Gentiloni

Crisi energetica spaventa l’eurozona. Gentiloni: “Sale rischio recessione”

L’incertezza rimane eccezionalmente elevata e il rischio di una recessione è in aumento”. Parola di Paolo Gentiloni, che lancia l’allarme per l’immediato futuro dell’eurozona. Il commissario europeo per l’Economia non può più nascondere quanto c’è in gioco, adesso che Gazprom ha messo davvero mano ai rubinetti del gas. Dipende tutto dall’andamento dei mercati energetici. “Le prospettive peggiorerebbero notevolmente rispetto alla nostra linea di base se dovessimo vedere un taglio completo del gas russo”. Uno scenario, questo, che si sta materializzando dopo lo stop al gasdotto Nordstream. La questione energetica, con l’aumento dei prezzi, il crollo dell’offerta soprattutto da parte russa, e l’effetto delle sanzioni decretate dall’Ue su petrolio e carbone russi quale risposta all’aggressione dell’Ucraina, alla fine si fanno sentire e nessuno può più ignorarlo, a partire dal componente italiano del collegio dei commissari, che comunque non è il solo a essere preoccupato.

Inflazione e caro-energia stanno avendo ripercussioni”, riconosce un alto funzionario europeo. “Questo rallentamento non è limitato all’eurozona, riguarda anche le principali economie mondiali. Ma l’eurozona è più esposta, soprattutto per l’andamento del settore energetico”. È questo che determina la fragilità e la debolezza dei membri Ue con la moneta unica rispetto ad altri attori, e il rischio di una nuova recessione dopo quelle del 2008 e quella prodotta dalla crisi sanitaria, con lo spegnimento dell’economia seguito alla pandemia di Covid-19. “Quello che sta accadendo, soprattutto sul fronte energetico, ha una impatto sull’economia”, ammette la fonte. Per questo “non si può escludere il rischio di una recessione”. Esattamente quando detto da Gentiloni alla platea del Bruegel Annual Meeting.

Il commissario per l’Economia non si rivolge solo al pubblico presente a Bruxelles. Si rivolge innanzitutto agli Stati membri, con un’attenzione particolare al proprio. L’Italia al voto il 25 settembre avrà a breve un nuovo governo, ed sembra rivolto soprattutto a questo l’invito a non spendere. Perché è vero che il patto di stabilità con le sue regole è sospeso e si hanno maggiori libertà di manovra, ma “dobbiamo fare in modo che le politiche di bilancio non aumentino la pressione inflazionistica”, altrimenti il rischio di recessione potrebbe automaticamente tradursi in stagflazione. Tutti temi su cui si confronteranno i ministri dell’Economia e delle finanze questo venerdì, quando l’Eurogruppo si riunirà a Praga, nel doppio formato regolare a 19 e in quello allargato a 27, con gli Stati membri dell’Ue senza l’euro. La parola d’ordine è e vuole essere “coordinamento”, una risposta europea, a ventisette, invece di tante ricette nazionali singole, diverse e differenziate. È in contesto che lo impone. “La situazione è motivo di preoccupazione, riferiscono degli addetti ai lavori. Per questo motivo “cerchiamo di focalizzarci sul coordinamento della risposta”. A Bruxelles si è convinti che questo sia il solo modo possibile per far fronte alla recessione alle porte.

Gentiloni intanto invita tutti a lavorare per “l’accelerazione dell’adozione di misure di efficienza energetica e l’aumento dell’adozione delle energie rinnovabili”. Si tratta di misure che servono a “ridurre il consumo di combustibili fossili”, a patto che si proceda “a pieno ritmo”. Quindi assicura che la Commissione è al lavoro per risolvere i problemi legati ai mercati dell’energia. Per far fronte al caro-energia, conferma, si stanno superando le divisioni. E ora “è anche possibile intervenire per limitare il prezzo del petrolio e del gas russo e trovare modi per intervenire sul mercato energetico per disaccoppiare i prezzi dell’elettricità e del gas”.

