Nuovi rincari in bolletta e alla pompa: si allarga lo spread Italia-Germania

Si allarga lo spread tra Italia e resto d’Europa. Non si tratta del confronto sugli interessi che lo Stato paga sul debito pubblico, in salita come conseguenza dell’aumento dei tassi deciso dalla Bce per frenare l’inflazione, con quelli che sborsa il governo tedesco sui titoli decennali. No, la vera forbice che interessa l’economia è quella legata ai costi energetici.
In Italia a cavallo di Capodanno abbiamo avuto un aumento delle bollette del gas per il mercato tutelato, 7,3 milioni di clienti, pari al 23,3%, mentre ad esempio in Germania il governo ha pagato le bollette del metano alle famiglie tedesche. Un gesto che ha permesso all’inflazione di scendere al di sotto delle attese all’8,6%. Il caro-vita da noi invece è all’11,8%. Il 5 gennaio uscirà il dato di dicembre che tuttavia sarà superiore a quello tedesco, considerando che gli analisti stimano un leggera diminuzione a +11,6%.
La fonte dei rincari sta alla base. Alla produzione. La nostra energia elettrica deriva dal gas al 50% con una quota di rinnovabili di poco superiore al 22%, in Germania la quota di rinnovabili sfiora in questi giorni il 60% perchè il Paese più grande d’Europa ha incrementato nel 2022 gli impianti, soprattutto eolici, per essere meno dipendente dai fornitori esteri dopo aver subito la chiusura dei rifornimenti russi di gas dopo l’invasione dell’Ucraina.
Sempre in questi giorni il prezzo della luce è così pari a un terzo di quello italiano a Berlino. Il costo industriale di oggi è 171,61 euro/MWh da noi contro i 59 in Germania.

Dal primo gennaio gli automobilisti del Belpaese hanno assistito infine a un rincaro di circa 20 centesimi al litro, dopo i +12,2 centesimi di rincaro verificatosi a inizio dicembre, sui carburanti. Il governo Meloni non ha rinnovato gli sconti sulle accise, che aveva introdotto il governo Draghi il 21 marzo scorso per frenare la fiammata al distributore che aveva visto la super toccare un picco di 2,184 euro al litro. Ora, complice una debolezza del prezzo del Brent europeo, la quotazione della benzina, sopra 1,8 euro, è comunque in linea con la media del 2022 che aveva beneficiato degli sgravi. Tuttavia, proprio in virtù di questo rincaro ora il prezzo alla pompa è tornato a essere superiore di quello pagato in Germania: 1,8 contro 1,73 a Berlino.

Nel 2023 si profila comunque un ulteriore allargamento dello spread energetico. In Italia, nonostante abolizione di oneri di sistema e costi vari in bolletta, il gas rimane sui massimi. La luce costerà il 19,5% in meno fino a marzo rispetto all’ultimo trimestre 2022, però bisogna ricordare che a fine settembre la tariffa elettrica segnò un balzo del 59%. Tutt’altra musica in Germania: dopo il regalo di Natale in bolletta, nei prossimi mesi scatterà un tetto ai prezzi di gas ed elettricità: l’80% dei consumi sarà appunto limitato rispetto al prezzo di esercizio. E tale tetto (gas: 12 centesimi al chilowattora, teleriscaldamento: 9,5 centesimi; energia elettrica: 40 cents) inciderà sui prezzi al consumo se quelli correnti saranno superiori al tetto. Il price cap in bolletta non entrerà in vigore fino a marzo 2023, mentre per gennaio febbraio i clienti del gas riceveranno gli indennizzi a marzo.
Finora la forte riduzione di consumi di gas (-20% in Europa fino a novembre rispetto alla media 2016-2021), con conseguente calo della produzione industriale, ha coinvolto gran parte dell’Europa. Ora però in Europa i prezzi stanno crollando, mentre in Italia rimangono sui massimi.

Natale all’insegna di caro-prezzi e caro bollette. Un regalo su quattro sarà riciclato

Il Natale 2022 è stato all’insegna, anche, del caro-prezzi e del rincaro delle bollette. Due fattori che hanno inciso sul comparto alimentare, facendo registrare una contrazione del 6% dei consumi rispetto al 2021 ma un aumento di 320 milioni in più rispetto allo scorso anno spesi per cibi e bevande. Tradotto: gli italiani hanno speso di più per avere un carrello più vuoto rispetto allo scorso anno. 

