Gucci apre Milano Fashion Week. Proteste contro uso pelli rettile

Gucci apre la Milano Fashion Week senza il direttore creativo, dopo l’addio di Sabato De Sarno all’inizio di febbraio. Dalla Casa non una parola sulla nomina del successore, non sembra esserci fretta. Per ora, le collezioni che sfilano in passerella sono disegnate dal team creativo interno. Verde Gucci la passerella, forma di G intrecciata per il 50esimo anniversario, tributo al fondatore Guccio Gucci. Verdi gli abiti che indossano i modelli a fine défilé. “Continuum“, spiega la maison, per evidenziare come la collezione Autunno-Inverno 2025 si sviluppi con una sinergia di passato, presente e futuro. La sfilata è accompagnata da un’orchestra dal vivo, con una colonna sonora originale del compositore e direttore d’orchestra Justin Hurwitz.

La Milano Fashion Week, come sempre, inizia tra le polemiche. In Piazza Mercanti un’attivista di Peta (people for the ethical treatment of animals) si traveste da enorme ‘pitone’, per esortare lakermesse a vietare l’uso delle pelli di rettile. L’abito è lungo oltre tre metri, il tavolo su cui siede è “insanguinato” e un cartonato a forma dell’iconica Kelly di Hermes recita ‘Le pelli esotiche uccidono’. “Chiediamo alla settimana della moda di Milano di restare al passo con le tendenze, tenendo questa crudeltà estrema lontana dalle passerelle, come ha fatto il British Fashion Council alla settimana della moda di Londra, e sollecitando le persone compassionevoli di tutto il mondo ad abbracciare l’utilizzo di materiali vegani di lusso che lascino gli animali in pace“, scrive Mimi Bekhechi, vicepresidente di Peta per l’Europa. L’associazione elenca le case di moda di fascia alta, tra cui Altuzarra, Burberry, Chanel, Diane von Furstenberg, Jean Paul Gaultier, Paco Rabanne, Victoria Beckham e Vivienne Westwood, che hanno già vietato l’uso di pelle di rettili e di altri animali selvatici nelle loro collezioni. “Molti altri stanno offrendo opzioni di pelle vegana realizzata con ananas, funghi, mele, cactus e altri materiali innovativi“, ricorda Peta.

La Milano Fashion Week si dice intanto sempre più sostenibile. In risposta all’impegno crescente dei consumatori verso scelte più etiche, i brand cercano ridurre l’impatto ecologico. Energia verde, migliore gestione dei rifiuti tessili e materiali eco-compatibili sono solo alcuni dei progressi che il comparto sta compiendo. La sostenibilità è “uno dei pillar” della nostra strategia che, fin dal 2010, si è impegnata nel porla come valore fondante del sistema moda italiano, viene spiegato sul sito della Camera Nazionale della Moda Italiana. La sfida è ripensare il futuro del pianeta e della moda attraverso un percorso che conduca al raggiungimento degli standard di sostenibilità, tenendo conto dei fattori produttivi, ambientali e sociali. Per l’Italia, primo produttore di moda del lusso al mondo, la sostenibilità è una leva competitiva che permette di consolidare la sua leadership.

In Europa 7 ospedali su 10 sono obsoleti: dal Politecnico di Milano linee guida per strutture sostenibili

Se il sistema sanitario fosse uno Stato, sarebbe il quinto maggior inquinante al mondo. E in Europa 7 ospedali su 10 sono più obsloleti di quanto dovrebbero, con costi di gestione energetica sempre più alti. Ma allora come dovrà essere l’ospedale del futuro? La piattaforma di ricerca JRP Healthcare Infrastructures del Politecnico di Milano ha presentato le linee guida del progetto Next Generation Hospital: uno strumento per progettare strutture sanitarie capaci di rispondere alle esigenze di una sanità moderna e sostenibile, con indicatori di performance per misurare la capacità di generazione energetica da fonti rinnovabili, l’efficienza dei sistemi di gestione delle risorse idriche, la riduzione dei rifiuti ospedalieri per posto letto, la gestione del rischio infettivo e l’inclusività e l’accessibilità degli spazi per utenti e personale sanitario.

Un progetto durato tre anni. E già messo a terra. Sono cinque, infatti, gli ospedali che per primi applicheranno le nuove linee guida: l’ospedale Niguarda di Milano, l’ospedale Pediatrico Santobono di Napoli, il Nuovo ospedale della Malpensa, l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria in Valpolicella e il Nuovo ospedale Civile di Brescia.

