piogge al sud/imago

Il Ciclone Pulcinella porta forte maltempo: pioggia e neve in tutta Italia per Carnevale

E’ confermato: dopo 20 giornate dominate dall’alta pressione subtropicale, arriva il Ciclone Pulcinella con forte maltempo per tutto il Carnevale. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, ricorda che le ultime piogge significative in Italia sono state registrate tra il 17 ed il 20 gennaio. Da allora, la potenza di Zeus, l’anticiclone subtropicale disteso su gran parte dell’Europa meridionale, ha portato giornate primaverili con massime fino a 24-26 gradi in Piemonte e Valle d’Aosta (complici i venti di Foehn) e picchi di 25°C diffusi sulle Isole Maggiori.

In tutto questo contesto anticiclonico non sono mancate le nebbie in Val Padana e forti inversioni termiche, con periodi più caldi in montagna che in pianura: lo zero termico ha infatti raggiunto a più riprese la quota di 3500 metri, valore tipico di fine giugno.

Ma tutto questo è quasi alle spalle. Da Giovedì Grasso in poi, un ciclone, in avvicinamento dall’Atlantico, ci traghetterà verso una fase pienamente autunnale con tanta pioggia e vento. Questo ciclone, chiamato ‘Pulcinella’, vista la coincidenza temporale della sua azione con il periodo dei coriandoli colpirà l’Italia fino a martedì prossimo.

Sono, quindi, in arrivo, pioggia, vento e neve. Il vento principale sarà lo Scirocco quindi si attendono temperature ancora miti, con la neve che cadrà solo sulle Alpi oltre i 1500 metri; sugli Appennini sarà ancora un miraggio e la pioggia cadrà anche sulle cime più alte.

Prima di entrare sotto le spire di Pulcinella, però, vivremo ancora qualche ora di alta pressione: in particolare oggi ci saranno momenti soleggiati a carattere sparso in un contesto molto variabile. Al centro-sud il sole accompagnerà la giornata con massime fino a 23 gradi in Sicilia, 20 gradi in Calabria, Sardegna e Puglia.

Nella giornata del Giovedì Grasso si inizieranno a sentire gli effetti dell’avvicinamento del Ciclone Pulcinella: sono previste deboli piogge sul Nord-Ovest, in particolare dalla tarda serata, precedute però da un anticipo instabile pomeridiano in Liguria ed Alta Toscana. Il clou del peggioramento è previsto però venerdì e, soprattutto, nel weekend.

L’aviazione si fa green: arriva aereo Climate Impulse a idrogeno

Dopo Solar Impulse, Bertrand Piccard lancia Climate Impulse, un nuovo progetto per promuovere le tecnologie a zero emissioni e “dimostrare che esistono soluzioni” alternative a quelle attuali. Progettato in collaborazione con l’azienda chimica belga Syensqo, che si è separata da Solvay a dicembre, l’aereo avrà una doppia fusoliera con la cabina di pilotaggio al centro e un’apertura alare di 37 metri, la metà di quella di Solar Impulse. Il volo inaugurale è previsto per il 2026 e la circumnavigazione del globo due anni dopo. Dovrà quindi volare a quasi 200 km/h a un’altitudine di 3.000 metri per otto giorni di fila.

Il suo predecessore, Solar Impulse 2, alimentato esclusivamente a energia solare e quindi dipendente dalle condizioni atmosferiche, ha completato la circumnavigazione nel 2016 dopo 17 tappe. Climate Impulse funzionerà con idrogeno green, quindi prodotto da energia elettrica rinnovabile, che alimenterà i motori. “Viviamo in un mondo eco-depresso, che non vede futuro: è ora di dimostrare che esistono soluzioni oggi, e che queste soluzioni devono ricreare entusiasmo”, sostiene Bertrand Piccard. Lo svizzero, che si definisce un “esploratore del progresso e della sostenibilità”, lavora a Climate Impulse da tre anni. “Si tratta di dimostrare che con una cella a combustibile, motori elettrici e idrogeno liquido si può far volare un aereo a due posti intorno al mondo e che, se questo è possibile, si può fare ovunque”, ha spiegato all’AFP.

