Media, europei si informano sulla tv. Eventi e membership nuove linee ricavo per editori

L’Italia è il Paese Ue in cui più persone si informano guardando la tv con un 67,4% della popolazione contro una media europea del 52,9%. Per quanto riguarda, invece, la lettura dei giornali online, il nostro Paese si posiziona poco sopra la media Ue, con il 39% contro il 35% europeo. Il 18,3% legge ancora le notizie sui giornali cartacei, in linea con il resto dell’UE, eccezion fatta per Lussemburgo, Germania, Austria ed Estonia che resistono sopra al 30%. E il 22% degli italiani legge le notizie sui social media, anche in questo caso, in linea con il trend europeo. Ecco cosa emerge da un’indagine della Commissione europea condotta in tutti i 27 Stati membri dell’Ue per il rapporto European Media Industry Outlook 2025 con 55.746 interviste e rielaborata da Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di incontro e networking. L’analisi è stata presentata oggi a Bruxelles nell’incontro ‘Le nuove frontiere dell’informazione e dell’industria culturale UE’, in collaborazione con il Parlamento europeo.

E se gli italiani preferiscono la televisione come mezzo di informazione, anche per l’Europa il piccolo schermo è il media privilegiato. Secondo un sondaggio citato nel report della Commissione europea e realizzato da Eurobarometro, infatti, il 71% dei cittadini UE, alla domanda ‘Quale media hai usato di più negli ultimi sette giorni?’ risponde la tv, che supera nettamente le piattaforme online (42%), la radio (37%) e i social network (37%). Ma quanto tempo dedicano gli europei ai media? Secondo il Global Media Intelligence Report, il vecchio continente è una delle aree che nel mondo destina meno tempo ai social media (1 minuto e 44 secondi di media, contro il resto del mondo che sta sopra ai due minuti, quando non oltre).

Per quanto riguarda la lettura della carta stampata e della stampa online, l’Europa è anche l’area che dedica meno tempo a queste due attività con 26 secondi per la prima e 43 per la seconda.

Se ci spostiamo dai consumatori dei media agli editori, la ricerca Reuters Institute for the study of journalism, rielaborata da Connact, mostra un quadro delle fonti di ricavo su cui punta l’industria dei media. In un mercato in cui la tiratura cartacea e la pubblicità, pur generando ancora circa il 45% degli introiti, sono in calo, si affacciano sul mercato nuovi strumenti di guadagno. Eventi e membership, infatti, dal 2020 al 2025, hanno fatto registrare un aumento delle entrate: gli eventi sono stati prioritari per il 48% degli editori, un +16% rispetto al 32% del 2020, mentre i ricavi da abbonamenti e membership digitali sono stati strategici per il 77% degli editori nel 2025, con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2020. Gli editori a livello globale per monetizzare i contenuti negli ultimi 5 anni hanno puntato anche sull’uso dell’intelligenza artificiale (dal 33% al 36%), sull’ecommerce (dal 13% al 29%), sulla filantropia (dal 12% al 20%), sulle donazioni (dal 13% al 29%) e sui micropagamenti (dal 5% al 6%). All’evento Connact Media, oltre a presentare gli scenari di questa industria dal punto di vista dei consumatori e degli editori, si è parlato anche di come garantire la resilienza dell’industria culturale UE attraverso temi come media freedom act, l’AI act e il Digital Market act; di libertà di stampa e di espressione, di tutela del pluralismo delle voci e dell’indipendenza del lavoro giornalistico, ma anche delle norme sulla tutela del diritto d’autore e quelle in materia di aiuti di Stato.

“La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel luglio del 2024, lanciò coraggiosamente un messaggio: la nostra democrazia è vitale, ma fragile – ha detto il Sottosegretario con delega all’Editoria, Alberto BarachiniUn concetto che forse è stato poi dimenticato, ma nell’era del successo dell’innovazione tecnologica torna al centro, perché la democrazia si mostra come effettivamente fragile. Per questo, noi dobbiamo lavorare insieme, l’Europa è la nostra grande protezione per garantire che le regole vengano applicate e tutti siano incoraggiati nel rispettarle. È necessario dunque incrementare le misure europee anche di sostegno perché i media liberi e indipendenti abbiamo più risorse per sviluppare il pluralismo e il giornalismo di qualità. Questo vuol dire per noi finanziare il giornalismo come già in Italia facciamo e speriamo che i vari Paesi europei ne comprendano la necessità perché finanziare una buona informazione è meglio che censurare quella cattiva”.

