Agroalimentare, Agriturist: Comprendiamo difficoltà legislative, confidiamo in future azioni

Dispiace l’esclusione dal bando degli agriturismi. Tuttavia, Agriturist comprende l’azione del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, tesa a non perdere i 76milioni di euro destinati alla promozione del patrimonio agroalimentare italiano. E’ quanto comunica l’associazione in una nota.

Continuiamo a chiedere l’inclusione di una rete di attività fondamentale per la valorizzazione dell’enogastronomia italiana e della tutela del nostro paesaggio, ma – prosegue il comunicato – comprendiamo che i criteri fissati nel 2022 erano contenuti in un decreto già approvato e registrato alla Corte dei Conti. Confidiamo, quindi, in future azioni di sostegno specifiche per gli agriturismi, che rappresentano un settore fortemente connesso con le produzioni DOP, IGP e bio, divenute punto di riferimento dell’enogastronomia e del turismo ad essa collegato“.

lollobrigida

Agricoltura, da Italia pacchetto di proposte a Ue. Lollobrigida: “Tornati centrali”

L’Italia presenta le sue proposte alla Ue e cerchia in rosso le date del 21 e 22 marzo prossimi. Il giorno dopo il consiglio Agrifish più difficile, con la guerriglia urbana che ha messo a ferro e fuoco Bruxelles, il responsabile del Masaf, Francesco Lollobrigida, spiega la posizione italiana in Europa, sottolineando che la premier, Giorgia Meloni, ha chiesto di mettere anche l’agricoltura all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Ue. Per battere il ferro finché è caldo, lascia intendere il ministro della Sovranità alimentare.

L’Italia, da protagonista, nell’ambito del Consiglio Agrifish ha presentato un documento che invita la Commissione Ue a fare un passo indietro rispetto alle politiche ideologiche e folli che, in nome di un presunto ambientalismo, hanno messo in ginocchio il nostro settore primario“, dice Lollobrigida. Sottolineando che “tutti gli Stati membri si sono espressi favorevolmente”. Al centro del piano c’è la revisione della Pac, “perché l’ultima è scritta male: porta criticità operative che creano problematiche“.

Il paper italiano avvisa che “se il modello di transizione ecologica dell’agricoltura promosso dal Green Deal continuasse ad essere portato avanti solitariamente dall’Ue o senza il necessario correttivo della reciprocità a livello di scambi commerciali, il saldo degli effetti ambientali a livello globale sarebbe addirittura negativo“. Il concetto base è che “la minore produzione agricola nell’Unione europea derivante da vincoli ambientali più severi e la sua conseguente delocalizzazione verso Paesi caratterizzati da regole meno rigorose, farà crescere l’inquinamento a livello mondiale, penalizzando la lotta ai cambiamenti climatici che, per sua stessa natura, non può che essere condotta a livello globale“. In pratica, spiega il ministro, “se le scelte tengono conto solo del principio della sostenibilità ambientale, ci sono conseguenze sulla desertificazione e sul dissesto idrogeologico“, oltre al fatto che “con consumo invariato e riduzione delle produzioni si incentivano le importazioni da nazioni che non rispettano le nostre stesse regole. Anzi, si aumentano quelle produzioni a livelli esponenziali, con conseguenze sull’ambiente“.

Dunque, per il governo italiano va rivista la Pac 2023-2027, con azioni a breve termine come la rimodulazione della normativa sugli aiuti di Stato, incrementando l’importo in ‘de minimis’ nel settore agricolo a 50mila euro, con un quadro temporaneo per l’emergenza agricola e una moratoria sul credito agricolo sulla scorta di quanto accaduto con la pandemia e la crisi energetica.

Ancora, incentivare soluzioni alternative alla messa a riposo dei terreni per salvaguardare l’ambiente, il cui obbligo va rimosso con una deroga temporanea fino alla prossima Politica agricola comune, dove poi cancellarlo definitivamente. Servono, inoltre, adeguate risorse finanziarie per sostenere il reddito degli agricoltori, assicurare la sicurezza alimentare e mantenere un tessuto rurale vitale, ma soprattutto aumentare gli aiuti ai giovani per consentire il ricambio generazionale. Tra le proposte c’è quella di riflettere sugli eco-schemi, soprattutto sulla possibilità di remunerare la produzione di beni pubblici e le esternalità positive prodotte dal settore agricolo.

