A Roma l’assemblea mondiale dei mercati contadini. Prandini: “Valore da oltre 4,5 miliardi”

Photo credit: canali social Coldiretti

 

Salvaguardare la biodiversità, valorizzandola. Roma diventa il centro del mondo enogastronomico per la due giorni della World Farmers Markets Coalition, l’associazione che riunisce i mercati contadini del pianeta. Nata nel 2021 su impulso di Coldiretti e Campagna Amica, si tratta di un’organizzazione non-profit che fa parte dei dieci progetti selezionati nell’ambito del Programma Food Coalition della Fao e ha richiamato nella Capitale italiana agricoltori dai cinque continenti per portare le proprie specialità da salvare. I numeri rendono meglio l’idea della portata di questa manifestazione: oltre 70 associazioni rappresentative da 60 Paesi, 20mila mercati coinvolti, 200mila famiglie agricole e oltre 300 milioni di consumatori.

Il Wfmc è un’opportunità per lo sviluppo e la crescita, anche dei Paesi emergenti che si trovavano in difficoltà”, dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, a margine dei lavori che si svolgeranno venerdì 12 e sabato 13 luglio al mercato di Campagna Amica, al Circo Massimo. Il numero uno dei coltivatori diretti ricorda l’esempio italiano: “Grazie a ‘Campagna amica’ abbiamo salvato 30mila imprese, quindi nuclei familiari, creando un valore, all’interno della filiera, nella vendita diretta, superiore ai 4,5 miliardi. Ma soprattutto – aggiunge – creiamo le condizioni perché si possa fare cultura, in termini di informazione, difesa della biodiversità e della distintività del modello agroalimentare italiano e creare le condizioni per le quali ci sia sempre l’attenzione al tema degli sprechi di cibo”.

Altro tema emerso con forza nella prima giornata di assemblea è la necessità di porre un freno alla deriva delle catene globali, nelle quali le grandi multinazionali spingono l’acceleratore verso i cibi ultraprocessati, oltre a sfruttare i territori e le loro risorse, mentre in diverse zone del mondo è la filiera di prossimità a nutrite le popolazioni. “Se riusciremo a fare il chilometro zero a livello globale, creeremmo una opportunità di crescita e attenzione per i cittadini, ma anche per i nostri produttori”, sottolinea ancora Prandini. Supportato anche dai risultati dello studio condotto da Ipes-FoodFood from somewhere: building food security and resilience through territorial markets‘: oltre il 70% della popolazione mondiale è alimentata da piccoli produttori e reti di agricoltori che utilizzano meno di un terzo delle terre agricole e delle risorse globali.

Inoltre, secondo un’analisi Coldiretti su dati Fao, gli agricoltori di piccola scala e a conduzione familiare producono l’80% dell’approvvigionamento alimentare nell’Africa sub-sahariana e Asia. In media, con il fabbisogno alimentare delle città viene fornito principalmente da un’agricoltura attiva nel raggio di 500 chilometri.

Una tendenza che è molto presente anche nel nostro Paese. Anche in questo caso vengono in supporto i numeri delle analisi. Secondo quella condotta da Coldiretti su dati della Noto sondaggi, infatti, il 64% degli italiani, quindi quasi due su tre, preferiscono fare la spesa nei mercati contadini. Non solo, perché il 73% degli intervistati nell’indagine ritiene che acquistare direttamente dall’agricoltore sia il modo migliore per avere la garanzia della sicurezza di quanto portano in tavola tra tutte le forme di distribuzione, dal supermercato al web. Infatti, l’86% dei nostri concittadini vorrebbe avere a disposizione un mercato contadino di prossimità. Percentuale che sale al 93% nelle regioni del Centro.

Dobbiamo garantire, soprattutto nel nostro Paese, prodotti di qualità, quindi anche la differenziazione della produzione è utile e va sostenuta”, afferma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, tra gli ospiti d’onore della prima giornata di World farmers market coalition. “Allo stesso tempo – continua il responsabile della Farnesina – bisogna sostenere l’industria agroalimentare, che rappresenta un punto di forza della nostra economia reale e del nostro Export. Ne parleremo anche al G7 commercio internazionale di Reggio Calabria”.

