Pnrr, Fitto stoppa le polemiche: “Useremo tutte le risorse”

Il Governo è “fortemente impegnato” a mettere in campo tutte le azioni necessarie perché le risorse del Pnrr e della Politica di Coesione vengano utilizzate per “realizzare investimenti che stimolino la crescita“. Raffaele Fitto, dal palco della Luiss, prova a mettere un punto alle polemiche che scuotono la maggioranza sui tempi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e i rischi di perdere parte dei fondi.

Il Pnrr ci ha insegnato che noi corriamo sulle scadenze“, spiega il ministro per gli Affari europei, con le deleghe al Piano. Rispetto ai precedenti governi, sostiene, l’esecutivo Meloni vanta un orizzonte temporale di 5 anni. Proprio per questo motivo, osserva, “ha l’obbligo, l’interesse e la necessità di capire quello che accadrà a giugno del 2026 quando il Programma sarà terminato. Perché presumibilmente, salvo fattori esterni, questo sarà il governo della conclusione del programma”. E dunque, afferma davanti all’ateneo degli industriali, “questo esecutivo dovrà dare conto di quello che è accaduto in 5 anni“. Il Pnrr è “una grande opportunità, ma anche una grande sfida soprattutto per l’Italia che ha scelto di utilizzare tutte le risorse assegnate, sia a fondo perduto che a debito“, assicura il ministro.

Tutte, ripete, non una parte, come aveva ipotizzato il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, che aveva parlato di valutare alla “rinuncia” a una parte delle risorse europee, nell’ambito di una rimodulazione del Piano, da portare avanti con l’Europa. Non pensa sia sbagliata “l’idea di fare una ricognizione” il vice coordinatore nazionale e responsabile organizzazione di Forza Italia, Alessandro Cattaneo. Si riferisce a delle “migliorie“, che si possono fare coinvolgendo maggiormente i privati. “Certamente non dobbiamo avere l’ansia di spendere i soldi per poi, un giorno, renderci conto di non averli sfruttati nel migliore dei modi, ritrovandoci con delle opere che sono cattedrali nel deserto o totalmente inutili e anacronistiche”. E d’altra parte, riflette, in Italia, “con il complesso di regole che abbiamo, trasformare i denari in cantieri è sempre una sfida a ostacoli. Lo sapevamo che era difficile e oggi lo stiamo provando sulla nostra pelle, ma dobbiamo far correre questo progetto”.

Fra Fratelli d’Italia e Lega non c’è alcuna lite. Semplicemente abbiamo espresso lo stesso concetto in modo diverso“, ridimensiona Lucio Malan, capogruppo di FdI in Senato. “Nessuno vuole spendere i soldi del Pnrr tanto per spenderli. Servono obiettivi concreti e realizzabili. Ma sono certo che ce la faremo”, assicura. La commissione, a suo avviso, “non può non concedere una rimodulazione del programma“. Malan precisa che “lo stesso Molinari ha chiarito che bisogna anzitutto lavorare con l’obiettivo di spendere tutto e bene. E per fare questo deve pensare a una rivisitazione degli obiettivi. Avevamo questa posizione quando eravamo all’opposizione, la manteniamo oggi“.

Sullo stato di attuazione, il governo riferirà in Parlamento. Ma le polemiche e le richieste di trasparenza non si placano. “La rivalità fra Meloni e Salvini sta mettendo seriamente a rischio l’utilizzo dei fondi del Pnrr” è l’allarme del Movimento 5 Stelle, che chiede subito un tavolo con le opposizioni. “Con il Pnrr, è in gioco il futuro dell’Italia“, tuona Angelo Bonelli. Anche il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra dà la sua disponibilità a collaborare con il Governo, perché “si possa aiutare l’Italia in questa fase delicata e per fare in modo che neanche un solo euro vada perso ma lanciamo un appello alla Presidente Meloni: è necessario che il Governo venga in Parlamento per chiarire la situazione e presentare una strategia chiara, facendoci capire come stiano le cose, stabilendo le priorità per non compromettere l’interesse del Paese e la sua credibilità internazionale”.

Botta e risposta Meloni-Bonelli. La premier: “Non sono Mosè, non ho prosciugato io l’Adige”

Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara per il Consiglio Europeo del 23 e 24 marzo, il dibattito alla Camera diventa il teatro di un botta e risposta sul tema siccità. Protagonisti, appunto, la premier e il deputato di Avs Angelo Bonelli.

