Manovra, giù Iva gas e voucher Meloni: “Parola mantenuta”

Il governo “mantiene la parola data”. Giorgia Meloni rivendica attraverso i social le scelte politiche fatte sulla manovra di bilancio che dovrebbe approdare alla Camera dalla prossima settimana. “Subito risposte per mettere in sicurezza famiglie e imprese contro il caro bollette“, scrive la presidente del Consiglio. La manovra consta di centotrentasei articoli, nove in materia di energia elettrica, gas naturale e carburanti, tre su agricoltura e sovranità alimentare, sei in materia di sisma. Quindici capitoli e 70 pagine, datate 23 novembre.

Sul caro energia, per le imprese che hanno subìto aumenti dei costi oltre il 30%, il credito d’imposta passa al 45 per cento delle spese nel primo trimestre 2023. Alle imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 4,5 kW, diverse dalle imprese a forte consumo di energia elettrica, è riconosciuto, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l’acquisto della componente energia, un credito d’imposta del 35 per cento della spesa nel primo trimestre dell’anno 2023. Per le famiglie è stata ampliata la platea dei beneficiari per calmierare le bollette: per il 2023, sono ammessi alle agevolazioni per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati, e alla compensazione per la fornitura di gas naturale nuclei familiari con un Isee pari a 15mila euro. L’iva sul gas metano usato per combustione, per usi civili e industriali, scende al 5%.

Spuntano diversi fondi. Quello per la Sovranità alimentare, 100 milioni in tutto dal 2023 al 2026, 25 per ogni anno, che serviranno a rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare nazionale, valorizzare il cibo italiano di qualità, ridurre i costi di produzione per le imprese agricole, sostenere le filiere, gestire le crisi di mercato, garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari.
Quello per la ‘digitalizzazione’ dell’agricoltura per, si spiega, favorire lo sviluppo di progetti di innovazione finalizzati all’incremento della produttività anche per pesca e acquacoltura, attraverso la diffusione delle migliori tecnologie disponibili per la gestione digitale dell’impresa, per l’utilizzo di macchine, soluzioni robotiche, sensoristica, piattaforme e infrastrutture 4.0, per il risparmio dell’acqua e la riduzione dell’impiego di sostanze chimiche. Si tratta di 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, in un fondo istituito presso il ministero dell’Agricoltura.

Presso il Mef, ci sarà un fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per il 2023, destinato all’acquisito di beni alimentari di prima necessità dei soggetti con un Isee non superiore a 15mila euro, da fruire mediante l’utilizzo di un apposito sistema abilitante. Sostituisce l’idea iniziale di azzerare l’Iva su pane e latte.
Per promuovere l’ecoturismo e il turismo sostenibile, sono previste risorse ad hoc, che mirano a minimizzare gli impatti economici, ambientali e sociali generando contemporaneamente reddito, occupazione e conservazione degli ecosistemi locali, nello stato di previsione del Ministero del turismo. La dotazione è pari a 5 milioni di euro per l’anno 2023 e 10 milioni per il 2024 e il 2025.

Assemblea Confartigianato 2022

Confartigianato chiede al Governo un nuovo “patto di fiducia” per affrontare il caro energia

Bene la legge di bilancio. Ma pressione fiscale e caro energia mordono e per le piccole imprese la manovra potrebbe non bastare. Dal palco dell’assemblea annuale, Confartigianato chiede al Governo un nuovo “patto di fiducia con lo Stato”, più attenzione per le piccole realtà, meno ostacoli “al nostro talento e alle nostre ambizioni”.

“Noi piccoli imprenditori siamo campioni del Made in Italy”, rivendicano, numeri alla mano. L’export delle Pmi tra agosto 2021 e luglio 2022 è stato di 141 miliardi, “un record!”, scandisce il presidente di Confartigianato, Marco Granelli. “Il Made in Italy è tra i nostri asset strategici”, tranquillizza la premier Giorgia Meloni. Arriva trafelata e in ritardo dopo la conferenza stampa sulla legge di bilancio varata nella notte dal Consiglio dei ministri, ma non manca l’appuntamento con la piccola imprenditoria. “Non potevo mancare, mi perdonerete”. Negli anni, denuncia, “abbiamo lasciato che l’Italia svendesse i marchi italiani, non deve accadere mai più”. E annuncia che la manovra sarà accompagnata da un allegato ad hoc di tutela delle produzioni italiane.
“Oggi abbiamo a che fare con un’emergenza energetica senza precedenti”, spiega Granelli. Le previsioni parlano di una spesa a carico delle piccole imprese da 24 miliardi in più nel 2022, rispetto al 2021, a causa dei rincari dell’elettricità e del gas. “Un impatto enorme”, tuona.

