Clima, nel mondo 86 cause legali contro aziende di combustibili fossili

Sono 86 le cause legali finora intentate in tutto il mondo contro le principali compagnie petrolifere, del gas e del carbone accusate di danneggiare il clima, e più di un terzo riguarda ora richieste di risarcimento. Lo rivela un rapporto pubblicato da Oil Change International e Zero Carbon Analytics.

Dopo l’accordo sul clima di Parigi del 2015, i procedimenti contro i produttori di combustibili fossili sono aumentati notevolmente davanti agli organi giudiziari o amministrativi competenti. Nel 2023 sono state presentate 14 nuove denunce, rispetto alle cinque del 2015 (e alle otto del periodo 2005-2014). Più della metà è stata presentata negli Stati Uniti, mentre il 24% è stato presentato in Europa. Nel complesso, almeno 40 casi sono ancora in corso.

Due casi su cinque (38%) riguardano richieste di risarcimento per danni causati dal cambiamento climatico, si legge nel rapporto, che si basa sui dati del Sabin Center for Climate Change Law della Columbia University di New York. Altri procedimenti (16%) hanno riguardato il presunto greenwashing. Secondo il documento, otto dei nove casi di questo tipo che si sono conclusi hanno portato a una condanna o alla decisione dell’azienda destinataria di ritirare le proprie affermazioni sul clima e sull’ambiente. Gli autori citano l’esempio dell’azione intrapresa dalla Ong ClientEarth contro una campagna pubblicitaria della BP nel Regno Unito, accusata di esagerare la portata dei suoi investimenti nelle energie rinnovabili.

Un’altra denuncia riguarda le misure di riduzione delle emissioni di gas serra ritenute insufficienti alla luce dell’Accordo di Parigi. Il rapporto elenca dieci casi di questo tipo, tra cui quello di Shell, a cui nel 2021 un tribunale olandese ha ordinato di aumentare i suoi obiettivi di decarbonizzazione, una novità in ambito giudiziario. Il gigante petrolifero ha fatto ricorso. Altre lamentele riguardano l’impatto ambientale di alcune licenze operative, i rischi finanziari sostenuti dall’azienda in relazione alla transizione energetica e, negli Stati Uniti, il mancato rispetto dei diritti dei consumatori.

Le compagnie produttrici di combustibili fossili sono coinvolte nel loro ruolo storico e continuo nel riscaldamento globale”, spiega David Tong, Campaigner di Oil Change International. “Nessuna grande compagnia petrolifera e del gas si è impegnata a fare il minimo indispensabile per evitare il caos climatico, quindi le comunità si stanno rivolgendo alla giustizia”, aggiunge.

Oltre alle grandi compagnie di combustibili fossili, la pressione legale sta aumentando anche sulle compagnie aeree, sull’agroalimentare e su altri settori. A giugno, il Grantham Research Institute della London School of Economics ha contato circa 230 azioni legali intentate contro aziende o organizzazioni professionali (più di due terzi dal 2020).

Da giovedì ciclone autunnale: temperature giù di 15°C in tutta Italia

Temporanea fase ‘interciclonica’, poi fase autunnale con maltempo e forte calo termico. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma una fase ‘interciclonica’ (un breve periodo di tempo tra 2 cicloni) che riporterà sole e caldo per almeno 24-36 ore: si tratterà di un’effimera tregua dal maltempo. Un primo ciclone si trova, al momento, sui Balcani e ha lasciato quasi completamente l’Italia dopo i violenti temporali di domenica e lunedì; un secondo ciclone è invece pronto a fiondarsi verso il Mediterraneo dalla lontana terra delle cornamuse e del kilt: dalla Scozia un severo maltempo di stampo autunnale invaderà l’Italia, ad iniziare da mercoledì sera. Godiamoci dunque questa fase interciclonica di bel tempo con temperature, specie di giorno, dal sapore pienamente estivo: il cielo sereno favorirà picchi di 31°C a Roma, 30°C a Latina e Napoli con punte di 33°C all’estremo Sud. Anche in Pianura Padana si raggiungeranno nuovamente i 28-29°C dopo la fresca, violenta, sferzata di domenica.