Che serva “un nuovo patto tra l’Europa e il mondo agricolo” ne è convinto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Mettendo “al centro la sostenibilità con il mondo agricolo alleato in questa battaglia”. Per il primo cittadino della Capitale è “fondamentale la centralità della riduzione delle emissioni, che non va visto come un pericolo, anzi l’agricoltura può essere alleato non solo dal punto di vista produttivo, ma come forma di cura del suolo e difesa dell’ambiente”. Evitando, però, “lo sviluppo di una industrializzazione che quando fa dell’ultra processato l’unità di misura fondamentale di qualsiasi fase nutritiva delle persone – avvisa Gualtieri – mette in discussione sia la salute delle persone, sia una filiera produttiva di qualità”.

La seconda e ultima giornata del Wfmc sarà aperta dal ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. Le conclusioni, invece, saranno affidate al presidente e al direttore generale del World farmers market coalition, Richard McCarthy e Carmelo Troccoli.

Coldiretti contro l’arrivo in Italia del cibo ‘fake’, blitz nei porti di Bari e Salerno

Photo credit: Coldiretti

 

No fake in Italy“, “Stop falso cibo italiano“, “Basta import sleale“: sono solo alcune delle grida di battaglia lanciate da Coldiretti dal Brennero, che ora arrivano anche nei porti di Bari e Salerno. Sono proprio Puglia e Campania i teatri dei blitz dei coltivatori diretti per impedire l’arrivo in Italia di “importazioni sleali fatte con lo sfruttamento dei lavoratori cinesi o senza rispettare gli standard europei“, come spiega il presidente, Ettore Prandini.

Entrando nel dettaglio, l’azione messa in campo a Bari è servita a denunciare l’arrivo in rada della “nave fantasma” con a bordo grano turco “di cui si erano perse le tracce dopo che aveva lasciato la Tunisia, da cui risulta sia stata respinta” spiega l’associazione. Sottolineando che l’arrivo allo scalo pugliese sarebbe avvenuto toccando le coste della Grecia. A Bari, però, sono salpate le imbarcazioni degli agricoltori di Coldiretti “decise a denunciare queste pratiche che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di nostre aziende, facendo crollare i prezzi del prodotto italiano proprio alla vigilia dei raccolti“. I dati parlano chiaro: nel 2023 l’import di grano duro dalla Turchia è aumentato oltre l’800%, dalla Russia di oltre il 1000%, dal Kazakistan del 170 percento e dal Canada del 47, sebbene sia trattato con glifosato secondo modalità vietate a livello nazionale. Inoltre, solo nei primi 2 mesi del 2024 sono arrivati quasi 35 milioni di chili di frumento duro, lo stesso quantitativo dell’intero 2022.

Vogliamo che venga rimesso in discussione il principio del codice doganale sull’origine dei cibi, dove ciò che conta è solo l’ultima trasformazione“, dice ancora Prandini in audizione sul decreto Agricoltura davanti alla commissione Agricoltura del Senato. Il numero uno di Coldiretti apprezza l’apertura del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Per noi è la madre di tutte le battaglie a livello europeo. Non può e non deve essere l’ultima trasformazione, ma il prodotto che viene utilizzato, che ne deve esaltare l’italianità“.

Proprio per questo motivo i blitz. Il secondo dei quali è avvenuto a Salerno, con gommoni e imbarcazioni sui quali gli associati hanno contestato l’arrivo nei pressi del porto di una nave con 40 container di concentrato di pomodoro cinese, accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. Un carico che ha iniziato il suo viaggio lo scorso 29 aprile sul treno della China-Europe Railway Express per essere poi trasferito sull’imbarcazione che è poi approdata in Campania dopo un viaggio di oltre diecimila chilometri tra binari e mare. “Il 90% del concentrato di pomodoro cinese destinato all’esportazione viene dai campi della regione dello Xinjiang, dove verrebbe coltivato grazie al lavoro forzato degli uiguri“, denuncia Coldiretti. Lo scorso anno l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese, proveniente in gran parte proprio dallo Xinjiang nonostante il fatto che gli Stati Uniti ne abbiano vietato l’importazione sul proprio territorio dal gennaio 2021 per evitare di sostenere il lavoro forzato.

A Salerno è anche il Masaf a muoversi, come conferma il ministro Lollobrigida a GEA, a margine di una visita nel Viterbese. “Ieri abbiamo avuto la segnalazione di una nave che stava per arrivare, che ha chiesto l’autorizzazione a entrare in porto e penso che quando ha saputo che avremmo controllato fino all’ultimo dettaglio del grano che portava e che era stato rifiutato dalla Tunisia, ha girato e se n’è andata. Ma potrebbe avere anche cambiato idea per altre ragioni, non lo sappiamo“. Comunque, assicura, “quel grano non sbarcherà in Italia“. Lollobrigida ribadisce l’impegno sulla “richiesta di revisione del codice doganale” e assicura: “Con noi i controlli sono aumentati. Non accetteremo che la concorrenza sleale dei paesi che non rispettano le stesse regole che imponiamo ai nostri agricoltori e allevatori desertifichi il nostro sistema produttivo“.