Il portavoce di Europa Verde, durante il suo intervento, attacca Meloni. Portando con sé un oggetto particolare. “Signora presidente, le faccio vedere una cosa. Questi sono dei sassi. Sa dove li ho presi? Andando a piedi nel bel mezzo del fiume Adige. Quando andrò a casa li rimetterò dove li ho presi. Oggi la questione della siccità è drammatica nel nostro Paese, c’è poco da ridere”, dice il deputato rivolgendosi a Meloni e accusandola di poca serietà.

La presidente aspetta il momento della replica per ritornare sulla questione. E lo fa senza mancare di una vena ironica. “Ho trovato molto interessanti i suoi sassi dell’Adige. Però, insomma, presumo lei non voglia dire che in cinque mesi ho prosciugato l’Adige. Neanche Mosè, ok? Forse deve fare i conti con il fatto che questi problemi, come l’Adige che si prosciuga, sono figli di tutto quello che finora non è stato fatto o che è stato fatto di sbagliato. Perché io non sono Mosè, Bonelli. La ringrazio per attribuirmi poteri che non ho, ma non ce li ho. E quindi non ho prosciugato l’Adige io”.

Bonelli, però, non ci sta. E affida a una nota la sua risposta. “La presidente Meloni nel suo intervento se la canta e se la suona: chiaramente non ho mai affermato che lei ‘ha prosciugato il fiume Adige’. Ho detto – per contro – in Aula a Montecitorio che le politiche energetiche e ambientali del suo governo sono quelle che contribuiscono ad accelerare il cambiamento climatico. Lo dicono gli scienziati dell’Ipcc, che lei evidentemente non ascolta“.

Siccità, cabina di regia e commissario fino al 31 dicembre. Meloni: “Situazione complessa”

Una cabina di regia per accelerare e coordinare la pianificazione degli interventi infrastrutturali di medio e lungo periodo e, nel breve periodo, un commissario nazionale fino al 31 dicembre 2023, con un incarico rinnovabile e con un perimetro “molto circostanziato di competenze“. Così il governo si prepara ad affrontare l’emergenza siccità che ha colpito l’Italia.

Abbiamo ereditato una situazione complessa“, spiega Giorgia Meloni davanti all’Aula del Senato. Il decreto andrà in consiglio dei ministri entro la fine di marzo, verosimilmente la prossima settimana.

Al tavolo convocato a Palazzo Chigi e presieduto dal vicepremier Matteo Salvini c’erano anche i ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Protezione civile), Roberto Calderoli (Autonomie), la viceministra all’Ambiente Vannia Gava e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.

Il commissario potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo, come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra regioni ed enti locali in materia idrica, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale.

Ci sarà da risolvere il problema degli acquedotti, ma anche, a monte, quello della raccolta di acqua. Quasi nove litri di pioggia su dieci che cadono lungo la Penisola non vengono raccolti. Per le carenze infrastrutturali, si trattiene solo l’11% dell’acqua piovana e nella distribuzione di quella raccolta, le perdite idriche totali sono pari al 42%, secondo l’Istat. A questo, si aggiunge il problema delle temperature in costante aumento e dell’aumento dell’intensità delle piogge, effetti dei cambiamenti climatici che “richiedono interventi strutturali“, sottolinea Coldiretti.

Il Piano Idrico Nazionale è sempre più urgente, nel rispetto delle priorità indicate dalla “sempre più disattesa legge 152“: dopo quello potabile, per l’acqua viene l’uso agricolo, cioè la produzione di cibo e poi via via tutti gli altri utilizzi, ricorda Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). I dati disastrosi della rete idrica colabrodo sono all’attenzione delle Corti dei Conti regionali, dove il Codacons ha denunciato “tutte le omissioni da parte degli enti locali che hanno fatto poco o nulla per risolvere tale criticità“.

Il problema non si risolve “con l’ennesima cabina di regia“, denuncia il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli. Quello che serve, afferma, è “un cambio di politiche energetiche e ambientali che sono le stesse da decenni responsabili del disastro climatico“. La siccità è già un problema contingente nella penisola italiana, ricorda, dove fiumi sono diventati “corridoi di sabbia” e le riserve di acqua in Lombardia sono circa il 45% in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020. “Di fronte a questo disastro, questo governo non capisce che deve cambiare politiche, e non puntare a diventare l’hub del gas europeo, ma delle rinnovabili. Invece – insiste – il governo Meloni fa la guerra al clima, alla casa green, all’auto elettrica e poi per dare una risposta alla siccità istituisce l’ennesima cabina di regia. La risposta di questo governo alla crisi idrica è l’inazione e la guerra alle politiche europee sul clima“.