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Piena sostenibilità ferma al 40% per le isole minori: bene Tremiti

In Italia le isole minori sono ancora molto lontane dalla piena sostenibilità: su 27 piccole isole marittime abitate prese in esame, l’indice di sostenibilità medio calcolato per la prima volta dall‘Osservatorio di Legambiente e Cnr-Iia (Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche) tenendo conto delle performance su consumo di suolo, rifiuti, acqua, energia, aree protette, mobilità e regolamenti edilizi, “è fermo al 40%“. E’ quanto emerge dal V rapporto ‘Isole Sostenibili – Le sfide della transizione ecologica nelle isole minori’ curato dall’Osservatorio presentato oggi. Tra le isole più virtuose nel percorso di sostenibilità le Tremiti (53%), le Egadi (Favignana, Marettimo, Levanzo), le Eolie (Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi e Alicudi), le isole Pelagie (Lampedusa e Linosa) che raggiungono il 49% e dall’isola di Capraia che si attesta al 47%. Secondo il rapporto, sono in ritardo, invece, La Maddalena, con un indice pari al 21%, l’Elba (26%) e Ischia (29%). Sette, secondo Legambiente e Cnr-Iia, gli obiettivi che le isole minori si devono prefiggere dal coordinamento con i ministeri a zero consumo di suolo e quattro le azioni pratiche da mettere in campo dall’istituzione di una cabina di regia presso il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica alla redazione di piani di sviluppo sostenibile, alla creazione di un coordinamento unico sulla gestione dei fondi del Pnrr.

Obiettivo del report, spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente , era “tentare di ‘quantificare’ gli sforzi fatti delle amministrazioni e lo stato attuale di sostenibilità di ogni isola. I valori non sono pienamente soddisfacenti, accanto ai punti di forza sono emersi tanti punti di debolezza”. Serve, quindi, un cambio di passo attraverso obiettivi ambiziosi e azioni efficaci. Anche perché, le isole sono dei paradisi di biodiversità, “ecosistemi unici ma allo stesso tempo fragili e stressati da flussi turistici condensati nei periodi estivi”. “Si presentano come laboratori ideali per lo sviluppo di idee innovative nella direzione della transizione ecologica e all’incremento della tutela dei propri territori”, commenta  Francesco Petracchini, Direttore del Cnr-IIA convinto che fondi del PNRR isole verdi rappresentino “un’opportunità unica da cogliere nei prossimi anni per mettere in cantiere progetti virtuosi nel percorso verso la sostenibilità”.
Rispetto alle singole tematiche che vanno a comporre l’indice di sostenibilità complessivo, come rifiuti, perdite di rete, consumo di suolo, emergono le diverse velocità delle isole. Da un lato si evidenziano le buone performance di raccolta differenziata delle isole di San Pietro e Sant’Antioco, in Sardegna, che hanno raggiunto rispettivamente l’84% e l’82%, seguite dalle isole Egadi (80%) e Pantelleria (78%). Indietro nella raccolta differenziata Ponza, Lampedusa e il Giglio, con rispettivamente 9%, 20% e 30%.

Sul fronte delle perdite di rete le isole Tremiti fanno registrare il tasso più basso (9%), seguite da Lampedusa (17%), isola del Giglio (25%), Ischia e Procida (rispettivamente 26% e 27%). La dispersione idrica più alta si registra a Ponza (68%), Maddalena (62%), Sant’Antioco e l’Elba (58% e 54%), e San Pietro (52%). Sul lato della mobilità, il più basso tasso di motorizzazione spetta a Capri (31 auto ogni 100 abitanti), seguita da Procida (46/100), Ponza e Ventotene (entrambe con 51 macchine ogni 100 abitanti). Il parco auto più nuovo spetta all’isola d’Elba e San Pietro con il 49% delle auto con classe emissiva pari o superiore all’Euro5. Le maggiori installazioni di fotovoltaico in termini assoluti si trovano ad Ischia, l’Elba, Sant’Antioco, San Pietro e alle Egadi che da sole rappresentano circa il 73% della potenza installata.
Per quanto riguarda il consumo di suolo, i dati Ispra evidenziano, ad esempio, un’accelerazione a una perdita di superficie agricola pari al 2,6%.  Per questo, secondo Cnr e  Legambiente, “è importante che si rivedano e si integrino i sistemi di pianificazione e controllo territoriale tesi alla lotta all’abusivismo e alla promozione di un uso efficiente del suolo, attraverso il recupero di aree già urbanizzate, la tutela e la valorizzazione delle zone agricole di pregio e la fondamentale tutela delle risorse naturali, passando per il necessario coinvolgimento delle comunità locali”.

