C’è voluto tutto il tempo disponibile, fino all’ultimo minuto, ma la maggioranza sembra aver trovato la quadra sulla legge di Bilancio 2023. Dopo una lunga riunione alla Camera, alla presenza della premier, Giorgia Meloni. La cifra si aggira sui 35 miliardi circa, di cui 23 sono dedicati quasi esclusivamente al contrasto dei rincari dell’energia. Per le bollette di famiglie e imprese sono previsti aiuti per affrontare i mesi più duri della crisi, aspettando che l’Europa batta un colpo sul price cap (temporaneo) e magari inizi a mettere in cantiere una riforma del mercato dell’elettricità, oltre al disaccopiamento dal prezzo del gas. Di sicuro non sarà al Consiglio europeo di giovedì, visto che fonti di Bruxelles fanno sapere che non è in vista nessuna decisione su questi temi.
L’Italia così prova a organizzarsi da par suo. Con la proposta avanzata dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, di un tetto nazionale “che riguarda il sistema delle rinnovabili” di 180 euro al megawatt. “Si tratta comunque di un prezzo abbastanza remunerativo per il sistema“, ha spiegato. Sottolineando che da questa misura “ovviamente sono escluse le famiglie“. Il governo è al lavoro anche su altre iniziative che riguardano gli approvvigionamenti energetici. In particolare di metano, perché “il gas nazionale non è una soluzione per coprire” l’intero fabbisogno del Paese, che “solo di gas consuma circa 76 miliardi di metri cubi annui, finora il prelievo nazionale è stato di circa 3 miliardi di metri cubi che è una cifra minima, di conseguenza ce ne mancano 73“, dice Pichetto. Che conferma l’impegno dell’esecutivo sul rigassificatore di Piombino, sia per l’installazione sia per la rimozione “entro 3 anni“.
Del resto è “l’unica soluzione” per affrontare l’emergenza. Soprattutto quella che potrebbe verificarsi nell’inverno 2023-2024, che rappresenta “la preoccupazione maggiore“, perché “dovremo ricostituire tutte le riserve e gli stoccaggi e non avremo più il gas russo“. Per quello in corso, invece, “con gli stoccaggi che abbiamo – sostiene il ministro –, con tutti i meccanismi messi a punto, con distinzioni tra gasivori e altri, con una graduatoria di interrompibilità temporanea a fronte di indennizzo, lo vedo con fiducia, si può superare“.
Anche per questi motivi a Palazzo Chigi c’è tutta l’intenzione di mettere in sicurezza le famiglie e imprese da gennaio contro i rincari. L’imperativo è non aggravare la situazione economica del Paese, evitando – fino a quando sarà possibile – il ricorso a uno scostamento di bilancio. Non sfonda, però, l’ipotesi di azzerare per un anno l’Iva su pane, pasta e latte: è “una possibilità menzionata nella riunione con i capigruppo di venerdì scorso, alla quale ho preso parte anche io, ma in linea di massima sembrerebbe accantonata“, conferma il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan. Che fa un discorso di “efficacia della misura, e forse non è quella ideale da prendere“. Dunque, “meglio concentrare le risorse su altri interventi, ad esempio verso la produzione agricola nazionale“.
Un’altra novità della Manovra 2023 riguarda i carburanti. Cambiano, infatti, le accise fino al prossimo 31 dicembre. Sulla benzina saranno di 578,40 euro per mille litri anziché 478,40 euro, sul gasolio si a 467,40 euro per mille litri anziché 367,40 euro e sul Gpl saranno di 216,67 euro per mille litri invece di 182,61 euro. Una scelta che fa saltare dalla sedia le associazioni dei consumatori, ma che dal governo non vedono come un rischio per i cittadini. La strada per il 2023, comunque, è tracciata.