Meloni contro Macron: “Inopportuno invito a Zelensky. Nostra forza dovrebbe essere unità”

La premier italiana a Bruxelles ribadisce la necessità di proteggere la competitività delle imprese europee

Arrivata a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario la premier Giorgia Meloni ha chiarito subito la sua posizione: la presidente del Consiglio italiana non ha infatti gradito l’esclusione dalla cena con Volodymyr Zelensky all’Eliseo, a cui ha partecipato anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Mi è sembrato più inopportuno l’invito” di Macron “al (presidente ucraino, Volodymr) Zelensky – ha detto – La nostra forza in questa vicenda è la nostra compattezza e la nostra unità. Capisco le questioni di politica interna, ma ci sono dei momenti in cui privilegiare la propria opinione pubblica interna rischia di andare a scapito della causa“.

Al vertice Ue straordinario di giovedì e venerdì, per tamponare le ricadute dell’Inflation Reduction Act statunitense sull’Europa, Meloni vuole portare la sua ricetta: prudenza sulla modifica del regime degli aiuti di Stato, perseveranza nel dialogo transatlantico e flessibilità sull’uso delle risorse esistenti. L’attenzione di Roma è a evitare che si creino fratture e divari all’interno del mercato unico. Perché, ha spiegato arrivando a Bruxelles, “dobbiamo difendere la competitività del nostro sistema imprenditoriale, ma non in contrasto con l’Inflation reduction act degli Stati Uniti, ma è un momento in cui riflettere sulle nostre scelte, dobbiamo tornare a controllare le catene di approvvigionamento, dobbiamo aiutare il sistema produttivo ma farlo senza creare disparità all’interno del mercato unico”.

La premier italiana ha preparato il terreno nei giorni scorsi, con la visita, il 3 febbraio, a Stoccolma, che ha Presidenza di turno a partire da questo Consiglio, e nello stesso giorno a Berlino per parlare personalmente con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Quindi, ha avuto una fitta serie di telefonate: con il presidente francese, Emmanuel Macron, il primo ministro olandese, Mark Rutte, il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis e con il presidente del governo spagnolo, Pedro Sanchez. Con tutti, oltre all’impegno per il sostegno alle imprese europee, filtra comunione d’intenti sull’appoggio all’Ucraina, con Meloni che domani avrà a margine del Consiglio un un incontro bilaterale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e per una gestione condivisa dei flussi migratori, incentrata sulla dimensione esterna e sul controllo dei confini.

L’urgenza delle questioni sul tavolo fa la straordinarietà di questo Consiglio: “Mi auguro possa essere risolutivo o comunque un passaggio importante”, ha auspicato ieri il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. E’ lui, non essendo un Consiglio ordinario, a riferire prima della partenza e non all’intero Parlamento, ma alle commissioni riunite Esteri e Politiche Ue di Camera e Senato. Il lavoro preliminare della premier, con gli incontri e le telefonate dei giorni scorsi, è stato fondamentale, spiega, per “comprendere i punti di contatto e le differenze, per cercare di superarle e trovare una sintesi”.

Su Kiev la posizione dell’Italia è “netta e chiara”, ha assicurato: “Pieno sostegno senza esitazioni con una forte condanna dell’invasione russa”. Quanto alle ricadute economiche, soprattutto dopo l’Ira statunitense, è stato proposto alla Commissione di mettere in campo modifiche alle regole sugli aiuti di Stato. E’ un’operazione che Roma considera “pericolosa“, perché “altera la tenuta del mercato interno e non dà una risposta unitaria né agli Stati Uniti né all’interno dell’Unione”, ribadisce Fitto. Sarà istituita una commissione per il dialogo tra le due sponde dell’Oceano che, sottolinea, “riteniamo sia fondamentale”. Le modifiche vanno valutate con la massima prudenza, per l’esecutivo, la posizione è cauta e non favorevole a una procedura accelerata.

Serve insomma un quadro chiaro. Nel caso in cui si inizi a ragionare di modificare gli aiuti, l’Italia sposa la proposta che ci sia “una disponibilità forte a una flessibilità nell’uso delle risorse esistenti”. Il tema, ha puntualizzato Fitto, “non è marginale: l’utilizzo flessibile può essere coerente rispetto allo scenario in cui ci troviamo. D’altronde sarebbe singolare che nel cambio complessivo di paradigma si mantenga la rigidità sull’uso delle risorse esistenti”, afferma. Qualcuno, per sostenere le economie, ipotizza la possibilità di mettere in campo un’iniziativa “simile al programma Sure”: “Per noi va bene, ma non raccoglierà ampi consensi”, prevede Fitto.

Infine, l’ipotesi di un fondo sovrano, per la quale c’è una “sollecitazione forte” perché la Commissione presenti una proposta entro l’estate: “Il tema tempo è decisivo e interconnesso con la flessibilità”, avverte il ministro. E’ un’ipotesi che quindi Roma sostiene.
Sull’uso flessibile delle risorse esistenti, l’Italia lavora all’attivazione del RePowerEu all’interno del Pnrr. Il piano è stato pensato all’indomani del Covid, ma prima della guerra in Ucraina, per far fronte alle nuove esigenze, va modificato. “Il governo ha iniziato la fase di consultazione e confronto degli stakeholder per predisporre un programma che implementerà il Pnrr e inevitabilmente è collegato alla coesione. L’obiettivo è un riallineamento dei programmi con una strategia chiara e un confronto costante con la Commissione europea. Stiamo proseguendo con un lavoro proficuo”, informa Fitto.

Le risorse serviranno anche per accelerare il Piano Mattei, che nelle intenzioni del governo farà dell’Italia l’hub energetico d’Europa, grazie agli scambi con il Nord Africa. “La collocazione naturale del Paese nel Mediterraneo fa sì che ci possa essere un nuovo protagonismo per l’Italia, che vada oltre i confini nazionali”, ricorda il ministro. In questa prospettiva, insiste, “l’utilizzo intelligente delle risorse rappresenta un’opportunità”.