In Europa sono attualmente in fase di sviluppo diversi progetti di aerei a idrogeno tra cui il Dragonfly della start-up francese Blue Spirit Aero e lo ZEROe di Airbus.
Syensqo, che è nata da Solvay e ne ha rilevato le attività di prodotti chimici speciali, era già partner di Solar Impulse. Il gruppo lavora su “materiali speciali, chimica per la decarbonizzazione, riduzione del peso ed elettrificazione” e un progetto come Climate Impulse è una “straordinaria vetrina” per le nuove innovazioni, afferma Ilham Kadri, amministratore delegato della società.

Tra queste, le batterie solide – più dense di energia e non infiammabili – i materiali termoplastici compositi – più leggeri degli attuali compositi e riciclabili – e lo stoccaggio di idrogeno criogenico (-253°C) a bordo dell’aereo. “Quello che vogliamo fare è dimostrare tecnologicamente che è fattibile per l’aviazione”, dice l’ad.

Responsabile di una percentuale compresa tra il 2,5% e il 3% delle emissioni globali di CO2, il settore dell’aviazione si è impegnato a raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050.

Airbus, che prevede di sviluppare un proprio aereo a idrogeno entro il 2035, fornisce assistenza tecnica a Climate Impulse, così come i fornitori di attrezzature aeronautiche Daher, CapGemini e Arianegroup, specializzato nell’uso dell’idrogeno.

foreste

Clima, gli alberi faticano a ‘respirare’ per colpa del surriscaldamento globale

Gli alberi faticano a sequestrare l’anidride carbonica (CO2) nei climi più caldi e secchi, il che significa che potrebbero non essere più una soluzione per compensare l’impronta di carbonio dell’umanità con il continuo riscaldamento del pianeta. E’ quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori della Penn State. “Abbiamo scoperto che gli alberi nei climi più caldi e secchi stanno essenzialmente ‘tossendo’ invece di respirare”, spiega Max Lloyd, professore assistente di ricerca in geoscienze presso la Penn State e autore principale dello studio recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. “Rimandano la CO2 nell’atmosfera molto più di quanto non facciano gli alberi in condizioni più fresche e umide”.

Attraverso il processo di fotosintesi, gli alberi rimuovono la CO2, tuttavia, in condizioni di stress, rilasciano anidride carbonica nell’atmosfera, con un processo chiamato fotorespirazione. Il team di ricerca ha dimostrato che il tasso di fotorespirazione è fino a due volte superiore nei climi più caldi, soprattutto quando l’acqua è limitata. In sostanza, le piante potrebbero essere meno in grado di estrarre CO2 dall’atmosfera e assimilare il carbonio necessario per aiutare il pianeta a raffreddarsi.

Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, attualmente le piante assorbono circa il 25% della CO2 emessa ogni anno dalle attività umane, ma è probabile che questa percentuale diminuisca in futuro con il riscaldamento del clima. La quantità di anidride carbonica nell’atmosfera sta aumentando rapidamente; è già superiore a quella registrata negli ultimi 3,6 milioni di anni, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration.

Il team lavorerà ora per scoprire i tassi di fotorespirazione nel passato antico, fino a decine di milioni di anni fa, utilizzando legno fossile. I metodi consentiranno ai ricercatori di testare esplicitamente le ipotesi esistenti in merito al cambiamento dell’influenza della fotorespirazione delle piante sul clima nel corso del tempo geologico.
Il lavoro è stato finanziato in parte dall’Agouron Institute, dalla Heising-Simons Foundation e dalla National Science Foundation degli Stati Uniti.

Rendere più verde una capitale di cemento: la sfida del nuovo sindaco di Atene

Il nuovo sindaco di Atene, Haris Doukas, punta a piantare 25.000 alberi nella capitale greca nei prossimi 5 anni, nel tentativo di rinfrescare una metropoli dell’Europa meridionale densamente popolata e ricoperta di cemento che soffoca in estate. Dal suo vasto ufficio che si affaccia su un’area di edifici e asfalto senza una sola macchia verde, il sindaco, insediatosi il 1° gennaio, fa una constatazione cupa e condivisa da molti ateniesi: “In estate il centro è diventato invivibile“. La causa sono “le alte temperature, le microparticelle (…) e la riduzione del 23% del verde nelle aree montuose circostanti“, decimate dai ripetuti incendi degli ultimi sei anni, ha spiegato in un’intervista all’AFP. Durante l’estate del 2023, quando la Grecia è stata colpita da una delle più lunghe ondate di calore degli ultimi decenni, il termometro di Atene era rovente, con temperature che hanno superato i 40°C in numerose occasioni.