Bricolo: “Sarà un Vinitaly sorprendente, attesi 30mila operatori da 140 Paesi del mondo”

L‘edizione 2024 di Vinitaly sarà “sorprendente, mai vista prima anche per quella che sarà la presenza dei tanti buyer dall’estero, ma anche perché avremo la visita dei rappresentanti istituzionali di tanti Paesi del mondo e questo credo che renda ancora più internazionale l’immagine di Vinitaly”. Lo dice il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, a margine della presentazione della Conferenza internazionale del vino ‘Wine ministerial meeting’, in programma dall’11 al 13 aprile prossimi in Franciacorta, nel Bresciano, e alla vigilia del Vinitaly di Verona.

Un’immagine che serve in questo momento, dove il vino italiano deve competere con tanti altri Paesi nei mercati del mondo – spiega -. Vino italiano che vuole crescere, vuole stare al passo, ma soprattutto vuole aprire anche nuovi mercati. Ecco, su questo stiamo dando il massimo e cerchiamo, siamo convinti di poter dare davvero un servizio migliore con l’attività che è stata fatta”.

C’è anche il ringraziamento al Masafper questa grande opportunità. I rappresentanti dei Paesi produttori di vino di tutto il mondo saranno a Vinitaly per un confronto anche con noi”, continua Bricolo. “Avremo la possibilità di far degustare a tutte queste autorità, ai rappresentanti delle istituzioni dei vari Paesi, agli ambasciatori, ai ministri dell’Agricoltura, le eccellenze dei vini italiani con il nostro ‘OperaWine’ che aprirà proprio lo stesso giorno dove le 131 cantine selezionate dalla rivista ‘Wine Spectator’ presenteranno i loro prodotti. Dunque, un momento di confronto importante ma anche una grande opportunità per presentare l’eccellenza del Made in Italy, dei vini italiani a una così grande platea internazionale”.

Inoltre, “non è una novità, ma sicuramente abbiamo aumentato e implementato anche quest’anno l’incoming dei buyers, che poi è la cosa più importante per i nostri espositori: avere l’opportunità di incontrarne quanti più è possibile”, prosegue Bricolo. “Ci aspettiamo 30mila operatori da 140 Paesi diversi del mondo, davvero una grande fiera internazionale che riesce ad arrivare in tutti i continenti e riesce a portare tutto l’interesse del mondo del vino proprio a Verona. Possiamo dire – conclude – che se tutte le strade portano a Roma, in questo caso, nei giorni della nostra manifestazione, tutte le strade del vino portano a Verona e al Vinitaly”.

Alimentare, Caprai (Confagricoltura): Progetto ristorazione unisce territorio-famiglia

Innanzitutto bisogna plaudire a questa iniziativa, perché pone l’attenzione sul rapporto della famiglia e la ristorazione e sulla possibilità di visitare i nostri territori rurali, godere dei nostri agriturismi, con un piccolo vantaggio: mantenere le tradizioni delle famiglie e mantenere anche vivi i territori interni“. Lo dice il componente della giunta di Confagricoltura, Marco Caprai, ai microfoni di GEA, a margine della presentazione del progetto legato alla ristorazione ‘Aggiungi un posto a tavola che c’è un bambino in più’ che si è svolta oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tra i vantaggi dell’iniziativa, inoltre, Caprai vede “il buon cibo italiano, le buone tradizioni e i prodotti Igp e Dop, che permettono di visitare il territorio in una maniera diversa, tenendo insieme il valore fondante della nostra società, che è la famiglia“.

Lollobrigida: “Sicurezza alimentare è centrale, assicurare buon cibo a tutti”