Per il coordinatore scientifico Stefano Capolongo, del Politecnico di Milano, le differenze nei requisiti strutturali all’interno dell’Europa erano ormai “non più accettabili”: il 60% degli ospedali in Europa ha più di 50 anni, e il 50% non è adeguato ai nuovi modelli organizzativi.  “Il modello JRP Next Generation Hospital”, ha detto, “è da oggi esportabile e replicabile in tutte le aree geografiche su scala nazionale ed internazionale. Il ministero della Salute e l’Organizzazione mondiale della Sanità trovano finalmente una risposta alle esigenze di ridurre la ‘macchia di leopardo’ nell’offerta infrastrutturale per la salute dei cittadini. Il modello lanciato oggi è applicabile e scalabile in tutti i contesti sociali ed economici. È l’occasione storica per generare nuova cultura e offrire tool per l’applicazione su larga scala di un nuovo modello di ospedale”.

Significativo poi – come ha ricordato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso durante la presentazione – che questo momento di passaggio avvenga esattamente cinque anni dopo l’inizio della pandemia in Italia, un evento che ha accelerato il progetto di un ridisegno della rete ospedaliera. “Siamo in un momento di grandissima rivoluzione tecnologica”, ha detto l’assessore, “Oltre alle nuove realtà per la diagnosi sempre più puntuale e rapida e alle nuove terapie per riuscire a combattere le patologie più serie, abbiamo anche delle innovazioni straordinarie nel campo delle infrastrutture sanitarie, in cui il Politecnico di Milano è punto di riferimento. Con questa struttura fondamentale per noi, intendiamo realizzare tutti quelli che sono i grandi progetti di ospedalizzazione e ospedali di comunità per i quali abbiamo investito come regione Lombardia oltre 6 miliardi di euro”.

Per i prossimi tre anni il progetto della piattaforma di ricerca si concentrerà sulla redazione di nuove linee guida metaprogettuali per le diverse macroaree del sistema ospedaliero che includano strategie per la sostenibilità ambientale e l’integrazione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale. Verranno inoltre introdotti tavoli di lavoro su tematiche emergenti nel sistema Salute, tra cui il longevity design e i nuovi modelli di sanità territoriale.

Due diligence e report di sostenibilità: Parigi chiede la sospensione delle direttive Ue

Stop alla direttiva sulla due diligence e a quella relativa alla ‘contabilità verde‘, volta ad armonizzare il modo in cui le aziende pubblicano i report di sostenibilità. La richiesta all’Ue arriva dalla Francia che, attraverso il ministro delegato per l’Europa, Benjamin Haddad, invoca “più semplificazione e meno burocrazia” e si fa portavoce di molte aziende europee “ansiose” di recuperare urgentemente un livello sufficiente di competitività di fronte alla Cina e agli Stati Uniti di Donald Trump. Altri Paesi, tra cui la Germania, chiedono un analogo alleggerimento normativo. La Commissione dovrebbe presentare misure in tal senso alla fine di febbraio, come promesso dalla presidente, Ursula von der Leyen, questa settimana a Davos.

A metà aprile dello scorso anno, il Parlamento europeo ha adottato un testo molto ambizioso che impone la due diligence ai produttori. L’obiettivo è quello di richiedere alle aziende di prevenire, identificare e porre rimedio alle violazioni dei diritti umani e sociali (lavoro minorile, lavoro forzato, sicurezza, ecc.) e ai danni ambientali, come deforestazione e inquinamento. Un “dovere di diligenza” che deve essere applicato a tutta la supply chain, quindi fornitori, subappaltatori e filiali. In base a questa direttiva, le aziende che non la rispettano saranno ritenute responsabili e dovranno risarcire interamente le vittime. In una nota congiunta, l’Associazione francese delle aziende private e il Deutsches Aktieninstitut, il suo equivalente tedesco, hanno chiesto l’“adattamento” e la “semplificazione” di diverse misure verdi di fronte all’“intensificarsi della concorrenza globale”.

Il secondo testo nel mirino di Parigi riguarda la “contabilità verde”, che mira ad armonizzare il modo in cui le aziende pubblicano i loro dati di sostenibilità (ambientale, sociale e di governance) in tutta Europa. È stato adottato durante la precedente legislatura europea sulla scia del Green Deal, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, ma ha subito un attacco frontale da parte degli ambienti economici europei, ansiosi di recuperare con urgenza una sufficiente competitività di fronte agli Stati Uniti e alla Cina.