Il caldo in una città con pochi spazi verdi costrinse le autorità a chiudere l’Acropoli durante la parte più calda della giornata. Secondo l’Osservatorio nazionale di Atene, luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato in Grecia dall’inizio delle registrazioni meteorologiche nel 1863, causando incendi devastanti, soprattutto nella regione intorno ad Atene, che hanno distrutto vaste aree forestali. Haris Doukas, ex professore di politica energetica al Politecnico di Atene, si è battuto per la tutela dell’ambiente e per una transizione verde in una capitale dove l’edilizia continua a imperversare senza sosta e il traffico pesante è un fastidio che esaspera molti residenti.

Atene ha una popolazione di 650.000 abitanti, ma con la sua vasta conurbazione, “circa 3 milioni di persone si muovono ogni giorno in città“, spiega. Sostenuto dal partito socialista Pasok, Haris Doukas, 43 anni, ha sorpreso vincendo le elezioni comunali di ottobre contro il sindaco uscente Kostas Bakoyannis, nipote del primo ministro conservatore Kyriakos Mitsotakis. “Sono qui per presentare i risultati scientifici e lottare per trovare soluzioni“, ha dichiarato Doukas.

Piantando 5.000 alberi all’anno nei cinque anni del suo mandato, il nuovo sindaco vuole creare “percorsi freschi” in modo che gli ateniesi possano godere di strade ombreggiate che collegano parchi e colline verdi come Lycabetta, che domina il centro della città. “In estate, creeranno una sensazione di freschezza e ridurranno la temperatura percepibile“, promette il sindaco, pur riconoscendo che “lo spazio è limitato, è una città di cemento, ma abbiamo molte possibilità“. L’ondata di calore estivo è un killer silenzioso per Haris Doukas, che sostiene che sia la causa di diverse migliaia di morti ogni anno.

Atene, che come il resto del Paese ha sofferto una lunga e amara crisi finanziaria i cui effetti si fanno ancora sentire, è ben lontana dalle ambizioni di altre capitali europee. Il Comune di Parigi si è impegnato a piantare 170.000 alberi in cinque anni. Entro l’estate del 2023, a metà del suo mandato, l’ufficio del sindaco ha dichiarato di aver già piantato 63.500 alberi per un’area di 105 km2 , rispetto ai 39 km2 della stessa Atene. Lo scorso febbraio, la Grecia è stata condannata dalla Corte di giustizia europea per la scarsa qualità dell’aria ad Atene e per non aver adottato le misure necessarie. Nella capitale greca, i limiti di biossido di azoto sono stati sistematicamente superati tra il 2010 e il 2020, ha sentenziato la Corte. Haris Doukas vuole anche incoraggiare il car-pooling, che finora è stato molto limitato. Un’altra ambizione è quella di installare pannelli solari sugli edifici comunali, in particolare “per coprire il fabbisogno elettrico delle scuole“.

Super anticiclone Zeus ancora per 12 giorni: ruba un mese all’inverno

Da oggi iniziano i cosiddetti ‘giorni della Merla’, il periodo che fino a non molti anni fa, era considerato il più freddo dell’inverno e non solo per detto popolare, ma anche statisticamente parlando. Quest’anno però non sarà così. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, avvisa che la presenza dell’anticiclone africano Zeus durerà ancora molto tempo, almeno per altri 10-14 giorni. Di fatto questa possente alta pressione ruberà alla stagione invernale quasi 30 giorni. Arriverà quindi una primavera anticipata? Forse, ma di certo non durerà. Il mese di febbraio, che segna il passaggio tra inverno e primavera, è stato spesso caratterizzato da eventi meteorologici importanti ed è proprio a febbraio che si sono verificate le più forti ondate di gelo e neve sull’Italia; basti ricordare gli anni come il 1929, il 1956 e più recentemente il 2012 e il 2018.