Lagarde

La Bce alza tassi, prezzi energia annunciano la recessione

Gli indicatori di mercato suggeriscono che i prezzi globali dell’energia rimarranno elevati nel breve termine”. “I costi energetici e alimentari potrebbero rimanere costantemente superiori alle attese”. “Siamo attenti a quello che accade sul mercato dell’energia, ed in particolare quello che avviene su quello del gas, perché ha ripercussioni sull’elettricità”. Queste alcune affermazioni di Christine Lagarde, presidente della Bce, durante una conferenza stampa per certi versi storica: la banca centrale europea ha alzato il costo del denaro (+0,5%) dopo un decennio. L’aumento dei tassi d’interesse si è reso necessario, nonostante mesi di rassicurazioni sulla temporaneità dell’inflazione, per tentare di placare la fiammata sui prezzi, soprattutto energetici, iniziata nell’autunno 2021 ed esasperata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Il rialzo del costo del denaro, come ha fatto sapere ‘madame euro’, sarà probabilmente solo l’inizio di una serie di rialzi, sulla scia di quanto operato dalla Federal Reserve americana. Le Borse, eccetto Piazza Affari alle prese con la crisi di governo, non sono rimaste sorprese. Tuttavia c’è l’impressione che l’intervento della Bce sia forse tardivo.

Le materie prime, in particolare gas e petrolio, hanno visto impennate paurose negli ultimi mesi. Ma proprio appena aveva finito di parlare la Lagarde, sui mercati americani è iniziata la discesa del prezzo dell’oro nero. Il Wti texano si sta avvicinando ai 95 dollari e il Brent europeo balla attorno a quota 100 dollari. Valori ancora elevati rispetto un anno fa, certo, comunque lontano dai picchi primaverili. Cosa succede? La recessione si avvicina. Una prova? Precipita più delle attese l’attività del settore manifatturiero nell’area di Philadelphia negli Stati Uniti: a luglio il famoso indice relativo Philly Fed è sceso a -12,3 punti dai -3,3 di giugno, i nuovi ordini sono crollati a -24,8 punti dai meno 12,4 punti di giugno. L’inflazione violenta (quasi +9%) dopo la pandemia ha spinto i banchieri centrali a correre ai ripari, alzando il costo del denaro. Risultato finale: rallentamento del ciclo economico nel mondo occidentale. Gli effetti di questo sboom li vedremo ovviamente in autunno, benchè la Russia abbia ricominciato a pompare gas attraverso il North Stream 1 nel Vecchio Continente.
Il tema cruciale è che le banche centrali, che per oltre un decennio hanno comprato tempo garantendo ai governanti europei o americani di turno di continuare a fare debiti senza pensare a chi dovrà pagare il conto finale, non sono più auto-sufficienti. Servirebbe che la politica entrasse in campo. Ma in questo mese abbiamo assistito alla caduta di Boris Johnson, alle dimissioni di Mario Draghi, alle difficoltà di Emmanuel Macron senza maggioranza in Parlamento, alle critiche del mondo imprenditoriale tedesco verso il cancelliere Scholz per non rinunciare al gas di Putin, ai sondaggi negativi per Joe Biden in vista delle elezioni di Mid-Term negli Usa.

Vista la situazione politica, Madame Lagarde preferisce comunque pensare a salvare l’euro. Così la Bce ha annunciato un piano anti-spread, Transmission Protection Instrument (Tpi), che avrà l’obiettivo di mitigare eventuali speculazioni verso i debiti pubblici di alcuni Paesi dell’Eurozona, come ad esempio l’Italia gravata da un disavanzo abbondantemente oltre i limiti fissati dai trattati europei. Quattro sono le condizioni comunicate dall’Eurotower affinchè l’istituto guidato da Christine Lagarde possa intervenire sui mercati, acquistando titoli di stato e spegnendo le fiammate sui rendimenti del debito pubblico. In particolare nel quarto punto si chiede il “rispetto degli impegni presentati nei piani di ripresa e resilienza per la Recovery and Resilience Facility”. Il Pnrr italiano destina alla transizione ecologica 71,7 miliardi (37,5% del totale), ripartiti in 108 misure di cui 55 considerati “verdi”. Attivare il Tpi eviterà lo spread alle stelle, ma significherà affidarsi mani e piedi (la Bce ha già in cassa circa 500 miliardi di debito pubblico tricolore) a Francoforte e Bruxelles. Chi avrà coraggio di alzare la mano e chiedere aiuto alla Lagarde?