E proprio sui grandi temi che attraversano il settore si è concentrato l’intervento di Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione del Gruppo MFE – MediaForEurope che ha detto: “La recente operazione di consolidamento europeo realizzata con successo da Media For Europe (la holding del gruppo Media italiano) ha dimostrato la vitalità dell’attività di broadcasting e la tenuta di un modello di business europeo fondato sui valori europei del pluralismo, dell’informazione professionale, trasparente, responsabile, della difesa e promozione della cultura identitaria. Il quadro normativo di Commissione e Parlamento ha difeso la competitività delle imprese europee dalla competizione sregolata delle grandi piattaforme di Internet. Abbiamo bisogno di una veloce attuazione di DMA, DSA ed EMFA per contrastare la prepotenza e pervasività delle piattaforme americane, prima collaborativi, oggi completamente insofferenti ai dettati di Parlamento e Commissione”.

Accompagnare il pubblico in azioni di sensibilizzazione volte a far comprendere il valore dell’informazione di qualità; combattere fortemente la pirateria digitale, anche con la creazione di un reato europeo di ricettazione; creare un’infrastruttura informatica europea autonoma, per non sottostare alle regole delle bigh tech Usa, troppo diverse dalle nostre – Sono alcuni dei punti toccati da Lino Morgante, Presidente di ADS e Presidente e Direttore editoriale di Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia durante il suo intervento. L’editore ha parlato del network di Ses, che copre Sicilia e Calabria, e che è particolarmente impegnato nelle attività di media literacy con i giovani, evidenziando come il fondamentale sostegno del DIE, “consente di sostenere le attività mantenendo l’indipendenza”, in un contesto nel quale la maggiore fonte d’introito, la pubblicità, è intercettata per il 70% dalle aziende digitali “over the top”. Morgante ha espresso apprezzamento per le recenti dichiarazioni della presidente Ursula von der Leyen sulla difesa dell’autonomia dell’informazione europea – uno “scudo democratico” come più volte ribadito anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – e sul sostegno ai media locali: “Auspico un sostegno europeo per un arco di 4 o 5 anni – ha sottolineato – così da consentire soprattutto alle aziende medie e piccole di affrontare questa contingenza. Altrimenti potremmo rischiare di vedere chiudere realtà locali importanti per dare voce ai territori”.

Sono intervenuti anche l’Eurodeputato Stefano Cavedagna, Vicepresidente della Commissione speciale sullo scudo europeo per la democrazia (EUDS) e membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) e della Commissione per l’ambiente, il clima e la sicurezza alimentare (ENVI), Lucia Annunziata, Eurodeputata PD/S&D, nella Commissione per gli affari esteri (AFET), nella Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo (INTA) e in quella per la sicurezza e la difesa (SEDE), l’Eurodeputato Gaetano Pedullà, nella Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (ECON), nella Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE), nella Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), e nella Commissione IMCRO, e infine Rodolfo Cardarelli, Deputy Manager International Business Unit di ANSA. Il dibattito è moderato da Alessandra Ravetta, Direttrice responsabile di Prima Comunicazione e Direttrice di primaonline.it I promotori. L’evento è realizzato da Connact in collaborazione con l’Ufficio in Italia del Parlamento europeo e il Gruppo di Iniziativa italiana, e promosso da MFE – MediaForEurope. Media partner Eunews, Gea Agency, L’Infografica e Ansa.

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La competitività dell’Ue passa anche dal settore farmaceutico. Foti: “Ridurre burocrazia”

Un’industria che investe 37 miliardi all’anno in ricerca e sviluppo, che dà lavoro a 800 mila persone altamente qualificate e che rappresenta un valore aggiunto di oltre 100 miliardi sui mercati internazionali. Ma un settore ancora altamente frammentato e in cui le carenze rischiano di divenire strutturali. È il complesso stato dell’arte dell’industria farmaceutica europea fotografato oggi all’evento Connact Pharma dal titolo ‘Il rilancio della competitività europea attraverso il settore farmaceutico’. Il rilancio passa inevitabilmente dalle riforme in cantiere a Bruxelles, il pacchetto farmaceutico e la legge sui medicinali critici.