Dopo questa fase interciclonica però, avremo il secondo ciclone in arrivo: questa bassa pressione nordatlantica, colma di aria fredda, scenderà dalla Scozia portando un veloce ma diffuso peggioramento mercoledì sera su Alpi e Prealpi, specie centro-orientali, e poi nella notte su tutto il settentrione. Giovedì entreremo in un nuovo clima, l’autunno sarà protagonista per qualche giorno, in anticipo, su tutto il Centro-Nord Italia con un calo sensibile delle temperature massime: Milano 23°, Torino 22°, Venezia 21° e Roma sotto i 25°. Attenzione poi alle piogge intense, attese su gran parte del Centro-Nord e dalla sera anche su Campania e Basilicata.

Ma, se giovedì le temperature scenderanno in modo sensibile, venerdì sia le minime sia le massime crolleranno in modo drammatico: avremo 19°C a Roma, Milano e Torino e addirittura 14°C a Venezia e 13°C a Bologna. Lo scorso Natale 2023 a Bologna ci furono 16°C, venerdì 13 settembre 2024 arriveremo malapena a 13°C nelle ore più calde. Venerdì 13 sarà dunque la data da ‘cerchietto blu’ come il freddo che arriverà sulle Alpi con la neve fino a 1500-1800 metri, blu come il fresco autunnale che si impadronirà di quasi tutta l’Italia, blu come la frizzantezza delle minime localmente sotto i 10°C in pianura.

Insomma, in altre parole, questo 2024 ci sorprenderà con un’estate assurda: giugno con il caldo in ritardo, luglio ed agosto bollenti come non mai, settembre subito autunnale; un’estate compatta concentrata in 2 mesi roventi, con un inizio ed una fine fuori dal comune. A meno che, verso la fine di settembre, l’anticiclone africano non voglia risvegliarsi e riportare giornate di caldo intenso, in continuità con le sempre più frequenti lunghe ‘ottobrate italiane’. Per ora, prepariamoci alla sfuriata scozzese che, da giovedì, ci farà cercare felpe e pantaloni più pesanti.

inquinamento

Clima, Onu: Meno inquinamento atmosferico da polveri sottili in Europa e Cina

L’inquinamento atmosferico da polveri sottili è diminuito lo scorso anno in Europa e in Cina grazie alla riduzione delle emissioni legate alle attività umane. Lo ha reso noto l’Onu, invitando ad affrontare congiuntamente il cambiamento climatico e la qualità dell’aria.
Le particelle sottili PM2,5 (con un diametro non superiore a 2,5 micron) rappresentano un grave rischio per la salute se inalate per lunghi periodi, poiché sono abbastanza piccole da raggiungere il flusso sanguigno.

Le fonti di queste particelle sono le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili, come i veicoli e l’industria, ma anche fonti naturali come gli incendi boschivi o la polvere del deserto trasportata dal vento.

“I dati per l’anno 2023 indicano un’anomalia negativa, cioè una diminuzione del PM2,5 rispetto al periodo di riferimento 2003-2023, su Cina ed Europa”, ha dichiarato il dottor Lorenzo Labrador, esperto scientifico dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), in occasione della pubblicazione del bollettino annuale sulla qualità dell’aria e il clima.

Il bollettino, pubblicato dall’OMM, un’agenzia delle Nazioni Unite, in vista della Giornata internazionale dell’aria pulita per cieli blu, che si celebra il 7 settembre, sottolinea che la qualità dell’aria e il cambiamento climatico sono correlati, poiché le sostanze chimiche responsabili dell’inquinamento atmosferico sono generalmente emesse contemporaneamente ai gas serra.
Il cambiamento climatico e la qualità dell’aria non possono essere trattati separatamente. Vanno di pari passo e devono essere affrontati insieme”, ha dichiarato il segretario generale aggiunto dell’OMM Ko Barrett in un comunicato stampa. L’OMM avverte: “Il circolo vizioso tra cambiamenti climatici, incendi boschivi e inquinamento atmosferico sta avendo impatti negativi sempre più gravi sulla salute umana, sugli ecosistemi e sull’agricoltura”.

Per quanto riguarda il particolato, il bollettino non presenta un’analisi globale o regione per regione, ma riporta diverse tendenze regionali.
Sulla base dei dati del servizio europeo di monitoraggio atmosferico Copernicus e della NASA, l’OMM ha rilevato che “in India sono stati misurati livelli di PM2,5 superiori alla media, a causa dell’aumento delle emissioni di inquinanti legate alle attività umane e industriali”, secondo il comunicato. Questo “aumento di PM2,5” riguarda “il subcontinente indiano e alcune parti del Sud-Est asiatico”, secondo Lorenzo Labrador. D’altra parte, la Cina e l’Europa hanno misurato livelli inferiori alla media, secondo l’OMM.