Ovviamente, ci sono anche interventi settoriale: la produzione commercializzata dell’olio extra vergine di oliva non dovrà scendere al di sotto del 15%, l’innalzamento al 60% dell’aiuto di spesa agli operatori ortofrutticoli, i limiti temporali previsti per le autorizzazioni e il reimpianto di vigneti devono essere eliminati o ampliati ad almeno 8 anni, il finanziamento dell’estirpazione dei vigneti per problemi fitosanitari e il suo reimpianto e la copertura del mancato reddito.

L’Italia chiede il rafforzamento degli interventi sul mercato Ue con l’apertura di stoccaggi di prodotti agricoli europei e nazionali, lo sviluppo rurale con un piano straordinario per il ricambio generazionale (incentivi under 40 oltre i 5 anni, costi standard per investimenti di piccola taglia, rafforzamento degli strumenti di gestione del rischio e contratti di filiera), la creazione di una riserva di crisi. Poi, semplificare: “L’Ue è un contesto politico, non solo burocratico in cui si svolgono i compitini“, tuona Lollobrigida. Che indica la parola d’ordine: “Semplificazione, di cui tutti si riempiono la bocca ma ogni volta che si deve delineare un percorso, si cercano orpelli sempre maggiori“.

Nella strategia non mancano contromisure per evitare la concorrenza sleale, in particolar modo dal Mercosur, irrobustendo l’impianto della direttiva europea. “Nessun accordo commerciale tra Commissione europea e Paesi terzi può essere stipulato se non si garantiscono gli stessi standard in vigore nel mercato Ue, in termini di sicurezza sanitaria, alimentare ed ambientale, sicurezza sul lavoro e diritti dei lavoratori“, si legge nel documento. Inoltre, va rivista la legge europea sul ripristino della natura, evitando nuovi oneri a carico degli agricoltori: “E’ l’elemento cardine dell’impostazione ideologica“, prosegue il ministro che aspetta dal Parlamento Ue “un segnale chiaro su questa dinamica, che credo sia l’evoluzione di un processo che deve chiudersi, in cui è stata prevalere un’impostazione che ha messo in ginocchio il sistema produttivo e che rischia di ucciderlo“.

agroalimentare

Inquinanti eterni in frutta e verdura: +220% Pfas in 10 anni nei vegetali europei

La presenza di pesticidi contenenti Pfas (i cosiddetti ‘inquinanti eterni’) è esplosa tra il 2011 e il 2021 nei vegetali consumati nell’Unione Europea, in particolare nella frutta estiva. Secondo un’analisi dei dati ufficiali dei programmi nazionali degli Stati membri per il monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti, basata su 278.516 campioni di vegetali, il volume di frutta contaminata da residui di Pfas è aumentato del 220% tra il 2011 e il 2021. A rivelarlo è un rapporto di alcune ong, tra cui Générations Futures e PAN Europe, secondo il quale i frutti più colpiti sono quelli estivi, come le fragole (37% contaminate nel 2021), le pesche (35%) e le albicocche (31%). Per gli ortaggi, che in proporzione sono meno colpiti dalla contaminazione, l’aumento è del 247% in dieci anni, con l’indivia (42%) e i cetrioli (30%) che registrano i valori più alti nel 2021. Dei 20 Paesi dell’Ue presi in esame, la frutta e la verdura coltivate nei Paesi Bassi (27%), in Belgio (27%), in Austria (25%), in Spagna (22%), in Portogallo (21%), in Grecia (18%) e in Francia (17%) contengono il maggior numero di tracce di Pfas.

Queste sostanze, che si degradano molto poco una volta nell’ambiente e che avrebbero un effetto nocivo sulla salute, sono solitamente citate per il loro uso nell’industria o in prodotti di consumo come i rivestimenti antiaderenti delle padelle. Ma secondo il rapporto, i Pfas utilizzati più frequentemente in agricoltura tra il 2011 e il 2021 sono il fungicida fluopyrame, l’insetticida flonicamid e il fungicida trifloxystrobin.

I risultati del rapporto, spiegano le ong, “dimostrano che l’uso dei Pfas nei pesticidi sta portando a un’assunzione sempre più comune” di residui di queste sostanze “da parte dei consumatori europei” e che “questa fonte di contaminazione (…) non dovrebbe essere minimizzata rispetto a quella causata da altri Pfas”. L’anno scorso, l’Unione Europea ha fatto il primo passo per limitarne l’uso, tuttavia i pesticidi che li contengono sono esclusi dal campo di applicazione di questa restrizione, poiché i prodotti fitosanitari sono regolamentati da testi propri.