Lo sviluppo di un Paese o di un continente, passa anche dalla sicurezza alimentare, che oggi è “centrale. Ne è convinto Francesco Lollobrigida, che dopo aver incontrato in mattinata i pescatori di Goro, insieme al viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Galeazzo Bignami, per rassicurarli sul problema del distruttivo granchio blu (“bisogna contrastare l’eccessiva presenza e indurre al consumo“), mentre l’Emilia-Romagna pressa per avere la dichiarazione dello stato di emergenza, dal palco del Meeting di Rimini tocca, poi, diversi argomenti che riguardano l’agroalimentare italiano ed europeo. “Il nostro sistema di sviluppo parte da un presupposto: il cambio di epoca nella quale viviamo – dice il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste -. Per anni abbiamo vissuto di certezze su questo Pianeta, che ci hanno fatto fare delle scelte, terminate però improvvisamente“. Vedi alla voce pandemia e guerra di aggressione russa in Ucraina. Se con il Covid “eravamo certi della libertà e a un certo punto abbiamo scoperto che si può perdere, anche senza aver commesso reati“, il conflitto ci ha fatto scoprire “che si può perdere anche la certezza di approvvigionamenti, se ci si affida a nazioni instabili come forniture rinunciando alla propria produzione, rischiando di avere un uomo solo al comando che decide di cancellare le tue fonti di approvvigionamento, il tuo modello di sviluppo, il tuo modello di civiltà e quindi anche la tua libertà di decidere“.

Dunque, ecco che torna il concetto: “La sicurezza alimentare è certezza di approvvigionamento, è ricerca della possibilità di soddisfare delle criticità legate all’aumento demografico del pianeta“. Ma, avverte Lollobrigida, la risposta “non può essere ‘dare cibo a tutti’, ma essere in grado di dare buon cibo a tutti: questa è la sfida sulla quale l’Italia può essere protagonista, ovviamente non da sola“. In questo senso le parole del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, suonano come un vero e proprio campanello d’allarme: “I cittadini del mondo aumentano, saremo 10 miliardi da qui ai prossimi 20 anni e, secondo i dati dell’Ocse, dovremo produrre di più, soprattutto in termini di generi alimentari. Si stima un aumento del 30% della produzione agricola a livello globale“. Per centrare l’obiettivo, però, serve “la digitalizzazione dell’agricoltura“. Secondo Giansanti “è possibile produrre di più preservando le risorse naturali” mettendo “a sistema quella mole di dati che oggi gli agricoltori producono e condividendoli nel sistema generale”, oltre all’utilizzo “dei migliori strumenti che la tecnologia offre: da quelle di evoluzione assistita fino ai satelliti“. In questo modo “si potrà diminuire l’utilizzo di acqua del 20-25%, dei prodotti fitosanitari del 10%, dei fertilizzanti del 15% e delle macchine dal 4 all’8%, con un minor utilizzo anche di gasolio“.

Certo, l’export sarà fondamentale. Così come prepararsi ad affrontare le sfide geopolitiche, che condizionano anche l’economia. “Il bombardamento dei depositi dei silos del grano ucraino sta portando un aumento della capacità produttiva russa, anno su anno, del 36%, si prevede che l’anno prossimo la Russia sarà il primo esportatore di cereali a livello mondiale, con una quota di mercato del 25%“, sottolinea infatti il presidente di Confagricoltura.

L’Italia sta cercando di trovare vie alternative con il Piano Mattei, che non riguarda solo l’energia, ma anche la cooperazione agroalimentare con un continente ricco di materie prime e potenzialità. “Enrico Mattei ha piantato nel deserto una idea” di sviluppo e collaborazione con “che oggi abbiamo ripreso e proveremo a sviluppare, proprio attraverso un progetto che ha una visione strategica e non solo l’utilizzo di denaro a pioggia“, spiega il responsabile del Masaf. Chiarendo l’obiettivo: “Far crescere le nazioni in difficoltà, per garantire sicurezza alimentare, senza cambiare il modello di civiltà al quale siamo stati educati e al quale crediamo ancora“.

Anche sulla dieta mediterranea Lollobrigida ha idee decisamente chiare. La cucina italiana è candidata a Patrimonio Unesco perché “difendere il buon cibo, difendere la qualità è anche una questione di civiltà e di rispetto di un modello di sviluppo che mette le persone tutte sullo stesso piano e non si lascia condizionare esclusivamente dal loro potere d’acquisto“. Il ministro usa l’esempio degli Stati Uniti: “Sono un grande popolo, ma sul mangiare non possono insegnarci nulla. Da loro – continua – c’è un differente modello di educazione alimentare, mentre il nostro è interclassista. Da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi perché, cercando dal produttore l’acquisto a basso costo, comprano qualità“. La sfida del futuro passa anche (soprattutto) dal fattore alimentare.