In apertura alla tavola rotonda, il direttore dell’ufficio del Parlamento europeo in Italia, Carlo Corazza, ha fissato l’obiettivo: “Dobbiamo rafforzare un settore che è assolutamente essenziale per la nostra autonomia strategica”. Per farlo, la Commissione europea ha messo sul tavolo già nell’aprile del 2023 un pacchetto di riforma della legislazione farmaceutica, pronto ora per approdare ai negoziati interistituzionali tra Consiglio dell’Ue ed Eurocamera. A corredo della riforma, questa primavera, il commissario per la Salute, Olivér Varhelyi, ha presentato una legge per assicurare ai Paesi membri l’approvvigionamento di farmaci essenziali.

In un videomessaggio, Varhelyi ha sottolineato alla platea che di fronte ci sono “enormi opportunità di porre l’Ue all’avanguardia nel mondo”. I segnali positivi non mancano: il surplus commerciale di prodotti medicinali e farmaceutici – ha sottolineato l’ungherese – “è passato da 157 miliardi nel 2023 a 194 miliardi nel 2024”. Secondo il commissario, il primo passo è la creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari, “un sistema federato senza precedenti per l’uso di big data nella ricerca medica”.

Dopodiché, c’è bisogno di norme “moderne, flessibili e snelle”. La legislazione farmaceutica vigente, d’altronde, risale a più di vent’anni fa. Ora, le priorità sono “ridurre la burocrazia, accorciare i tempi di valutazione per l’autorizzazione di nuovi medicinali nel mercato, semplificare la struttura dell’agenzia Ue per i medicinali”. Ma soprattutto, rispondere alle preoccupanti carenze periodiche di medicinali che si verificano in alcuni Stati membri. Come certificato proprio ieri dalla Corte dei conti europea, secondo cui su farmaci e medicinali esistono ancora “troppe barriere alla libera circolazione”.

L’innovazione “deve raggiungere chi ne ha bisogno, indipendentemente da dove viva nell’Ue”, ha affermato Varhelyi, convinto che la riforma in cantiere “creerà le condizioni per un migliore accesso dei pazienti senza compromettere gli interessi delle aziende”. In particolare, il Critical Medicines Act prevede un nuovo regime per gli aiuti di Stato, un maggior supporto a progetti strategici e l’istituzione di appalti collaborativi transfrontalieri e partenariati internazionali.

Gli Stati membri hanno adottato la propria posizione sul pacchetto farmaceutico prima della pausa estiva, ed hanno iniziato le discussioni sulla legge sui medicinali critici. Sul primo, “l’Italia in stretto coordinamento con la Francia ha ribadito l’importanza di un giusto equilibrio tra accesso ai farmaci e sostegno all’innovazione”, ha spiegato Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei. Sul secondo, Roma ha evidenziato “l’impianto molto burocratico e non adeguato alla natura strategica del tema”.

Il ministro ha avvertito sul rischio di “indebolimento della proprietà intellettuale” insito alla riforma della legislazione europea, sottolineando che per l’Italia “la priorità è valorizzare i distretti produttivi nazionali e garantire il ruolo decisionale degli Stati membri nelle valutazioni della vulnerabilità della filiera”. Per rafforzare la capacità produttiva europea e scongiurare dipendenze da Paesi terzi, Foti suggerisce di puntare su “incentivi semplici, criteri di aggiudicazione degli appalti che non siano basati esclusivamente sul prezzo” e soprattutto sull’eliminazione di “duplicazioni di obblighi per i produttori”, una “follia che produce burocrazia su burocrazia del tutto inutile”.

“Senza soluzioni concrete per ricerca, produzione e accesso, l’autonomia strategica dell’Europa in materia di salute rischia di diventare una chimera. Servono urgentemente soluzioni per allineare le aspettative sul settore e riconoscere pienamente il valore dell’innovazione e della produzione a 360°” ha commentato Paolo Saccò, global public affairs del Gruppo Chiesi per le politiche interne. “Il settore farmaceutico europeo – ha detto Piero Rijli, corporate director regulatory affairs&market access del Gruppo Menariniè da sempre fondamentale per la salute dei cittadini, ma oggi rischia di vacillare. Senza interventi mirati, l’Europa rischia di diventare meno competitiva e sempre più dipendente dall’estero, anche per quei farmaci essenziali che dovrebbero essere la base della nostra autonomia strategica”.