Una festività che alle famiglie italiane è costata complessivamente 19,8 miliardi di euro, così spesi: 6,7 miliardi per i regali (si stima che uno su 4 sarà ‘riciclato’ e che i doni ricevuti saranno rimessi in vendita sul web), 350 milioni per mangiare al ristorante e 10,1 miliardi spesi dagli oltre 12 milioni di italiani che si sono messi in viaggio. La voce alimentare ha inciso per 2,7 miliardi di euro: in base alle stime dell’associazione, i consumi del settore hanno registrato una contrazione del 6% rispetto al 2021, a causa dell’emergenza bollette e del caro-prezzi che portano le famiglie a ridurre gli acquisti.“Tra i prodotti più utilizzati per le preparazioni di cibi e pietanze natalizie – spiega il Codacons – e che hanno subito aumenti consistenti troviamo il burro, che rispetto allo scorso anno rincara del +41,2%. L’olio di semi segna +51,4%, la farina +23,6%, le uova +21,7%, il riso +35,4%, la pasta +23,6%, il pane +16%. Mettere la carne in tavola a Natale costa in media il 10,5% in più, con punte del +18% per il pollo, mentre per un pranzo a base di pesce la spesa sale in media del 10%, con aumenti dell’8,3% per il pesce fresco, +14,8% il pesce surgelato, +9,2% i molluschi freschi. Il latte conservato sale del 32,5%, quello fresco del 20,1%, i formaggi freschi del 26,2%. La verdura aumenta del 15,2%, con punte di oltre il 19% per insalata e cavoli; le arance costano il 13,3% in più, frutta secca e noci +6%”, conclude il Codacons. Per i dolci occorre mettere in conto una maggiore spesa del 49,6% per lo zucchero, e anche brindare costerà di più: il vino rincara del 6%, i liquori salgono del 5,5% e lo spumante segna +7,3%.

Studio Parlamento Ue: crisi temporanea per energia, ma impossibile prevedere sviluppi

Il caro-bollette non sarà per sempre, perché conseguenza di fattori temporanei. Ma per famiglie e imprese, al pari della politica, il punto centrale della questione è la durata del fenomeno, indubbiamente problematico. Perché se sulla natura dell’aumento dei prezzi dell’energia non ci sono dubbi, sui tempi invece non vi sono certezze ma solo auspici. A mettere insieme buone e cattive notizie è un’analisi condotta dal centro ricerche del Parlamento europeo per conto della commissione Affari economici. E da una parte si cerca di rassicurare, mercati, imprese e consumatori. “L’attuale crisi energetica dell’Europa può essere considerata temporanea, in quanto non ha cause strutturali ma geopolitiche, che possono essere rimosse e addirittura dar luogo a un contraccolpo dei prezzi dell’energia in caso di cessate il fuoco o, auspicabilmente, di risoluzione del conflitto”. Però… C’è un però. “Al momento nessuno può prevedere con ragionevole approssimazione la probabilità e la tempistica di questo positivo sviluppo geopolitico”.

Bisogna rassegnarsi all’idea che il caro-energia persisterà ancora, con tutto ciò che ne deriva. Sui cartellini merceologici, innanzitutto. Perché gli shock nei costi produzione, “tipicamente dovuti a prezzi più elevati delle materie prime o degli input energetici”, sono tali che “le imprese possono produrre tanto quanto prima, allo stesso livello di margini, a condizione che possano trasferire i costi più elevati sui prezzi di vendita”. E’ la classica legge economica della domanda e dell’offerta. Se entrambe restano invariate ma i costi di produzione aumentano, anche i prezzi aumentano.