Travaglia: “Nestlé investirà 250 milioni in tre anni, 100% imballaggi riciclabili entro il 2050”

Nestlé ha ufficializzato anche pubblicamente dei commitment che vanno in una serie di direzioni, la prima delle quali è la riduzione degli imballaggi. Dobbiamo arrivare ad avere entro il 2025 il 100% degli imballaggi riciclabili, e in Italia siamo già oltre il 97%“. Lo dice a GEA il presidente e amministratore delegato del Gruppo Nestlé in Italia, Marco Travaglia, a margine dell’inaugurazione della mostra dedicata ai marchi iconici Baci Perugina e San Pellegrino al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Inoltre, “vogliamo arrivare ad avere zero emissioni entro il 2050, con un dimezzamento al 2025 – continua -. Anche sotto questo aspetto devo dire che in Italia siamo messi bene rispetto al sentiero di diminuzione che dobbiamo fare per arrivare a questo risultato“.

Il manager spiega che sono “a previsione una serie di investimenti, nell’ordine direi superiore ai 250 milioni di euro per i prossimi tre anni“. E anche se non può ancora dettagliare specificamente dove saranno fatti, anticipa che “saranno legati sia a nuove tecnologie sia a importanti investimenti industriali per rafforzare i nostri asset produttivi che avranno anche degli importanti riflessi sull’occupazione“.

Travaglia, infine, parlando delle sfide per il settore agroalimentare, sottolinea il suo punto di vista: “Credo che transizione digitale e transizione ambientale rappresentino oggi i due assi per garantire un futuro alle imprese“. Per il presidente e ad del Gruppo Nesté in Italia “le imprese che non affronteranno queste due grandi sfide, che sono complicate, a mio avviso non avranno un futuro sostenibile. Per questo motivo – conclude – stiamo investendo in maniera consistente per attrezzarci bene“.

Mattarella: “Dall’agricoltura contributo di primaria importanza all’economia”

Quarant’anni di Made in Italy. Con l’edizione 2023 la fiera internazionale dell’ortofrutta, Macfrut, organizzata da Cesena Fiera, taglia un traguardo importante e prestigioso. Non a caso l’anteprima è stata celebrata dalla presenza, in Emilia-Romagna, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Che ha speso parole importanti per uno degli appuntamenti più attesi del panorama globale del comparto agricolo e agroalimentare. “E’ un’occasione di grande importanza“, dice il capo dello Stato. Spiegando che tutto ciò “manifesta le potenzialità di questo straordinario settore così centrale nella nostra agricoltura, e quindi nella nostra economia, con prodotti di straordinaria eccellenza, apprezzati ovunque nel mondo, che ogni iniziativa condotta all’estero fa ulteriormente apprezzare e conoscere, come dimostra anche il livello di esportazione di questi prodotti in partenza dall’Italia“.

Sottolineando i numeri prodotti dall’export delle eccellenze italiane, Mattarella ricorda che “questo richiede naturalmente una tutela, un aiuto per l’esportazione, che comprende anche la concezione dell’apertura dei mercati“. Anche perché “l’Italia ha sempre dimostrato di saper stare da protagonista negli interscambi internazionali” e “si è sempre giovata ampiamente dell’apertura dei mercati“. Per questo “il contributo che questo settore fornisce al nostro Paese è di estrema importanza. Davvero di primaria importanza“. Non solo dal punto di vista economico. Il presidente della Repubblica, infatti, mette in luce il fatto che “l’agricoltura si colloca in una frontiera di una delle sfide più importanti che il nostro mondo deve affrontare“. Elencando “i mutamenti climatici, le difficoltà di approvvigionamento alimentare, i temi della sicurezza alimentare nel mondo, le difficoltà di approvvigionamento idrico, il mutamento dei processi produttivi. La sostenibilità, insomma“. Quindi, quelli della fiera “sono anche giorni in cui si possono scambiare esperienze e conoscenze in questa prospettiva“.

Macfrut 2023 aprirà i battenti, ufficialmente, oggi dalle 9.30. A inaugurare l’edizione numero 40 sarà il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, alla presenza di Presidente della fiera, Renzo Piraccini, assieme ai presidenti di Coldiretti, Cia-Agricoltori Italiani e Confagricoltura, Ettore Prandini, Cristiano Fini e Massimiliano Giansanti, oltre al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, al presidente dell’agenzia Ice, Matteo Zoppas, alla sottosegretaria agli Esteri, Maria Tripodi, e all’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria, Gian Luca Gallo. Madrina dell’evento, che vedrà la presenza di numerosi ministri da varie parti del mondo, sarà Simona Ventura.