Tendiamo a pensare che il calo dell’inquinamento in Europa e in Cina sia il risultato diretto di una riduzione delle emissioni in questi Paesi nel corso degli anni. Abbiamo notato questa tendenza da quando abbiamo iniziato a pubblicare il bollettino nel 2021”, ha aggiunto lo scienziato, che ne ha coordinato la pubblicazione. Negli Stati Uniti, la situazione è essenzialmente “come al solito rispetto al periodo di riferimento”, ha spiegato, ma i dati mostrano che gli incendi boschivi in Nord America, secondo l’OMM, “hanno causato emissioni di PM2,5 eccezionalmente elevate rispetto al periodo di riferimento 2003-2023”. Il WMO segnala anche emissioni di polvere inferiori al normale nei deserti della Penisola Arabica e in gran parte del Nord Africa.

caldo record

Weekend ancora di piena estate con notti tropicali e massime fino a 39°C

Bollente inizio di settembre con l’anticiclone africano Caronte. Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma il rinforzo del promontorio di alta pressione subtropicale nei prossimi giorni, con un’espansione verso nord-est, fino a lambire Polonia e Russia. La nuova espansione di Caronte porterà in Italia un ulteriore aumento delle temperature minime e massime: si avranno ancora notti tropicali (minime sopra i 20°C) e massime fino a 38-39°C, come se l’Estate non fosse agli sgoccioli. Anzi, l’inizio di settembre regalerà un caldo molto afoso e picchi di 34-35°C anche in Pianura Padana, seppur alternati a qualche rovescio.

Capitolo temporali: i rovesci saranno ancora possibili a causa dell’elevato caldo e dell’altissima umidità dell’aria; un altro ingrediente favorevole allo sviluppo dei temporali sarà la temperatura del mare, quasi 30°C. Tutto il calore intrappolato nel Mediterraneo fungerà, infatti, da carburante per questi fenomeni convettivi (tuoni e fulmini) anche in zone distanti dalle coste.

Nelle prossime ore avremo dunque ancora dei temporali forti, specie sulla dorsale appenninica centro-meridionale e tra Calabria e Sicilia. Al Nord il tempo sarà soleggiato e caldo con 35°C specie in Emilia Romagna, Friuli e Veneto; al Centro-Sud toccheremo anche i 37°C, specie in Sardegna e tra Toscana e Lazio. Il weekend sarà più soleggiato, anche se fino a venerdì avremo degli strascichi instabili tra Calabria e Sicilia.

Tra l’ultimo giorno di agosto e il primo giorno di settembre vivremo un altro weekend di piena estate con tanto sole ovunque e un caldo anomalo, una canicola che purtroppo non ci sorprende più: sono 2 mesi pieni che l’anticiclone africano Caronte ‘possiede’ la nostra bella Italia senza lasciarci respirare un attimo; e, al momento, l’eventuale crollo di Caronte non è previsto neanche nei prossimi 7-8 giorni. La vera fine del caldo africano viene rimandata sempre più avanti nel tempo.

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In arrivo grandine e temporali, ma temperature restano sopra la media

Nonostante l’anticiclone inizi a indebolirsi per l’incursione di una goccia fredda in quota, il caldo non accennerà a diminuire, anzi, nei prossimi giorni aumenterà ulteriormente. Come spiega Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, già dalle prossime ore si noterà un’atmosfera diversa dai giorni precedenti: infatti la nuvolosità sarà più presente al Centro-Nord anche con precipitazioni che a tratti su Piemonte e Lombardia (possibile anche Veneto) potranno risultare temporalesche anche in pianura, specie al mattino. Il resto delle regioni italiane vedrà un tempo più asciutto.

Attenzione invece al caldo, nella zone interne della Sicilia si potranno sfiorare i 40°C e diffusamente i 35-37°C su molte zone del Centro-Sud.