Infine, secondo l’Osservatorio CittàClima di Legambiente dal 2010 al 22 maggio di quest’anno sulle isole minori si sono registrati ben 14 eventi climatici estremi di cui 5 allagamenti e alluvioni da piogge intense, 3 danni da mareggiate, 2 frane da piogge intense e un caso ciascuno per danni da trombe d’aria, danni alle infrastrutture, siccità prolungata e danni da grandinate violente. Da sottolineare anche il costo in termini di vite umane con 14 vittime, 12 legate alla tragedia di Casamicciola, a Ischia nel 2022, e 2 alla tromba d’aria di Pantelleria. Per questo “è fondamentale puntare su politiche di adattamento e azioni di mitigazione delle emissioni climalteranti”, spiegano da Legambiente e Cnr.

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Nel 2021 cresce la raccolta differenziata: è al 64%, ma il Sud è maglia nera

Ripresa del pendolarismo e ritorno del turismo in Italia, dopo la crisi pandemica, sono tra le principali cause dell’aumento della produzione di rifiuti urbani in Italia nel 2021, che si attestata a 29,6 milioni di tonnellate, facendo registrare un incremento del 2,3% rispetto al 2020, pari a 677 mila tonnellate. Un dato che aumenta soprattutto nei 16 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, dove l’incremento tra 2020 e 2021 è ancora più alto (+2,8%) della media nazionale. La crescita, tuttavia, appare inferiore a quella del PIL e dei consumi delle famiglie (rispettivamente 6,7% e 5,3%). Questa la fotografia scattata dall’Ispra-Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nel Rapporto rifiuti urbani, pubblicato oggi.

Al Nord, nel 2021 si sono prodotti 14.164.287 milioni di rifiuti, contro i 9.140.482 milioni del Sud e i 6.313.469 del Centro. La produzione pro-capite di rifiuti urbani per regione è stata di 516,8 chili al Nord, 537,7 al Centro e 460,9 al Sud. In media, ogni abitante ha prodotto 502,1 chili di rifiuti nel 2021: al primo posto l’Emilia Romagna con 640,7 chili, seguita dalla Valle d’Aosta con 601,9 chili; fanalino di coda il Molise, con 385,9 chili.

A fare da contraltare a questi dati, l’incremento della raccolta differenziata che cresce di un punto rispetto al 2020 e si attesta al 64%, passando da 18,2 milioni a quasi 19 milioni di tonnellate. Nel Nord, la raccolta complessiva si attesta a 10,1 milioni di tonnellate, nel Centro a circa 3,8 milioni di tonnellate e nel Sud a quasi 5,1 milioni di tonnellate. Tradotto in percentuali: 71% per le regioni settentrionali, 60,4% per quelle del Centro e 55,7% per le regioni del Mezzogiorno. La raccolta pro capite nazionale è di 321 chilogrammi per abitante per anno (aumentata di 13 kg per abitante rispetto al 2020), con valori di 367 chilogrammi per abitante nel Nord (+9 kg per abitante rispetto al 2020), 325 chilogrammi nel Centro (+15 kg) e 257 chilogrammi per abitante nel Sud (+20 kg).