Sempre oggi sono previsti altri due importanti appuntamenti, ai quali parteciperà Lollobrigida. Alle ore 14 sarà svelato in anteprima nazionale il Padiglione Italia dell’Expo di Doha, mentre alle 15.30 sarà presentata la candidatura di Expo 2030 Roma. “Con la sua presenza il presidente Mattarella ha evidenziato la centralità di un settore eccellenza del Made in Italy che coinvolge 300mila aziende per un valore di 15 miliardi di euro, in una cifra destinata a triplicare se si considera l’intera filiera“, dichiara Piraccini. Che conclude: “Non potevamo avere migliore anteprima“.

Larve insetti farina

Arrivano decreti su farine di insetti: trasparenza in etichetta e scaffali dedicati per prodotti

Gli alimenti prodotti con farine di insetti dovranno essere ben riconoscibili dai consumatori, sia dalle etichette, sia dal loro posizionamento all’interno dei supermercati. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, emana, con i ministri Adolfo Urso (Imprese) e Orazio Schillaci (Salute), quattro decreti interministeriali, uno per ogni insetto con il quale viene prodotta la farina già in commercio e approvata dall’Unione europea: il grillo, la locusta migratoria, l’alphitobius diaperinus (il verme della farina minore) e il tenebrio molitor (la tarma della farina). Si trovano già in una serie di alimenti come pane, panini, cracker, grissini, barrette ai cereali, nei prodotti a base di pasta, pizza o cioccolato ma anche nei preparati a base di carne, di prodotti sostitutivi della carne e nelle minestre.

Le informazioni dovranno essere inserite in etichetta per tutti gli alimenti e i preparati destinati al consumo umano ottenuti con queste farine, nel rispetto del livello massimo stabilito da Bruxelles. La dizione dovrà anche specificare se si tratta di “polvere parzialmente sgrassata”, “congelata” o “essiccata”. Bisognerà indicare il luogo di provenienza e precisare che queste farine possono provocare reazioni allergiche nei consumatori con allergie note ai crostacei e ai prodotti a base di crostacei, ai molluschi e ai prodotti a base di molluschi e agli acari della polvere. Le indicazioni devono essere ben visibili, non nascoste in nessun modo, oscurate, limitate o separate da altre indicazioni scritte o grafiche o da altri elementi suscettibili di interferire e i prodotti messi in vendita su scaffali dedicati, in comparti separati, segnalati con cartelloni ad hoc. “Abbiamo tentato di affrontare l’argomento seguendo le direttive europee, ma il tema riguarda il nostro modello di consumo“, spiega Lollobrigida. L’obiettivo, quindi, è rafforzare la capacità di discernimento dei consumatori:L’informazione riteniamo sia la base per una corretta alimentazione. Quando parliamo di cibo, siamo persone e non consumatori”, commenta, aggiungendo che non considera questi prodotti “in concorrenza con la nostra dieta Mediterranea”. Una posizione non distante da quella dei cittadini.

La spinta alla produzione di farine animali non sembra interessare i consumatori europei e gli italiani che, per la grande maggioranza, secondo una indagine Coldiretti/Ixè, non porterebbero a tavola gli insetti, considerati estranei alla cultura alimentare nazionale: il 54% è contrario, è indifferente il 24%, favorevole il 16% e non risponde il 6%. Le etichette diventano importanti per “garantire la libertà di scelta della maggioranza degli italiani che vogliono evitarli ma anche per tutelare la salute di quanti sono sensibili ai rischi di reazioni allergiche che sono stati evidenziate dall’Autorità Alimentare Europea (EFSA)“, sottolinea Coldiretti. “I decreti adottati confermano il ruolo centrale che svolgiamo nella sicurezza alimentare“, rivendica Schillaci, che assicura attenta vigilanza, anche grazie all’azione dei Nas, sul “pieno rispetto delle disposizioni, sia per quanto riguarda l’uso di farine di insetti per pasta e pizza, sia per le etichettatura”.

Pur contraria alla decisione europea di immissione in commercio delle farine di insetti, la Conferenza delle Regioni, ha lavorato per inserire ulteriori garanzie per la tutela della salute dei consumatori.Serve cautela e tutte le garanzie”, scandisce Federico Caner, coordinatore della commissione Agricoltura della Conferenza. “Abbiamo chiesto dei chiarimenti su diversi aspetti, in particolare un pronunciamento del Ministero della Salute sui rischi per i consumatori e quindi di prevedere il pieno coinvolgimento del ministero nei decreti in fase di emissione”, fa sapere. Un’altra richiesta delle Regioni è stata quella di riportare in etichetta l’ingrediente, anche se non presente al livello massimo previsto, ma anche quando presente in quantitativi inferiori, per evitare l’uso indiscriminato e possibili frodi.