Qui si pone il dilemma della politica nazionale, visto che tutto ciò che riguarda mercato del lavoro ricade tra le competenze degli Stati membri. Indicizzare i salari al costo della vita rischia di alimentare la spirale inflattiva. Così come le misure di contrasto al caro-bollette. Gli analisti dell’europarlamento mettono in guardia sul “rischio che le autorità di bilancio di alcuni Paesi sfruttino il coordinamento monetario-fiscale per effettuare interventi di politica inflazionistica”. E’ quello che viene definito “l’elefante nella stanza”. Servirebbe dunque una politica coordinata, soluzione facile a dirsi ma assai meno a farsi.
I membri Ue con la moneta unica sono consapevoli dell’importanza di non agire in ordine sparso, e in tal senso la Banca centrale europea può fornire un valido sostegno. Però, di fronte al problema dell’aumento dei costi dell’energia e dell’alta inflazione che ne deriva, “la Bce non ha altra scelta se non quella di procedere sulla base del ‘meeting-by-meeting’ (volta per volta, ndr)”, rileva il documento di lavoro. Questo “rende piuttosto problematico qualsiasi tentativo di coordinare le proprie mosse con le altre banche centrali”, e non solo quelle degli Stati membri.

Se la sfida della crisi energetica si pone certamente per l’Unione europea, per altri soggetti si pone in modo diverso. Vuol dire che “la possibilità per la Bce di coordinare le proprie azioni con la Federal Reserve è ulteriormente complicata dal fatto che gli Stati Uniti sono (dal 2019) un esportatore netto di energia, mentre l’area euro è un forte importatore di energia”. Anche per questo il caro-bollette, almeno per ora, resterà un assillo per famiglie e imprese, e motivo di lavoro per la politica, nazionale ed europea.

Giorgia Meloni/Afp

Meloni: “Manovra coraggiosa per aiutare il ceto medio. Per le bollette stanziati 21 miliardi”

Sono molto soddisfatta del lavoro fatto con questa manovra finanziaria. Abbiamo svolto non un lavoro ragionieristico, ma delle scelte politiche. E’ una manovra che racconta di una visione politica”. Comincia così, Giorgia Meloni, con un applauso a se stessa e al suo governo. Dopo nemmeno un mese di frequentazione di palazzo Chigi, la presidente del Consiglio si presenta con una legge di Bilancio che – come era prevedibile – soddisfa molti e altrettanti ne scontenta. “L’approccio che abbiamo avuto è quello che si avrebbe nella definizione del bilancio familiare. Quando le risorse mancano non ti preoccupi cosa è utile per il consenso, ma di cosa è giusto fare. Si fanno delle scelte e ci si assume le responsabilità”, la spiegazione a margine che dischiude un nuovo orizzonte, meno ‘allegro’ e più realistico. I soldi, insomma, ci sono ma sono contati.

La manovra, che “è politica” e che è “coraggiosa e coerente”, scommette sul futuro. Meloni lo dice e lo ribadisce più volte nel corso della conferenza stampa. “La voce di maggior spesa riguarda il tema del caro bollette. Su 31 miliardi stanziati, 21 sono destinati alla crisi energetica”, sottolinea. Non ci fosse stato da arginare l’aumento di gas e luce “l’intervento sul cuneo fiscale sarebbe stato diverso”. La presidente del Consiglio entra nello specifico senza remore: “Due sono le priorità della nostra legge di bilancio: la crescita, vale a dire mettere in sicurezza il tessuto produttivo, e l’attenzione per famiglie e le categorie più fragili”. Nello specifico “ci sono tre tasse piatte: sui redditi incrementali alle partite Iva una del 15% sul maggiore utile conseguito con una soglia massima di 40mila euro, è una misura rivolta al ceto medio, che serve a riconoscere i sacrifici di chi riesce a fare meglio del passato”. Ci sono poi l’aumento della flat tax a 85mila euro e l’introduzione della tassa piatta al 5% sui premi di produttività fino a 3mila euro, contro il 10% previsto attualmente e, commenta Meloni, “fa il paio con l’estensione dei fringe benefit”.

Non sono previste nel 2023 la sugar tax e la plastica tax, gli extraprofitti verranno tassati al 35%, le pensioni minime verranno rivalutate del 120%, ci sarà una tregua fiscale ma non sono previsti condoni. In assoluto, questa legge di bilancio è “rivolta al ceto medio, non ai ricchi”. Resta un passaggio, il più importante: “Credo che la manovra possa essere migliorata in Parlamento, speriamo in un atteggiamento serio e responsabile delle opposizioni, come quello dimostrato da noi”.