Pharma, Foti: Equilibrio accesso farmaci e sostegno a innovazione priorità

“Mi giova ricordare che l’Italia, in stretto coordinamento con la Francia, ha ribadito l’importanza di un equilibrio tra accesso ai farmaci e sostegno all’innovazione”. Lo spiega Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, in un videomessaggio inviato a ‘Il rilancio della competitività europea attraverso il settore farmaceutico’, evento organizzato a Roma da Connact in collaborazione con il Parlamento europeo. Il ministro fa il punto della situazione: “Il pacchetto legislativo presentato dalla Commissione Europea il 26 aprile 2023 comprende sostanzialmente due proposte. Un nuovo regolamento che aggiorna le procedure di autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali a uso umano e una nuova direttiva volta a istituire un codice unico europeo in materia di medicinali. Si è aperto un negoziato che in sede di Consiglio ha portato nel giugno del 2025 alla formulazione di un testo di compromesso sostenuto dalla stragrande maggioranza degli stati membri”.

“Parallelamente – ricorda il ministro – la Commissione ha proposto il Critical Medicines Act volto a rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti di farmaci critici e ridurre la dipendenza da fornitori esterni. Per l’Italia tuttavia la priorità è valorizzare i distretti produttivi nazionali già attivi e garantire il risultato decisionale degli stati membri nelle valutazioni della vulnerabilità della fine. La Commissione ha inoltre annunciato la preparazione di un Biotech Act volto a creare un quadro favorevole allo sviluppo delle biotecnologie”.

“Questo – ricorda Foti – è un settore destinato a incidere, secondo la Commissione, sull’80% dei farmaci a partire dal 2030. Sul pacchetto farmaceutico la riduzione dei periodi di esclusiva di mercato prevista nelle proposte legislative costituisce un indebolimento della proprietà intellettuale che rappresenta però la base degli investimenti. Quindi, a nostro avviso, la protezione della proprietà intellettuale, e per questo si batte il governo italiano, non deve essere ridotta ma invece è per conto rafforzata”. Quanto al Critical Medicines Act, prosegue il ministro, “l’impianto è molto burocratico e, a nostro avviso, non adeguato alla natura strategica del tema. Occorre dunque porre in essere alcune iniziative”. Foti suggerisce di “rafforzare la capacità produttiva europea con incentivi semplici, evitare sistemi di accumulo rigidi, privilegiando invece criteri di aggiudicazione degli appalti che non siano basati esclusivamente sul prezzo, prevenire le duplicazioni di obblighi per il produttore, perché questa è soltanto una follia che mira a produrre burocrazia su burocrazia”.

A Roma ‘Connact Pharma 2025’: focus su competitività

Settore farmaceutico e competitività europea: questa mattina presso lo spazio Europa Experience di Roma, un momento di confronto all’evento Connact Pharma 2025, dal titolo ‘Il rilancio della competitività europea attraverso il settore farmaceutico’, organizzato – in collaborazione con il Parlamento europeo – da Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di incontro e networking, rappresenta un importante momento di confronto in questo senso.

Il Competitiveness Compass presentato dalla Commissione Ue ha riconosciuto al settore farmaceutico un ruolo di primo piano nel rilancio della competitività europea, sia per effetto diretto del comparto che per quello indiretto dei riflessi che la tutela della salute e del benessere dei cittadini hanno sul sistema produttivo. Ma quali azioni bisogna intraprendere per garantire al settore la necessaria autonomia, la capacità di innovare e la prontezza di fronte alle emergenze, soprattutto alla luce del nuovo contesto internazionale e l’aggressività commerciale degli Stati Uniti? All’evento, che si terrà domani, 18 settembre, presso lo spazio Europa Experience si incontreranno esponenti di alto livello delle istituzioni nazionali ed europee ed autorevoli rappresentanti dell’industria del farmaco. Fra gli altri anche Tommaso Foti, Ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione. Dopo i saluti istituzionali di Carlo Corazza, Direttore dell’Ufficio del Parlamento europei in Italia e Claudio Casini, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Ue, il Commissario europeo per la Salute e il benessere animale Olivér Várhelyi terrà un keynote speech e infine l’intervista al ministro Tommaso Foti.