A livello nazionale, la raccolta differenziata del vetro si attesta a quasi 2,3 milioni di tonnellate, in aumento rispetto al 2020 (+1,2%); la plastica continua a mostrare una crescita dei quantitativi raccolti, pari al 6,4%, per un totale di 1,7 milioni di tonnellate; il legno passa da 881 mila tonnellate a oltre 1 milione di tonnellate; il quantitativo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) raccolto in modo differenziato è pari a 290 mila tonnellate, facendo rilevare una crescita del 2,1% rispetto al 2020. Il raggruppamento cosiddetto 2 (elettrodomestici bianchi quali lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, forni elettrici) rappresenta il 26% dei RAEE complessivamente raccolti.

Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, a livello nazionale nel 2021 si registrano 126 discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi che hanno ricevuto rifiuti di origine urbana. Rispetto al 2020, il censimento ha evidenziato una situazione, nel complesso, stabile: 53 impianti nel Nord (contro i 54 del 2020), 28 nel Centro (due in più) e 45 al Sud (sei in meno rispetto all’anno precedente).
Nell’anno 2021, i quantitativi di rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica ammontano a 5,6 milioni di tonnellate, pari al 19% del quantitativo dei rifiuti urbani prodotti a livello nazionale (circa 29,6 milioni di tonnellate).Il 26,1% del totale smaltito (circa 1,5 milioni di tonnellate) viene gestito negli impianti situati nel nord del Paese, il 30,5% (1,7 milioni di tonnellate) viene avviato a smaltimento negli impianti del Centro, e al Sud, infine, viene smaltito il 43,4% (2,4 milioni di tonnellate) del totale nazionale. Da evidenziare il caso della Campania dove l’anno scorso, a causa della chiusura di due impianti, si è assistito a un incremento – da 50 mila tonnellate a 54 mila tonnellate – dei rifiuti destinati alle discariche fuori dal territorio regionale. Mediamente, il costo pro capite per la gestione dei rifiuti urbani e similari è di 194,47 euro per abitante.

Rispetto, infine, agli imballaggi secondari e terziari, al 31 dicembre 2021 risultano appartenere al sistema CONAI 579 piattaforme, di cui 299 al Nord, 103 al Centro e 177 al Sud. Complessivamente, 85 sono piattaforme monomateriale per la carta, 66 per la plastica, 343 per la frazione legnosa e 7 per l’acciaio. Tre piattaforme possono ricevere le frazioni carta-legno-plastica, le rimanenti 75 ricevono due tipologie di materiali (carta-legno, carta-plastica, legno-plastica, plastica-acciaio). Il 51,6% delle piattaforme è localizzato nel nord del Paese, seguito dal Sud con il 30,6% e dal Centro con il 17,8%. Il numero maggiore di piattaforme (97) si trova in Lombardia con il 32,4% delle piattaforme della macroarea geografica. Al Centro, il 46,6% delle piattaforme si trova nel Lazio (48), mentre al Sud, Sicilia e Campania hanno, rispettivamente, il 28,2% e 22,6% delle piattaforme della macroarea geografica.

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Cresce la raccolta differenziata in Italia, ora è al 63%. Ma pesano i costi elevati

Migliora la situazione rifiuti in Italia. Cresce la raccolta differenziata e aumenta l’energia prodotta dalla spazzatura. Restano, tuttavia, criticità, lamentate dalle famiglie sulle modalità della raccolta e sui costi. Questo, in sintesi, è quello che emerge dal rapporto Istat e da un’analisi di Utilitalia.

Nel 2020 diminuisce la produzione di rifiuti urbani rispetto al 2019 (-3,6% con 487 kg di rifiuti urbani prodotti per abitante), mentre raggiunge il 63% la quota di raccolta differenziata che nel 2019 era pari al 61,3%, fa sapere l’istituto di statistica. Sono più del 90% le famiglie che dichiarano di aver sempre effettuato la raccolta differenziata nel 2021 (91,8% per la carta, 90,8% per la plastica e 91,1% per il vetro). In crescita anche la differenziazione dell’umido/organico (86,7% dall’83,9% del 2018), quella dell’alluminio (81,3% dal 71,3%), la raccolta costante di farmaci (84,8% dal 48,2%) e di batterie (52,8% dal 45,6%).