Il tempo cambierà un po’ martedì e mercoledì; in queste due giornate si faranno sentire gli effetti di una goccia fredda in quota, cioè di una zona dell’atmosfera più fredda delle zone circostanti. Questa goccia si è staccata dalla depressione attiva tra l’Islanda e le Isole Britanniche. Martedì e mercoledì quindi aumenterà decisa l’instabilità atmosferica, a carico delle regioni centro-meridionali. Temporali pomeridiani con grandine potranno colpire diffusamente tutta la dorsale appenninica, le zone interne e la Sicilia, martedì anche molte zone della Toscana.

Nonostante questa incursione temporalesca, le temperature non subiranno grossi scossoni e si manterranno sempre sopra la media del periodo, viaggiando con valori superiori ai 33-35°C al Centro-Sud e spesso sopra i 30-32°C al Nord.

Da giovedì la pressione tornerà ad aumentare, l’instabilità a diminuire e il sole ad essere sempre più prevalente. L’anticiclone africano avrà un nuovo sussulto e così le temperature massime potranno aumentare ancora raggiungendo picchi diurni che nel weekend di sabato 31 agosto e domenica 1 settembre toccheranno i 37°C anche a Roma.

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Si apre il Forum delle isole del Pacifico: sul tavolo il principio ‘chi inquina paga’

Chi inquina deve pagare“. E’ il principio che anima il vertice del Forum delle isole del Pacifico (Ifp), che si è aperto oggi nel Regno di Tonga, in un “momento cruciale” per la regione, che sta affrontando in particolare l’innalzamento del livello del mare. Nel primo giorno del vertice, un terremoto di magnitudo 6,9 ha scosso il Paese oceaniano, secondo il servizio sismologico statunitense (USGS), provocando solo brevi evacuazioni lungo la costa, ma nessun allarme tsunami.

Ci stiamo riunendo in un momento cruciale nella storia della nostra regione (…) Siamo in prima linea nella battaglia contro il cambiamento climatico”, ha dichiarato il segretario generale dell’Ifp Baron Waqa, originario dell’isola di Nauru. Il ministro del Clima dell’arcipelago di Tuvalu, un piccolo Stato a bassa quota, Maina Talia, ha esortato i “Paesi più inquinanti” a pagare i costi crescenti del cambiamento climatico, affermando che “il principio ‘chi inquina paga’ deve essere messo sul tavolo”.

Il Forum riunisce 18 Stati e territori associati, tra cui la Nuova Caledonia e la Polinesia francese. Molti dei suoi membri rischiano di essere annientati dall’innalzamento del livello del mare causato dal riscaldamento globale. Un Paese come Tuvalu (punto più alto: 4,6 metri) potrebbe scomparire sotto le onde entro trent’anni.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è stato invitato al vertice per sottolineare la portata della minaccia climatica. “Le decisioni che i leader mondiali prenderanno nei prossimi anni determineranno il destino, prima degli abitanti delle isole del Pacifico e poi del resto del mondo”, ha dichiarato Guterres. “Se salviamo il Pacifico, salviamo il mondo”, ha aggiunto.

I partecipanti al vertice dovrebbero lanciare un nuovo appello per un fondo locale di adattamento ai cambiamenti climatici, a fronte della diminuzione degli aiuti esteri. Inoltre, prenderanno in considerazione l’offerta dell’Australia, uno dei principali esportatori di carbone e gas al mondo, di ospitare la conferenza sul clima Cop31 nel 2026.

Lo stadio coperto dove si terrà il vertice di Nuku’alofa, costato 25 milioni di dollari, è un regalo della Cina. Pechino sta corteggiando in modo aggressivo le nazioni più piccole del Pacifico, utilizzando la sua generosità per costruire complessi governativi, palazzetti dello sport, ospedali e strade. Temendo che il Paese asiatico possa approfittare della situazione per installare basi militari permanenti nella regione, Stati Uniti e Australia hanno contrattaccato distribuendo aiuti, firmando accordi bilaterali e riaprendo ambasciate da tempo in disuso. La delegazione statunitense al forum è guidata da Kurt Campbell, uno dei principali artefici degli sforzi americani per contenere le ambizioni della Cina nel Pacifico.

Il Regno di Tonga, sommerso dai debiti, è considerato particolarmente vulnerabile alle pressioni economiche della Cina. Deve alla Banca cinese per le esportazioni circa 130 milioni di dollari, pari a circa un terzo del suo prodotto interno lordo.

