma non basta: “Poi iniziamo a fare un welfare dell’Unione europea”, spiega. E, tra le altre cose, cita un reddito di cittadinanza europeo che farà drizzare le antenne all’attuale esecutivo che quello italiano, di reddito di cittadinanza, lo ha appena cancellato: “E’ quello che vogliamo portare in Europa, un reddito minimo universale che sia un dividendo sociale per tutti i cittadini europei che stanno al di sotto della soglia di povertà relativa in tutti i Paesi membri. E questo verrebbe finanziato con una nuova fiscalità, che non è nuova, ma avremmo un bilancio comune più vicino al 5 per cento in modo che gli shock dei Paesi possano essere gestiti in modo comune. Quello che manca è la gestione comune della crisi, che abbiamo visto col Covid e non con le crisi finanziarie”.

Ad ascoltare ancora Tridico, “negli ultimi decenni nel nostro Paese vedo una follia, una tendenza a fare investimenti a scarso contenuto tecnologico. Si aprono bar e ristoranti a ogni angolo di città, che non portano produttività ma sfruttano il lavoro. Potrei fare esempi di altri tipi di investimento che non hanno una responsabilità sociale, ma che al contrario sfruttano il costo del lavoro e la flessibilità per galleggiare, per fare competizione”. Non basta, l’ex presidente dell’Inps va oltre: “Noi abbiamo bisogno di investire in automotive, nella frontiera delle tecnologie, per quello c’è l’esigenza di un grande piano industriale. Stiamo facendo morire le industrie, Melfi chiude, Mirafiori chiude, Stellantis delocalizza. Negli anni ’90 producevamo 1,8 milioni di veicoli all’anno, oggi ne produciamo 900mila, e questo rappresenta il declino industriale del Paese. Se questo è sostituito da bar e ristoranti non cresceremo mai”.

Garbato ma severo, Tridico. Sul Superbonus ‘sgrida’ il ministro Giorgetti: “Il Superbonus nasce nel luglio del 2020, nel febbraio 2021 il governo Conte cade, arriva il governo Draghi col ministro Giorgetti che fa i decreti attuativi al ministero dello Sviluppo economico. Abbiamo il governo Draghi dunque e dopo il governo Meloni, con ancora il ministro Giorgetti. Cioè, il Superbonus è gestito da tre anni e mezzo dai governi Draghi e Meloni con Giorgetti ministro. Possiamo dirne bene o male, ma con certezza possiamo dire che è stato gestito da Giorgetti, che si lamenta senza mai modificarlo”. Meno garbato, ma ugualmente severo in merito al Ponte sullo Stretto considerato “non sostenibile, non economicamente efficiente , non prioritario, inutile”. Perché spiega “dal Nord della Calabria al Sud della Calabria ci vogliono cinque ore e mezzo. Non c’è Alta Velocità, non ci sono strade adeguate. Se arrivo e passo il ponte in venti minuti, cinque minuti, un minuto, cosa me ne faccio? Qual è la priorità per noi calabresi? Passare il ponte in un minuto o avere strade che ad esempio collegano Reggio Calabria con Bari?”.

Rimandata Ursula von der Leyen (“Sulla pandemia ha fatto bene, dopo mi ha deluso”), non promosso Mario Draghi (“Ha contribuito a quella governance del passato, dalla Bce e poi da premier. Sono certo che alcune cose che ha scritto si possano e si debbano fare ma non si possono fare con le stesse persone che hanno contribuito a creare quella governance”), l’euro-ricetta sta nel libro che Tridico ha scritto con un titolo emblematico ‘Governare l’economia per non essere governati dai mercati’. Sostiene l’ex numero uno dell’Inps: “Noi non siamo un Paese in via di sviluppo, non possiamo fare competizione sul lavoro, ma sull’innovazione e la tecnologia. Il lavoro deve essere ben retribuito, ben qualificato, dignitoso. Questo vuol dire governare i mercati”. Il lavoro, sottolinea, “non va considerato un mercato come il carciofo, come il pesce, ma governare i mercati vuol dire governare l’economia, attraverso regole che partono dal mercato del lavoro: il salario minimo, il reddito minimo, i tempi di lavoro, la tecnologia, lo smart working e la produttività che deriva anche dalle competenze acquisite”.