“Il continuo accumulo di Pfas nel suolo, nell’acqua e nella catena alimentare, e i cocktail che ne derivano, presentano rischi cronici per la salute umana. È urgente vietarli da tutti gli alimenti e dai mangimi per proteggere la salute dei cittadini europei”, affermano le due associazioni.

Proteste agricoltori, Giansanti: “Non esagerare andando oltre sistema leggi”

“Noi di Confagricoltura oggi siamo qui a Bruxelles con la nostra assemblea generale per far fronte a quelle che sono le richieste del mondo agricolo che noi rappresentiamo. C’è modo e modo di rappresentare lo stato di disagio vissuto; si può andare ovviamente in giro con i trattori, si possono anche fare momenti di proteste e di proposta andando a incontrare le istituzioni. Io credo che tutto ciò che serve per riportare al centro del dibattito il futuro dell’agricoltura sia importante, però non bisogna poi esagerare con momenti di protesta che vanno oltre il sistema delle leggi”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a margine dell’Assemblea di Confagricoltura a Bruxelles. “Quindi – ha aggiunto – fino a che tutto ciò si svolge in maniera pacifica va bene” perché “dobbiamo trovare le soluzioni nel confronto aperto che deve esserci tra agricoltori e istituzioni europee. Ci aspettiamo molto oggi dal Consiglio dei Ministri, c’è bisogno di spingere molto soprattutto per l’Italia. Le concessioni che sono state date in questi giorni da parte della Commissione, certamente risolvono dei problemi ma non quelli che noi auspicavamo in Italia”. Serve, ha detto ancora Giansanti, “la ripresa di una discussione necessaria quanto mai tra i ministri sulla necessità di ripartire da zero dalla Pac. Dobbiamo ricostruire la Pac con una riforma hard di medio periodo con delle politiche di mercato perché altrimenti le nostre aziende agricole rischiano di chiudere”.

Agricoltura, la furia dei trattori devasta Bruxelles: la polizia risponde con i lacrimogeni

Alta tensione nel quartiere europeo a Bruxelles dove circa mille trattori hanno invaso da questa mattina, a partire dalle nove, decine di strade per manifestare ancora contro le politiche comunitarie, mentre al Consiglio Ue si riunivano i ministri europei dell’agricoltura. Sul tavolo del vertice le ultime misure di breve e medio termine che la Commissione europea ha proposto la scorsa settimana per ridurre gli oneri amministrativi per gli agricoltori.

Nel corso della mattinata la polizia, in tenuta antisommossa, ha isolato le strade del quartiere europeo con barricate di filo spinato, facendo ricorso al getto d’acqua di idranti e gas lacrimogeni contro i manifestanti che lanciavano a loro volta uova, bottiglie di vetro e petardi contro il ‘muro’ di agenti. Nelle strade del quartiere europeo, tra Rue de la Loi e Chaussée d’etterbeek, i manifestanti hanno appiccato fuochi, alimentati da pneumatici, copertoni e cumuli di paglia a cui è stato dato fuoco. Chaussée d’Etterbeek, a poche decine di metri da dove erano riuniti i ministri, i dimostranti hanno cercato in più occasioni di sfondare la barricate minacciando ripetutamente di superare le barriere con i trattori.

 

 

Sotto le pressioni delle proteste, la presidenza belga alla guida dell’Ue e la Commissione europea hanno deciso di incontrare nel primo pomeriggio i rappresentanti dei giovani agricoltori del Belgio per ascoltare le loro preoccupazioni. Solo dopo la fine del Consiglio, intorno alle 16, la situazione ha iniziato a normalizzarsi, le stazioni metro più vicine alle istituzioni europee (Schuman e Maelbeek) sono state riaperte e anche il traffico in superficie è tornato alla normalità.