A queste difficoltà si aggiunge la violenza che da maggio imperversa nel territorio francese della Nuova Caledonia, membro a pieno titolo del Forum. Il tema è stato subito affrontato nel primo giorno del vertice. “Dobbiamo raggiungere un consenso sulla nostra visione di una regione di pace e sicurezza”, ha dichiarato il primo ministro tongano Siaosi Sovaleni. “Dobbiamo onorare la visione dei nostri antenati sull’autodeterminazione, anche in Nuova Caledonia”, ha aggiunto.

Caldo record

I morti per caldo triplicheranno in Europa entro 2100. In Italia saranno 28mila all’anno

I decessi dovuti al caldo potrebbero triplicare in Europa entro il 2100 in base alle attuali politiche climatiche, soprattutto tra le persone che vivono nelle zone meridionali del continente. Lo rivela uno studio del Joint Research Centre della Commissione Europea pubblicato su The Lancet Health. Complessivamente, con un riscaldamento globale di 3°C – una stima massima basata sulle attuali politiche climatiche – il numero di decessi legati al caldo in Europa potrebbe aumentare da 43.729 a 128.809 entro la fine del secolo. Nello stesso scenario, i decessi attribuiti al freddo – attualmente molto più alti di quelli dovuti al caldo – rimarrebbero elevati, con una leggera diminuzione da 363.809 a 333.703 entro il 2100.

In Italia questa stima si tradurrebbe con più di 28mila morti all’anno, un numero che è quasi il triplo di quello registrato tra il 1991 e il 2020 (poco più di 10mila). Secondo gli esperti, se l’aumento delle temperature restasse entro +1,5°, così come indicato dall’Accordo di Parigi, le morti per calore nel nostro Paese sarebbero circa 14mila entro la fine del secolo, che diventerebbero poco più di 18mila con un incremento di 2 gradi. Nello scenario peggiore ipotizzato, cioè +4° C, le vittime quintuplicherebbero rispetto a oggi, arrivando a 45mila circa.

“Il nostro studio identifica anche i punti caldi in cui il rischio di morte per le alte temperature è destinato ad aumentare drasticamente nel prossimo decennio. È necessario sviluppare politiche più mirate per proteggere queste aree e i membri della società più a rischio di temperature estreme”, spiega David García-León del Centro comune di ricerca della Commissione europea.

Lo studio stima che le temperature calde e fredde causino attualmente 407.538 decessi all’anno in Europa, di cui 363.809 legati al freddo e 43.729 al caldo. Quelli causati dalle temperature più basse sono più elevati nell’Europa orientale e negli Stati baltici e più bassi nell’Europa centrale e in alcune parti dell’Europa meridionale, con tassi che vanno da 25 a 300 decessi ogni 100.000 persone. Quelli legati al caldo, invece, variano da 0,6 a 47 decessi per 100.000 persone, con tassi più bassi nel Regno Unito e nei Paesi scandinavi e più alti in Croazia e nelle parti più meridionali del continente. Attualmente in Europa si muore circa otto volte di più per il freddo che per il caldo (rapporto 8,3:1), ma si prevede che questo rapporto diminuirà notevolmente entro la fine del secolo.

Si stima che i decessi legati al calore aumenteranno in tutte le regioni d’Europa in caso di riscaldamento di 3°C, con un forte aumento dei tassi di mortalità, con un aumento di tre volte del tasso medio in tutta Europa, fino a raggiungere un numero di decessi compreso tra 2 e 117 per 100.000 persone in tutti i Paesi europei. Tra le zone calde che saranno particolarmente colpite da un maggiore riscaldamento e da popolazioni sempre più anziane figurano Spagna, Italia, Grecia e parte della Francia.

Clima, l’allarme dell’Onu: Alcune isole Pacifico rischiano di essere ‘spazzate via’

Photo credit: AFP

 

Alcuni territori del Pacifico rischiano di essere “spazzati via” dai cicloni, dalle ondate di calore oceaniche e dall’innalzamento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici. L’allarme arriva dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “L”innalzamento del livello del mare rappresenta un’enorme minaccia per Samoa, per il Pacifico e per altri piccoli Stati insulari in via di sviluppo, e queste sfide richiedono un’azione internazionale risoluta”, afferma durante una visita ad Apia, la capitale di Samoa.
Sebbene i Paesi del Pacifico contribuiscano solo allo 0,02% delle emissioni globali di carbonio, sono “in prima linea nella crisi climatica, dovendo affrontare eventi meteorologici estremi, dall’infuriare dei cicloni tropicali alle ondate di calore record negli oceani”, ha continuato il capo delle Nazioni Unite.