L’ultimo passaggio è sul Green Deal. Che non ha funzionato, perché “ha bisogno di essere sostenuto dagli Stati. Se pensiamo che il costo debba essere supportato da agricoltori, cittadini e aziende, vuol dire che questa transizione non solo non avverrà mai, ma creerà dei ‘perdenti’. Fondi pubblici, perché siamo a un bivio”. In fondo, il ragionamento finisce sempre lì: “In Europa abbiamo avuto una legislazione che ha vincolato, con il divieto agli aiuti di stato le politiche pubbliche. Per questo abbiamo accumulato ritardi nella transizione. Dobbiamo capire che questa transizione deve essere guidata da grandi investimenti pubblici”.

Ponte Stretto, l’obiettivo resta il via ai cantieri in estate. Salvini: “Risposte entro 30 giorni”

Il programma non cambia per il Ponte sullo Stretto di Messina. Nonostante le 239 richieste di integrazione documentale dalla Commissione Via-Vas del Mase e gli approfondimenti voluti dal ministero della Cultura, la rotta è tracciata. “Non c’è nessuna pietra tombale, nessuno stop”, dice l’amministratore delegato della società Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci, ai microfoni di Radio24. “Anzi – replica –, abbiamo fatto due passi in avanti, perché attualmente stiamo percorrendo due procedure parallele: la Valutazione di impatto ambientale e la Conferenza dei servizi”. Il manager fa la proporzione con i numeri del progetto: “Vale 13,5 miliardi, è il ponte sospeso più lungo al mondo, con 40 chilometri di strade e collegamenti ferroviari, che opera su 13 siti ambientali protetti”, dunque a fronte di tutto questo e del fatto che “abbiamo presentato oltre 10mila elaborati, mi permetto di dire che 200 osservazioni e chiarimenti sono un numero congruo”.

Ciucci è sereno: “Siamo sul pezzo, conosciamo bene quello che dobbiamo fare e lo stiamo facendo al meglio possibile. Tutte le critiche costruttive e le richieste di chiarimento sono ben accette”. Ergo, “sulla base dell’attuale calendario, prevediamo entro la fine dell’estate di avere l’approvazione del Cipess, poi ci sono una serie di attività, perché un cantiere del genere non parte con le escavatrici, per le quali l’avvio è entro il 2024”, mentre il vero e proprio via ai lavori sarà entro il 2025 “sostanzialmente, se per cantiere intendiamo le escavatrici”.

Date che coincidono con quelle che ripete il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini: “Conto che entro 30 giorni Stretto di Messina Spa mandi le risposte alle osservazioni degli altri ministeri, perché l’obiettivo è arrivare all’avvio dei lavori dall’estate 2024″. Il vicepremier ha puntato molte delle sue fiches politiche sull’opera che “coinvolgerà circa 120mila lavoratori e alcune migliaia di aziende”. Salvini, infatti, spiega: “Sto parlando con l’amministratore delegato della società e con Webuild, la capofila di una cordata che coinvolge anche professionalità giapponesi, danesi, spagnole e americane: le migliori ingegnerie mondiali che da anni lavorano al ponte più studiato, più indagato, ma ancora non realizzato”.

La convinzione del leader della Lega si scontra con la contrarietà delle opposizioni. Angelo Bonelli addirittura lo sfida pubblicamente: “Facciamo un referendum sul Ponte, raccogliamo insieme le firme e andiamo a votare, io per il no e lui per il sì e vediamo se gli italiani vogliono questa opera”, dice a ‘today.it’. Il Pd, invece, presenta un documento, consegnato al Mase, frutto di un lavoro congiunto a livello nazionale e regionale che parte da un presupposto: il decreto legge 35 del 2023 che autorizza la costruzione non è conforme alle normative europee su Vas, Via e Valutazione di incidenza ambientale. Perciò di progetto “sbagliato e pericoloso” parla la capogruppo alla Camera, Chiara Braga, mentre la responsabile Conversione ecologica, Clima, Green economy e Agenda 2030 della segreteria dem, Annalisa Corrado, lo definisce un “ecomostro”. Affondando ancora il colpo: “Il Ponte sullo Stretto è un enorme giocattolone per la propaganda di un politico che non considera l’immane emorragia di fondi pubblici che questo progetto comporterebbe”.

