Decarbonizzazione e competitività: la sfida dell’acciaio green sbarca a Ecomondo

L’Ue è il terzo produttore mondiale di acciaio, ma la situazione non è delle più rosee. A pesare è la ricerca dell'equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale

(Photo copyright: AFP)

Oltre 300 mila persone impiegate – ma 2,6 milioni di posti di lavoro tra diretti e indiretti – 500 siti di produzione in 22 Stati membri e un contributo al Pil del continente pari a 80 miliardi di euro: l’Ue è il terzo produttore mondiale di acciaio, ma la situazione non è delle più rosee. A pesare – e molto – è la situazione geopolitica e commerciale internazionale, a cui i dazi hanno dato il colpo di grazia, ma anche la necessità di rendere il settore sempre più sostenibile, in linea con il Green Deal.

LA STRATEGIA EUROPEA. All’inizio di ottobre la Commissione europea ha lanciato la sua strategia per sostenere la siderurgia, che combina misure protezionistiche e un piano d’azione per la decarbonizzazione e la competitività, con l’obiettivo di proteggere l’industria dell’acciaio europea dalla concorrenza globale e sostenere la sua transizione verde.

In un decennio, infatti, da un surplus di 11 milioni di tonnellate, l’Ue è passata a un deficit di 10 milioni di tonnellate. La produzione è in calo, con una perdita di 65 milioni di tonnellate dal 2007 – oltre 30 milioni dal 2018 – e la quantità attuale ammonta a 126 milioni di tonnellate, ma l’utilizzo della capacità produttiva è solo del 67%, ben al di sotto del sano parametro di riferimento dell’80% e dei livelli di redditività. Numeri che si ripercuotono innanzitutto sulle persone, con 18 mila posti di lavoro persi solo nel 2024, quasi 100mila posti di lavoro diretti dal 2008 (circa il 25% della sua forza lavoro) e la chiusura o la riduzione della capacità installata in numerosi stabilimenti in molti Stati membri dell’Unione, mentre “altre economie stanno espandendo rapidamente i loro settori siderurgici”, come spiega la Commissione. E la crisi globale della sovraccapacità sta raggiungendo livelli critici, dato che “si prevede che 602 milioni di tonnellate nel 2024 saliranno a 721 milioni di tonnellate entro il 2027, cinque volte la domanda annuale dell’Ue.

In questo quadro arriva il piano Ue che – in linea con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e stilato insieme a sindacati e industria – ha lo scopo di “salvare le nostre acciaierie e i nostri posti di lavoro in Europa”. Tecnicamente, la misura andrà a sostituire la ‘clausola di salvaguardia’ introdotta dall’Ue nel 2019 per aiutare i produttori europei, che il 30 giugno 2026. E prevede “una riduzione del 47% del contingente di importazione esente da dazi, da 33 milioni di tonnellate a 18,3 milioni di tonnellate; l’introduzione di un dazio proibitivo del 50% per le importazioni fuori quota; saranno coperte le importazioni da tutti i paesi terzi, ad eccezione dei nostri partner See; gli importatori dovranno invece dichiarare dove l’acciaio è stato fuso e colato”.

LA DECARBONIZZAZIONE DEL SETTORE. Il settore siderurgico ha un forte impatto ambientale. Secondo i dati Ispra, le emissioni di CO2 derivanti da questo tipo di industria decrescono del 68,3% dal 1990 al 2020, ma proprio nell’anno della pandemia sono diminuite del 18,55% rispetto all’anno precedente. Con il ‘Piano d’azione della Commissione per garantire un’industria siderurgica e metallurgica competitiva e decarbonizzata in Europa’ si punta alla riduzione dei rischi della decarbonizzazione: il futuro Industrial Decarbonisation Accelerator Act introdurrà criteri di resilienza e sostenibilità per i prodotti europei negli appalti pubblici, al fine di stimolare la domanda di metalli a basse emissioni di carbonio prodotti nell’UE, creando mercati guida. La Commissione stanzierà 150 milioni di euro attraverso il Fondo di ricerca per il carbone e l’acciaio nel 2026-27 , con ulteriori 600 milioni di euro tramite Horizon Europe destinati al Clean Industrial Deal. Nella fase di ampliamento, la Commissione punta a 100 miliardi di euro attraverso la Banca per la decarbonizzazione industriale, attingendo al Fondo per l’innovazione e ad altre fonti, con un’asta pilota da 1 miliardo di euro nel 2025 incentrata sulla decarbonizzazione e l’elettrificazione dei processi industriali chiave.

Inoltre, la Commissione europea prevede di stabilire obiettivi per l’acciaio e l’alluminio riciclati in settori chiave e di valutare se un numero maggiore di prodotti, come i materiali da costruzione e l’elettronica, debba essere soggetto a requisiti di riciclaggio o di contenuto riciclato. Inoltre, la Commissione prenderà in considerazione misure commerciali sui rottami metallici, “un input essenziale per l’acciaio decarbonizzato, per garantire una sufficiente disponibilità di rottami”.

LA SITUAZIONE ITALIANA. Anche la situazione italiana non è delle più semplici. La produzione di acciaio green e a basse emissioni rappresenta una sfida cruciale per la siderurgia italiana ed europea, che l’Ue si è posta l’obiettivo di raggiungere entro il 2050. Per le aziende della filiera questo significa affrontare numerose sfide, che richiedono analisi e approfondimenti per comprendere come affrontare con successo la strada della transizione verde. Nonostante le incertezze, gli alti costi dell’energia e il tema dell’ex Ilva, il settore italiano cresce. Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, conferma a Repubblica che a fine 2024, “il settore siderurgico allargato ha fatto registrare un fatturato complessivo di 42 miliardi. Di questi, 18,5 sono riconducibili alla produzione di acciaio (ex Ilva esclusa), salgono a 29 miliardi se si tiene conto dei laminati”. L’ipotesi è di chiudere il 2025 “con un più 3-4% di produzione rispetto al 2024, vale a dire 700-800mila tonnellate in più: passeremo da 20 a 21 milioni di tonnellate. Negli ultimi tre anni il settore ha investito 3 miliardi”.

I nodi da sciogliere restano comunque tanti. A partire dal costo dell’energia che pesa come un macigno sulle industrie, seguito dai vincoli ambientali e dai dazi imposti dall’amministrazione Usa. 

E di acciaio green si parlerà anche a Ecomondo a Rimini in occasione del convegno ‘Europa: verso l’acciaio senza CO2’, organizzato da Siderweb in collaborazione con Ricrea, il Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio. L’evento si svolgerà giovedì 6 novembre dalle 13:45 alle 15:00 presso Agorà stand Conai/Consorzi, pad. B1 stand 211/410.