Mercoledì, la portavoce del governo francese Sophie Primas si è unita ai numerosi attori economici europei che attaccano la direttiva, denunciata come un peso per la competitività delle imprese. “Credo che l’Unione europea nel suo complesso si sia resa conto di essersi spinta un po’ troppo in là”, ha dichiarato la portavoce del governo francese, descrivendo la direttiva come un ‘inferno’ per le imprese. Il ministro francese per l’Europa, Benjamin Haddad, ha dichiarato che sarà “a Bruxelles questa settimana per far passare questo messaggio”. Lunedì Stéphane Séjourné, vicepresidente della Commissione europea con delega alla strategia industriale, ha dichiarato in un’intervista a France Inter che la direttiva CSRD “abolirà la rendicontazione” e ha confermato l’avvio, il 26 febbraio, di una “massiccia opera di semplificazione” nell’Ue. Tuttavia, le decisioni su questi temi sono ancora in discussione.

La decisione della Francia è stata fortemente criticata a sinistra e dalle Ong. Attaccare queste due direttive “significa distruggere l’unica legislazione europea concepita per stabilire le regole della globalizzazione”, spiega l’eurodeputata Manon Aubry. Co-presidente del gruppo della sinistra radicale, aveva condotto i negoziati sulla due diligence. “Con questa posizione, il governo francese fa un vero passo indietro rispetto alle sue ambizioni climatiche”, attacca Olivier Guérin di Reclaim Finance.

Nuova direttiva Ue: aziende quotate forniranno 1178 dati per rendiconto sostenibilità

Da gennaio è entrata in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive, meglio conosciuta come Csrd, una direttiva europea che obbliga molte aziende a pubblicare una relazione non finanziaria, focalizzandosi su aspetti legati alla sostenibilità, come ambiente, sociale e governance. La Csrd ha sulla carta lo scopo di sostituire la NFRD (Direttiva sull’Informativa Non Finanziaria), che era stata introdotta nel 2014 con la Dichiarazione di Performance ExtraFinanziaria (DPEF). Sebbene la NFRD richiedesse alle aziende di fornire informazioni relative alle loro azioni di sostenibilità, essa è stata giudicata insufficiente dalle autorità europee. La CSRD, al contrario, amplia i requisiti di trasparenza e dettaglio, offrendo un quadro più strutturato che migliora la visibilità per investitori, Ong e consumatori. Con l’introduzione di standard europei di reporting sulla sostenibilità (ESRS), La Csrd punta così – secondo le istituzioni continentali – a garantire che le informazioni siano comparabili, affidabili e utili per chi prende decisioni legate agli investimenti e alle politiche aziendali.

Nel dettaglio la Csrd coinvolgerà una platea molto più ampia rispetto alla Nfrd. Mentre quest’ultima riguardava solo le grandi aziende con più di 500 dipendenti (circa 11.700 aziende in totale), la CSRD si estende a circa 50.000 imprese. In particolare, saranno soggette alla direttiva tutte le aziende con più di 250 dipendenti che soddisfano almeno due di questi criteri: un bilancio di 25 milioni di euro o un fatturato di 50 milioni di euro. Anche le piccole e medie imprese quotate in borsa, nonché le imprese extra-Ue con un fatturato annuale superiore a 150 milioni di euro nel mercato dell’Ue, rientrano nell’ambito di applicazione. Le microimprese, invece, non sono interessate dalla normativa.

La progressiva applicazione della Csrd seguirà un calendario specifico in base alla dimensione e alla natura dell’attività delle aziende. Le società già soggette alla NFRD – in primis banche e assicurazioni – dovranno iniziare a rispettare i nuovi obblighi a partire dal 1° gennaio 2025, mentre le grandi imprese europee ed extraeuropee quotate in mercati regolamentati dovranno adeguarsi dal 1° gennaio 2026. Le pmi europee ed extraeuropee quotate entreranno nel regime della Csrd dal 1° gennaio 2027, mentre le imprese extraeuropee con un fatturato superiore a 150 milioni di euro nel mercato europeo dovranno conformarsi dal 1° gennaio 2028.