Non ci va leggero nemmeno l’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. “Le 239 richieste di integrazione al progetto del Ponte sono ben più di un’opposizione ideologica, come Salvini ha sempre sostenuto. Sono la consapevolezza tecnica, scientifica e ambientale che quel progetto è da rivedere completamente” oltre che “vecchio”, dichiara l’attuale deputato M5S e vicepresidente della Camera. Anche Iv, che pure non è contraria all’opera, attacca: “L’incredibile approssimazione dimostrata da Salvini fa quasi sorgere il dubbio che il ministro in realtà non voglia realizzare l’opera”, accusa la senatrice e coordinatrice nazionale, Raffaella Paita. La macchina organizzativa dell’opera, però, è in moto: entro un mese si conosceranno le risposte ai rilievi o se arriverà una richiesta di extra-time per produrle.

Ponte Stretto, Via-Vas chiede 239 integrazioni al progetto. Pichetto: “Procedura avviata”

Serve un surplus documentale per completare la valutazione totale del progetto che dovrebbe portare alla costruzione del Ponte sullo Stretto. La richiesta arriva dalla Commissione Via-Vas del Mase, che vuole dalla Stretto di Messina Spa l’integrazione di 239 documenti tecnici rispetto all’istanza presentata il 26 febbraio scorso, che vanno da 155 punti della Procedura di Via alle 66 Valutazioni di Incidenza (12 sugli Aspetti metodologici e di carattere generale, 8 Vegetazione e flora, 17 l’Ambiente marino, 19 Biodiversità e 10 riguardanti la Fauna), ai 16 legati al Piano di Utilizzo delle Terre e 2 alle Verifiche di ottemperanza.

Per la Via le richieste di integrazioni riguardano diversi ambiti. In primis sul quadro programmatico, “alla luce degli aggiornamenti degli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica e delle integrazioni al progetto in termini di opere di mitigazione e compensazione“, si legge nel documento inviato dal Mase. Ma servono approfondimenti anche sull’Analisi costi-benefici: “Le linee operative europee indicano che il primo passo deve contenere una descrizione del contesto sociale, economico, politico e istituzionale in cui si cala il progetto“. Dunque, la società viene invitata a chiarire “questi aspetti per analizzare la sostenibilità dell’opera in considerazione del fatto che le previsioni e le ipotesi avanzate nel rapporto dipendono strettamente dal relativo contesto economico, sociale e istituzionale“. Non solo, perché a completare lo scenario la commissione vuole capire se il rapporto conclusivo ha tenuto conto dell’aggiornamento degli studi sui flussi di traffico previsti in relazione alla messa in esercizio del ponte, nella stima del traffico passeggeri e merci, poi di “specificare meglio la tipologia e varietà di costi di investimento, manutenzione e gestione dell’opera” e sulla valutazione delle esternalità negative causate dalla Co2. Sempre nel quadro programmatico, Stretto di Messina Spa dovrà rispondere a punti che riguardano gli aspetti generali e quelli progettuali, la cantierizzazione, la gestione delle materie e la vulnerabilità del progetto a rischio di gravi incidenti o calamità.

Nel quadro ambientale della Via, le richieste vanno dal capitolo ‘Atmosfera, aria e clima’ all’Ambiente marino e quello idrico (le acque superficiali e sotterranee), suolo e sottosuolo, territorio e rumore che sarà prodotto, in superficie e sul livello subacqueo, oltre alle vibrazioni e i campi elettromagnetici. Servono approfondimenti anche sull’impatto che avrà sulla biodiversità, sulla vegetazione e flora, sulla fauna, il paesaggio e la salute pubblica. Ovviamente, questi punti devono essere suddivisi per il fronte calabrese e quello siciliano.