Parlando invece del tempo previsto per la settimana appena iniziata ci sono due aspetti da sottolineare. Innanzitutto la stabilità atmosferica portata da Zeus garantirà giornate soleggiate e piacevoli al Centro-Sud e sui settori alpini e prealpini, però provocherà anche la formazione di nebbie o nubi basse sulla Pianura Padana e lungo le coste tirreniche (qui solo al mattino). Se questa ormai è una normalità da parecchi giorni, i due aspetti che caratterizzeranno i prossimi giorni sono la quasi scomparsa della nebbia al Nord e l’aumento delle temperature. Da giovedì 1 febbraio, ma soprattutto dal giorno della Candelora (2 febbraio) ci saranno sempre meno nebbie a favore di un più ampio soleggiamento. L’anticiclone Zeus infatti si rafforzerà ulteriormente e così anche le temperature potranno aumentare. I valori massimi diventeranno via via più gradevoli su tutte le regioni e compresi grossomodo tra 13 e 18°C un po’ ovunque. Insomma, dall’inizio di febbraio si inizierà a respirare aria di primavera.

Attiviste ambientaliste lanciano zuppa sulla Gioconda: nessun danno

Due attiviste hanno cosparso di zuppa il vetro blindato che protegge la Gioconda a Parigi, dentro il museo del Louvre, domenica mattina, aggiungendo la loro azione – che non ha danneggiato il capolavoro – all’elenco delle operazioni compiute dai movimenti ambientalisti nei musei negli ultimi anni. “L’opera non ha subito alcun danno“, ha dichiarato il Louvre all’AFP, aggiungendo che la Salle des Etats, dove è esposto il dipinto, è stata riaperta ai visitatori dopo essere rimasta chiusa per circa un’ora. Il museo più grande del mondo intende presentare oggi un reclamo.

Cosa è importante? Cosa è più importante? L’arte o il diritto a un cibo sano e sostenibile? Il nostro sistema agricolo è malato. I nostri agricoltori muoiono sul lavoro. Un francese su tre non consuma tutti i pasti quotidiani“, hanno dichiarato le attiviste, in piedi ai lati dell’opera, dopo aver gettato la zuppa. Le due donne sono state arrestate con l’accusa di aver danneggiato un bene classificato o registrato, ha dichiarato la procura di Parigi.

Secondo il Louvre, avevano nascosto la zuppa di zucca in un thermos da caffè. Il cibo è accettato all’ingresso del museo. In passato il museo ha provato a vietare il cibo all’ingresso, ma ha poi deciso di non farlo, soprattutto perché è possibile acquistare cibo all’interno.

La Gioconda, come il nostro patrimonio, appartiene alle generazioni future. Nessuna causa può giustificare che venga presa di mira“, ha condannato il ministro della Cultura Rachida Dati su X. “Non sono sicura che La Gioconda sia il più grande inquinatore di Francia. Che senso ha?“, ha dichiarato la portavoce del governo Prisca Thévenot alla televisione France 3.

Il famoso dipinto di Leonardo da Vinci, che dal 2005 è esposto dietro un vetro blindato, è già stato vittima di atti vandalici in diverse occasioni. Nel maggio 2022, ad esempio, è stato bersaglio di una torta alla crema. In un comunicato stampa inviato all’AFP, un gruppo chiamato ‘Riposte alimentaire’ ha rivendicato la responsabilità dell’azione, descrivendosi come “una campagna di resistenza civile francese che mira a un cambiamento radicale della società in termini di clima e questioni sociali“. L’azione “fa seguito all’ultima campagna di rinnovamento”, che negli ultimi mesi ha richiesto una serie di azioni di alto profilo per chiedere “un piano di rinnovamento termico degli edifici all’altezza dell’emergenza“. Questa volta, la zuppa lanciata contro la Gioconda viene presentata come “l’inizio di una campagna di resistenza civile, con una richiesta chiara che va a beneficio di tutti: sicurezza sociale per un cibo sostenibile“.