Un aspetto fondamentale della Csrd è che il rapporto di sostenibilità deve essere conforme agli ESRS, sviluppati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Gli standard coprono tre principali aree: ambiente, sociale e governance. Gli esempi di informazioni che le aziende dovranno includere nel loro report spaziano dalle emissioni di Co2 (per l’aspetto ambientale), alla diversità all’interno del consiglio di amministrazione (per l’aspetto di governance), fino alle condizioni di lavoro tra subappaltatori e fornitori, e alle politiche di rispetto dei diritti umani lungo tutta la catena del valore (per l’aspetto sociale). Piccolo particolare: i dati da compilare sono ben 1178.

L’Ue punta sul Natale green: albero in vaso o a nolo, cibo locale e confezioni in tessuto

Un Natale eco-compatibile è possibile. Lo afferma l’Unione europea che, nel suo sito esplicativo del Fit for 55 (Pronti al 55%), evidenzia come le festività siano “un momento di gioia e unione”, ma possano anche avere “un impatto ambientale notevole” e “negativo sul pianeta”: dalle luci ad alta intensità energetica alle pile di carta da regalo. Per questo, Bruxelles avanza delle proposte per “rendere le festività più ecologiche senza perdere nulla della magia”.

Il primo punto è quello delle decorazioni. “Scegli materiali naturali o riutilizzabili: opta per decorazioni realizzate in legno, tessuto o materiali riciclati anziché in plastica. Prendi in considerazione di crearne una tua con elementi naturali come pigne, fette di arancia essiccate e spago”, scrive il sito Fit for 55. In secondo luogo, ripensare al simbolo del Natale: l’albero. “Se ne utilizzi uno artificiale, tienilo per quanti più anni possibile per compensare il suo costo ambientale. In alternativa, un albero vivo in vaso che puoi ripiantare è una fantastica opzione sostenibile”, precisa. Terzo, l’illuminazione. “Utilizza luci natalizie a Led, che consumano fino all’80% di energia in meno rispetto alle tradizionali lampadine a incandescenza. Imposta i timer per assicurarti che siano accese solo nelle ore di punta”.

Tra i tre punti, quello sull’albero è uno dei più cari dato che, nella stessa Bruxelles, sono largamente utilizzati quelli veri a cui vengono recise le radici che, a gennaio, vengono ammassati sui marciapiedi della capitale Ue per essere raccolti e buttati. “Il dibattito sugli alberi di Natale veri e artificiali è comune, ma le prove suggeriscono che gli alberi veri possono essere una scelta più ecologica se di provenienza sostenibile”, scrive il sito Ue. “Le fattorie di alberi di Natale piantano nuovi alberi per ogni albero raccolto, contribuendo al sequestro del carbonio e sostenendo la biodiversità locale. Dopo le feste, gli alberi veri possono essere compostati o trasformati in pacciame, chiudendo il ciclo ambientale”, osserva.

Ma “per un’opzione a spreco zero, prendi in considerazione un albero di Natale in vaso, che puoi conservare e ripiantare nel tuo giardino dopo le festività”, suggerisce il sito Ue. Inoltre, “molte aziende offrono servizi di noleggio di alberi, che ti consentono di prendere in prestito un albero vivo in un vaso. Dopo Natale, l’albero viene restituito al coltivatore per continuare la sua vita”, sottolinea ancora.

Per le confezioni riciclabili e riutilizzabili, “evita la tradizionale carta da regalo con glitter o stagnola (che non possono essere riciclati)”, ma “utilizza carta kraft marrone, involucri di tessuto (ispirati ai furoshiki giapponesi) o vecchi giornali per un tocco creativo”. E poi “elimina gli sprechi: borse regalo, sciarpe o cestini riutilizzabili possono essere parte integrante del regalo” ed “incoraggiate i destinatari a passare i materiali riutilizzabili”.

Infine, rispetto ai pasti, “evitate di fare acquisti eccessivi, pianificando attentamente i vostri pasti” e “attenetevi a ricette che utilizzano ingredienti locali e di stagione per ridurre al minimo i chilometri percorsi dagli alimenti”. E, ancora, “compostate gli scarti alimentari: create un sistema di compostaggio per gli scarti alimentari” e “incoraggiate gli ospiti a portare a casa gli avanzi in contenitori riutilizzabili per ridurre i rifiuti”. Questi sono i consigli Ue per un periodo festivo “gioioso ed ecologico”.