Le sessantasei Valutazioni di Incidenza, invece, sono suddivise negli Aspetti metodologici e di carattere generale (12 punti), Vegetazione e flora (8), Ambiente marino (17), Biodiversità (19) e Fauna (10). Ancora, tra le 16 rilevazioni sul Piano di utilizzo delle terre (Put) viene chiesto, tra l’altro, di “fornire chiarimenti in ordine alla sussistenza dei requisiti di qualità ambientale per l’attestazione della natura di sottoprodotto del materiale“. Infine, per la Verifica di ottemperanza viene chiesto di “produrre la planimetria di confronto della cantierizzazione” e “aggiornare la Relazione di Ottemperanza alla luce dei chiarimenti e delle integrazioni richieste” che non sono rinviabili alla fase di progetto esecutivo. In base alla normativa prevista dall’articolo 24, comma 4 del decreto legislativo 152 del 2006, Stretto di Messina Spa ha venti giorni per inviare le integrazioni. O, in alternativa, nello stesso lasso di tempo, può chiedere una sospensione dei termini che può arrivare fino a 120 giorni, trascorsi i quali, però, il progetto viene obbligatoriamente archiviato in caso di mancata ottemperanza. Dalla società, però, fanno sapere che saranno rispettati i tempi e le richieste del Mase.

Con questa istanza si è dato avvio, ai fini del relativo aggiornamento e completamento, alla procedura di valutazione di impatto ambientale relativa all’opera“, commenta il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Spiegando che “il procedimento avviato con l’istanza del 26 febbraio scorso si connette, per un verso, a quello iniziato nel 2011 e per altro verso alla nota che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso alla Commissione Ue in data 8 novembre 2023, con alcuni chiarimenti riguardo alla Via e alla VinCa“. Dunque, conclude il ministro, “nella definizione del testo della richiesta di integrazione – che è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di valutazione di impatto ambientale – si è tenuto conto, come di consueto, anche di elementi tratti dai contributi di Ispra e di soggetti non pubblici aventi diritto, per legge, ad esprimersi”.

Ponte Stretto, aperta inchiesta. Salvini: Giudici e sinistra non mi fermeranno

Dopo un esposto presentato da Angelo Bonelli, Elly Schlein e Nicola Fratoianni lo scorso 1 febbraio, la procura di Roma apre un fascicolo sul Ponte sullo Stretto di Messina. I parlamentari chiedono di indagare sull’iter che ha portato a rimettere in piedi la società Stretto di Messina e a far rivivere i contratti della vecchia gara fatta nel 2008 dal governo Berlusconi e vinta dal gruppo Eurolink.

Nell’esposto, si parla di incontri precedenti al decreto Ponte approvato in Consiglio dei ministri: tra Salvini, Lunardi (autore della gara vinta da Eurolink) e Pietro Salini (a capo della cordata), per discutere il decreto; tra Lunardi e Prestininzi (responsabile del comitato scientifico del Ponte sullo Stretto).

Finché mi fate fare il ministro vado in ufficio per fare le opere pubbliche che servono al Paese. Non saranno la sinistra, qualche giudice o qualche giornalista di sinistra a fermarmi o mettermi paura“, tuona il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, dalla chiusura della campagna elettorale in Sardegna. Il Ponte sullo Stretto, insiste poi in tv, “è un diritto di milioni di italiani a viaggiare più velocemente e inquinare di meno“. E, secondo le stime della società, scandisce, “creerà 120mila posti di lavoro in tutta Italia, compreso l’indotto”.
“Il Pd e la sinistra sono contro le opere pubbliche, il lavoro e lo sviluppo del Paese“, gli fanno eco fonti della Lega. “Si dimostrano nemici dell’Italia“, chiosano e promettono che non si faranno “fermare” dalle “loro minacce“: “Continuiamo a lavorare per sbloccare e completare tutte le opere ferme da troppo tempo“.

Il Ponte non è un diritto, ma solo una “esigenza politica” del vicepremier, per Bonelli. L’esponente di Alleanza Verdi Sinistra è convinto che l’opera sottragga agli italiani 12 miliardi di euro, che potrebbero servire, sottolinea, “per finanziare le vere infrastrutture socialmente utili“, per di più riattivando una gara, ricorda, “vecchia di 12 anni con un progetto che non aveva il via libera per la valutazione di impatto ambientale, cosa che non sarebbe stata consentita a nessun imprenditore italiano“.