A TRENTO RECORD RACCOLTA DIFFERENZIATA. La quota di raccolta differenziata dei rifiuti urbani aumenta in tutte le regioni, fatta eccezione per la provincia autonoma di Trento (-0,9 punti percentuali rispetto al 2019) e la Val D’Aosta (-0,6 punti percentuali). Nonostante il lieve calo, qui si ha la quota più alta di raccolta differenziata (76,7%) e una produzione di rifiuti urbani pro capite inferiore alla media nazionale (486,4 kg per abitante). A seguire il Veneto (76,1% di raccolta differenziata e 476,1 kg per abitante di rifiuti urbani), la Sardegna (74,5% di raccolta differenziata e 444,4 kg per abitante di rifiuti urbani prodotti) e la Lombardia (73,3 e 467,8). A livello di città, 56 capoluoghi hanno superato il target del 65% (51 nel 2019 e 17 nel 2015). Tra questi svettano Treviso, Ferrara e Pordenone con oltre l’87%. In 37 capoluoghi si registra una quota di raccolta differenziata inferiore rispetto all’anno precedente; il calo più consistente si rileva a Catania, che passa da 14,5% a quota 9,7% di raccolta differenziata. In sei capoluoghi si registra invece un incremento di oltre 10 punti percentuali: ad esempio a Siracusa e Messina.

AL NORD LE FAMIGLIE PIU’ VIRTUOSE. Nel dettaglio, le famiglie che dichiarano di differenziare sempre i contenitori in plastica passano dall’87,1% del 2018 al 90,8% del 2021. Invece quelle che differenziano sempre i contenitori in vetro sono il 91,1% nel 2021 dall’85,9% del 2018, una quota da sempre più alta rispetto agli altri tipi di rifiuti e in costante crescita. Per la carta l’andamento è simile a quello del vetro: 91,8% nel 2021 da 86,6% nel 2018. In decisa crescita nel tempo anche la raccolta di batterie esauste (dal 45,6% nel 2018 al 52,8% nel 2021) e di farmaci scaduti (dal 48,2% al 54,6%). Ma la crescita più sostenuta nei tre anni considerati si registra per la raccolta dei contenitori in alluminio (dal 71,3% all’81,3%). Sul territorio la quota di famiglie che differenzia costantemente i rifiuti è più alta al Nord ma la distanza con le altre zone del Paese si è ridotta nel tempo grazie alla progressiva diffusione di buone prassi, come il servizio di raccolta porta a porta attivato in molti comuni italiani. Infatti è salita a poco più del 73% la percentuale delle famiglie che dichiara di essere servita dal servizio di raccolta porta a porta: nel 2018 era al 66%.

I RIFIUTI COME RISORSA DI ECONOMIA CIRCOLARE. Grazie a questi sforzi sono aumentati i benefici, legati a uno sfruttamento dell’economia circolare. Tra i risultati ottenuti – emerge dallo studio “Utilities protagoniste della transizione ecologica: le sfide dell’economia circolare”, realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con AGICI e presentato oggi a Rimini alla Fiera Ecomondo – spiccano i 160 milioni di metri cubi di biogas prodotti, un tasso di recupero dei fanghi di depurazione pari all’87% e un tasso di rifiuti avviati a riciclo superiore al 90%. A livello europeo il rapporto tra uso di materia proveniente da processi circolari e uso complessivo di materia si attesta al 12,8%, in Italia questo valore è pari al 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di quasi dieci punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%).

