
Torna dal 25 al 27 settembre EcoSanFra, il festival dedicato alla sostenibilità economica, sociale e ambientale che si tiene a San Francesco al Prato di Perugia. La manifestazione si ispira al Cantico delle Creature di San Francesco, il testo poetico più antico della letteratura italiana, riproposto qui in una chiave contemporanea per promuovere un dialogo costruttivo e di cooperazione dopo 800 anni dalla sua composizione. Tra gli ospiti che animeranno l’evento ci sarà anche Pierluigi Sassi, non soltanto presidente di Earth Day Italia – la sezione italiana dell’associazione che organizza e promuove la più grande manifestazione ambientale del Paese – ma anche ceo dI Impatta4Equity, che ricerca investimenti ispirandosi all’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, per coniugare un impatto positivo sui territori in termini economici e globali al contributo concreto alla lotta contro il cambiamento climatico.
Nel corso di EcoSanFra, parteciperà al panel ‘Verso una transizione energetica giusta, scenari globali per la lotta ai cambiamenti climatici’, il 26 settembre alle ore 11. Insieme a Pierluigi Sassi interverranno Antonio Ereditato, Enrico Giovannini, Stefania Crotta, Massimo Casullo ed Enzo Ruini.
Che cosa significa l’aggettivo ‘giusta’?
In questo momento c’è il rischio che la transizione ecologica diventi un viatico per rinnovare ingiustizie sociali conclamate. Pensiamo, ad esempio, a quelle aree in cui si costruiscono dighe per produrre energia destinata ad altri e non a quei territori. O alle forme di nuova e drammatica colonizzazione che si sono viste in Africa: si colpiscono i più fragili e lo si fa con un vestito ‘verde’.
Come possiamo concretizzare allora quel ‘giusta’?
Sappiamo che l’ecologia impone una rivoluzione copernicana, il cambiamento di un modello di sviluppo adottato finora, secondo il quale le risorse e le capacità sono infinite. Ma non è così. Questa rivoluzione va pensata e capita e c’è il rischio di commettere tanti errori. Non è detto che rispettando l’ambiente si vada verso una giustizia assoluta. Faccio un esempio: ora diciamo che sta arrivando la fine dei motori endotermici e quindi ‘viva l’elettrico’. Ma ci sono le infrastrutture per farlo?
Il tema dell’Africa è attuale, pensiamo al Piano Mattei voluto dal governo Meloni.
Il Piano Mattei per ora è una buona intenzione che cerca di valorizzare il rapporto con il continente africano, che è il nostro partner naturale. Un approccio in chiave progettuale è quello giusto, poi riempirlo di contenuti senza scadere nell’utilitarismo è un altro paio di maniche. L’Africa non è solo obiettivo dell’Italia e dell’Europa, ma da secoli è presa di mira da tutti. Ora la Cina si è appropriata delle sue risorse naturali, approfittando delle forti capacità economiche che ha ma anche facendo cose buone. Ad esempio, durante la Cop29 siamo stati ‘bacchettati’ da Pechino, perché il Paese asiatico è quello che ha esportato più energie rinnovabili in Africa e ci ha chiesto ‘E voi cosa avete fatto?’. Questo fa riflettere. Speriamo che il grande progetto del Piano Mattei non sia solo un nuovo nome alla colonizzazione, ma trovi delle chiavi diverse di lettura.
Quale valore aggiunto ha il continente africano?
Può dare tantissimo alla transizione green e all’ecologia. Penso al sistema delle fiere, che potrebbe essere utile a tutti, perché restituirebbe all’Africa un palcoscenico sano. Ci sono sani punti di incontro e credo che si possa crescere insieme.
Il tema dell’ambiente e del clima sta vivendo un momento complicato nell’agenda globale. E lo sguardo va alle politiche di Donald Trump.
Trump rappresenta oggi il peggior nemico della transizione ecologica a livello internazionale. Non è interessato né al tema né a contrastarlo. In campagna elettorale è stato finanziato dall’industria dei combustibili fossili ed è al soldo di questa economia. E’ uscito di nuovo dall’Accordo di Parigi e questo offrirà degli alibi per non prendere decisioni a chi si siederà ai tavoli internazionali. Chissà cosa accadrà a Belem (sede della Cop30 il prossimo novembre, ndr), con la situazione geopolitica che ha messo il tema dell’ecologia al fondo delle preoccupazioni. Che carte può giocare un populista così? Gioca la partita della battuta facile. Il dramma è che tutto questo viene fatto in barba alla nuove generazioni. Ma ormai siamo ai ferri corti e il problema ci sta entrando in casa.
Lei è ceo di Impatta4Equity, basata sui principi dell’enciclica Laudato Sì di Papa Francesco. Mi racconta che cos’è?
Dopo anni di consulenze nel 2009 ho deciso di concentrarmi solo sugli aspetti sociali prendendo sul serio il concetto di ‘no profit’, senza alcuna speculazione. Mi sono quindi interrogato sulla capacità reale di impattare sul mercato e sull’economia. Avevamo sensibilizzato l’opinione pubblica con l’Earth Day e l’enciclica era stato il nostro grande riscatto. Fino a quel momento il tema ambientale era stato un argomento di nicchia, ‘radical chic’, e non era praticamente mai entrato nell’agenda dei governi. Con Papa Francesco è cambiato tutto, quindi era necessario trasformare la sensibilità in azione.
E come ci siete riusciti?
Abbiamo cambiato i nostri messaggi e abbiamo deciso di agire come testimoni. Siamo entrati nel mondo economico perché vogliamo aiutare la transizione nel nostro piccolo. Abbiamo creato una holding benefit per investire nel mondo della green economy e portare avanti un’operazione di sensibilizzazione e provocazione alla finanza. Abbiamo fatto i primi investimenti scegliendo una metrica Esg nata in seno alla Laudato Sì. È un’operazione che va molto bene, che sta crescendo. Vogliamo costituire una Sgr e creare una serie di fondi di investimento con qualche soldino in più.
Papa Bergoglio ha sempre parlato di ambiente e cura del creato. Quanto è forte oggi secondo lei lo spirito ecologista nel mondo cattolico?
Da parte di Papa Francesco c’è stato un ‘Big bang’ ecologico: ha scatenato una tale esplosione globale che è difficile oggi pesarne il reale impatto. Lo sapranno valutare meglio i posteri. In un colpo solo ha mostrato che certi temi non erano una frottola e tutti i governi li hanno messi in agenda. Ora non c’è più un programma di ricerca o di finanziamento o un evento che non abbia la sostenibilità tra i suoi criteri. Insomma, non si può più negare il problema. Bergoglio ha anche evidenziato che bisogna cambiare stili di vita, di produzione e di consumi. Laudato Sì è diventato un movimento globale, non circoscritto al mondo cattolico, ma interreligioso.