I documenti per verificare e analizzare la relazione sul progetto Ponte e l’atto negoziale tra società Stretto di Messina e consorzio Eurolink sono stati negati ai parlamentari che ne hanno fatto richiesta: “Come può un ministro essere credibile quando dichiara che il Ponte creerà 140 mila posti di lavoro, per cambiare poi i numeri settimane dopo e sostenere che saranno 40 mila, mentre la società Stretto di Messina parla di soli 4.300 posti?“, chiede l’ambientalista.

Fratoianni registra “troppo nervosismo” nella reazione di Salvini all’apertura dell’inchiesta. “Abbiamo chiesto una cosa semplice e sacrosanta“, si difende, chiedendo piena trasparenza su una “grande, gigantesca opera“. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana la ritiene “perfettamente inutile, un enorme spreco di risorse pubbliche“, ma, ribadisce, “pretendiamo che chi la vuole fare garantisca la piena trasparenza delle procedure“.

Ponte Stretto, governo avanti su fondi da Sicilia-Calabria. Schifani: Si rischia conflitto

Il governo non cambia idea sulla compartecipazione di Sicilia e Calabria alle spese di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. “E’ un piccolo contributo, mi sembra banale: che ci mettano una piccola fiche è normale”, conferma infatti il vicepremier, Matteo Salvini.

Ma, allo stesso modo, non si placa il dibattito che si è scatenato dopo la presentazione dell’emendamento alla legge di Bilancio che cambia destinazione a una parte dei fondi Fsc per le due regioni.

Anche i sindacati entrano in partita: “Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano che senza l’utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto”, accusano il segretario confederale della Cgil nazionale, Pino Gesmundo, e i segretari generali di Calabria e Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino. Rincarando la dose: “Proprio come nel gioco delle tre carte, Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse”.

La Cisl, pur ritenendo “importante realizzare questa infrastruttura, considerandola un forte volano per la crescita economica, lo sviluppo e l’occupazione del Mezzogiorno”, considera “altrettanto importante che la dotazione dell’Fsc non venga decurtata nel suo ammontare”, essendo “uno degli strumenti principali per attuare la politica di coesione nel nostro Paese e per risollevare concretamente il Sud”. Dunque, “eventuali decurtazioni dovranno essere prontamente reintegrate”.

Sull’argomento torna anche il presidente della Siciliana, Renato Schifani. Già a caldo la Regione si era espressa negativamente sulla scelta dell’esecutivo, ora il governatore ribadisce che “il tema è delicato perché costituisce un precedente”. I fondi Fsc “prelevati d’autorità dal governo nazionale” sono 300 milioni, ma – lamenta l’ex presidente del Senato – “occorre sempre una concertazione tra i vari livelli dello Stato, lo prevede l’articolo 120 della Costituzione. Quindi mi auguro che questo fatto non abbia ulteriori ripetizioni, perché si aprirebbe un conflitto che nessuno vuole”.

A stemperare i toni ci prova il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Ai microfoni di Sky Tg24 dice di confidare che “parlandosi, Schifani, Fitto, che di fatto è il delegato per il Fondi di sviluppo e coesione, e il ministro Salvini che è responsabile del progetto, troveranno un accordo. Sono sempre stato per le mediazioni”.

L’opposizione, intanto, continua ad attaccare. “Salvini dà i numeri e sembra Totó, solo che De Curtis era un attore e faceva ridere, lui fa piangere”, punge Angelo Bonelli (Europa Verde). Che rincara la dose: “Le dichiarazioni sul costo del Ponte sullo Stretto di Messina sembrano cambiare come il vento: un gioco di cifre e affermazioni incostanti. Mai visto un ministro inattendibile come lui”. Il deputato di Avs non è solo nella partita contro l’infrastruttura che dovrebbe vedere il via ai lavori dall’estate 2024: “Il grande bluff del Ponte sullo Stretto di Messina si sta rivelando in tutta la sua evidenza”, colpisce duro Legambiente. Che insiste: “L’insostenibile opera continua a sottrarre le risorse destinate alle vere priorità del Sud Italia e dell’intero Paese“.