COSTI E MODALITA’ DI RACCOLTA RESTANO CRITICI. Restano tuttavia criticità. Nel 2021 il 58,6% delle famiglie reputa elevato il costo dei rifiuti (in diminuzione dal 2018 quando erano il 68,2%), il 37,2% lo definisce adeguato e solo lo 0,9% lo giudica basso. In Sicilia e in Umbria supera il 70% la quota di famiglie critiche sul costo della raccolta dei rifiuti, definito adeguato da circa il 49% delle famiglie sia della Provincia Autonoma di Trento che della Lombardia; seguono Molise (47,6%) e Friuli Venezia-Giulia (42,4%). Tranne il Molise, le regioni del Sud mostrano la percentuale più bassa di famiglie che ritengono adeguato il costo del servizio di raccolta rifiuti toccando il minimo del 23,2% in Sicilia (33,2% la media nazionale).
Inoltre le famiglie servite dal servizio di raccolta rifiuti porta a porta si dichiarano insoddisfatte soprattutto per la frequenza della raccolta dei rifiuti (57,3%). Nell’ordine seguono problemi legati agli odori dei rifiuti organici non raccolti (40,3%), agli orari (32,3%) e alla gestione dei sacchetti/contenitori destinati alla raccolta (28,0%). Quasi tre famiglie su 10 non sono convinte che i rifiuti vengano separati adeguatamente una volta raccolti e una quota del 17,2% non è soddisfatta delle informazioni ricevute. Per i cittadini, infine, la presenza di detrazioni o agevolazioni fiscali migliorerebbe in termini sia quantitativi che qualitativi la partecipazione alla raccolta differenziata (lo dichiara l’88,8% delle famiglie). Sarebbero poi utili maggiori garanzie di un effettivo riciclo (per il 69,9%) e la presenza di sanzioni /multe per chi non differenzia i rifiuti secondo il 61,7% degli intervistati da Istat.

Gualtieri

Più differenziata e meno discarica: il Piano gestione rifiuti di Roma

Un Piano per la gestione integrata dei rifiuti e la pulizia di Roma Capitale per risolvere una situazione che il sindaco Roberto Gualtieri definisce “senza eguali in Europa per inefficienza, impatto ambientale negativo e costo esagerato”. La proposta è stata presentata dal primo cittadino e ha come obiettivi la riduzione della produzione di rifiuti, l’aumento della differenziata, del riciclo e del recupero energetico, la realizzazione di un sistema impiantistico integrato per rendere autosufficiente il territorio, la drastica riduzione del conferimento in discarica, l’abbattimento delle emissioni di gas serra, il miglioramento dell’intero sistema della raccolta.

Gualtieri prevede l’approvazione del Piano il 15 ottobre. La roadmap vede il 12 agosto l’avvio la procedura di valutazione ambientale strategica. Il 30 settembre si concluderà la consultazione finalizzata alla raccolta delle osservazioni nell’ambito della procedura di Vas. Entro la fine del mese di ottobre sarà definito il piano industriale di Ama che rappresenta il riferimento fondamentale per l’attuazione del Piano Rifiuti.

