Ponte Stretto, ok commissione Via-Vas. Emendamento Lega: 1,2 miliardi in più al progetto

Una buona notizia già acquisita per chi vuole il Ponte sullo Stretto di Messina e un’altra che potrebbe arrivare dalla Manovra. Mercoledì sera, infatti, è arrivato il via libera della commissione Via-Vas al progetto, mentre tra gli emendamenti alla legge di Bilancio 2025 ce n’è uno, della Lega, che aumenta i fondi di quasi 1,2 miliardi. Ma è meglio procedere con ordine.

Il sì della Commissione tecnica di valutazione sulla compatibilità ambientale del progetto arriva in virtù delle condizioni ambientali prescritte “che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo” e riguardano “non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino ed agricolo, ma anche aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra, relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni”, fa sapere il Mase. La decisione, ovviamente, fa esultare Matteo Salvini: “L’Italia può guardare al futuro”, dice il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Che ritiene “infondato” anche l’allarme sismico: “Qualora si ripetesse a Messina un terremoto disastroso, i tecnici spiegano che l’unica cosa che rimane in piedi è il Ponte”.

Il disco verde della commissione attiva anche il Cipess: “Stiamo già lavorando sul dossier per rispettare i tempi del cronoprogramma e dare al Paese l’opera più straordinaria del secolo”, fa sapere infatti il sottosegretario, Alessandro Morelli, ricordando che “si stanno già fissando i primi incontri tra il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica e i tecnici della Società Stretto di Messina per accelerare i tempi e contestualmente avviare una approfondita valutazione delle proposte progettuali e finanziarie”. Perché “l’obiettivo – sottolinea sempre Morelli – è approvare il progetto definitivo prima possibile, permettendo così l’avvio dei lavori nel 2025”.

Per il viceministro al Mit, Edoardo Rixi, l’opera è “fondamentale per riprendere credibilità a livello internazionale”. Mentre il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture, Tullio Ferrante, la definisce “un’infrastruttura prioritaria per lo sviluppo economico e sociale” oltre che “simbolo di una nuova fase per il Sud e per tutto il Paese”. Opinioni diametralmente opposte a quelle di Verdi e Cinquestelle: “Il parere espresso dalla Commissione Via, che è stata modificata pochi giorni prima dell’emanazione del parere con la nomina di esponenti muniti di tessere di partito, alcuni dei quali esperti in installazione di ascensori e ristrutturazioni di appartamenti, avrebbe previsto 60 nuove prescrizioni che modificano sostanzialmente il progetto presentato. Un parere favorevole che sembrerebbe una bocciatura”, interviene Angelo Bonelli (Avs). Sulla stessa linea il M5S: “Un via libera della commissione Via-Vas scontato ma che odora di buffonata, visto che la commissione stessa è stata ridotta a caminetto per consiglieri comunali vecchi e nuovi di area centrodestra”.

Attacchi che non scalfiscono la Lega. “Il progetto del Ponte va avanti e, smontando man mano tutte le fake news di certa sinistra, compie passi fondamentali”, commenta il senatore siciliano e commissario regionale del Carroccio, Nino Germanà. Dal suo partito Salvini riceve anche altro supporto, visto che il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, verga un emendamento alla legge di Bilancio che, di fatto, ridurrebbe il contributo delle casse dello Stato (dai 9,3 miliardi del 2023 a 6,9), aumentando quello dei fondi europei di Coesione del programma 2021-2027 (che leviterebbero da 718 milioni a 6,1 miliardi), ai quali vanno aggiunti altri 1,6 miliardi (cifra invariata). Il totale, però, arriva a quasi 14,7 miliardi di euro, dunque circa 1,2 in più rispetto a quelli stanziati al momento della riattivazione del progetto. Una decisa ‘boccata d’ossigeno‘ per il Ponte, sempreché la proposta passi il vaglio del Parlamento.

Tridico: “In Europa serve politica industriale, tassa unica e reddito di cittadinanza”

Dice Pasquale Tridico, capolista per il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee nella circoscrizione Sud, ex presidente dell’Inps ed economista, che qualora dovesse venire eletto al Parlamento si “trasferirà a Bruxelles”. E, aggiunge, “la famiglia sarà con me. L’impegno deve essere nelle istituzioni europee, come fanno altri parlamentari francesi o tedeschi. Invece, molti nostri parlamentari considerano il Parlamento europeo un taxi con cui tornare più forti, per creare un partito o per affari che poco c’entrano con la posizione con cui si è eletti. Questo ha allontano i cittadini italiani dal voto europeo”.