A seguire il dibattito sulle iniziative in campo e quelle annunciate dalla Commissione Ue per il settore farmaceutico, dalla Critical Medicines Act alla Life Science Strategy, passando per il Biotech act e le misure a sostegno della competitività industriale e della ricerca, con gli interventi dei promotori Fabrizio Conicella, Gruppo Chiesi, Vice Presidente e Responsabile del Center of Open Innovation and Competence, Piero Rijli, Gruppo Menarini, Corporate Director Regulatory Affairs & Market Access, e poi quelli istituzionali di Ignazio Marino, Eurodeputato, comm. Envi, Sant, Budg, Michele Picaro, Eurodeputato, Commissioni Sant, Envi, Budg, Francesco Mennini, Ministero della salute, Capo Dipartimento Programmazione, dispositivi medici, farmaco e Rainer Becker, Commissione Ue, Direttore Sante D. L’evento sarà anche l’occasione per ampliare lo sguardo al contesto globale: il settore farmaceutico è infatti uno degli obiettivi principali della politica commerciale aggressiva degli Stati Uniti. Nel dialogo strategico con la Commissione UE, gli industriali del comparto hanno denunciato il rischio che, a causa dei dazi voluti dall’amministrazione Trump, le attività di ricerca, sviluppo e produzione farmaceutica vengano sempre più attratte verso gli Usa, e chiedono risposte alle istituzioni europee. Interverranno i promotori Emanuele Degortes, Gruppo Menarini, Global Head of Access Policy, Patient Advocacy & Engagement, e Paolo Saccò, Gruppo Chiesi, Senior Director Global Public Affairs. E poi ancora Ugo Cappellacci, Deputato, Presidente comm. Affari sociali, Raffaele Topo, Eurodeputato, Commissioni EMPL, REGI, BUDG, ENVI, SANT, Marco Mattei, Ministero della Salute, Capo di Gabinetto del Ministro Orazio Schillaci, Claudia Biffoli, Mimit, Dirigente Divisione Biotecnologie e Farmaceutica e Pietro Erba, Commissione Ue, Policy officer DG Sante. I dibattiti sono moderati da Tiziana Di Simone, Rai Radio 1, giornalista e conduttrice di Caffè Europa e da Lorenzo Robustelli, Direttore di Eunews. I promotori. L’evento è in collaborazione con l’Ufficio in Italia del Parlamento europeo, con il patrocinio di Commissione Europea e Istituto Superiore di Sanità. Inoltre è promosso da Chiesi e Menarini Group. Media partner Aboutpharma, Eunews, Gea Agency e L’Infografica.

Oltre 35mila euro pro-capite di risparmi per famiglie italiane: in testa Bolzano, Milano e Piacenza

Le famiglie italiane hanno 2.211 miliardi di euro di risparmi, 37.525 euro pro-capite. Questi i numeri che emergono da un’elaborazione di Fabi e Withub su dati di Banca d’Italia e Istat presentati oggi all’evento ‘Il piano UE per investire i risparmi degli europei nelle aziende europee’, organizzato da Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di networking, in collaborazione con il Parlamento europeo.

Tra i temi dell’evento, l’iniziativa Saving and Investments Union, proposta dalla Commissione europea per mobilitare le risorse finanziarie dell’UE verso gli investimenti su industria, difesa e tech, ma anche la questione del finanziamento della competitività italiana, tenendo conto dell’impegno richiesto dall’UE ai governi nazionali per mobilitare i risparmi a favore delle imprese. Depositi bancari: la classifica delle città italiane. Ma qual è la situazione dei risparmi in Italia? Secondo un’elaborazione di Fabi e Withub su dati di Banca d’Italia e Istat, dei 2.211 miliardi di risparmi, 1.131 miliardi di euro sono relativi ai depositi bancari, cioè i soldi in banca delle famiglie (al 31 dicembre 2024), mentre 1.079 miliardi di euro sono i soldi investiti in titoli, fondi o azioni dalle famiglie. L’elaborazione delinea anche una “geografia” dei depositi bancari e dei risparmi. Se prendiamo in considerazione i primi, Bolzano è in testa alla classifica italiana con 29.692 euro, Milano è seconda (26.989) e Piacenza è terza (26.869). Nelle prime posizioni anche Belluno (24.912), Sondrio (24.834) e Isernia (24.674). Nelle ultime posizioni troviamo Siracusa (10.711), Trapani (10.580) e Crotone (9.322). Se, invece, consideriamo i risparmi pro-capite degli italiani in generale (quindi depositi e investimenti), al 31 dicembre 2024, è Milano la prima provincia in Italia (71.671 euro), Biella la seconda (61.711) e Modena la terza (57.238). Seguono Piacenza (56.362), Genova (55.037) e Cuneo (54.558). In fondo alla classifica, Catania (16.895), Trapani (15.698), Siracusa (15.659), Ragusa (15.576) e Crotone (12.964). Se, infine, teniamo conto solo degli investimenti, vediamo un incremento in tutta Italia, con un aumento del 39,8% rispetto al 2022 (dati al 31 dicembre) e un’accelerazione soprattutto al Sud