termovalorizzatore

GLI OBIETTIVI DEL PIANO

Tra i primi obiettivi del Piano Rifiuti commissariale c’è l’incremento del tasso di raccolta differenziata, dal 45,2% attuale al 65% nel 2030 e al 70% nel 2035. Un processo che passa attraverso l’ottimizzazione della logistica e la razionalizzazione del servizio di raccolta. Per quanto riguarda la riduzione nella produzione di rifiuti il Piano punta ad un abbattimento dell’8,3% in otto anni, da 1,69 mln di tonnellate l’anno a 1,55 mln nel 2030 e 1,52 nel 2035, attraverso accordi con i settori produttivi, campagne di comunicazione, centri del riuso. Il Piano consentirà una sensibile riduzione dei rifiuti che non è possibile avviare al riciclaggio di circa un terzo, passando da 1 milione di tonnellate l’anno del 2019 a oltre 700mila tonnellate nel 2030 che si potrà ridurre ulteriormente a circa 660mila nel 2035. Strategici gli obiettivi legati ad un rendimento elevato del recupero di materia da raccolta differenziata (65% al 2035), basato su una qualità migliore dei conferimenti, a partire dal recupero del servizio destinato alle Unità non domestiche (attività commerciali), oltre che al ricorso a nuovi impianti. Altrettanto importante sarà il recupero dalle frazioni organiche avviate ai nuovi impianti di digestione anaerobica (compost e metano), e la gestione efficiente degli scarti degli impianti di selezione di frazioni secche. Questo contribuirà ad una netta riduzione del conferimento di rifiuti in discariche, che saranno così destinate al solo smaltimento degli scarti non destinabili a recupero energetico, passando da 500mila tonnellate a 23mila nel 2030, fino a circa 24mila nel 2035. Tali risultati consentiranno di andare ben oltre gli obiettivi fissati dall’Unione Europea, che individuano una percentuale massima del 10% di ricorso alla discarica entro il 2030; Roma Capitale, partendo dal 30% attuale, raggiungerà il 4,8% nel 2030 e il 3,2% nel 2035. Lo scenario descritto dal Piano porterà ad una riduzione del 90% circa delle emissioni di CO2, rispetto allo ‘scenario 0’ (raccolta differenziata al 65% ma con la situazione impiantistica immutata) e ancora di più rispetto a quello attuale con la differenziata al 45%. Il contributo al percorso di Roma verso la neutralità climatica arriverà grazie al recupero di energia da rifiuti residui, alla diminuzione sostanziale di emissioni di gas climalteranti, alla chiusura delle discariche. Fondamentale anche l’ottimizzazione dei trasporti, grazie all’eliminazione delle lunghe percorrenze per il conferimento ad impianti collocati fuori regione e all’estero.

COMPLETAMENTO DELLA RETE IMPIANTISTICA

Il Piano prevede la realizzazione di impianti basati sulle migliori tecnologie di settore disponibili. Da quelli di selezione di carta e plastica da raccolta differenziata ai biodigestori anaerobici. Le attività di progettazione per la realizzazione di questi impianti sono affidate ad Ama che ha partecipato ai bandi PNRR per il loro finanziamento. Verranno realizzati nelle aree di Rocca Cencia e Ponte Malnome due impianti di selezione delle frazioni secche da raccolta differenziata da 200mila tonnellate complessive (carta, cartone e plastica) con un investimento totale di 43 mln di euro. A Cesano e a Casal Selce di 2 impianti per la digestione anaerobica della frazione organica (produzione biometano per trasporti e di compost per agricoltura), da 200mila tonnellate complessive, per un investimento di 59 milioni di euro ciascuno.

TERMOVALORIZZATORE

Il nostro obiettivo – ha spiegato Gualtieri – è di avviare l’operatività del termovalorizzatore entro la fine 2025 e di avere una piena operatività nel 2026”. Per quanto riguarda il terreno sul quale sorgerà, “stiamo completando le procedure di individuazione e selezione”, ha aggiunto. L’impianto tratterà i rifiuti indifferenziati residui e gli scarti non riciclabili derivanti dagli impianti di selezione e trattamento. Avrà una capacità di trattamento di 600mila tonnellate annue e sarà realizzato adottando la tecnologia di combustione più consolidata e ad alta efficienza per il recupero energetico con i sistemi più avanzati per la riduzione delle emissioni in atmosfera; allo stesso tempo saranno gestite ceneri da combustione e si avvierà la sperimentazione per la cattura di anidride carbonica. L’investimento complessivo sarà di circa 700 milioni di euro ai quali si aggiungeranno ulteriori 150 milioni circa per la tecnologia di trattamento e riciclo degli scarti di lavorazione.