Mentre le proteste si stavano concentrando di fronte alle sedi del Consiglio e della Commissione, davanti al Parlamento europeo si è tenuto il presidio di Coldiretti. Da parte della Commissione europea “c’è stata un’apertura in termini di proposte“, “ma abbiamo la necessità di avere la certezza dei tempi rispetto all’attuazione degli stessi regolamenti modificati, in termini di semplificazione, di risorse economiche stanziate e nel senso di andare oltre quello che è il limite degli aiuti di Stato che fino a oggi abbiamo avuto, per poter intervenire nei confronti anche di tutte quelle filiere produttive che oggi hanno forti criticità”, ha riconosciuto il presidente, Ettore Prandini parlando anche della necessità di una revisione immediata della Pac. “E’ una politica agricola comune piena di cavilli e di burocrazia, piena di vincoli per le imprese agricole che in tanti casi, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese, non riescono ad avere attuazione rispetto a quello che è un utilizzo delle risorse per come storicamente era stata pensata nella politica agricola comune”.

Dello stesso avviso il ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che ha ricordato come l’Italia abbia chiesto una revisione della Pac “che sia rapida. Noi chiediamo di sviluppare una produzione come elemento centrale, garantire il reddito delle imprese agricole perché senza reddito anche la passione non è sufficiente a continuare a svolgere questa attività e senza agricoltura non c’è possibilità di tenere insieme un patrimonio culturale di ricchezza che questo mondo rappresenta e che per l’Italia è vitale”. Per il ministro italiano l’attuale Pac, entrata in vigore a gennaio 2023 dopo due anni di periodo transitorio, “è stata scritta male, noi chiediamo delle modifiche sostanziali dove il reddito dell’agricoltore come manutentore del territorio sia tenuto in considerazione più di posizioni ideologiche”. Lollobrigida ha concluso sottolineando che “noi italiani abbiamo il dovere di sentirci corresponsabili delle scelte” dell’Ue “ma di influenzarle, non siamo una nazione di secondo piano ma una delle nazioni più importanti dell’agroalimentare”.

Agricoltura, Prandini: “Regole per aziende Ue valgano anche per import”

“Il lavoro che si è fatto con la Francia la Spagna il Portogallo e anche altri Stati membri è quello di arrivare ad ottenere una regolamentazione per quanto concerne tutto il sistema della reciprocità. Noi pretendiamo che le regole che vengono imposte alle imprese agricole europee, in questo caso quelle italiane, siano le stesse quando noi andiamo a importare prodotti provenienti da altri continenti“. Così il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, di fronte al Parlamento europeo a margine delle proteste di agricoltori in corso a Bruxelles. “Finché non riusciremo a ottenere questo regolamento, che deve essere trasparente e chiaro con un aumento dei controlli, soprattutto sulle frontiere in termini di importazione, noi continueremo a essere presenti a Bruxelles, continueremo a manifestare perché riteniamo che sia un diritto sacrosanto dei nostri agricoltori, non essere penalizzati per quanto riguarda un mercato che deve essere libero, deve essere aperto, ma deve avere anche le stesse regole”.

Agricoltura, Prandini: “Da Ue serve certezza sui tempi, no limite aiuti di stato”

“La Commissione Europea ha dato i primi segnali in termini di apertura, di ascolto, di dialogo rispetto a quelle che erano le proposte che avevamo avanzato ormai più di due settimane fa, soprattutto la presidente von der Leyen”. Così il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, di fronte al Parlamento europeo a margine delle proteste di agricoltori in corso a Bruxelles. “Manca però ancora la certezza – ha aggiunto – rispetto a quelle che sono le tempistiche in termini di attuazione delle modifiche degli stessi regolamenti, sia per quanto riguarda la semplificazione burocratica, sia per quanto riguarda le certezze delle risorse stanziate. Ma soprattutto abbiamo chiesto di poter andare oltre quello che è il limite degli aiuti di Stato per intervenire nei confronti di quei settori produttivi che sono stati fortemente penalizzati negli ultimi anni. Quindi continueremo a esser presenti a Bruxelles fino a che non avremo la certezza rispetto a quelli che sono i regolamenti che devono essere modificati e dovranno essere attuati”.

Agricoltura, Pd riunisce filiera. Schlein: “Crisi profonda, chi difende il settore da Meloni?”

Il Partito democratico apre il dibattito sul futuro dell’agricoltura con la Conferenza nazionale. Al Nazareno riunisce associazioni di categoria, sindacati, sigle ambientaliste, rappresentanze della filiera agroalimentari per cercare quelle che la segretaria, Elly Schlein, definisce “soluzioni a un malessere reale, di cui vanno cercate le cause senza facili capri espiatori e strumentalizzazioni per la campagna elettorale“. Secondo la leader dem, però, non c’è un motivo solo: “Il comparto vive una crisi profonda, per ragioni molteplici, ma il nutrimento è il fondamento della vita e la politica deve dare più attenzione al tema“.