Negli ultimi anni, una serie di operazioni militanti ha preso di mira le opere nei musei di tutto il mondo. Nell’ottobre 2022, due giovani donne con indosso la maglietta ‘Just Stop Oil’ hanno spruzzato il contenuto di due lattine di zuppa di pomodoro sul capolavoro di Van Gogh Girasoli alla National Gallery di Londra, prima di attaccarsi al muro e gridare: “Cosa vale di più, l’arte o la vita?”. Anche questo dipinto era protetto da un vetro. In altri musei, gli attivisti hanno messo le mani su un quadro di Goya a Madrid, hanno spalmato vernice rossa e nera sulla gabbia di plexiglas che circondava ‘La ballerina di quattordici anni’ di Degas a Washington e hanno spalmato purè di patate su un capolavoro di Claude Monet a Potsdam, vicino a Berlino. Più in generale, i movimenti di disobbedienza civile hanno recentemente interrotto eventi sportivi o bloccato il traffico nei Paesi occidentali, per denunciare l’inazione dei governi e del mondo economico.

Il cambiamento climatico riduce di 6 mesi l’aspettativa di vita

Il cambiamento climatico non incide soltanto sull’ambiente, ma potrebbe ridurre di 6 mesi la vita media degli essere umani. E’ quanto rivela uno studio pubblicato sulla rivista ad accesso libero Plos Climate da Amit Roy della Shahjalal University of Science and Technology e della New School for Social Research, negli Stati Uniti.

La temperatura e le precipitazioni – due segnali rivelatori del cambiamento climatico – causano moltissimi problemi di salute pubblica, da quelli acuti e diretti (ad esempio, disastri naturali come inondazioni e ondate di calore) a quelli indiretti, ma altrettanto devastanti (ad esempio, malattie respiratorie e mentali). Mentre impatti come questi sono osservabili e ben documentati, la ricerca esistente non ha stabilito un legame diretto tra i cambiamenti climatici e l’aspettativa di vita. Per chiarire questa relazione, l’autore ha valutato i dati relativi alla temperatura media, alle precipitazioni e all’aspettativa di vita di 191 Paesi nel periodo 1940-2020, utilizzando il Pil pro capite per controllare le differenze tra i Paesi. Oltre a misurare gli impatti isolati di temperatura e precipitazioni, l’autore ha progettato un indice di cambiamento climatico composito, primo nel suo genere, che combina le due variabili per misurare la gravità complessiva delle mutazioni del clima.

I risultati indicano che, isolatamente, un aumento della temperatura globale di 1°C è associato a una diminuzione media dell’aspettativa di vita umana di circa 0,44 anni, ovvero circa 5 mesi e 1 settimana. Un aumento di 10 punti dell’indice composito del cambiamento climatico – che tiene conto sia della temperatura che delle precipitazioni – potrebbe ridurre l’aspettativa di vita media di 6 mesi. Le donne e le persone nei Paesi in via di sviluppo sono colpite in modo sproporzionato.

Secondo l’autore, la mitigazione delle emissioni di gas serra e l’adattamento a un ambiente che cambia sono particolarmente importanti per prevenire questo scenario. A complemento di questo approccio su larga scala, l’autore suggerisce studi futuri localizzati che prendano in considerazione specifici eventi meteorologici gravi (ad esempio, incendi, tsunami e inondazioni), il cui impatto non può essere colto appieno attraverso la sola analisi della temperatura e delle precipitazioni.