Nel pieno della campagna elettorale, Tridico espone durante un #GeaTalk quali sono gli obiettivi che si dà come uomo di punta del Movimento nella corsa al seggio europeo. Racconta, ad esempio, che “dovremmo migliorare il mercato unico europeo, perché non si regge con questo dumping. Per cui l’Unione dovrebbe iniziare a pensare a una tassa unica sul capitale”. Ma non basta: “Poi iniziamo a fare un welfare dell’Unione europea”, spiega. E, tra le altre cose, cita un reddito di cittadinanza europeo che farà drizzare le antenne all’attuale esecutivo che quello italiano, di reddito di cittadinanza, lo ha appena cancellato: “E’ quello che vogliamo portare in Europa, un reddito minimo universale che sia un dividendo sociale per tutti i cittadini europei che stanno al di sotto della soglia di povertà relativa in tutti i Paesi membri. E questo verrebbe finanziato con una nuova fiscalità, che non è nuova, ma avremmo un bilancio comune più vicino al 5 per cento in modo che gli shock dei Paesi possano essere gestiti in modo comune. Quello che manca è la gestione comune della crisi, che abbiamo visto col Covid e non con le crisi finanziarie”.

Ad ascoltare ancora Tridico, “negli ultimi decenni nel nostro Paese vedo una follia, una tendenza a fare investimenti a scarso contenuto tecnologico. Si aprono bar e ristoranti a ogni angolo di città, che non portano produttività ma sfruttano il lavoro. Potrei fare esempi di altri tipi di investimento che non hanno una responsabilità sociale, ma che al contrario sfruttano il costo del lavoro e la flessibilità per galleggiare, per fare competizione”. Non basta, l’ex presidente dell’Inps va oltre: “Noi abbiamo bisogno di investire in automotive, nella frontiera delle tecnologie, per quello c’è l’esigenza di un grande piano industriale. Stiamo facendo morire le industrie, Melfi chiude, Mirafiori chiude, Stellantis delocalizza. Negli anni ’90 producevamo 1,8 milioni di veicoli all’anno, oggi ne produciamo 900mila, e questo rappresenta il declino industriale del Paese. Se questo è sostituito da bar e ristoranti non cresceremo mai”.

Garbato ma severo, Tridico. Sul Superbonus ‘sgrida’ il ministro Giorgetti: “Il Superbonus nasce nel luglio del 2020, nel febbraio 2021 il governo Conte cade, arriva il governo Draghi col ministro Giorgetti che fa i decreti attuativi al ministero dello Sviluppo economico. Abbiamo il governo Draghi dunque e dopo il governo Meloni, con ancora il ministro Giorgetti. Cioè, il Superbonus è gestito da tre anni e mezzo dai governi Draghi e Meloni con Giorgetti ministro. Possiamo dirne bene o male, ma con certezza possiamo dire che è stato gestito da Giorgetti, che si lamenta senza mai modificarlo”. Meno garbato, ma ugualmente severo in merito al Ponte sullo Stretto considerato “non sostenibile, non economicamente efficiente , non prioritario, inutile”. Perché spiega “dal Nord della Calabria al Sud della Calabria ci vogliono cinque ore e mezzo. Non c’è Alta Velocità, non ci sono strade adeguate. Se arrivo e passo il ponte in venti minuti, cinque minuti, un minuto, cosa me ne faccio? Qual è la priorità per noi calabresi? Passare il ponte in un minuto o avere strade che ad esempio collegano Reggio Calabria con Bari?”.

Rimandata Ursula von der Leyen (“Sulla pandemia ha fatto bene, dopo mi ha deluso”), non promosso Mario Draghi (“Ha contribuito a quella governance del passato, dalla Bce e poi da premier. Sono certo che alcune cose che ha scritto si possano e si debbano fare ma non si possono fare con le stesse persone che hanno contribuito a creare quella governance”), l’euro-ricetta sta nel libro che Tridico ha scritto con un titolo emblematico ‘Governare l’economia per non essere governati dai mercati’. Sostiene l’ex numero uno dell’Inps: “Noi non siamo un Paese in via di sviluppo, non possiamo fare competizione sul lavoro, ma sull’innovazione e la tecnologia. Il lavoro deve essere ben retribuito, ben qualificato, dignitoso. Questo vuol dire governare i mercati”. Il lavoro, sottolinea, “non va considerato un mercato come il carciofo, come il pesce, ma governare i mercati vuol dire governare l’economia, attraverso regole che partono dal mercato del lavoro: il salario minimo, il reddito minimo, i tempi di lavoro, la tecnologia, lo smart working e la produttività che deriva anche dalle competenze acquisite”.