 Europa e investimenti. Eppure, se allarghiamo lo sguardo, l’Europa è ancora un continente che investe poco: secondo l’analisi elaborata dal Centro Studi del Circolo Esperia, presentata oggi durante il corso dell’evento, il vecchio continente ha a disposizione uno stock di risparmi di 9,5 trilioni di euro, almeno tre volte superiore a quello degli Stati Uniti e un tasso di risparmio record pari al 15% nel 2024, contro il 5% degli Stati Uniti. Tuttavia, i risparmi nell’Ue sono investiti in modo troppo conservativo, senza contare che una parte viene dirottata verso il mercato statunitense: rielaborando i dati di una ricerca presentata dal MES (Meccanismo europeo di stabilità), in Europa, in media, solo il 31% dei risparmi è investito in azioni e fondi di investimento (in Italia la quota è pari al 41%), ma in generale l’allocazione patrimoniale è avversa al rischio. Negli Stati Uniti, le società di private equity, secondo l’analisi del Centro Studi del Circolo Esperia, con i loro asset in gestione che raggiungono i 12,8 trilioni di dollari, generano una produzione economica pari a quasi 12 milioni di posti di lavoro e il 6,5% del Pil americano (pari a 1,4 trilioni di dollari). In condizioni di mercato simili, se la metà dei depositi europei fosse investita in operazioni di private equity e venture, si potrebbero generare milioni di posti di lavoro e almeno 500 miliardi aggiuntivi di Pil. L’evento “Il piano UE per investire i risparmi degli europei nelle aziende europee” è stato patrocinato dalla Commissione Europea, Ministero dell’Economia e delle Finanze, ENEA, il Comitato europeo delle Regioni, Regione Lazio, Regione Toscana, Regione Molise, Regione Calabria e Provincia Autonoma di Bolzano. L’iniziativa è promossa da Assonime, Federcasse, Generali e Intesa Sanpaolo.

Maria Luisa Gota, Responsabile Divisione Asset Management di Intesa Sanpaolo e Amministratore Delegato di Eurizon Capital SGR: “È importante indirizzare il risparmio fermo sui conti correnti verso investimenti produttivi, convogliando le risorse a vantaggio della crescita dei mercati europei. Dobbiamo aiutare i risparmiatori a sviluppare la propensione all’investimento e allungare l’orizzonte temporale, per cogliere le opportunità di rendimento sui mercati. Anche in un’ottica di integrazione della forma pensionistica pubblica di fronte a un costante incremento della speranza di vita che, insieme a un calo demografico, sta mettendo in difficoltà i sistemi di welfare. Sono necessari interventi per aumentare la partecipazione alla previdenza complementare e facilitare l’accesso all’investimento di lungo termine”. Fabio Marchetti, Group Head of International Public Affairs and Regulatory Advocacy di Generali: “Incrementare la fiducia nell’investimento finanziario e mobilitare i risparmi oggi detenuti sotto forma di liquidità e depositi sarà sempre più strategico a supporto dell’economia reale e della competitività. Per raggiungere questo obiettivo, il quadro normativo dovrà evolversi nella direzione di una maggiore omogeneità tra i mercati, semplificazione e trasparenza, nonché promuovendo incentivi a supporto degli investimenti retail a lungo termine. In parallelo, rafforzare il pilastro dell’educazione e della cultura finanziaria, a partire dalle generazioni più giovani, che dovranno assumersi responsabilità di pianificazione pensionistica superiori alle precedenti e far fronte a nuove sfide, legate per esempio al clima in transizione e il suo impatto su economie e comunità”
Stefano Firpo, DG di Assonime:Canalizzare il nostro cospicuo risparmio verso investimenti produttivi implica fare importanti scelte di policy. Scelte che riguardano il rilancio della nostra Borsa con una riforma del Tuf che sappia rendere più attrattiva la quotazione, che riguardano la competitività dell’industria del risparmio gestito , che riguardano la fiscalità sull’allocazione del nostro risparmio oggi fortemente sbilanciata sui titoli di stato, che riguardano l’industria dei fondi pensione troppo piccola e frammentata. Scelte di policy che interessano anche l’Europa e l’urgenza di costruire una capital markets union degna di questo nome”. Ignace Gustave Bikoula, Responsabile del Servizio affari normativi e rapporti con l’Ue di Federcasse. “Veniamo da più di 15 anni di politiche pubbliche europee in materia di banca e finanza incentrate sulla necessità di ridurre i rischi. Oggi, tuttavia, le nostre società hanno bisogno di assumerli di nuovo, per il nostro futuro comune. Questo vuol dire fare delle scelte di investimento, se vogliamo alti rendimenti in termini di transizioni di successo, coesione sociale rafforzata, competitività e resilienza. La Commissione Ue, nel rivedere la strategia industriale, ha individuato 14 ecosistemi industriali importanti, tra cui quello di prossimità. Le Banche di Credito Cooperativo, per missione, storia e caratteristiche, appartengono proprio a questo ecosistema di prossimità, cioè l’economia sociale. L’Unione europea, dunque, non ha solo bisogno di grandi gruppi finanziari globali, ma anche di realtà medio-piccole, con radicamento locale e regionale, capaci proprio di supportare efficacemente l’economia sociale. Esiste però un problema di adeguatezza qualitativa e quantitativa di prodotti e servizi finanziari adatti, così come sussiste una questione di riconoscibilità e riconoscimento di soggetti operanti nel settore finanziario che, per le loro caratteristiche, soddisfano tutti i criteri definitori di ente dell’economia sociale, ovvero le BCC. Per questo, ci aspettiamo che il Piano di azione italiano per lo sviluppo e la promozione dell’economia sociale, ne prenda atto lo sancisca formalmente e che l’Italia assuma tutte le conseguenze che ne discendono anche a livello europeo”.