Il destino di queste isole dipende dalla limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, ha detto Guterres, un obiettivo per il quale quasi 200 Paesi hanno concordato di lavorare alla COP21 nel 2015.
Guterres ha esortato i Paesi ricchi a rispettare gli impegni assunti per finanziare le conseguenze dei cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo e ha chiesto un’azione internazionale per combattere la pesca eccessiva e l’inquinamento da plastica, in particolare nell’Oceano Pacifico.

Antonio Guterres ha anche colto l’occasione per esprimere la sua opinione sulle lotte per il potere e l’influenza che Cina, Stati Uniti e i loro alleati stanno conducendo nella regione. “Il Pacifico è gestito al meglio dagli abitanti delle isole del Pacifico – avverte -. Non deve mai diventare un forum di competizione geostrategica”.

Meteo, dopo Ferragosto calo delle temperature: fine dell’ondata di calore vicina

Quante volte negli ultimi giorni, nelle ultime settimane, ci siamo chiesti ‘Quando finirà questo caldo asfissiante?’ Ebbene, oggi c’è la risposta. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, analizzando le ultime emissioni dei modelli meteorologici, conferma un cambiamento importante in arrivo. Nelle prossime ore avremo ancora la canicola di Caronte, iniziata un mese fa, il 15 luglio: l’anticiclone africano, dal nome dantesco, sta monopolizzando il tempo con una delle più lunghe ondate di calore della storia recente italiana, se non la più lunga (vedremo quando finirà). Le massime, anche nel pomeriggio del 14 agosto, raggiungeranno i 39°C a Foggia e Siracusa, 38°C a Bari, Catania, Ferrara, Forlì, Lecce, Taranto e Terni. Avremo 37°C a Bologna e Firenze con il caldo africano diffuso da nord a sud e con picchi massimi in Sardegna e Sicilia fino a 41°C nelle zone interne.

Una vigilia di Ferragosto ancora rovente ma con qualche temporale in più sulle pianure del Nord-Ovest: non solo temporali di calore sulle Alpi e gli Appennini, confinati alle ore più calde della giornata, ma anche qualche rovescio sulle pianure piemontesi e lombarde.

Ferragosto, poi, sarà ancora bollente ma con qualche novità: un nucleo di aria ‘meno calda’ in quota si sposterà dalle Baleari verso la Sardegna portando, sin dal mattino, dei rovesci sull’isola; gradualmente questo ‘nocciolo di instabilità balearico’ si sposterà verso est causando un aumento delle nubi sul versante tirrenico ed al Nord-Ovest dove non si escludono isolati brevi piovaschi. I picchi di caldo saranno comunque elevati, fino a 37-38°C diffusi.

La data della fine del caldo africano di Caronte sarà domenica 18 agosto, con un bel 90% di attendibilità: è previsto un calo anche di 10 gradi in alcune zone del Centro-Nord, ma tutta l’Italia risentirà del passaggio del nocciolo di instabilità balearico; ci saranno anche dei temporali forti nel weekend, con i dettagli attesi nei prossimi aggiornamenti. Intanto occorre stringere i denti fino a sabato, poi gradualmente le temperature scenderanno (già in parte al Nord tra venerdì e sabato) in modo diffuso da domenica 18 agosto su tutto lo Stivale. Finalmente, dopo 33 giorni, Caronte lascerà il posto a condizioni termiche più accettabili, stop ai roventi 41°, stop alle notti super tropicali insonni ed appiccicose.

Entrando nel dettaglio: oggi, 14 agosto, al Nord rovesci pomeridiani lungo l’arco alpino e sulle pianure adiacenti; solleone altrove, al Centro temporali pomeridiani all’interno, solleone altrove e al Sud tutto sole e caldo estremo. Domani, 15 agosto, al Nord rovesci pomeridiani sulle Alpi e qualche nuvola in più; caldo. Al Centro temporali pomeridiani all’interno con qualche nuvola in più, specie in Sardegna e sulle tirreniche; caldo. Al Sud: sole con qualche velatura, caldo estremo. Venerdì 16 agosto al Nord rovesci pomeridiani sulle Alpi e qualche nuvola in più, al Centro temporali pomeridiani all’interno, sole altrove; caldo e al Sud sole e caldo estremo. La tendenza indica che ci si avvia verso la fine del caldo africano nel weekend, anche con temporali forti.