L’ultimo passaggio è sul Green Deal. Che non ha funzionato, perché “ha bisogno di essere sostenuto dagli Stati. Se pensiamo che il costo debba essere supportato da agricoltori, cittadini e aziende, vuol dire che questa transizione non solo non avverrà mai, ma creerà dei ‘perdenti’. Fondi pubblici, perché siamo a un bivio”. In fondo, il ragionamento finisce sempre lì: “In Europa abbiamo avuto una legislazione che ha vincolato, con il divieto agli aiuti di stato le politiche pubbliche. Per questo abbiamo accumulato ritardi nella transizione. Dobbiamo capire che questa transizione deve essere guidata da grandi investimenti pubblici”.

Ponte Stretto, l’obiettivo resta il via ai cantieri in estate. Salvini: “Risposte entro 30 giorni”

Il programma non cambia per il Ponte sullo Stretto di Messina. Nonostante le 239 richieste di integrazione documentale dalla Commissione Via-Vas del Mase e gli approfondimenti voluti dal ministero della Cultura, la rotta è tracciata. “Non c’è nessuna pietra tombale, nessuno stop”, dice l’amministratore delegato della società Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci, ai microfoni di Radio24. “Anzi – replica –, abbiamo fatto due passi in avanti, perché attualmente stiamo percorrendo due procedure parallele: la Valutazione di impatto ambientale e la Conferenza dei servizi”. Il manager fa la proporzione con i numeri del progetto: “Vale 13,5 miliardi, è il ponte sospeso più lungo al mondo, con 40 chilometri di strade e collegamenti ferroviari, che opera su 13 siti ambientali protetti”, dunque a fronte di tutto questo e del fatto che “abbiamo presentato oltre 10mila elaborati, mi permetto di dire che 200 osservazioni e chiarimenti sono un numero congruo”.

Ciucci è sereno: “Siamo sul pezzo, conosciamo bene quello che dobbiamo fare e lo stiamo facendo al meglio possibile. Tutte le critiche costruttive e le richieste di chiarimento sono ben accette”. Ergo, “sulla base dell’attuale calendario, prevediamo entro la fine dell’estate di avere l’approvazione del Cipess, poi ci sono una serie di attività, perché un cantiere del genere non parte con le escavatrici, per le quali l’avvio è entro il 2024”, mentre il vero e proprio via ai lavori sarà entro il 2025 “sostanzialmente, se per cantiere intendiamo le escavatrici”.

Date che coincidono con quelle che ripete il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini: “Conto che entro 30 giorni Stretto di Messina Spa mandi le risposte alle osservazioni degli altri ministeri, perché l’obiettivo è arrivare all’avvio dei lavori dall’estate 2024″. Il vicepremier ha puntato molte delle sue fiches politiche sull’opera che “coinvolgerà circa 120mila lavoratori e alcune migliaia di aziende”. Salvini, infatti, spiega: “Sto parlando con l’amministratore delegato della società e con Webuild, la capofila di una cordata che coinvolge anche professionalità giapponesi, danesi, spagnole e americane: le migliori ingegnerie mondiali che da anni lavorano al ponte più studiato, più indagato, ma ancora non realizzato”.

La convinzione del leader della Lega si scontra con la contrarietà delle opposizioni. Angelo Bonelli addirittura lo sfida pubblicamente: “Facciamo un referendum sul Ponte, raccogliamo insieme le firme e andiamo a votare, io per il no e lui per il sì e vediamo se gli italiani vogliono questa opera”, dice a ‘today.it’. Il Pd, invece, presenta un documento, consegnato al Mase, frutto di un lavoro congiunto a livello nazionale e regionale che parte da un presupposto: il decreto legge 35 del 2023 che autorizza la costruzione non è conforme alle normative europee su Vas, Via e Valutazione di incidenza ambientale. Perciò di progetto “sbagliato e pericoloso” parla la capogruppo alla Camera, Chiara Braga, mentre la responsabile Conversione ecologica, Clima, Green economy e Agenda 2030 della segreteria dem, Annalisa Corrado, lo definisce un “ecomostro”. Affondando ancora il colpo: “Il Ponte sullo Stretto è un enorme giocattolone per la propaganda di un politico che non considera l’immane emorragia di fondi pubblici che questo progetto comporterebbe”.