Imprese, Buselli (Cnpr): Al via 11/11 domande per investimenti in sostenibilità

Con la circolare n.42927/2024, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy specifica le modalità di attuazione per il sottoinvestimento 7.1 del Pnrr, destinato a sostenere la transizione ecologica e l’autoconsumo energetico attraverso fonti rinnovabili, tramite i Contratti di Sviluppo. Le domande possono essere inoltrate a partire dalle ore 12.00 dell’11 novembre 2024 sulla piattaforma Invitalia.
“I fondi sono destinati ad incrementare l’efficienza energetica dei processi produttivi, in particolare per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo, con l’esclusione della biomassa e – spiega Gianluca Buselli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – perseguire la trasformazione sostenibile delle imprese italiane e la competitività delle filiere strategiche nazionali”. “Le proposte ammissibili devono riguardare un programma di sviluppo ambientale – conclude Buselli – finalizzato alla salvaguardia dell’ambiente e compatibile con progetti previsti nel Titolo IV, tutela ambientale, o nel Titolo III, ricerca, sviluppo e innovazione del decreto del 9 dicembre 2014”.

Assovetro, Ravasi: Ridurre consumi energia è missione, obiettivo net zero tra 2040-2050

“Siccome siamo un settore energivoro consumiamo l’1,5% del metano nazionale e l’1% di elettricità nazionale, l’obiettivo è quello di ridurre significativamente i consumi energetici. Ma soprattutto è una missione”. Lo dice il presidente di Assovetro, Marco Ravasi, a margine del convegno ‘La transizione ecologica del vetro. Innovazioni e tecnologie per decarbonizzare l’intera filiera produttiva’. “Negli ultimi venticinque anni li abbiamo già ridotti del 50% passando dal gasolio al metano, efficientando i nostri impianti – aggiunge -. Ora bisogna veramente fare un salto utilizzando idrogeno e tecnologie quali la carbon capture, quindi la cattura della Co2 emessa dai nostri fumi. L’obiettivo finale è essere net zero tra il 2040 e il 2050. Cioè, non avere emissioni di Co2”.

Comparto moda chiede tempi realistici per la transizione

Ripensare totalmente l’approccio alla sostenibilità, nell’ottica della ‘rigenerazione’ dell’intero settore moda. L’appello arriva dal Venice Sustainable Fashion Forum, che oggi apre i lavori della terza edizione.
Nel summit sono coinvolti Sistema Moda Italia, The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso. Gli artigiani, i designer, le imprese, l’indotto: tutti chiedono una rigenerazione guidata attraverso l’innovazione, l’economia circolare, il sostegno della finanza, le aggregazioni e, soprattutto, coinvolgendo l’intera filiera alle prese con un mutamento dei consumi senza precedenti.
Il titolo della terza edizione riassume gli intenti: ‘Leading Re-Generation’, appunto, guidare la ri-generazione. In altre parole, tracciare nuovi paradigmi nel processo di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Il traguardo è ambizioso, spiega Sergio Tamborini, presidente di Smi: “Rigenerare una delle industrie di maggior valore della nostra economia, grazie all’innovazione e a una visione di circolarità che coinvolga tutti gli attori del comparto”. Se la congiuntura economica non aiuta si addensano nuovi elementi di burocrazia su qualcosa che, osserva, “non dovrebbe mai mettere in discussione la crescita: la certezza del diritto”. Si riferisce al credito d’imposta sulla ricerca e l’innovazione, ma anche alla trasparenza garantita da contratti già esistenti, ora un onere a carico della filiera.
Chiede più “coesione” dell’intero settore Flavio Sciuccati di The European House – Ambrosetti. E’ necessaria, scandisce, per affrontare “questa forte complessità economica, insieme alla sfida europea della sostenibilità”. Per fare questo è imprescindibile che i tre elementi strategici del sistema collaborino strettamente tra di loro: “i grandi marchi, i piccoli marchi e l’intera filiera produttiva che rappresenta oggi sicuramente l’anello più debole e va sostenuta e preservata”.
I numeri del comparto sono impressionanti. Per fare un esempio, il Tessile-Moda, Calzature e Pelletteria, solo in Veneto, supera i 14,5 miliardi di export e 100mila addetti. “La transizione sostenibile è una via obbligata e un driver di crescita per il settore che, però, ha bisogno di tempo adeguato”, mette in guardia Leopoldo Destro, presidente Confindustria Veneto Est. Guai, quindi, a “confondere politiche ambientali e regolatorie autoreferenziali con politiche industriali. Questo approccio non ci aiuta”, avverte, assicurando di condividere gli obiettivi ambiziosi del Green Deal, ma senza ignorare i pilastri della transizione come la neutralità tecnologica. La transizione va invece “accompagnata, con norme realistiche e adeguati stimoli agli investimenti”.