Foto credit: Afp

Berlusconi accelera sul decreto aiuti per famiglie e imprese: “Va fatto oggi stesso”

Vi sono misure immediate, da prendere domani stesso, per scongiurare l’emergenza, e misure strutturali per evitare di ritrovarci in futuro in situazioni come questa”. Il caro bollette è la grande preoccupazione di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, l’uomo che riesce a tenere insieme Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Intervistato da Gea, il Cavaliere sostiene che la misura immediata, “che già da diversi giorni stiamo chiedendo al Governo“, sia un decreto che protegga le famiglie e le imprese da aumenti insostenibili. “Questo significa che lo Stato si dovrà far carico almeno di una quota importante degli aumenti del gas, o direttamente, con risorse proprie, oppure con la previsione di strumenti innovativi di finanziamento a favore dei distributori di energia”, aggiunge. A medio termine, invece, “bisognerà realizzare tutti quegli impianti che la sinistra ha reso impossibili in questi anni, con la sua politica dei ‘no’: i rigassificatori, i termovalorizzatori, le energie rinnovabili, spesso bloccate con la scusa del paesaggio. E bisognerà far ripartire la ricerca sul nucleare pulito, fin qui irresponsabilmente abbandonata. Eppure è la strada che l’Europa ci indica per il futuro”.

In un momento storico delicatissimo per l’Italia e per l’Europa, ma anche per il mondo intero, Berlusconi cerca una via d’uscita. Quella immediata e sostanzialmente indolore porta ai rigassificatori: “Un telegiornale ha ritrovato le immagini e il mio intervento all’inaugurazione del rigassificatore di Rovigo, il più grande tuttora in servizio. Tredici anni fa anni fa, lo voglio ripetere 13 anni fa, avevo sottolineato l’importanza per il nostro Paese di realizzare rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento dell’energia, per diminuire la nostra dipendenza da un solo Paese, la Russia. Il problema è che dopo il mio governo non si è fatto quasi nulla”, attacca. Ma quella resta la strada anche se “le conseguenze di un’ideologia ambientalista vecchia, miope, senza prospettive, imposta dalla sinistra”, rischiano di zavorrare la ripresa del Paese secondo il punto di vista del Cavaliere. “I Verdi in Italia, a differenza di altri paesi europei, sono semplicemente il ‘partito del no’. Le paure irrazionali ci hanno condotto a questa situazione”, il secondo atto di accusa.

Oltre che sulla crisi energetica è sulla transizione ecologica che si sta sviluppando buona parte della campagna elettorale. “Difendere l’ambiente è davvero importante, è una delle grandi scommesse per il futuro dell’umanità, ma bisogna capire che progresso, tecnologia e ambiente sono alleati, non avversari”, sottolinea Berlusconi. Non per caso “i Paesi tecnologicamente più avanzati sono anche quelli che hanno ottenuto risultati migliori nella difesa dell’ambiente. I grandi inquinatori nel mondo contemporaneo sono i paesi come la Cina e l’India, che per ottenere bassi costi si servono di tecnologie inadeguate”, aggiunge con non poca preoccupazione.

L’ambientalismo e il rispetto per la natura sono da sempre uno dei principi cardine del nostro movimento. Del resto mi piace ricordare che io, quando ho iniziato la mia carriera di costruttore, ho ideato città giardino, dove il verde era protagonista, che ancora oggi sono studiate come modello da architetti di tutto il mondo”, ricorda Berlusconi non senza un filo di malcelato orgoglio. Sono i progetti “astratti” quelli che considera pericolosi: “Quando parlo di idee astratte penso per esempio allo stop alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, votato purtroppo dal Parlamento Europeo. Questo è un esempio di quello che non si dovrebbe fare, perché da un lato non è realistico, dall’altro condanna a morte un settore importantissimo come l’industria automobilistica europea, che perde anche ogni incentivo ad investire in tecnologie meno inquinanti. L’effetto paradossale sarà quello di peggiorare, non di migliorare, la tutela ambientale”.