Non ci va leggero nemmeno l’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. “Le 239 richieste di integrazione al progetto del Ponte sono ben più di un’opposizione ideologica, come Salvini ha sempre sostenuto. Sono la consapevolezza tecnica, scientifica e ambientale che quel progetto è da rivedere completamente” oltre che “vecchio”, dichiara l’attuale deputato M5S e vicepresidente della Camera. Anche Iv, che pure non è contraria all’opera, attacca: “L’incredibile approssimazione dimostrata da Salvini fa quasi sorgere il dubbio che il ministro in realtà non voglia realizzare l’opera”, accusa la senatrice e coordinatrice nazionale, Raffaella Paita. La macchina organizzativa dell’opera, però, è in moto: entro un mese si conosceranno le risposte ai rilievi o se arriverà una richiesta di extra-time per produrle.

Ponte Stretto, Via-Vas chiede 239 integrazioni al progetto. Pichetto: “Procedura avviata”

Serve un surplus documentale per completare la valutazione totale del progetto che dovrebbe portare alla costruzione del Ponte sullo Stretto. La richiesta arriva dalla Commissione Via-Vas del Mase, che vuole dalla Stretto di Messina Spa l’integrazione di 239 documenti tecnici rispetto all’istanza presentata il 26 febbraio scorso, che vanno da 155 punti della Procedura di Via alle 66 Valutazioni di Incidenza (12 sugli Aspetti metodologici e di carattere generale, 8 Vegetazione e flora, 17 l’Ambiente marino, 19 Biodiversità e 10 riguardanti la Fauna), ai 16 legati al Piano di Utilizzo delle Terre e 2 alle Verifiche di ottemperanza.

Per la Via le richieste di integrazioni riguardano diversi ambiti. In primis sul quadro programmatico, “alla luce degli aggiornamenti degli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica e delle integrazioni al progetto in termini di opere di mitigazione e compensazione“, si legge nel documento inviato dal Mase. Ma servono approfondimenti anche sull’Analisi costi-benefici: “Le linee operative europee indicano che il primo passo deve contenere una descrizione del contesto sociale, economico, politico e istituzionale in cui si cala il progetto“. Dunque, la società viene invitata a chiarire “questi aspetti per analizzare la sostenibilità dell’opera in considerazione del fatto che le previsioni e le ipotesi avanzate nel rapporto dipendono strettamente dal relativo contesto economico, sociale e istituzionale“. Non solo, perché a completare lo scenario la commissione vuole capire se il rapporto conclusivo ha tenuto conto dell’aggiornamento degli studi sui flussi di traffico previsti in relazione alla messa in esercizio del ponte, nella stima del traffico passeggeri e merci, poi di “specificare meglio la tipologia e varietà di costi di investimento, manutenzione e gestione dell’opera” e sulla valutazione delle esternalità negative causate dalla Co2. Sempre nel quadro programmatico, Stretto di Messina Spa dovrà rispondere a punti che riguardano gli aspetti generali e quelli progettuali, la cantierizzazione, la gestione delle materie e la vulnerabilità del progetto a rischio di gravi incidenti o calamità.

Nel quadro ambientale della Via, le richieste vanno dal capitolo ‘Atmosfera, aria e clima’ all’Ambiente marino e quello idrico (le acque superficiali e sotterranee), suolo e sottosuolo, territorio e rumore che sarà prodotto, in superficie e sul livello subacqueo, oltre alle vibrazioni e i campi elettromagnetici. Servono approfondimenti anche sull’impatto che avrà sulla biodiversità, sulla vegetazione e flora, sulla fauna, il paesaggio e la salute pubblica. Ovviamente, questi punti devono essere suddivisi per il fronte calabrese e quello siciliano.

