
Dazi e geopolitica, Ocse vede al ribasso stime Pil globali. Calo anche per Italia
I dazi sono un bel problema per la crescita globale. A certificarlo sono le previsioni dell’Ocse per il 2025 e 2026, che registrano per l’anno in corso una percentuale del 3,1, in calo dello 0,2 rispetto all’outlook dello scorso dicembre. A pesare sono ovviamente le incertezze legate allo sviluppo delle tensioni geopolitiche, ma anche “l’aumento delle barriere tariffarie in diverse economie del G20“. Tant’è vero che il Prodotto interno lordo degli Stati Uniti è stimato in calo al 2,2% per il 2025 e poi in crollo all’1,6% nel 2026. A cascata, la negatività si riverbera su diverse economie mondiali. Ad esempio, l’area euro dovrebbe crescere di un 1 quest’anno e all’1,2 il prossimo. Ma anche la Cina viene data in frenata: 4,8% nel 2025 per poi scendere di 0,4 punti dodici mesi dopo. Restando nel continente europeo, chi dovrebbe vedersela nera è la Germania, che aumenterà solo dello 0,4 e nel 2026 dello 0,7%, mentre la Francia dovrebbe subire un calo molto più contenuto: rispettivamente 0,8% e 0,1 punti rispetto a dicembre. In questo scenario non fa eccezione l’Italia, che nei prossimi due anni dovrebbe crescere dello 0,7% e dello 0,9, ovvero 0,2 punti in meno sul 2025 e 0,3 sul 2026 se confrontato con le tabelle di dicembre. Altro capitolo che l’Ocse prende in considerazione è l’inflazione, che dall’analisi risulta essere più alta di quanto previsto in precedenza, “anche se in fase di rallentamento“, frenata dai prezzi dei servizi.
Nel complesso, nelle economie del G20 la previsione è del 3,8% nel 2025 e 3,2% nel 2026. Per il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, “le crescenti restrizioni commerciali contribuiranno ad aumentare i costi sia per la produzione che per i consumi”, dunque resta “essenziale garantire un sistema commerciale internazionale ben funzionante e basato su regole e mantenere i mercati aperti”. Così come un ruolo importante lo dovranno giocare le banche centrali, che l’Interim Economic Outlook invita a “rimanere vigili di fronte all’aumento dell’incertezza e al potenziale aumento dei costi commerciali che potrebbe far salire le pressioni sui prezzi”.
Per i governi, invece, la raccomandazione è quella di “attuare riforme per migliorare la produttività e favorire l’adozione di nuove tecnologie, stimolando la concorrenza sul mercato ed eliminando gli oneri normativi eccessivi per le imprese”. In questo senso “sarà fondamentale migliorare l’istruzione e lo sviluppo delle competenze e ridurre i vincoli nei mercati del lavoro e dei prodotti che ostacolano gli investimenti e la mobilità della manodopera”. L’intelligenza artificiale, dunque, “rappresenta un’opportunità unica per rilanciare la produttività” per l’Ocse. Che prevede un aumento significativo della crescita di produttività del lavoro nel prossimo decennio, “con un potenziale ancora maggiore se si considerano le sinergie con la robotica”, spiega il capo economista dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Alvaro Santos Pereira. Con un avviso: “I guadagni dell’Ia potrebbero diminuire se le politiche non faciliteranno tassi di adozione più elevati e non agevoleranno la riallocazione del lavoro“.