Svolta sulla carne coltivata: da start up francese arriva la prima richiesta all’Ue per il foie gras
È arrivata la prima richiesta in assoluto di autorizzazione per produrre e vendere carne coltivata nell’Ue. A farlo è stata la start-up francese Gourmey che ha presentato una domanda alle autorità di regolamentazione dell’Ue per ottenere l’autorizzazione del suo foie gras coltivato. Non solo: Gourmey ha avanzato la stessa richiesta anche a Singapore, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Lo ha comunicato la stessa start-up con un comunicato ufficiale: “Gourmey, azienda pionieristica francese di alimenti coltivati con sede a Parigi, annuncia di aver presentato domanda alla Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti, alla Singapore Food Agency (Sfa), alla Food Standards Agency (Fsa) nel Regno Unito, all’Ufficio federale svizzero per la sicurezza alimentare e veterinaria (Fsvo) e alla Commissione europea (Ce) e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per offrire il suo prodotto di punta ad amanti del cibo, chef e ristoranti, offrendo una nuova scelta per gli amanti del foie gras a livello globale”, ha scritto.
La start-up ha ricordato che gli enti regolatori di tutto il mondo hanno stabilito “solidi quadri normativi per valutare la sicurezza di nuovi alimenti” sulla carne coltivata, con Stati Uniti, Singapore e Israele che ne hanno già approvato la vendita. Nell’Ue, questa è la prima volta che un’azienda richiede il via libera alla Commissione. Gourmey ha puntualizzato di non utilizzare cellule geneticamente modificate e che, “quindi, la sua domanda rientra nell’ambito della normativa sui nuovi alimenti”.
A sostegno della richiesta, la realtà francese ha preparato “un dossier in conformità con le normative pertinenti e le linee guida dell’Efsa”, che è considerato “il gold standard nella sicurezza e nella valutazione” del rischio. “Non vediamo l’ora di continuare a lavorare a stretto contatto con le autorità di regolamentazione per garantire la piena conformità ai requisiti di sicurezza durante queste procedure. Siamo fiduciosi che i nostri prodotti soddisferanno questi standard altamente esigenti, in modo che chiunque lo desideri possa godere di nuove esperienze gourmet in tutto il mondo“, ha dichiarato il Ceo di Gourmey, Nicolas Morin-Forest.
“È fantastico vedere che è stata presentata la prima richiesta per vendere carne coltivata nell’Ue. Ciò dimostra che l’innovazione alimentare può coesistere con le nostre tradizioni culinarie, offrendo ai consumatori foie gras prodotto in un modo che potrebbe ridurre l’impatto ambientale e le preoccupazioni per il benessere degli animali, sostenere gli investimenti e creare posti di lavoro a prova di futuro”, ha commentato Seth Roberts, Senior Policy Manager presso The Good Food Institute (Gfi) Europe, organizzazione internazionale senza scopo di lucro e Think tank.
Il Gfi ha ricordato che, per essere commercializzata in Ue, la carne coltivata deve essere approvata dall’Efsa e che l’autorizzazione è disciplinata dal Regolamento sui nuovi prodotti alimentari, “uno dei quadri normativi più rigorosi al mondo in materia di sicurezza alimentare”. Inoltre, “il processo di valutazione, che comprenderà un esame approfondito della sicurezza e del valore nutrizionale del prodotto, dovrebbe durare almeno 18 mesi. Una volta approvato, il prodotto potrà essere commercializzato nel mercato Ue”, ha illustrato. La domanda di autorizzazione quindi non equivale alla messa in commercio e il foie gras coltivato di Gourmey sarà valutato “in modo minuzioso durante le fasi di valutazione e gestione del rischio dell’Efsa” perché il regolamento Ue sui nuovi alimenti “garantisce un processo approfondito e basato su evidenze scientifiche”. E “la valutazione riguarda anche i potenziali impatti sociali ed economici e coinvolge i rappresentanti degli Stati Membri. La Commissione europea e gli Stati membri, quindi, terranno conto di tutti questi aspetti per garantire una valutazione completa”, ha specificato il Think tank. Infine, Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, ha evidenziato che, “come hanno recentemente sottolineato alcuni ministri europei, la tutela dei prodotti tradizionali non deve diventare un ostacolo all’innovazione alimentare e alla libera scelta del consumatore”.