Le sessantasei Valutazioni di Incidenza, invece, sono suddivise negli Aspetti metodologici e di carattere generale (12 punti), Vegetazione e flora (8), Ambiente marino (17), Biodiversità (19) e Fauna (10). Ancora, tra le 16 rilevazioni sul Piano di utilizzo delle terre (Put) viene chiesto, tra l’altro, di “fornire chiarimenti in ordine alla sussistenza dei requisiti di qualità ambientale per l’attestazione della natura di sottoprodotto del materiale“. Infine, per la Verifica di ottemperanza viene chiesto di “produrre la planimetria di confronto della cantierizzazione” e “aggiornare la Relazione di Ottemperanza alla luce dei chiarimenti e delle integrazioni richieste” che non sono rinviabili alla fase di progetto esecutivo. In base alla normativa prevista dall’articolo 24, comma 4 del decreto legislativo 152 del 2006, Stretto di Messina Spa ha venti giorni per inviare le integrazioni. O, in alternativa, nello stesso lasso di tempo, può chiedere una sospensione dei termini che può arrivare fino a 120 giorni, trascorsi i quali, però, il progetto viene obbligatoriamente archiviato in caso di mancata ottemperanza. Dalla società, però, fanno sapere che saranno rispettati i tempi e le richieste del Mase.

Con questa istanza si è dato avvio, ai fini del relativo aggiornamento e completamento, alla procedura di valutazione di impatto ambientale relativa all’opera“, commenta il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Spiegando che “il procedimento avviato con l’istanza del 26 febbraio scorso si connette, per un verso, a quello iniziato nel 2011 e per altro verso alla nota che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso alla Commissione Ue in data 8 novembre 2023, con alcuni chiarimenti riguardo alla Via e alla VinCa“. Dunque, conclude il ministro, “nella definizione del testo della richiesta di integrazione – che è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di valutazione di impatto ambientale – si è tenuto conto, come di consueto, anche di elementi tratti dai contributi di Ispra e di soggetti non pubblici aventi diritto, per legge, ad esprimersi”.

Ponte Stretto, aperta inchiesta. Salvini: Giudici e sinistra non mi fermeranno

Dopo un esposto presentato da Angelo Bonelli, Elly Schlein e Nicola Fratoianni lo scorso 1 febbraio, la procura di Roma apre un fascicolo sul Ponte sullo Stretto di Messina. I parlamentari chiedono di indagare sull’iter che ha portato a rimettere in piedi la società Stretto di Messina e a far rivivere i contratti della vecchia gara fatta nel 2008 dal governo Berlusconi e vinta dal gruppo Eurolink.

Nell’esposto, si parla di incontri precedenti al decreto Ponte approvato in Consiglio dei ministri: tra Salvini, Lunardi (autore della gara vinta da Eurolink) e Pietro Salini (a capo della cordata), per discutere il decreto; tra Lunardi e Prestininzi (responsabile del comitato scientifico del Ponte sullo Stretto).

Finché mi fate fare il ministro vado in ufficio per fare le opere pubbliche che servono al Paese. Non saranno la sinistra, qualche giudice o qualche giornalista di sinistra a fermarmi o mettermi paura“, tuona il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, dalla chiusura della campagna elettorale in Sardegna. Il Ponte sullo Stretto, insiste poi in tv, “è un diritto di milioni di italiani a viaggiare più velocemente e inquinare di meno“. E, secondo le stime della società, scandisce, “creerà 120mila posti di lavoro in tutta Italia, compreso l’indotto”.
“Il Pd e la sinistra sono contro le opere pubbliche, il lavoro e lo sviluppo del Paese“, gli fanno eco fonti della Lega. “Si dimostrano nemici dell’Italia“, chiosano e promettono che non si faranno “fermare” dalle “loro minacce“: “Continuiamo a lavorare per sbloccare e completare tutte le opere ferme da troppo tempo“.

Il Ponte non è un diritto, ma solo una “esigenza politica” del vicepremier, per Bonelli. L’esponente di Alleanza Verdi Sinistra è convinto che l’opera sottragga agli italiani 12 miliardi di euro, che potrebbero servire, sottolinea, “per finanziare le vere infrastrutture socialmente utili“, per di più riattivando una gara, ricorda, “vecchia di 12 anni con un progetto che non aveva il via libera per la valutazione di impatto ambientale, cosa che non sarebbe stata consentita a nessun imprenditore italiano“.

I documenti per verificare e analizzare la relazione sul progetto Ponte e l’atto negoziale tra società Stretto di Messina e consorzio Eurolink sono stati negati ai parlamentari che ne hanno fatto richiesta: “Come può un ministro essere credibile quando dichiara che il Ponte creerà 140 mila posti di lavoro, per cambiare poi i numeri settimane dopo e sostenere che saranno 40 mila, mentre la società Stretto di Messina parla di soli 4.300 posti?“, chiede l’ambientalista.