Asvis: Italia insostenibile, urge cambio passo. Urso: Attenzione a tenuta sociale

L’Italia è insostenibile e non bastano neanche gli impegni presi con la firma del Patto sul Futuro per avvicinarla ai 17 obiettivi dell’Agenda Onu 2030, che appaiono lontanissimi. E’ quanto sostiene l’Asvis nel suo ultimo rapporto ‘Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile’.

Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sarebbero raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sarebbero affatto e per altri sette il risultato sarebbe incerto. “È urgente e necessario un profondo cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le politiche, accelerando, non ritardando, le transizioni ecologica e digitale, lottando efficacemente contro le disuguaglianze, anche territoriali, sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni“, sottolinea l’Alleanza.

La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima“, mette in guardia il direttore scientifico, Enrico Giovannini. Per l’ex ministro la costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una “visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione“.

Di raddrizzare la rotta senza “compromettere tenuta sistema sociale” parla il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Oggi siamo a ridosso della nascita della nuova Commissione europea“, ricorda, domandando di chiedersi come l’Europa possa sostenere il percorso delle transizioni anche con risorse comuni: “Il governo italiano sa che con maggiore responsabilità e consapevolezza dobbiamo raddrizzare la rotta, che dobbiamo affrontare questa sfida. Anticipiamo le analisi e i rapporti”. A partire da quello sui veicoli più inquinanti, per cui chiede un anticipo della revisione del Green Deal.

Tra il 2010 e il 2023, l’Italia ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti ci sono stati per: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

Sono numerose le proposte di Asvis per migliorare le politiche nazionali ed europee. L’Italia in particolare dovrebbe attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. Sarebbe inoltre “essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi“. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È essenziale poi dare priorità all’attuazione della Dichiarazione sulle Future Generazioni approvata in sede Onu il 23 settembre: un impegno che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese.

L’Italia deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio“, precisa la presidente dell’Asvis, Marcella Mallen che, sul fronte sociale, chiede di contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. “Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.

Sul fronte europeo, “riteniamo che il programma 2025 delle attività della Commissione debba essere strutturato come un vero e proprio ‘Piano di accelerazione trasformativa’ per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi“, sottolinea il presidente dell’Alleanza, Pierluigi Stefanini. “Il Green Deal europeo rappresenta un elemento irrinunciabile delle politiche dell’Unione – ribadisce -, così come il Pilastro dei diritti sociali“.

Organizzazione Internazionale Vino chiede sviluppo sostenibile dei vigneti

L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), una sorta di ‘Onu del vino’ che riunisce gli esperti del settore, ha lanciato un appello per uno “sviluppo sostenibile” della vite domenica al termine di una riunione ministeriale in Francia. “Gli effetti del cambiamento climatico stanno amplificando” le sfide che la vite deve affrontare, hanno dichiarato 37 dei 50 membri che hanno partecipato all’incontro presso la sede dell’OIV a Digione (Francia orientale).

I firmatari incoraggiano “i serbatoi di biodiversità, come i vitigni e l’intero ecosistema che li circonda, limitando l’erosione del suolo, catturando il carbonio (…) e riducendo gli sprechi”, aggiunge la dichiarazione ministeriale, la prima nella storia dell’organizzazione, che quest’anno celebra il suo centenario.

L’Oiv si è posta gli “obiettivi” di “sostenere l’innovazione, le pratiche colturali ed enologiche ambiziose, resilienti e sostenibili (…) nonché la biodiversità, come la conservazione e l’uso della diversità nella vite, lo sfruttamento di nuove varietà di vite e la gestione efficiente dell’acqua”.

La “sostenibilità” della vite e del vino significa anche “sostenibilità economica e sociale”, ha spiegato il direttore generale dell’OIV, il neozelandese John Barker, nel corso di una conferenza stampa, sottolineando in particolare la necessità per il settore di adattarsi al calo del consumo di vino.

Fondata il 29 novembre 1924 da otto Paesi (Spagna, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Portogallo e Tunisia), l’OIV riunisce oggi 50 Paesi, che coprono l’88% della produzione vinicola mondiale, con la notevole assenza degli Stati Uniti, usciti nel 2001 dopo il fallimento del loro candidato alla presidenza.

La Cina diventerà il 51° membro a novembre.

L’organizzazione non è politica, ma riunisce esperti tecnici e scientifici per scambiare informazioni sul settore e cercare di armonizzare gli standard a livello internazionale.