Agroalimentare, Prandini (Coldiretti): Europa condizionata da interessi multinazionali

“Il cibo nei prossimi anni sarà ancora più centrale nelle scelte di carattere politico e soprattutto nella crescita economica a livello globale, l’Europa sotto questo punto di vista è fortemente condizionata dai grandi interesse delle multinazionali”. Lo ha detto Ettore Prandini, presidente di Coldiretti a margine del convegno ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere’, organizzato da Gea ed Eunews. “Il NutriScore ne è un esempio, laddove si cercava di condizionare la scelta e l’acquisto di prodotto agroalimentare in modo fuorviante e ingannevole nei confronti dei cittadini e dei consumatori, dicendo cosa faceva bene e cosa faceva male. Gli studi di carattere scientifico hanno dimostrato esattamente l’opposto, il sistema italiano invece, il NutrInform è la scelta corretta che deve essere fatta laddove si raccontano le giuste quantità di ogni singolo prodotto che possono e devono essere consumate. In questo modo difenderemo le nostre eccellenze dell’enogastronomia. Dobbiamo continuare a lavorare creando alleanze con altri stati membri che hanno sistemi produttivi simili ai nostri e che hanno a cuore gli interessi dei loro cittadini e consumatori e che non svendono la loro posizione a favore delle grandi multinazionali”, ha aggiunto.

Coldiretti: “Capodanno di spumanti, lenticchie, cotechini e dolci chez nous”

I festeggiamenti per l’arrivo del 2023 saranno caratterizzati dal Made in Italy. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, il 92% degli italiani porterà in tavola prodotti tipici della Penisola, scegliendoli per la bontà (53%) o per sostenere economia e lavoro nazionali (39%). La portata, o meglio la bevanda, che sarà maggiormente presente sulle tavole sarà lo spumante: la Coldiretti stima che otto italiani su 10 (84%) sceglieranno le bollicine del Belpaese, per un totale di circa 95 milioni – considerando anche Natale – di tappi di spumante stappati solo in Italia, in crescita dell’1% rispetto allo scorso anno. “L’aumento della domanda in Italia e all’estero – sottolinea la Coldiretti – ha spinto la produzione nazionale che dovrebbe attestarsi sopra le 970 milioni di bottiglie, per un fatturato di quasi 3 miliardi di euro, dei quali oltre i 2/3 realizzati fuori dai confini nazionali. A guidare la classifica delle produzioni nazionali è il Prosecco con un’incidenza sulla produzione del 70% degli spumanti imbottigliati – rileva l’Organizzazione – che ne ha fatto uno dei simboli del Made in Italy all’estero. Ma in crescita ci sono un po’ tutte le bollicine, dal Franciacorta all’Asti, dal Trento Doc alle piccole produzioni che si sono diffuse velocemente lungo tutto lo Stivale, dall’Abruzzo alla Sicilia, passando per Toscana, Marche, Lazio e Umbria. Sulla crescita delle bollicine tricolori pesano però gli aumenti dei costi di produzione diretti o indiretti a causa del caro energia. Dai vigneti dove i rincari sono stati fino al +170% per i concimi fino alle cantine dove una bottiglia di vetro costa fino al 70% in più rispetto allo scorso anno, ma ad aumentare sono anche i prezzi dei tappi, delle gabbiette per i tappi, delle etichette e dei cartoni di imballaggio per i quali si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%”.​

Le lenticchie seguono a ruota lo spumante e saranno scelte dall’82% degli italiani. Secondo la Coldiretti, la produzione in Italia di lenticchia è di circa 4,3 milioni di chili e particolarmente ricercate sono quelle Castelluccio di Norcia IGP, la cui produzione era stata duramente colpita dal terremoto ma anche quelle inserite nell’elenco delle specialità tradizionali nazionali come le lenticchie di S.Stefano di Sessano (Abruzzo), di Valle agricola (Campania), di Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), molisane (Molise), di Villalba e Ustica (Sicilia) o umbre quali ad esempio quelle di Colfiorito. La tradizione vuole che ad accompagnare le portatrici di fortuna siano soprattutto cotechino e zampone, che infatti sarà scelto dal 67% degli italiani. “Si stima che siano serviti – sottolinea la Coldiretti – circa 6 milioni di chili di cotechini e zamponi, con una netta preferenza per i primi. Durante le festività di fine anno vengono fatti sparire dalle tavole circa il 90% del totale della produzione nazionale che è in gran parte certificata come Cotechino e Zampone di Modena Igp, riconoscibili dal caratteristico logo a cerchi concentrici gialli e blu con stelline dell’Unione Europea, ma si rileva anche un’apprezzabile richiesta per cotechini e zamponi artigianali, magari acquistati direttamente dagli allevatori, in azienda, nei mercati o nelle botteghe di Campagna Amica, dove la componente di carne italiana è pari al cento per cento”.