Fratoianni registra “troppo nervosismo” nella reazione di Salvini all’apertura dell’inchiesta. “Abbiamo chiesto una cosa semplice e sacrosanta“, si difende, chiedendo piena trasparenza su una “grande, gigantesca opera“. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana la ritiene “perfettamente inutile, un enorme spreco di risorse pubbliche“, ma, ribadisce, “pretendiamo che chi la vuole fare garantisca la piena trasparenza delle procedure“.

Ponte Stretto, governo avanti su fondi da Sicilia-Calabria. Schifani: Si rischia conflitto

Il governo non cambia idea sulla compartecipazione di Sicilia e Calabria alle spese di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. “E’ un piccolo contributo, mi sembra banale: che ci mettano una piccola fiche è normale”, conferma infatti il vicepremier, Matteo Salvini.

Ma, allo stesso modo, non si placa il dibattito che si è scatenato dopo la presentazione dell’emendamento alla legge di Bilancio che cambia destinazione a una parte dei fondi Fsc per le due regioni.

Anche i sindacati entrano in partita: “Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano che senza l’utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto”, accusano il segretario confederale della Cgil nazionale, Pino Gesmundo, e i segretari generali di Calabria e Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino. Rincarando la dose: “Proprio come nel gioco delle tre carte, Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse”.

La Cisl, pur ritenendo “importante realizzare questa infrastruttura, considerandola un forte volano per la crescita economica, lo sviluppo e l’occupazione del Mezzogiorno”, considera “altrettanto importante che la dotazione dell’Fsc non venga decurtata nel suo ammontare”, essendo “uno degli strumenti principali per attuare la politica di coesione nel nostro Paese e per risollevare concretamente il Sud”. Dunque, “eventuali decurtazioni dovranno essere prontamente reintegrate”.

Sull’argomento torna anche il presidente della Siciliana, Renato Schifani. Già a caldo la Regione si era espressa negativamente sulla scelta dell’esecutivo, ora il governatore ribadisce che “il tema è delicato perché costituisce un precedente”. I fondi Fsc “prelevati d’autorità dal governo nazionale” sono 300 milioni, ma – lamenta l’ex presidente del Senato – “occorre sempre una concertazione tra i vari livelli dello Stato, lo prevede l’articolo 120 della Costituzione. Quindi mi auguro che questo fatto non abbia ulteriori ripetizioni, perché si aprirebbe un conflitto che nessuno vuole”.

A stemperare i toni ci prova il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Ai microfoni di Sky Tg24 dice di confidare che “parlandosi, Schifani, Fitto, che di fatto è il delegato per il Fondi di sviluppo e coesione, e il ministro Salvini che è responsabile del progetto, troveranno un accordo. Sono sempre stato per le mediazioni”.

L’opposizione, intanto, continua ad attaccare. “Salvini dà i numeri e sembra Totó, solo che De Curtis era un attore e faceva ridere, lui fa piangere”, punge Angelo Bonelli (Europa Verde). Che rincara la dose: “Le dichiarazioni sul costo del Ponte sullo Stretto di Messina sembrano cambiare come il vento: un gioco di cifre e affermazioni incostanti. Mai visto un ministro inattendibile come lui”. Il deputato di Avs non è solo nella partita contro l’infrastruttura che dovrebbe vedere il via ai lavori dall’estate 2024: “Il grande bluff del Ponte sullo Stretto di Messina si sta rivelando in tutta la sua evidenza”, colpisce duro Legambiente. Che insiste: “L’insostenibile opera continua a sottrarre le risorse destinate alle vere priorità del Sud Italia e dell’intero Paese“.

Ambiente, Ciafani: Sì a cantieri della transizione, no a Ponte sullo Stretto

“Abbiamo deciso di dedicare il nostro congresso all’Italia in cantiere. Abbiamo voluto esorcizzare questa parola, che a volte spaventa gli ambientalisti, perché per fare tutte le opere, gli impianti e le infrastrutture della transizione ecologica bisogna aprire tanti cantieri, bisogna farli realizzare e chiudere in tempi brevi”. Lo dice, intervistato da GEA, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, in occasione dell’apertura del congresso Cigno verde, a Roma. “Bisogna evitare cantieri che vanno in direzione opposta – precisa -, penso alle fossili, o al Ponte sullo stretto di Messina, perché l’Italia deve andare velocemente nella direzione della decarbonizzazione. Ce lo chiede il Pianeta, ce lo chiedono le famiglie e le imprese che pagano bollette sempre più pesanti e credo sia la risposta migliore rispetto agli eventi estremi che continuano a flagellare il nostro Paese con frequenze sempre più importanti e potenza sempre più distruttiva”.