La protesta dei trattori qualcosa ha smosso nel dibattito pubblico, ma ora che i mezzi sono tornati nei rispettivi capannoni, resta lo scontro tra maggioranza e opposizione, sia interno che a livello europeo. “Meloni si è rivolta agli agricoltori dicendo di averli difesi dalle scelte dell’Unione europea. Ma io mi domando: chi li difende dalle sue scelte? Perché il governo non ha fatto nulla in questo anno e mezzo, colpevolmente“, attacca Schlein. Che rincara la dose contro l’esecutivo anche sull’energia: “Dovremmo occuparcene tutti i giorni in Parlamento, invece abbiamo l’impressione di un governo nella migliore delle ipotesi distratto, nella peggiore nemico delle rinnovabili, che invece sono un grande potenziale“. Anche in agricoltura. Settore per il quale chiede di ripristinare il “contributo economico pubblico per le assicurazioni agricole contro gli eventi climatici, tagliato dal 65% a circa il 40, così non si assicurerà più nessuno“.

La segretaria dem non assolve nemmeno l’Europa. Ammette che sul consumo di suolo anche la sua parte politica, quando ha avuto responsabilità di governo, non ha fatto molto, lasciando che dell’argomento si occupassero solo le politiche Ue, mentre sulla reciprocità “serve un’attività di antitrust rafforzata per verificare la correttezza della formazione dei prezzi e immaginare, magari, anche una commissione d’inchiesta, vera, sulle pratiche sleali, perché abbiamo l’impressione che non siano realmente attuate in questo momento“. Argomento, questo, su cui sono tornati tanti dei relatori interventi alla Conferenza nazionale. “Bisogna concentrare l’attenzione nella definizione di nuova politica agricola“, dice il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che indica nella fiscalità, il lavoro per la mano d’opera e la competitività tre punti importanti su cui intervenire.

Per Coldirettitema centrale è combattere le pratiche sleali. Non possiamo immaginare che ci siano restrizioni, penso ai fitosanitari, ma senza applicare il principio di reciprocità“, sottolinea il vicepresidente, David Granieri. Bisogna “frenare il consumo di suolo e occorre un piano di contenimento della fauna selvatica, è urgente“, spiega invece il presidente di Cia-agricoltori italiani, Cristiano Fini: “Le politiche agricole europee vanno fatte con gli agricoltori e non contro, come purtroppo è accaduto in questi anni“.

Chiare anche le posizioni dei sindacati. “L’attuale livello di produzione sta dimostrando che è insostenibile, dal punto di vista etico, ambientale ed economico, come dimostrano le proteste di questi giorni“, ricorda il segretario della Flai Cgil agricoltura, Davide Fiatti. Ritiene “fondamentale che le risorse europee vengano ricondotte, con la giusta assistenza fiscale, alle piccole e medie imprese, che sono una parte centrale della nostra agricoltura” la segretaria della Fai Cisl, Raffaella Bonaguro. Mentre Uila chiede alla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, di far saltare il trilogo in programma il prossimo 5 marzo sulla direttiva per il Packaging: “Se passasse la proposta della commissione Ambiente del Parlamento Ue tante persone rischierebbero di perdere il lavoro – spiega il segretario generale, Stefano Mantegazza –. Solo in Italia, in agricoltura, sarebbero circa 30mila“.

Altro argomento trattato è il rapporto tra ambiente e agricoltura. Sul punto le maggiori associazioni concordano in pieno: il futuro è l’agroecologia. “Il malessere non può essere attribuito alla transizione ecologica, che di fatto non è mai partita – dichiara Franco Ferroni del Wwf -. Il Green deal non è morto, ma ciò che è successo in queste settimane lo ha indotto in una ‘coma’ fisiologico“. Torna sulla reciprocità Greenpeace, sottolineando che “l’accordo con il Mercosur è anacronistico per il nostro mercato”, lamenta la responsabile Agricoltura, Federica Ferrario. Per il Pd si tratta di un primo passo, spiegano i vertici dem. Ora, però, gli attori della filiera si attendono di passare dalle parole alle proposte. Anche dall’opposizione.