Con l’aumento delle temperature notturne si rischia la crisi sanitaria

Il cambiamento climatico sta causando un aumento pericoloso delle temperature notturne in tutto il mondo. E’ quello che emerge da una nuova analisi condotta da Climate Central.

Negli ultimi anni circa 2,4 miliardi di persone all’anno hanno sopportato con grave disagio temperature minime superiori a 25 °C per almeno due settimane in più. Poiché le temperature rimangono oltre i valori di comfort o sicurezza per un numero sempre maggiore di notti, gli esperti sanitari avvertono del rischio di un’epidemia di problemi di mancanza di sonno, di salute mentale e di malattie acute e croniche causati dal cambiamento climatico.

Le temperature notturne aumentano ancora più rapidamente di quelle diurne mentre il pianeta si riscalda a causa del cambiamento climatico, risultante dall’utilizzo di combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas nonché dal disboscamento.
È dimostrato che temperature notturne superiori a 25 °C e 20 °C, o anche 18 °C, possono influire negativamente sul sonno e sulla salute. Climate Central ha analizzato come il cambiamento climatico antropogenico ha causato l’aumento delle temperature notturne e quante persone ne sono state colpite ogni anno tra il 2014 e il 2023. L’analisi rivela che, in media: Ogni anno circa 2,4 miliardi di persone hanno sofferto notti con temperature superiori a 25 °C per almeno due settimane in più a causa del cambiamento climatico; Ogni anno circa 1,3 miliardi di persone hanno sofferto notti con temperature superiori a 20 °C per almeno due settimane in più a causa del cambiamento climatico.

Le alte temperature notturne sono particolarmente pericolose perché impediscono alla temperatura corporea di ridursi e consentirci così di recuperare le forze perse durante la giornata. Aumenta pertanto il rischio di ictus, di altre condizioni cardiovascolari e la mortalità. Il caldo notturno riduce in misura notevole la qualità e la durata del sonno in tutto il mondo e ne consegue una vasta gamma di effetti negativi sulla salute fisica e mentale, sulle funzioni cognitive, sulle capacità di apprendimento e sullo sviluppo del cervello dei bambini. Un sonno breve e di qualità scadente può anche accorciare l’aspettativa di vita e aumentare i rischi di incidenti e lesioni personali.

Il caldo notturno ha un impatto sproporzionato su gruppi più vulnerabili – neonati, anziani e donne incinte. Gli effetti di alte temperature notturne inoltre variano da un paese del mondo all’altro e all’interno di ciascun paese – le popolazioni a reddito più basso sono colpite in modo sproporzionato, in parte a causa delle differenze nella qualità delle abitazioni e nella possibilità di climatizzazione. Gli effetti del caldo notturno possono essere aggravati ancora di più nelle città a causa del fenomeno isola di calore, che può comportare temperature notevolmente superiori nelle aree urbane rispetto alle zone periferiche e rurali circostanti.

Per i senzatetto, per le persone sfollate internamente, per quelle che si trovano in campi profughi o in zone di conflitto, il caldo torrido causato dal cambiamento climatico nelle ore notturne inasprisce ancora di più condizioni di vita già incerte e pericolose, con tante persone costrette a dormire in strutture o tende di fortuna che intrappolano il calore.

Dall’Indonesia all’Iraq all’Italia, la nostra analisi mostra che il cambiamento climatico sta conducendo a temperature notturne più alte – ogni anno circa 2,4 miliardi di persone soffrono notti con temperature superiori a 25 °C per almeno due settimane in più a causa del cambiamento climatico nell’ultimo decennio“, spiega spiega Michelle Young, Climate Impacts Research Associate presso Climate Central.
Questi risultati rappresentano un altro crudo avvertimento dell’impatto antropogenico di un mondo in fase di riscaldamento, che sta scombussolando così tante vite con il caldo durante le notti, la mancanza di sonno e gli effetti sulla salute fisica e mentale che ne derivano. Poiché il 2024 probabilmente sarà l’anno più caldo mai registrato, non è mai stato così cruciale cessare di utilizzare combustibili fossili come il petrolio, il carbone e il gas e proteggere i boschi per prevenire ulteriori aumenti delle temperature globali”.