La minaccia globale posta dal cambiamento climatico al benessere di miliardi di persone – spiega Roy – sottolinea l’urgente necessità di affrontarlo come una crisi di salute pubblica, come rivela questo studio, sottolineando che gli sforzi di mitigazione per ridurre le emissioni di gas serra e le iniziative proattive sono essenziali per salvaguardare l’aspettativa di vita e proteggere la salute delle popolazioni di tutto il mondo“.

inquinamento

Le concentrazioni di CO2 di quest’anno minacciano il limite di 1,5°C

L’aumento delle concentrazioni di CO2 nell’atmosfera quest’anno rischia di superare i livelli compatibili con le traiettorie di riscaldamento climatico che rispettano il limite di 1,5°C. Lo rivela uno studio del Servizio meteorologico del Regno Unito, basato sulle rilevazioni di una stazione di riferimento alle Hawaii. L’Accordo di Parigi del 2015 mira a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e a continuare gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. Ma questo limite più ambizioso – inteso come temperatura media su almeno 20 anni – è considerato dagli esperti sempre più difficile da mantenere. “L’aumento stimato delle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera per quest’anno è ben al di sopra dei tre scenari compatibili con il limite di 1,5°C delineato nel rapporto IPCC“, ha riassunto Richard Betts, ricercatore del Met Office.

Gli autori dello studio reso pubblico venerdì hanno utilizzato tre scenari dell’IPCC, gli esperti climatici incaricati dalle Nazioni Unite, che consentirebbero di rispettare il limite più ambizioso dell’Accordo di Parigi. Le loro conclusioni si basano sulle previsioni di un aumento “relativamente grande” della CO2 presso la stazione di Mauna Loa nelle Hawaii, considerata un buon indicatore della tendenza globale. Gli scienziati hanno anche esaminato le previsioni di quest’anno senza tenere conto dell’attuale fenomeno meteorologico El Niño, che è associato a un aumento delle temperature globali e che indebolisce anche i serbatoi di carbonio come le foreste tropicali.

Anche se mettiamo da parte gli effetti temporanei di El Niño, scopriamo che le emissioni antropiche spingeranno l’aumento di CO2 nel 2024 al limite assoluto delle traiettorie per il rispetto di 1,5°C“, sottolinea Richard Betts. Il clima attuale è già più caldo di circa 1,2°C o 1,3°C rispetto al 1850-1900. E al ritmo attuale delle emissioni, l’IPCC prevede che la soglia di 1,5°C abbia il 50% di possibilità di essere raggiunta in media già nel 2030-2035. “Per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, l’accumulo di CO2 dovrà rallentare sostanzialmente nei prossimi anni e arrestarsi entro la metà del secolo. Ma le previsioni per il 2024 non indicano un tale rallentamento“, avverte Richard Betts. “Sembra davvero improbabile che riusciremo a limitare il riscaldamento a 1,5°C. Tecnicamente parlando, però, potremmo farlo se le emissioni venissero drasticamente ridotte d’ora in poi“, ha dichiarato all’AFP.

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Clima, Benna (Cassa ragionieri): Polizze assicurative obbligatorie contro danni catastrofali

La nuova legge di bilancio 2024 ha introdotto un obbligo per le imprese italiane, o con stabile organizzazione nel paese, di stipulare polizze assicurative contro danni catastrofali entro il 31 dicembre 2024. L’obbligo è disciplinato dall’art.1, commi da 101 a 111, della suddetta legge. “Questa copertura deve riguardare i danni direttamente causati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale, come sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. L’inosservanza di tale obbligo – sottolinea Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – influirà sull’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni finanziarie da parte delle risorse pubbliche, anche in caso di eventi calamitosi e catastrofali”. “Il contratto di assicurazione deve prevedere un eventuale scoperto o franchigia non superiore al 15% del danno, insieme all’applicazione di premi proporzionali al rischio”. Le imprese di assicurazione possono offrire tale copertura sia assumendo direttamente l’intero rischio sia in coassicurazione sia in forma consortile mediante una pluralità di imprese.

Rapporto cambiamenti climatici-sindromi dissenteriche: Italia come case history

La dissenteria è, a livello globale, la seconda causa di morte per i bambini sotto i 5 anni. Con più di 500.000 decessi tra i più piccoli, solo la polmonite uccide di più ogni anno. E il cambiamento climatico, con l’aumento delle inondazioni e della siccità, minaccia i fragili progressi compiuti negli ultimi decenni per ridurre il peso di queste malattie. Insieme all’Amsterdam Institute of Global Health and Development, l’UMC di Amsterdam è alla guida di un consorzio globale, chiamato Springs, che sta studiando interventi mirati e che prevede il coinvolgimento anche dell’Italia, in modo particolare di Napoli.