Fini (Cia): “Irpef piccolo passo ma montagna da scalare. Domani non saremo in piazza”

Il ripristino dell’esenzione dell’Irpef è un “piccolo passo“, ma in agricoltura “la montagna è ancora da scalare“. Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori italiani, venerdì 9 febbraio è stato convocato dal governo con le altre associazioni di categoria a Palazzo Chigi.

Sul tavolo c’era anche l’Irpef, la punta di un iceberg di problemi. Il ripristino è comunque un segnale, spiega durante il #GeaTalk: “Tante aziende agricole, soprattutto medio piccole, già erano esentate. Però, ce ne sono anche altre che invece dovevano pagarla, dunque questo è un passo verso queste aziende che devono stare sul mercato proprio come le altre”. Cia aveva presentato un emendamento per una esenzione completa per tutti. “Si è trovata questa mediazione, che approviamo, rispetto all’enormità dei problemi che abbiamo va nella giusta direzione. Dobbiamo affrontare tante altre problematiche, la montagna è ancora da scalare”, scandisce.

 

 Il tavolo con il governo sarà aggiornato?

C’è stata una grande disponibilità da parte del presidente Meloni a incontrarci in futuro, non abbiamo fissato date. Credo debba essere fatto perché abbiamo bisogno di seguire passo dopo passo le proposte fatte dal governo e controllare che vengano messe in pratica. Molte contenevano nostre rivendicazioni, fatte nell’assemblea nazionale del 30 novembre, nella manifestazione del 26 ottobre e ancora prima a febbraio, durante la conferenza economica. Dovremo vigilare perché .le proposte si trasformino in fatti.

 Il ripristino dell’esenzione è stato accolto piuttosto tiepidamente dagli agricoltori senza bandiera, che non accennano a indietreggiare sulle proteste dei prossimi giorni. Voi domani sarete in piazza a Roma?

No. C’è una parcellizzazione e anche una certa frammentazione di questi movimenti nati in maniera spontanea: alcune sigle hanno portato avanti rivendicazioni solo agricole, altre invece si sono aperte a temi diversi, che non condividiamo. Sono movimenti spontanei, autonomi che non hanno voluto alcuna bandiera sindacale. Anzi, a volte si sono scagliati, in maniera ingiusta secondo noi, contro le rappresentanze agricole. Non saremo in piazza ma rivendichiamo anche noi alcuni temi che vengono posti. Dunque, vediamo in maniera positiva questa attenzione sul mondo agricolo, è un fatto positivo che sia centrale nel dibattito.

Il ministro Francesco Lollobrigida e il governo hanno fatto abbastanza in Europa o si poteva fare di più?

Hanno posto grande attenzione sull’agricoltura. Sono state fatte cose molto positive, alcune per certi versi insperate. Mi riferisco in particolare al Pnrr, dove sono state stanziate risorse molto importanti nei confronti dell’agricoltura. Hanno tenuto posizioni decise a livello europeo che hanno portato risultati importanti per tutto il sistema Italia, perché la Commissione ha portato avanti scelte scellerate che andavano contro gli agricoltori e il Parlamento europeo ha dovuto metterci una pezza per evitare il tracollo del settore. In questo il governo ha lavorato bene. Ma restano sul tavolo alcuni temi che dovremo affrontare con urgenza, credo che su questo si possa e si debba migliorare.

Pensa anche lei che i trattori siano nelle piazze per colpa del Green Deal?

Siamo europeisti convinti e altrettanto convintamente pensiamo che sulle tematiche agricole vada cambiato il paradigma degli ultimi anni. Timmermans ha avuto carta bianca per portare avanti all’interno della Commissione alcune politiche scellerate fatte contro gli agricoltori e non con gli agricoltori, come invece andavano fatte. Se si vuole portare avanti il Green Deal europeo, le politiche vanno fatte con gli agricoltori. Sogno davvero un’Europa che finalmente possa mettere al centro l’agricoltura come settore economico fondamentale e produttore del bene primario che è il cibo, ma anche come presidio del territorio e dell’ambiente, di aree fragili del Paese che senza agricoltura non avrebbero un futuro. Su quei territori dovremmo accendere un faro.

Siete disposti quindi ad accettare la sfida della transizione ecologica?

