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Cop28, da Parigi a Dubai senza aerei: l’avventura di due giovani attivisti

Photo credit: profilo Instagram Victoria Guillomon nouveloeil_

Lei conduttrice di podcast, lui eco-influencer. Hanno lasciato la Francia a fine settembre per recarsi in India, senza aereo, e hanno fatto una deviazione per la Cop28 a Dubai, per portare un messaggio di sobrietà. In pullman, in auto, in autostop, in treno, in barca… Victoria Guillomon, 25 anni, e Johan Reboul, 24 anni, sono partiti da Parigi il 29 settembre per Shimla, in India, per girare un documentario sull’acqua. Hanno già attraversato l’Europa, la Turchia, l’Egitto e l’Arabia Saudita quando i loro abbonati gli hanno chiesto di fare una deviazione verso gli Emirati Arabi Uniti, dove si tiene la conferenza delle Nazioni Unite sul clima.

La Cop è molto importante, ma siamo ancora in un mondo in cui non si parla abbastanza di sobrietà, si parla di soluzioni, si dice che riusciremo a trovare questa tecnica per usare meno CO2, ma non si parla di sobrietà, appunto, e di come vivere con meno, consumando meno. Credo che fosse importante far passare questo messaggio qui a Dubai“, dice ad AFP Victoria, conduttrice del podcast ‘Nouvel Oeil’.

Grazie a un contatto con l’Eliseo, ottenuto grazie a un’intervista per il podcast, i due sono riusciti a ottenere un accredito per la Cop28, che si tiene in un luogo altamente simbolico per il tema che anima tutto il loro viaggio: l’acqua. “Gli Emirati Arabi Uniti sono uno dei Paesi con la maggiore impronta idrica pro capite“, spiega Johan, che ha 103.000 follower su Instagram. “È davvero impressionante, perché cerchiamo di parlare di risparmio dell’acqua, di usarla con parsimonia. Ma in realtà, siamo nel Paese in cui il problema è grande e siamo nel bel mezzo di un deserto“. “È importante capire perché la gente ama questa città”, dice Victoria. “Invece di voltargli le spalle e puntare il dito, è importante parlare con loro. È anche così che abbiamo un impatto“.

Il loro progetto è sia lavorativo sia personale e le due dimensioni si fondono insieme. Il duo afferma di trovare la serenità nella lentezza del viaggio. “Ci stiamo ricollegando al tempo, ai treni, agli autobus e anche all’ignoto, perché non sappiamo ancora dove saremo tra tre giorni”, dice Victoria. “È una filosofia nel senso più ampio del termine, ma che ti rende profondamente felice“.

È la loro risposta all’ansia ecologica: “Avendo spostato le nostre vite verso una maggiore sobrietà, chiaramente siamo molto più soddisfatti. Abbiamo imparato a spogliarci del superfluo e questo ci rende davvero felici“, dicono. I loro abbonati ne sono entusiasti. Johan dice di aver ricevuto “molti messaggi da persone che ci dicono: possiamo vedere che un altro modo di fare le cose è possibile, che l’ecologia positiva fa anche molto bene“. “Stiamo piantando piccoli semi di gioia“, conclude. I due sono già partiti per l’Oman.

inquinamento

Chi inquina di più? Un quinto delle emissioni CO2 causate dai trasporti

Viaggiare inquina. Secondo i dati pubblicati dall’Emissions Database for Global Atmospheric Research (EDGAR), nel 2020 il mondo dei trasporti è stato responsabile di circa un quinto del totale delle emissioni di CO2 a livello globale, arrivate a sfiorare i 36 miliardi di tonnellate. Dai numeri emerge anche il peso preponderante dei trasporti su strada in termini di inquinamento: auto, mezzi pesanti, autobus, veicoli commerciali e moto/scooter arrivano assieme al 78% delle emissioni generate dal settore. A seguire ci sono i mezzi marittimi (11%), gli aerei (8%) e i mezzi su rotaia (appena il 3%).

Il quadro si conferma simile, se non peggiore, restringendo l’analisi alla sola Unione europea. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), attualmente i trasporti sono la fonte di circa un quarto delle emissioni di CO2 e la quota legata a veicoli su strada arriva a toccare il 71,7%, precedendo la navigazione (14,1%) e l’aviazione (13,4%). Non solo: a preoccupare è il trend legato al comparto mobilità, opposto a quello di tutti gli altri principali macrosettori. L’Eea, nel suo Transport and environment report 2021 evidenzia come le politiche in materia di clima ed energia nell’Ue hanno portato, tra il 2000 e il 2019, a riduzioni significative delle emissioni di gas serra in campi come la produzione di energia, l’industria manifatturiera, l’edilizia e l’agricoltura. Nei trasporti invece le emissioni totali di gas serra sono aumentate di oltre un terzo nello stesso lasso di tempo, mentre considerando soltanto i veicoli su strada il balzo è del 28%.

La situazione è senza dubbio destinata a migliorare nei prossimi anni, anche se con un ritmo quasi certamente non sufficiente per raggiungere i target di decarbonizzazione fissati da Bruxelles. In particolare, secondo la Commissione Ue le emissioni di CO2 dei trasporti saranno ancora superiori del 3,5% nel 2030 rispetto al 1990 e diminuiranno solo del 22% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. Cifre ben lontane da quanto previsto nel Green Deal europeo dove, pur non essendo fissati obiettivi specifici per settore, si parlava della necessità di una riduzione del 90% delle emissioni di gas a effetto serra dai trasporti entro il 2050 (rispetto al 1990) per arrivare al traguardo complessivo della neutralità climatica nell’Ue. Non stupisce quindi che si stia accelerando su misure quali lo stop alla vendita di autoveicoli con motori diesel e a benzina nel 2035. Anche perché, sempre secondo i dati dell’Eea riferiti al 2019, le automobili sono il mezzo di mobilità meno pulito, arrivando a produrre il 60,6% di tutte le emissioni del comparto trasporti.

La situazione italiana collima solo in parte con quella comunitaria, mostrando alcune peculiarità significativa del nostro paese. La quota dei trasporti sul totale di emissioni di gas serra si è attestata nel 2019 (dati dell’Ispra) al 25,2%, in linea quindi con il contesto complessivo dell’Ue. In Italia però si nota l’ancora più netta preponderanza del trasporto su strada dal quale deriva addirittura il 92,6% dell’inquinamento. Decisamente ridotto l’impatto della navigazione (4,3%) e dell’aviazione (2,3%), praticamente inesistente quello dei mezzi su rotaia (0,1%). Numeri che fotografano perfettamente l’eccessiva dipendenza dell’Italia nei confronti del trasporto su gomma e l’attuale arretratezza in tema di intermodalità gomma-ferro. Con un problema in più: il peso preponderante, rispetto a altri Paesi, dei carburanti fossili, con i consumi di gasolio e benzina che rappresentano circa l’88% del consumo totale su strada.

Per quanto riguarda il trend, le emissioni di gas serra dei trasporti in Italia sono aumentate del 3,2% tra il 1990 e il 2019, mentre quelle del trasporto su strada sono salite leggermente di più (+3,9%). Anche nel nostro Paese però sono attesi miglioramenti significativi, favoriti sia dalle politiche più green in tema di trasporti sia dall’evoluzione tecnologica. Secondo Ispra, nel 2030 le emissioni di CO2 da trasporto su strada diminuiranno del 39% rispetto al 1990, passando da circa 97 a 59 milioni di tonnellate: una tendenza, questa, nettamente migliore rispetto a quella complessiva dell’Ue. Entro il 2050 il calo proseguirà fino a raggiungere i 22 milioni di tonnellate.