Torino Airport sempre più ‘green’: in funzione il più grande impianto fotovoltaico su tetto

L’aeroporto di Torino sempre più ‘green’. È entrato in funzione, infatti, il più grande impianto fotovoltaico su tetto in un aeroporto italiano, costituito da 3.651 moduli che coprono una superficie complessiva pari a 6.454 metri quadri (pari all’incirca all’estensione di un regolamentare campo da calcio). Il nuovo impianto fotovoltaico, spiegano da Torino Airport, sarà in grado di generare a pieno regime 1.585 MWh di energia elettrica in un anno. Con questa taglia, il sistema è in grado di soddisfare fino al 12% del fabbisogno annuale dello scalo aeroportuale, ovvero fino al 60% circa del consumo orario in una giornata assolata. L’energia elettrica prodotta dall’impianto con la potenza del sole consentirà all’aeroporto di Torino di evitare l’emissione di 406 tonnellate di CO2 all’anno, l’equivalente di 13.552 alberi.

“Torino Airport dà ulteriore concretezza al proprio piano di sostenibilità e conferma l’impegno ‘Change is possible’ del Gruppo Sagat”, dice Elisabetta Oliveri, presidente di Torino Airport. La messa in funzione del nuovo impianto fotovoltaico, spiega, “segna un momento importante di avanzamento nella realizzazione del nostro piano industriale, di cui sostenibilità e innovazione tecnologica sono due fondamentali pilastri, insieme alle molte altre azioni volte a mitigare gli effetti del cambiamento climatico che stiamo realizzando e che confermano l’eccellenza dell’aeroporto di Torino sul fronte della sostenibilità”.

I pannelli fotovoltaici sono stati installati sulla copertura del terminal passeggeri, sul tetto dell’edificio dedicato al BHS-Baggage Handling System e su quello di una palazzina situata in area tecnica. Grazie a una longevità fino a 40 anni e a un indice di prestazione molto elevato, i moduli fotovoltaici installati sono tra i più efficienti sul mercato: sono infatti progettati per produrre il 60% di energia in più a parità di spazio per oltre 25 anni, offrono un’alta resistenza meccanica agli agenti deterioranti e non generano il fenomeno dell’abbagliamento. La realizzazione e il collaudo in tempi rapidi del nuovo impianto sono stati resi possibili anche grazie al ruolo e all’impegno dell’Enac a favore della decarbonizzazione del settore e, in particolare, alle recenti Linee Guida elaborate dall’Ente che hanno semplificato il procedimento amministrativo per gli impianti fotovoltaici aeroportuali, agevolandone l’iter di autorizzazione.

“Siamo molto orgogliosi di aver realizzato questa nuova opera infrastrutturale, che segna l’inizio del percorso di autoproduzione dell’energia necessaria all’aeroporto”, aggiunge Andrea Andorno, amministratore delegato di Torino Airport. “Il nuovo impianto fotovoltaico – spiega – rappresenta un altro passo nel nostro impegno di riduzione delle emissioni: questa energia verde, combinata alla crescente flotta di mezzi e attrezzature aeroportuali che stiamo via via elettrificando, fa parte di un percorso ben definito della nostra transizione green. Siamo felici di poter contribuire all’azzeramento delle emissioni del comparto, certi che tutta l’industria dell’aviazione proseguirà rapidamente su questa strada”.

Il nuovo impianto rappresenta “un’altra tappa del processo di decarbonizzazione del settore del trasporto aereo”, ricorda Pierluigi Di Palma, presidente Enac. “Un percorso – aggiunge – che vede coinvolti tutti gli aeroporti italiani e che conferma l’impegno di Enac per la riconciliazione tra il trasporto aereo e l’ambiente. Diamo piena attuazione, pertanto, alla missione dell’Enac che prevede lo sviluppo dell’equa competitività nel rispetto dell’ambiente. L’Ente sta mettendo in campo ogni sforzo per agevolare la semplificazione dei processi autorizzativi che permetteranno agli aeroporti di compiere la transizione verso forme di decarbonizzazione, di riduzione CO2 e di limitazione dell’impatto sull’ambiente”.