Sulle tavole per le feste è forte anche la presenza del pesce nazionale a partire da alici, vongole, sogliole, triglie e seppie con il 63% degli italiani che assaggerà il salmone arrivato dall’estero, appena il 10% si permetterà le ostriche e il 7% il caviale, spesso di produzione nazionale che viene anche esportata. Appena il 34% consumerà frutta esotica mentre nel 90% delle case vince la frutta locale e di stagione, con una predilezione per i melograni – simbolo di riparo e protezione dai problemi che il nuovo anno potrebbe portare – e i chicchi d’uva, presenti nel 60% delle tavole: ne vanno mangiati dodici, uno per ogni mese dell’anno.

Sulle tavole degli italiani non potranno mancare i dolci. Oltre ai tradizionali panettoni e pandori – sempre più ricchi di creme, coperture, uvette e canditi – ci sarà posto anche per i dolciumi caratteristici regionali: dal valdostano Lou mecoluen (un pane dolce originario di Cogne) al ligure pandolce (focaccia lievitata ricca di uva passa e di ogni genere di canditi), passando per il panforte e ricciarelli toscani, senza dimenticare i mustacciuoli (derivati dal mustaceus, l’antica focaccia di nozze romana) molisani, i seadas sardi, l’offerta campana di struffoli, roccocò, susamielli, zeppole, calzoncelli ripieni per chiudere con buccellati, cannoli e cubaita siciliani.

L’indagine Coldiretti/Ixè ha infine stimato che per il cenone di fine anno saranno destinati alla tavola 96 euro in media a famiglia, sostanzialmente sui livelli dello scorso anno (-3%). Si prevede che quasi nove italiani su dieci (88%) consumeranno il cenone di fine anno nelle case, proprie o di parenti e amici, mentre gli altri si divideranno soprattutto tra ristoranti – dove sono attese oltre 4 milioni di persone – e agriturismi, con oltre trecentomila presenze secondo le stime di Terranostra e Campagna Amica. “La capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo è – sottolinea Coldiretti – la qualità più apprezzata dagli ospiti degli agriturismi dove è possibile riscoprire i sapori del passato veramente a chilometri zero tramandati da generazioni. Aumenta nel contempo l’offerta nelle campagne di servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti. La tendenza è verso la prenotazione last minute, ma per scegliere il consiglio – conclude la Coldiretti – è quello di preferire aziende accreditate da associazioni e di rivolgersi su internet a siti come www.campagnamica.it senza dimenticare il passaparola tra parenti e amici che, per le vacanze in campagna, è sempre molto affidabile”.

Le 25.400 aziende agrituristiche in grado di offrire un potenziale di più di 294mila posti letto e 532 mila coperti per il ristoro hanno registrato il tutto esaurito per la notte di San Silvestro, soprattutto nelle località di montagna, tra le mete preferite dai 17 milioni di italiani in viaggio durante le feste, secondo la stima Cia-Agricoltori Italiani insieme a Turismo Verde, la sua associazione per la promozione agrituristica. Che sottolinea però come “il buon andamento del settore in queste festività natalizie è il racconto parziale di un’Italia comunque in piena crisi, fiaccata dal caro bollette e dall’aumento generalizzato dei prezzi. Non basteranno certo 15 giorni di guadagno per arrivare a primavera, visto l’arrivo della bassa stagione e, soprattutto, stando alle bollette esorbitanti”.

Se è vero che i festeggiamenti per la fine del 2022 e per l’arrivo del 2023 saranno all’insegna del Made in Italy, è altrettanto vero che occorre prestare attenzione alle contraffazioni. Secondo il report presentato dall’associazione ambientalista FareAmbiente in collaborazione con il Comando dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, infatti, sono stati sequestrati 1.775 finti panettoni artigianali. “Nell’ultimo periodo – sottolinea Anna Zollo responsabile del dipartimento Studi e ricerche di FareAmbiente – da novembre ad oggi, tra i principali prodotti sequestrati vi sono dolci definiti fintamente artigianali, prodotti ittici, vini/spumanti con false denominazioni, oltre che migliaia di pezzi di botti di capodanno illegali; prodotti che danneggiano l’economia italiana, oltre che la salute dei cittadini”.