L’IMPATTO DEL CLIMA. “Ci rendiamo conto che l’impatto dei cambiamenti climatici sulla trasmissione delle malattie dipende dall’interazione in costante cambiamento tra gli eventi climatici stessi, le vulnerabilità locali e l’esposizione ai microrganismi che causano le malattie”, afferma Vanessa Harris, assistente alla cattedra di salute globale presso l’UMC di Amsterdam. “Ad esempio, piogge improvvise e abbondanti possono far traboccare le fognature e contaminare le riserve d’acqua o l’aumento delle temperature può far sì che alcuni agenti patogeni vivano più a lungo al di fuori del corpo”, spiega l’esperta.

MAPPA DELLE AREE A RISCHIO. Per facilitare risposte politiche efficaci nei Paesi più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, sono necessarie maggiori conoscenze. Per il consorzio di Harris, l’obiettivo iniziale è capire come l’impatto del cambiamento climatico sulle forniture idriche e sull’ambiente influirà sulla diffusione di agenti patogeni chiave e, quindi, sul rischio di contrarre malattie diarroiche. “Colmando questo divario di conoscenze, potremo mappare quali aree sono più a rischio e perché, consentendo alle comunità e ai responsabili politici di prepararsi e adattarsi a livello locale”, dice. “Lo faremo riunendo un’ampia gamma di scienziati – da esperti di clima e ingegneri ad antropologi, economisti sanitari ed esperti di salute pubblica – per poi utilizzare modelli su larga scala e casi di studio basati sulle comunità per descrivere le conseguenze dei cambiamenti climatici sull’incidenza delle malattie dissenteriche e identificare quali interventi locali saranno più efficaci in futuro”.

FOCUS SUL GHANA. Dzidzo Yirenya-Tawiah e Adelina Mensah, entrambi scienziati ambientali presso l’Università del Ghana, hanno condotto diversi studi a livello di comunità e hanno visto in prima persona gli effetti del cambiamento climatico sulla salute. “Molte delle nostre comunità di pescatori – dicono – sono esposte a frequenti inondazioni dovute all’innalzamento del livello del mare, alle mareggiate e alle precipitazioni irregolari, che a volte si verificano tutte nello stesso momento e hanno conseguenze devastanti sulle infrastrutture e sull’approvvigionamento idrico. La qualità delle acque superficiali e sotterranee è particolarmente compromessa a causa di vie sconosciute di trasmissione delle malattie. Con risorse alternative limitate, i rischi per la salute aumentano esponenzialmente”.

ITALIA COME CASO DI STUDIO. Il Ghana non è l’unico Paese in cui si svolgeranno gli studi di caso: il consorzio condurrà ricerche anche in Tanzania, Romania e Italia. In tutti e quattro i Paesi, i siti di studio sono stati scelti per la loro suscettibilità alle inondazioni e alla siccità. Tuttavia, ci sono anche caratteristiche individuali che forniranno al consorzio approfondimenti unici. Ad esempio, a Napoli, la vicinanza all’agricoltura e all’allevamento, unita all’invecchiamento delle infrastrutture idriche urbane, rappresenta un rischio aggiuntivo. Haydom, in Tanzania, è un ambiente estremamente rurale con alti tassi di malnutrizione e povertà e una maggiore esposizione all’insicurezza alimentare.

6,5 MILIONI DA PROGETTO HORIZON. Grazie a una sovvenzione Horizon del valore di 6,5 milioni di euro, il progetto elaborerà politiche concrete pronte per essere attuate. Il consorzio Springs è composto dall’UMC di Amsterdam, dall’AIGHD, dall’Istituto meteorologico norvegese, dall’Università della Virginia, dall’Università del Ghana, dalla London School of Health and Tropical Medicine, da Three o’Clock, dall’Università di Aarhus, dall’Istituto IHE di Delft per l’educazione all’acqua, dal Centro internazionale Abdus Salam per la fisica teorica, dalla Vrije Universiteit di Amsterdam, dall’Università di Napoli, dall’Haydom Lutheran Hospital, da AQUATIM, dall’Università di Bucarest e dall’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM).

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