Questo non impedisce alla micro-piccola impresa di essere “motore dello sviluppo del Paese, nonostante sia addirittura considerata da alcuni la principale causa dei mali dell’economia italiana”, lamenta. E invece, afferma, è stata “la chiave della resistenza” del Paese nelle gravi crisi di questi lunghi anni, rappresentando circa il 94 per cento delle imprese italiane, con “importanti e decisivi apporti in termini di Pil”. E lo sarà, ne è convinto, anche per il futuro, con la sua “innovazione continua, l’attenzione alle nuove tecnologie, l’elasticità e soprattutto la ‘naturale’ sostenibilità ambientale e socio-economica”.

Sono tanti, troppi i comparti del tessuto produttivo impegnati ad affrontare l’instabilità economica, causata dalla pandemia e aggravata dall’aggressione della Russia all’Ucraina, dà atto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato all’assemblea. Sono “significative” le ricadute sull’artigianato: “Si tratta di segmenti strategici dell’economia italiana ed è necessario sostenere l’efficienza dei loro processi produttivi attraverso gli strumenti di potenziamento e innovazione forniti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel pieno rispetto e in coerenza con gli obiettivi di sostenibilità ambientale”, afferma il capo dello Stato.

La ‘spina dorsale’ del Paese non sarà trascurata, assicura la premier. D’altra parte, ricorda, in un mese di governo ha già incontrato le categorie produttive e i corpi intermedi. “Credo nel valore centrale dei corpi intermedi e mi piacerebbe che questo confronto non fosse solo di carattere sindacale, ma che fosse stabile sulla strategia. Credo invece che oggi ci sia disperato bisogno di scegliere dove voglia andare e cosa voglia essere e di coinvolgere tutti gli attori”. Gli aiuti ci sono, la manovra pesa 35 miliardi, si può fare qualcosa in più con gli aggiustamenti al Pnrr e chiedendo aiuto all’Europa, ma la premier si rivolge anche alle banche: “Oggi ci ritroviamo con i cassetti fiscali delle banche pieni e le cessioni di nuovi crediti vuote. Lo Stato ce la mette tutta, ma le banche possono fare qualcosa di più”.

Photo credit: Confartigianato

commissione ue

La Ue cerca consenso sulle misure anticrisi, ma il price cap divide i governi

La Commissione europea cerca la quadra politica tra i Ventisette governi prima di presentare la prossima settimana, il 18 ottobre, il nuovo pacchetto di misure contro il caro energia. Nel fine settimana, Bruxelles porterà avanti i colloqui con gli Stati membri per mettere sul tavolo una proposta che unisca gli animi divisi su come ridurre i prezzi del gas, in modo che anche il via libera alle misure sia il più rapido possibile.

Le discussioni sono ancora in corso e andranno avanti nel weekend” per arrivare a presentare le proposte il prossimo martedì, ha confermato oggi il portavoce della Commissione Ue per l’energia, Tim McPhie, rispondendo al briefing con la stampa a una domanda sul nuovo pacchetto di misure. Al vaglio di Bruxelles anche un meccanismo di controllo dei prezzi del gas che possa ottenere il più ampio consenso possibile tra i governi. Come anticipato nelle linee dalla Commissione europea, il piano verterà su quattro pilastri: un indice dei prezzi alternativo al Ttf (Title Transfer Facility) di Amsterdam (il mercato di riferimento per gli scambi di gas) un aumento della riduzione della domanda di gas, un rafforzamento dell’attuale sistema di solidarietà tra gli Stati membri per il gas, e infine, una proposta per facilitare gli acquisti congiunti di gas attraverso la piattaforma lanciata ad aprile e mai effettivamente entrata in funzione.

La Commissione è convinta della necessità di introdurre un meccanismo immediato (e temporaneo) di controllo dei prezzi di gas, ma non è chiaro in che forma viste le divisioni tra i governi sul cosiddetto tetto al prezzo del gas, il price cap. I ministri dell’energia dei ventisette, all’informale di Praga dell’11-12 ottobre, hanno cercato di limare le divergenze e fare un appello comune alla Commissione europea per chiedere misure mirate contro i prezzi dell’energia. Da questa due giorni è infine emersa una lettera firmata dall’Italia, insieme alla Grecia, la Polonia, il Belgio e (per la prima volta) i Paesi Bassi per chiedere alla Commissione europea interventi mirati da introdurre a livello europeo per ridurre i prezzi del gas. Il documento in questione era stato firmato inizialmente anche dalla Germania, che invece ha deciso di sfilarsene all’ultimo.