Camera dà fiducia sul Dl Ponte. Salvini: “50 anni di chiacchiere, si passa ai fatti”

L’aula della Camera concede il disco verde sul voto finale sul decreto Ponte sullo Stretto di Messina, con 182 sì, 93 no e 1 astenuto. Dopo il via libera alla questione di fiducia avvenuta in mattina, nel pomeriggio i gruppi hanno trovato l’accordo per anticipare anche lo scrutinio sul testo, che ora passa al vaglio del Senato.

Dopo cinquant’anni di chiacchiere, si passa finalmente ai fatti per unire e modernizzare il Paese“, festeggia sui social il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. “E’ un’opera che rappresenta un tassello prioritario e non più procrastinabile nella più complessiva strategia di ammodernamento della rete ferroviaria e stradale del Meridione d’Italia”, rivendica in Aula Aldo Mattia, deputato e membro della commissione Ambiente in quota Fratelli d’Italia. Per il partito della premier e per l’intera maggioranza, spiega, “è anche un’opera che potrà rappresentare un vanto per la Nazione, al quale guardare con ammirazione e stupore, una grande opera dell’ingegneria e della tecnologia italiana”. Per il sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, che rappresentava l’esecutivo a Montecitorio, quella di oggi è “una giornata storica“. Perché “il governo, di cui Forza Italia è parte leale ed essenziale, sta portando a compimento una obiettivo strategico e storico del presidente Silvio Berlusconi e di FI“, scrive in una nota. “Siamo convinti da sempre che questa opera farà onore all’Italia e rilancerà l’economia delle regioni meridionali“, rivendica il collega di partito, Giovanni Arruzzolo, intervenendo nell’emiciclo della Camera in fase di dichiarazione di voto. “Lo facciamo – spiega – anche per dare un segnale, ovvero, superare il pregiudizio ideologico e le logiche anti-sviluppo e pseudoambientaliste che hanno già prodotto danni enormi al Paese e al Sud”.

Per il Pd, l’unica motivazione di questo decreto, che “resuscita di fatto solo la vecchia Società costituita dall’ultimo governo Berlusconi per realizzare il Ponte, sono i possibili contenziosi che rischiano di arrivare ad un miliardo di euro”, sostiene Marco Simiani, capogruppo dem in commissione Ambiente. Dell’opera, ricorda, “non c è traccia: il governo ha già infatti ammesso che non c’è un progetto, non è stata quantificata la spesa e soprattutto non ci sono i finanziamenti. Quando la destra abbandonerà gli spot elettorali per affrontare con serietà il problema del gap infrastrutturale del Sud del paese saremo pronti a confrontarci”. Alza gli scudi anche il Movimento 5 Stelle: “Questo decreto verrà ricordato come il decreto degli sperperi, ma voi state superando il limite del buongusto“, tuona il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, in Aula. “Destinate 7 milioni per organizzare delle passeggiate ai cantieri. Ma vi rendete conto di quanto sia offensivo spendere 7 milioni in questo modo quando con 22 si potrebbe completare la strada Sila-Mare in cui proprio la settimana scorsa è crollato un Ponte? State dicendo ai cittadini: la nostra pubblicità e la nostra propaganda, la pagate voi“, lamenta l’esponente pentastellato, secondo cui “questo governo applica logiche di austerity quando si tratta di aiutare il ceto medio e le persone in difficoltà e logiche di sperpero quando si tratta di favorire I processi speculativi”.

Ponte sullo Stretto senza coperture. Fonti Mit: “Risorse in manovra”