Prosegue dunque il percorso di sostenibilità ambientale ‘Torino Green Airport’, la roadmap di sostenibilità ambientale lanciata nel 2021 che comprende tutti gli interventi già implementati dall’aeroporto di Torino, in via di realizzazione e pianificati per il futuro, con l’obiettivo di raggiungere l’azzeramento delle emissioni sotto il proprio controllo con largo anticipo rispetto alla scadenza del 2050. Tra le iniziative più rilevanti già avviate, la sostituzione dei veicoli aeroportuali con mezzi full electric che effettuano le operazioni di assistenza agli aeromobili, rendendo possibile un processo di turnaround 100% green, a cui si è aggiunta anche l’entrata in servizio di un’ambulanza elettrica.  Un altro tassello significativo del percorso ‘Torino Green Airport’, è stato il conseguimento nel 2022 della certificazione ambientale ACA-Airport Carbon Accreditation Level 3 ‘Optimisation’. Infine, come partner del progetto europeo TULIPS dedicato all’innovazione a fini di sostenibilità ambientale nell’industria aviation, Torino Airport ha già installato un primo impianto fotovoltaico come parte di una smart grid presso la caserma dei Vigili del Fuoco dell’aeroporto.

In Albania sul paradiso verde dei fenicotteri l’ombra di un nuovo aeroporto

Sulle coste albanesi, in un paesaggio lagunare di bellezza mozzafiato, migliaia di uccelli acquatici nuotano nel loro paradiso azzurro. Ma non lontano da lì, gli escavatori stanno rompendo il terreno per la realizzazione di un futuro aeroporto. Le ong ambientaliste stanno protestando contro il progetto delle autorità di costruire sulle sponde dell’Adriatico il terzo aeroporto dell’Albania. Situato in un’area protetta, lo scalo di Valona rappresenterà “una seria minaccia” per le popolazioni di fenicotteri rosa, pellicani ricci e altre specie migratorie che vi nidificano o riposano.

All’unisono con la popolazione locale, il governo sostiene che le infrastrutture sono fondamentali per sviluppare il turismo e l’occupazione in un Paese i cui abitanti fuggono in massa dalla povertà e dalla disoccupazione. Più volte Tirana ha assicurato che il sito sarà conforme a tutte le norme ambientali e che gli uccelli non verranno disturbati. “Questo progetto va contro le leggi della natura“, ha spiegato Zydjon Vorspi, dell’Ong albanese per la protezione e la conservazione dell’ambiente naturale (PPNEA). “Costruire un’infrastruttura così vasta in un’area conosciuta in tutto il mondo per la sua eccezionale biodiversità significa sbarrare la strada agli uccelli e creare grossi problemi alle popolazioni locali, ma anche internazionali“.

Milioni di uccelli transitano ogni anno dalla laguna di Narta e da quella di Karavasta più a nord, tappe cruciali tra il Nord Europa e il continente africano. Secondo gli ecologisti, l’aeroporto ridurrà notevolmente l’habitat della fauna e della flora, il viavai degli aerei interromperà la migrazione, la riproduzione e danneggerà irreparabilmente un ecosistema notevole. “Possiamo già vedere che le specie sono toccate da tutto questo”, ha detto lo specialista della biodiversità Niko Dumani.

A due ore e mezza di auto a sud di Tirana, la laguna di Narta e le sue paludi circostanti ospitano più di 200 specie di uccelli, 33 delle quali sono nella lista rossa delle specie in via di estinzione della flora e della fauna albanese. Per il momento si sente solo lo sciabordio dell’acqua e il cinguettio dei trampolieri neri, dei piovanelli boschivi e di altre eleganti avocette nell’estuario del maestoso Vjosa, uno degli ultimi fiumi selvaggi d’Europa, classificato come parco nazionale dalle autorità. Ma cinque chilometri più a nord, in linea d’aria, macchine edili stanno scavando le trincee per il futuro aeroporto internazionale di Vlora, la grande località balneare della zona. I lavori realizzati dalla svizzera Mabco Constructions sono iniziati alla fine del 2021. Secondo Tirana, l’infrastruttura da 104 milioni di euro mira ad accogliere due milioni di passeggeri all’anno a partire dal 2025.

