Novanta minuti per aprire un canale di dialogo con i sindacati, ma forse anche per lanciare messaggi alla sua maggioranza. Mario Draghi non parla di cifre, né di contenuti, se non per grandi linee, con i segretari di Cgil, Cisl e Uil, ma sonda il terreno per capire il clima che si respira in una fetta importante delle parti sociali sul suo governo. Si rivedranno entro una decina di giorni, tra il 25 e il 27 luglio, prima comunque che sul tavolo del Consiglio dei ministri arrivi il nuovo decreto Aiuti, che lo stesso premier definisce “corposo“, prendendo in prestito le parole del suo sottosegretario alla Presidenza, Roberto Garofoli. “Ci sarà un intervento prima della fine di luglio che riguarderà prima di tutto gli strumenti per mitigare l’effetto dell’aumento del prezzo dell’energia“, dice in una conferenza stampa con i ministri Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti, per fare il punto dopo l’incontro con i sindacati.
Però “il dettaglio preferisco non anticiparlo in questo momento, quando è ancora in corso la valutazione, ma le aree su cui verterà sono comunque simili a quelle già trattate nel passato: bollette, accise sulla benzina e il gasolio. Poi ci saranno anche altri interventi“. Molto probabilmente la siccità, che continua a essere un problema enorme per l’agricoltura, ma non solo.
Draghi sa, comunque, che prima va superato lo scoglio più grande. Che riguarda, però, le fibrillazioni interne alla sua maggioranza. O meglio, dei Cinquestelle, che domani in Senato potrebbero astenersi dal voto di fiducia sul decreto Energia 2, che coincide con il voto finale, certificando di fatto la crisi di governo. Giuseppe Conte stamattina alle 8.30 riunirà il Consiglio nazionale, dove verrà presa la decisione finale. Ma il pressing è alto sul Movimento. L’ex capo politico, oggi fondatore di Ipf, Luigi Di Maio, spende parole durissime: “C’è una forza politica che sta generando instabilità, mettendo a repentaglio degli obiettivi da raggiungere per il Paese“. Nello specifico price cap sul gas, interventi per mitigare i rincari delle bollette e dei generi alimentari. Per il ministro degli Esteri “giovedì sarà la verifica di maggioranza” invocata da Silvio Berlusconi. Non serve altro. Sulla stessa linea sembra essere anche Draghi, che rimanda la palla nel campo di Sergio Mattarella sul punto specifico: “Se devo tornare davanti alle Camere lo decide il presidente della Repubblica“.
Però l’ex Bce, ribadendo che senza M5S non c’è il governo, nemmeno un Draghi-bis, un passo in più lo fa. Rivolgendosi, indirettamente, anche alla Lega, quando dice: “Con gli ultimatum non si può lavorare. Chi non ha piacere e non trova soddisfazione nei risultati di questo esecutivo, lo dica chiaramente“. Senza aspettare settembre (vedi alla voce Carroccio, in chiave raduno di Pontida) o risposte entro fine mese ai 9 punti portati a Palazzo Chigi da Conte: “Quando mi è stata consegnata la lettera ho trovato molti punti di convergenza con l’agenda del governo“, dice Draghi. Aggiungendo che se si trova anche un’intesa con i sindacati per portare a casa le misure “sono molto contento io, e forse anche lui“, riferendosi all’ex presidente del Consiglio.
A sentire il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, un accordo non è lontano: “Quello di oggi è stato un incontro positivo, potenzialmente decisivo. Abbiamo chiesto di prorogare le misure contro i rincari di energia e materie prime, il taglio delle accise sui carburanti, ampliare la platea dei beneficiari degli sconti in bolletta, valutare la conferma del bonus dei 200 euro recuperando quei lavoratori precari, stagionali, autonomi, pensiamo agli operai agricoli, tolti dal decreto Aiuti“.
Per Maurizio Landini, invece, non c’è nulla di concreto ancora: “Abbiamo accolto positivamente il fatto che si incontreranno di nuovo con noi prima di prendere decisioni, quindi valuteremo il 26 o 27 luglio le risposte: oggi, da parte del governo, non sono stati fatti né numeri, né dimensioni, né indicazioni che lasciano intendere cosa vogliono fare“. Il leader della Cgil vuole misure strutturali subito, senza aspettare la legge di Bilancio. E lo stesso chiede Pierpaolo Bombardieri della Uil.
Draghi risponde poche ore dopo. “Il governo non è che non ha fatto nulla, abbiamo già fatto molto per famiglie e imprese: abbiamo stanziato 33 miliardi di euro“, ma oltre al prossimo decreto con gli aiuti “ora è importante mettere in campo misure strutturali per incrementare i salari, incrementare il netto salariale“. Sempreché domani si ricomponga la frattura in Senato con i Cinquestelle. Il passaggio è cruciale ma, considerati i fatti, dall’esito ancora pericolosamente imprevedibile.