Il Ponte sullo Stretto di Messina, resuscitato dal governo, rischia di non avere le coperture adeguate per essere realizzato. Arriva infatti dall’Allegato infrastrutture al Def, appena varato dall’esecutivo, un primo punto fermo sui costi dell’opera. Il Ponte in sé costerà almeno 13,5 miliardi, mentre per realizzare le opere complementari al collegamento ferroviario “lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi” serviranno almeno altri 1,1 miliardi. Ancora da stimare, invece, il costo delle opere “di ottimizzazione e complementari alle connessioni stradali”, che considerate “di minor impatto economico, verranno meglio definite e dettagliate nell’ambito dei prossimi contratti di programma con Anas”. In tutto si arriva ad almeno 14,6 miliardi mentre, nelle ultime settimane, con il progetto risvegliato dal decreto legge approvato a fine marzo, si erano ipotizzati costi intorno ai dieci miliardi. Per questo, si legge nell’allegato, “ad oggi non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente”, fermo restando l’urgenza di realizzare un’opera “non più rinviabile e considerata di assoluta strategicità da questo governo per l’Italia e per l’Europa nel suo complesso,  in coerenza con il disegno dei Corridoi delle reti transeuropee di trasporto Ten-T”. Immediata la risposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: è ovvio che manchi la copertura per il Ponte sullo Stretto perché “sarà reperita con la legge di bilancio, come sempre avviene per tutte le grandi opere inserite nella programmazione infrastrutturale del Def”, fanno sapere fonti Mit, spiegando che il Def è un documento di programmazione, non di stanziamento di risorse e facendo anche presente che non c’è ancora nemmeno la società ad hoc. Inoltre,  al finanziamento dell’opera, puntualizza l’allegato, oltre con la manovra 2024, si intende provvedere mediante le risorse “messe a disposizione dalle Regioni a valere, in particolare, sui Fondi per lo Sviluppo e la Coesione; i finanziamenti contratti sul mercato nazionale e internazionale. A tal fine saranno quindi considerate prioritarie le interlocuzioni con finanziatori istituzionali quali la Banca europea degli investimenti e Cassa depositi e prestiti, oltre all’accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility – Cef (partecipazione al bando entro settembre 2023″).

Ma intanto le opposizioni insorgono: Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra parla di “vera e propria truffa politica e mediatica di chi parla – al solo scopo di fare propaganda – di realizzare un ponte senza avere i soldi per finanziarlo” e chiede al governo di ritirare il decreto destinando le risorse alle infrastrutture del Sud. Dal fronte Cinque Stelle  i deputati nelle commissioni Trasporti e Infrastrutture precisano che il “Dl che è mera aria fritta, fatta eccezione per il ritorno in vita della derelitta società Stretto di Messina Spa, carrozzone destinato a moltiplicare le poltrone e a divorare soldi dei contribuenti”. “Salvini e la Lega stanno facendo uno sgradevole gioco delle tre carte, ovviamente a danno dei cittadini italiani”, commentano.

E pensare che la realizzazione dell’opera aveva ricevuto oggi il bene placito delle associazioni di categoria, ascoltate nelle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera. “Il Ponte- ha spiegato Paolo Uggè, consigliere Confcommercio delegato ai Trasporti, e presidente Fai-Conftrasporto,consentirà a un popolo di oltre cinque milioni di persone di avere finalmente un vero collegamento con il Continente. Per l’Europa, sarà una preziosa opera di connessione nord-sud, realizzando un’offerta logistica in grado di migliorare la competitività del sistema europeo attraverso una piattaforma proiettata nel mare Mediterraneo“. Dello stesso parere Vittorio Messina, presidente del Caf Confesercenti secondo cui l’opera “rappresenterebbe un vero e proprio rilancio dell’Italia dal punto di vista di ingegneria per un’opera mai realizzata finora. Oltre che sarebbe un segnale di fiducia e speranza”, per la Sicilia. Per Confartigianato e Cna invece il progetto deve essere inquadrato in un ambito complessivo di interventi “in cui una grande opera può essere elemento che trascina tutto il contesto se accompagnata da altre opere”.

Bocciato invece il Ponte dalle associazioni ambientaliste. “Diciamo no a questo progetto che per noi rappresenta più un mito, visto che sono 60 anni di studi e progetti di fattibilità non andati a buon fine. I punti sono i più diversi: sicurezza sismica, anche rispetto al vento; fattibilità tecnica anche sulle strutture mai chiarita in maniera approfondita, le problematiche ambientali che non riguardano solo suolo e sottosuolo ma anche il rumore e i rischi connessi alla salute”, spiegano i rappresentanti del Coordinamento Salviamo il Paesaggio, mentre il Touring Club ritiene che altri siano gli interventi utili al Sud, soprattutto in Calabria e Sicilia, tipo “infrastrutture e logistica, soprattutto dal punto di vista ferroviario, autostradale, e dei collegamenti marittimi e trasporto merci, favorendo l’intermodalità fra vettori“. Un avvertimento arriva da Carlo Doglioni, presidente dell’INGV: l’area dello Stretto è attraversata da molte faglie, e quindi è sismicamente attiva per questo “dobbiamo immaginare di costruire un attraversamento stabile che sia in grado di resistere a un avvenimento di questo genere”.