Il governo nega che l’aeroporto si trovi nell’area protetta di Vjosa-Narta e assicura che sono stati consultati i migliori esperti ambientali. “L’aeroporto sarà comunque costruito“, tuona il primo ministro Edi Rama. “Sarà un valore aggiunto e in nessun modo una minaccia per l’ecosistema“. Alle Ong che argomentano il rischio di collisioni tra aerei e uccelli, le autorità rispondono che “tutte le condizioni di sicurezza” saranno soddisfatte. Soprattutto, sostengono che lo scalo creerà 1.500 posti di lavoro diretti e incoraggerà il turismo in un Paese dove il tasso di disoccupazione dei giovani sotto i 30 anni è del 20% e dove lo stipendio medio è di 560 euro.

aereo

In aeroporto Amsterdam stop a jet privati, ma niente riduzione numero di voli

No ai voli notturni e ai jet privati, per ridurre le emissioni di gas serra e l’inquinamento acustico, ma niente riduzione del numero dei voli. Sono stati due giorni intensi per l’aeroporto di Amsterdam Schiphol. Solo martedì era stato lo scalo stesso ad annunciare che gli aerei non potranno decollare tra mezzanotte e le 6 del mattino e non potranno atterrare prima delle 5 del mattino dal 2025-2026.Vietando anche i jet privati che causano “una quantità sproporzionata di rumore e di emissioni di CO2 per passeggero“, si leggeva in una nota.

Poche ore dopo, invece, il tribunale di L’Aia si è pronunciato contro il piano dei Paesi Bassi che nel giugno del 2022 avevano dichiarato che avrebbero ridotto i voli a Schiphol a 440.000 all’anno entro il 2024, rispetto al livello pre-Covid di 500.000, per limitare l’inquinamento acustico e le emissioni. Le principali compagnie aeree, tra cui KLM, Delta e EasyJet, avevano annunciato a marzo di voler intraprendere un’azione legale contro il governo olandese per protestare contro la misura. E oggi il tribunale di Haarlem ha stabilito che l’esecutivo “non ha seguito la procedura corretta” e ha violato le norme Ue sulla consultazione delle parti interessate, comprese le compagnie aeree. “Ciò significa che, a seguito di questa decisione, Schiphol non può ridurre il numero massimo di voli a 460.000 per la prossima stagione“, ha scritto la corte. Tuttavia, ha rilevato che L’Aia ha rispettato le regole in un’altra parte del suo piano per ridurre il numero di voli a 440.000 all’anno entro il 2025.

KLM ha dichiarato che la sentenza del tribunale ha fatto “chiarezza“. “Preferiamo collaborare con le altre parti piuttosto che affrontarle in tribunale“, ha scritto in un comunicato, precisando che le misure proposte offrono “un’alternativa migliore per ridurre il rumore e le emissioni di CO2, soddisfacendo al contempo l’esigenza dei passeggeri di volare“. Ovviamente contrariata Greenpeace, che ieri aveva accolto con favore l’annuncio dell’aeroporto e che invece oggi si dice “delusa” dalla decisione del tribunale. “Il grande inquinatore KLM sta prendendo a schiaffi i residenti locali, il clima e il governo che ha salvato la compagnia dal fallimento“, conclude l’associazione.

Attivisti bloccano operazioni terminal jet privati a Malpensa

Nuova azione di protesta da parte degli attivisti ambientalisti contro i jet privati. Questa mattina alle 10 venti persone, fra le quali scienziati, accademici, studenti di scienze e sostenitori, hanno bloccato le operazioni dell’aeroporto Malpensa Prime di Milano, dove atterrano e decollano i jet privati. La protesta, alla quale hanno partecipato Scientist Rebellion, Extinction Rebellion e Ultima Generazione, rientra nella campagna ‘Make them pay’, promossa da Scientist Rebellion, Extinction Rebellion e Stay Grounded a livello internazionale, volta a mettere in luce come l’uso dei jet privati da parte dell’1% della popolazione stia producendo effetti devastanti sul clima.

L’iniziativa di Milano non è un caso isolato: nella giornata di oggi a livello mondiale in circa 10 Paesi hanno avuto luogo azioni simultanee analoghe il cui bersaglio sono stati gli aeroporti di jet privati. A Milano, spiegano in un comunicato gli attivisti, la protesta è stata messa in atto attraverso più tattiche di disturbo delle attività dell’aeroporto: un blocco dell’accesso ai parcheggi automobilistici della struttura, l’imbrattamento delle vetrate del terminal. Dieci cittadini in protesta hanno inoltre fatto ingresso sulla pista dell’aeroporto sedendosi e incollando le proprie mani sull’asfalto di fronte a un jet parcheggiato. “San Valentino è il giorno dell’anno con il maggior numero di voli di jet privati per spostamenti non lavorativi, quindi non essenziali. Non possiamo più accettarlo, siamo in una situazione di emergenza climatica, bisogna agire di conseguenza”, dice Lorenzo, attivista di Scientist Rebellion. Le persone coinvolte sono state allontanate dall’aeroporto e portate via dalla polizia.