Siamo rimasti in balia delle ideologie per troppi anni. Come per le Tea, per alcuni anni paragonate agli ogm, in maniera ideologica. Abbiamo perso tantissimo tempo. Metterle a disposizione significa andare verso il compromesso tra ambiente e agricoltura. Ci sono tanti temi su cui l’agricoltore accetta la sfida climatica, a parte di avere gli strumenti per contrastarla. Il grande errore della Commissione europea è stata anteporre la sfida ambientale quando i due settori dovevano andare di pari passo.

Cosa pensa della nuova Pac?

Su questa Pac credo ci sia una responsabilità a livello europeo nella costruzione di un impianto che non dà risposte agli agricoltori, ma anche a livello nazionale. Da un calcolo fatto, solo il 70-75% dei contributi arriva agli agricoltori rispetto al passato, quindi manca nelle casse un 20-25% di denari che erano comunque importanti, soprattutto in alcune realtà, come nelle are più fragili del Paese. Va rivisto l’impianto per la futura Pac, perché quella di oggi non risponde per tanti aspetti alle richieste del settore agricolo e quindi dobbiamo avere una visione futuristica rispetto alla crisi climatica che stanno affrontando le aziende agricole. Tutto il tema legato alla gestione del rischio è fondamentale, poi c’è quello legato alle aziende più fragili, che si occupano di una agricoltura che deve resistere.

Cosa risponde a chi dice che il settore dell’agricoltura gode già di molti sussidi?

A chi punta il dito contro l’agricoltura perché riceve molti sussidi – aggiunge Fini parlando con Gea -, dico che la Pac è stata impostata anni fa per sostenere i redditi degli agricoltori da un lato e dall’altro per cercare di riequilibrare i prezzi sul mercato. Credo ci siano ancora oggi queste esigenze, ma il sussidio viene dato perché l’agricoltore non riesce ad avere un reddito adeguato perché non riesce a formare lui stesso il prezzo di mercato delle proprie produzioni e dall’altro lato c’è una grande valenza ambientale e sociale dell’agricoltura che va riconosciuta e che il mercato non è in grado di riconoscere. Rivendico che gli agricoltori non stanno percependo sussidi, ma il giusto compenso per quello che fanno.

Teme la concorrenza dell’Ucraina e del Mercosur?

Se l’Ucraina dovesse entrasse nell’Ue sarebbe un grosso problema da gestire. E’ un Paese molto grande e importante dal punto di vista agricolo, che metterebbe una concorrenza spietata per certi aspetti. Lì la mano d’opera costa molto meno, i prodotti sarebbero immessi nel mercato senza dazi. Sarebbe una concorrenza importante. Dal punto di vista agricolo sarebbe grosso problema. Dal punto di vista del Mercosur, ci sono poche opportunità e tanti punti critici. Primo il fatto di poter immettere sul mercato a livello europeo prodotti che hanno regole diverse rispetto ai nostri. Noi continuiamo a sostenere una regola di reciprocità negli scambi commerciali europei, è chiaro che questo trattato va nella direzione opposta. Questo dobbiamo modificarlo, creerebbe una concorrenza sleale che non ci possiamo più permettere. La regola di reciprocità significa che noi a livello europeo produciamo con regole che vanno verso la transizione ecologica dell’agricoltura, non possiamo continuare a importare produzioni che non hanno le nostre regole e ci fanno concorrenza sleale.

Meloni convoca associazioni agricoltori: “Sempre difesi in Ue. Irpef entro 10mila euro”

Mentre i trattori rombano sull’asfalto di Roma, il governo convoca le associazioni più rappresentative del mondo agricolo a Palazzo Chigi. Un confronto durato circa due ore, aperto e chiuso dalla premier, Giorgia Meloni, che esordisce subito riconoscendo la strategicità del comparto per l’economia italiana. “In Europa il Governo ha difeso gli agricoltori e contestato fin dall’inizio le scelte sbagliate imposte dalla Commissione europea”, ricorda ai rappresentanti e Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza Cooperative, convocati per fare il punto sui principali dossier sul tavolo. Con la presidente del Consiglio c’è anche una folta rappresentanza di ministri, dai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini (videocollegato da Potenza), a Francesco Lollobrigida (Masaf), Giancarlo Giorgetti (Mef), Matteo Piantedosi (Interni), Raffaele Fitto (Sud e Pnrr), Marina Calderone (Lavoro) e Luca Ciriani (rapporti con il Parlamento).

