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Il gas infiamma la campagna elettorale. Governo al lavoro per misure di emergenza

Mentre l’Unione europea annuncia la convocazione per la prima metà di settembre di una riunione di emergenza con i ministri dell’energia per discutere delle misure per affrontare la crisi, in Italia il gas infiamma la campagna elettorale. Tante le carte sul tavolo: l’aumento vertiginoso dei costi, il price cap, il disaccoppiamento dal prezzo dell’elettricità e la questione del rigassificatore di Piombino che ha spaccato i partiti.

Qualcosa va fatto e su questo sono tutti d’accordo. Già, ma cosa? Il prezzo del gas ad Amsterdam ha a chiuso a 339 euro al MWh e la necessità di avere un tetto si fa più stringente. Lo chiede anche Confindustria, per bocca del presidente Carlo Bonomi: “Di fronte a questa emergenza nazionale penso che Quirinale e palazzo Chigi dovrebbero chiedere ai partiti uno sforzo immediato per varare nuove misure“. Il governo non è con le mani in mano. La prossima settimana dovrebbe svolgersi un Consiglio dei ministri per un nuovo decreto Aiuti, che varerà misure urgenti per affrontare i rincari dell’energia (“ho chiesto per primo al governo di intervenire – annuncia Silvio Berlusconi e ho notizia che si sta disponendo un decreto“). “Non possiamo aspettare il nuovo governo – dice la sottosegretaria Valentina Vezzali – perché questa situazione va fermata subito“. Il leader della Lega, Matteo Salvini, chiede di mettere sul piatto “almeno 30 miliardi di euro” altrimenti “bisognerà razionare gas e luce“.

I rialzi odierni – dice il segretario del Pd, Enrico Lettaconfermano l’urgenza di un intervento drastico che ponga un tetto fissato al prezzo dell’elettricità. Ne va della tenuta del Paese“. Price cap rivendicato come battaglia di governo dal leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio, che punta a “tornare a prezzi equi” e lancia una stoccata agli avversari. “Tutti ne parlano – attacca – ma c’è chi ha la faccia di bronzo di chiedere al governo, dopo averlo fatto cadere, di ottenere il price cap. Cose da incoscienti“. E anche Carlo Calenda (Azione) chiede a tutti i partiti di “portare avanti coerentemente la strategia” per un tetto europeo al prezzo del gas.

Ma in una frenetica giornata di campagna elettorale è tempo anche di tornare a parlare di rigassificatori che, come aveva ricordato il premier Mario Draghi da Rimini, “permetteranno di rendere l’Italia indipendente dalla Russia nel 2024“. Se il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, si oppone all’impianto nella città toscana, Matteo Renzi incalza: “Sì, rigassificatore subito“, perché, gli fa eco Calenda, “senza rischiamo il razionamento“. Una soluzione, questa, attacca il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che “non risolve il problema nell’immediato“, come invece farebbe “tassare al 100% i miliardi di extraprofitti delle compagnie energetiche“.

ETTORE PRANDINI

Allarme Coldiretti: “Per siccità a rischio crac 250mila aziende”

Energia, siccità, difesa del Made in Italy, fondi europei e battaglia contro il Nutriscore. Sono queste le parole chiave dell’assemblea nazionale di Coldiretti. La prima, grande occasione pubblica per mettere insieme le tessere le puzzle dopo la fine della legislatura, in seguito alle dimissioni del premier, Mario Draghi. Su cui, comunque, continuano a concentrarsi le aspettative dei coltivatori diretti, anche grazie al perimetro ‘allargato’ degli affari correnti cui solitamente sono chiamati gli esecutivi dimissionari. “Abbiamo chiesto, in questo momento particolarmente drammatico, il credito d’imposta per gli energetici, partendo dal gasolio agricolo“, dice il presidente, Ettore Prandini. Aggiungendo di essere “convinto che, proprio grazie a quella continuità che il governo sta dando, riusciremo a portarlo a casa“.

Il messaggio che parte dal palco di Palazzo Rospigliosi è chiarissimo: “È strategico non sederci e osservare la campagna elettorale: dobbiamo continuare a lavorare come se la crisi di governo non ci fosse“. L’obiettivo è difendere il piano strategico nazionale, perché “è la programmazione di quello che dovremo andare a fare nei prossimi 5 anni – avvisa ancora Prandini – e qualsiasi forma di rinvio diventa perdita economica per le nostre imprese“. Anche Draghi mostra sensibilità ai temi posti sul tavolo da Coldiretti, tant’è che nel messaggio di buon lavoro inviato all’assemblea lo scrive nero su bianco: “L’agricoltura è essenziale per la crescita del nostro Paese, la salvaguardia dei territori, la tutela dell’ambiente“. Ecco perché il premier assicura che nonostante il periodo di crisi, il l’esecutivo resterà “vicino al settore“. Anzi, “siamo impegnati a contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti più drammatici, come la siccità” e “continuiamo ad aiutare imprese e famiglie ad affrontare le difficoltà dovute agli aumenti dei prezzi, soprattutto dell’energia“. Investendo in “un’Italia più moderna e solidale” e mettendo “aziende in condizione di poter lavorare e programmare il futuro con fiducia. Intendiamo fare la nostra parte“.

Certo, il tempo stringe. E non solo per le elezioni del 25 settembre prossimo che, praticamente, bussano alle porte. Ci sono altre criticità da affrontare con urgenza: “La campagna elettorale non fermi gli interventi necessari per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, gli investimenti per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo“, è l’appello lanciato da Coldiretti. Che avvisa sul “rischio di perdere 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura italiana nei prossimi cinque anni“, ma anche “la necessità di attuare al più presto le misure previste dal Pnrr“. In questo contesto non deve fermarsi l’azione italiana in Europa: “Sulla Pac occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale“. Bisogna anche correre sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sul taglio al costo del lavoro.

I prezzi delle materie prime, poi, sono una vera e propria mannaia sulla testa di produttori e consumatori. I rincari sono oltre la soglia di guardia, con aumenti che sfiorano anche punte del 250%. E poi c’è la siccità che, in combinato disposto con gli effetti della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, costringe circa 250mila aziende agricole italiane, un terzo del totale (34%), a produrre in perdita. Facendo salire anche i rischi di un crac drammatico. Risposte che Coldiretti attende, almeno in prima battuta anche dal governo uscente, ma con un occhio rivolto al futuro. Perché, per dirla con le parole di Prandini, “di emergenza si muore, non si sopravvive. Anche chi verrà a Palazzo Chigi avrà solo una strada, per i coltivatori diretti: programmare e investire.