Il non-paper era soprattutto un tentativo di trovare una mediazione tra i due schieramenti di Paesi contrapposti sulla questione: Italia, Belgio, Grecia e Polonia proponevano un corridoio dinamico per tutto il gas all’ingrosso importato nell’Ue; mentre Germania e Paesi Bassi hanno rilanciato a inizio settimana l’idea di un price-cap solo sul gas russo. Il compromesso raggiunto tra questi due gruppi di Paesi (o almeno dai Paesi Bassi e gli altri quattro) è un avvicinamento tra posizioni distanti, ma nei fatti non è risolutivo. Nel non-paper, i cinque governi chiedono alla Commissione Ue un intervento contro gli effetti del Ttf olandese sul gas proponendo due opzioni: modificare i riferimenti all’indice Ttf nei contratti pertinenti attraverso una misura legale e/o regolamentare dell’Ue; oppure applicare un “limite/corridoio di prezzo” al mercato all’ingrosso e la creazione di un meccanismo separato per far incontrare domanda e offerta in caso di superamento del limite di prezzo. Sono gli stessi cinque Paesi Ue a precisare però alla fine del documento che i “pareri divergono su questa opzione e sulla possibilità che tale misura sia possibile ed economicamente efficiente o che possa portare a razionamenti, arbitraggi o sussidi”.

A detta della ministra belga dell’energia, Tinne Van der Straeten, la lettera dovrebbe essere stata trasmessa alla Commissione europea ieri sera. Secondo il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, l’Esecutivo non l’ha ancora formalmente ricevuta. Alla ricerca di un consenso più ampio possibile, sembra invece probabile che Bruxelles faccia marcia indietro sull’idea di introdurre un tetto massimo per il gas usato per la produzione di energia elettrica, sul modello iberico. Un’opzione su cui l’Italia si è detta contraria perché nei fatti andrebbe finanziata da risorse pubbliche e svantaggerebbe gli Stati senza grande spazio fiscale, ma su cui sembrano avere dubbi anche Germania e Paesi Bassi.

Caro energia: Governo vara decreto per 8 miliardi

Atteso da settimane, il Consiglio dei ministri ha varato il nuovo decreto per prorogare i sostegni a favore di famiglie e imprese per fronteggiare l’aumento dei costi dell’energia che ha causato l’impennata delle bollette nei primi mesi dell’anno. Il nuovo pacchetto, esteso al secondo trimestre del 2022, ha una dotazione complessiva di 5,8 miliardi di euro e si compone di più voci, dall’abbattimento degli oneri di sistema al credito d’imposta, alle misure mirate per le imprese energivore.

Mettiamo in campo quasi 8 miliardi di euro di cui sei per provvedimenti sull’energia senza ricorrere a scostamenti di bilancio – ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi – ma utilizziamo i margini e risparmi conseguiti lo scorso anno“. Le misure sono rivolte a sostenere l’economia che, come ricorda il ministro dell’Economia Daniele Franco “è in una fase difficile che dopo una forte ripresa vediamo un rallentamento connesso all’evoluzione dei prezzi dell’energia che hanno toccato livelli molto molto elevati”.

Nel dettaglio famiglie e imprese potranno continuare ad avvalersi dell’abbattimento degli oneri di sistema sulla bolletta, aiuti per circa 3 miliardi mentre per la riduzione dell’Iva e degli oneri sul gas è destinato un altro miliardo e 100 milioni. L’incremento a favore del bonus sociale a favore delle famiglie e soggetti svantaggiati o incapienti è di 500 milioni. Sempre per calmierare la bolletta energetica altre risorse sono destinate a Regioni, Comuni e città metropolitane.

Nel decreto ci sono misure mirate per le imprese energivore e ad alto consumo di gas nella forma di crediti d’imposta e contributi per un miliardo e 200 milioni. Nell’ambito di un’azione più ampia del governo sul fronte energia, sono compresi una serie altri interventi più strutturali come il via libera a un aumento della produzione nazionale sui giacimenti esistenti non con nuove trivellazioni e all’ottimizzazione dello stoccaggio (fino al 90 %) per acquisti a lungo termine e affrontare le emergenze e in previsione del prossimo inverno. Accanto, “una formidabile semplificazione per la diffusione del fotovoltaico per l’autoconsumo con un modulo unico per le installazioni negli edifici”, ha spiegato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

Il pacchetto del potenziamento delle rinnovabili prevede contributi a fondo perduto per impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili fino a 200 kW rivolto all’autoconsumo delle piccole e medie imprese. Per contrastare la crisi del settore automobilistico e affrontare la transizione energetica sarà poi istituito un fondo in dotazione al ministero dello Sviluppo economico. “L’intervento pubblico è importante ma lo sarà ancora di più quello privato” ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti. Le risorse a disposizione “sono di 1 miliardo all’anno per i prossimi otto anni e accompagneranno la transizione anche con incentivi per autovetture ecologicamente compatibili come ibride ed elettriche”.