L’Europa è un punto ricorrente nel discorso di Meloni. Sia per sottolineare che il suo esecutivo è “favorevole alla difesa dell’ambiente e alla transizione ecologica, ma sempre nettamente e fermamente contrario a quella che è diventata una transizione ideologica, fatta da diktat e regole ideologiche per le quali si sacrifica la produzione, mettendo a rischio quel concetto di sovranità alimentare che resta un nostro indirizzo irrinunciabile”. Sia per rivendicare le vittorie politiche ottenute su emissioni, packaging, fitofarmaci, rotazione forzata e messa a riposo obbligatoria. Per non parlare dei fondi del Pnrr che, con la rimodulazione, sono aumentati “da 5 a 8 miliardi”. Meloni elenca anche le misure messe in campo finora dalla sua squadra e, rivolgendosi alle associazioni, chiede di “riconoscere che l’aumento delle risorse a favore del comparto c’è stato, e rilevante, seppur in una condizione difficile di bilancio”. Ammettendo che “in 16 mesi non è possibile fare i miracoli e correggere anni di scelte sbagliate”, ma “l’inversione di tendenza è evidente”.

Non trascura ovviamente il capitolo Irpef agricola: “L’esenzione negli anni passati è stata una misura iniqua e ha favorito soprattutto i grandi imprenditori e le imprese con volumi di affari elevati. La proposta del governo – spiega – è quella di aiutare gli agricoltori che ne hanno bisogno limitandola ai redditi agrari e domenicali che non eccedono l’importo di 10mila euro”. E’ probabile che l’emendamento al Milleproroghe arrivi nella serata di lunedì.

La reazione è positiva, ma come sottolinea anche Lollobrigida al termine del confronto, questo tema “non è mai risultato il problema centrale del mondo agricolo”. Il responsabile del Masaf, lasciando Palazzo Chigi (e prima di incontrare una rappresentanza dei trattori), riprende le parole di Giorgetti, sottolineando che il provvedimento “garantirà, dice il ministro dell’Economia, più del 90% delle imprese italiane”. Fonti della Lega, però, dopo un vertice tra i dirigenti e il leader, Matteo Salvini, insistono: serve “massimo impegno per sostenere il settore e intervenire ancora più efficacemente sull’Irpef”. Anche Forza Italia riunisce il gruppo dirigente: “D’intesa con tutto il governo e con gli altri partiti della maggioranza, ci siamo adoperando per chiudere un ‘pacchetto’ che dia una risposta pronta ed efficace alle nuove esigenze degli agricoltori”. Dopo il tavolo con le associazioni, il segretario Tajani ribadisce: “Daremo tutte le risposte che possiamo con una visione strategica, con iniziative concrete e senza promesse che non si possano mantenere”.

E’ positivo anche il clima tra le sigle del mondo agricolo. “E’ stato un incontro proficuo, il gesto di attenzione rivolto dal governo a tutti gli agricoltori in questa giornata ovviamente fa piacere”, dice il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Sull’Irpef un passo avanti è stato fatto certamente, si può ancora far qualcosa di più – aggiunge -. Crediamo che si possa alzare l’asticella o comunque creare strumenti di progressività e lavorare su aliquote diverse in funzione della capacità di contribuzione”. Giansanti, che plaude alla scelta di attivare un tavolo sul lavoro, porta a Palazzo Chigi le richieste della sua associazione, partendo dal presupposto che il dialogo con l’Ue deve cambiare.

Lo stesso fa anche Coldiretti, che chiede interventi dalle filiere al fisco. “Penso che sia Bruxelles il luogo in cui dobbiamo concentrare tutto ciò che dobbiamo fare per ottenere le risposte che chiediamo a istituzioni. Non vuol dire essere filo-governativi ma confrontarsi con il governo per dare risposte concrete rispetto ai bisogno dei nostri imprenditori”, spiega il presidente, Ettore Prandini.

Pragmatica la posizione di Cia-Agricoltori italiani: “Nell’incontro ci sono state presentate delle proposte che ricalcano i temi che abbiamo posto, ora però dobbiamo passare dalle parole ai fatti – afferma il presidente, Cristiano Fini -. Dovremo vigilare, continuare a confrontarci affinché queste proposte vengano messe in pratica”.