carta

Al via la Paper Week: ecco le ‘sette vite’ della carta riciclata

Italiani sempre più sensibili al tema ambientale e alla sostenibilità. Emerge da un’indagine dell’Osservatorio sul senso civico degli italiani (Ipsos) presentata oggi allo Iulm in vista della Paper Week di Comieco (4-10 aprile). Secondo lo studio, nel 2022 è cresciuta l’importanza percepita per il tema ambientale, dell’ambiente e dell’impegno in suo favore come valore per gli italiani (uno dei valori cresciuti maggiormente negli ultimi 20 anni), come anche la percezione che anche ‘gli altri’ siano più sensibili e attenti al tema. L’abitudine a fare la raccolta differenziata si conferma su livelli molto alti: dal 72% delle pile al 92% di vetro e carta. Buona anche la predisposizione ad una differenziata ‘di qualità’ (ad esempio pulendo i contenitori prima di riciclarli). Lotta al cambiamento climatico e al surriscaldamento globale, investimento sulle rinnovabili e attenzione al risparmio energetico (oltreché alla differenziata) sono i temi che collegano la percezione del problema ambientale, l’impegno richiesto ai governi nazionali e quello che si è disposti a garantire in prima persona: le architravi dell’impegno individuale e collettivo sulla questione ambientale. In sintesi, dice lo studio, il clima di fiducia nel Paese non appare ottimale – né per quanto riguarda la fiducia dei cittadini verso la classe dirigente, in particolare politica, né per quanto riguarda il clima di concordia e coesione sociale più in generale – per affrontare le sfide imminenti che l’attuazione del Pnrr impone, a partire dalla necessità di attuare riforme di grande rilevanza.

IL 31% DEGLI ITALIANI PENSA CHE LA DIFFERENZIATA SIA INUTILE

Il 31% degli italiani fa la raccolta differenziata, ma crede che tanto poi la maggior parte delle volte i contenuti dei sacchi vengano uniti e buttati insieme”, ha detto Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos, presentando i risultati della ricerca. Il 67% invece fa la raccolta differenziata perché convinto dell’utilità del gesto individuale, mentre il 2% non la fa per niente. “L’Italia è il primo Paese in Europa per raccolta differenziata, riesce a sfiorare quasi l’80%, ma molti italiani non ci credono”, ha proseguito Pagnoncelli. Dal sondaggio emerge come al primo posto, negli aspetti più importanti della vita, ci sia la salute con 8,8 punti su 10. La qualità dell’ambiente in cui si vive incassa un 8,3, mentre l’impegno in favore dell’ambiente un 7,8. Più in generale gli affetti toccano un valore medio di 8,2; la qualità della vita 7,8 e infine i valori (all’interno dei quali c’è appunto anche l’ambiente) il 7,0.

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IL ‘RISPARMIO DI DISCARICHE’

In 20 anni, grazie al riciclo di carta e cartone, in Italia non sono state create decine di discariche. Secondo alcuni studi invece, se consideriamo tutti i materiali riciclati, in 20 anni si è evitato di costruire 200 discariche” ha invece spiegato Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco (consorzio di recupero e riciclo di carta per imballaggi). “Con il riciclo abbiamo risparmiato tre milioni di tonnellate di Co2 immesse nell’aria. Per fare un paragone, questa quantità di Co2 sarebbe prodotta da un traffico fermo in strada per una settimana”, ha proseguito. “Io dico sempre che la carta ha sette vite come i gatti, infatti può essere riciclata fino a 7 volte; si riescono a creare sempre nuovi prodotti e grazie anche a questo il nostro Paese, da importatore di carta, è diventato un Paese autosufficiente; anzi ora siamo noi a esportare carta e cartone”, ha spiegato Montalbetti.

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IN COSTANTE CRESCITA LA DOMANDA DI CARTA PER IMBALLAGGI

La pandemia, in tema ambientale, ha incrementato un dato nuovo, ovvero la produzione di carta e cartone per l’imballaggio. Durante il lockdown infatti moltissimi italiani hanno fatto acquisti on line e questi hanno portato a un’enorme produzione di carta da imballaggio. Secondo Comieco nel 2021 la produzione di carta e cartone è infatti aumentata quasi del 5% per rispondere appunto all’esplosione delle vendite on line legate all’e-commerce. Per questo, ha concluso Montalbetti, molte cartiere che prima si dedicavano alla produzione di carta per la stampa ora si sono riconvertite in aziende che producono carta per imballaggio.

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