Ue, Tridico (M5S): Crisi industriale sia priorità della nuova legislatura

Oggi c’è “una crisi comune a livello industriale in Europa. In particolare il settore automotive è colpito da una grave crisi e qui, a mio parere, l’Europa deve concentrare i maggiori sforzi, i maggiori investimenti. Vediamo come la trasformazione tecnologica, l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione stiano avanzando velocemente”. Lo ha detto Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, a margine dell’evento ‘Il sistema Italia nella nuova legislatura UE’, primo annual meeting di Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di incontro e networking, che si è svolto a Bruxelles.

Di fronte alla transizione ecologica e digitale, ha aggiunto, “gli Stati Uniti, i cinesi – partner e allo stesso tempo anche competitor importanti dell’Europa – le stanno affrontando con ingenti investimenti pubblici, con politiche pubbliche e importanti. Ecco io penso che la competitività europea, che certamente rimane il principale obiettivo per fronteggiare i giganti che sono nostri competitor, si possa e si debba a far crescere attraverso politiche pubbliche a partire da investimenti comuni”.

Durante il Covid, ha detto Tridico, “abbiamo affrontato la crisi in un modo comune, anche con investimenti pubblici e ne siamo usciti meglio. La crisi dell’industria e, in particolare, quella dell’automotive, a mio parere si può superare con un approccio europeo che finalizzi gli investimenti pubblici, anche attraverso gli Eurbond e quindi debito comune. Penso che sia una priorità per questa legislatura dell’Unione Europea”.

Bonaccini (Pd): Ue deve diventare un gigante anche politico

“Sul tema della libertà di informazione, l’Europa deve tutelarsi e garantire che il diritto alla privacy, alla libertà di informare, e soprattutto non essere ostaggio di utilizzo dei nostri dati o di piattaforme per influenzare addirittura le decisioni demografiche è un fatto prioritario”. Lo ha detto Stefano Bonaccini, eurodeputato del Pd (S&D), a margine dell’evento ‘Il sistema Italia nella nuova legislatura UE’, primo annual meeting di Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di incontro e networking, che si è svolto a Bruxelles. “Abbiamo visto cosa è accaduto per la prima volta nella storia dell’Unione Europea in Romania – ha aggiunto – dove la Corte ha dovuto bloccare l’elezione del presidente di quel Paese, in quanto pare accertato che vi siano state influenze attraverso l’utilizzo di piattaforme, in questo caso Tik Tok, e non sono e non devono essere consentiti. Nel momento in cui l’uomo più ricco del mondo consigliere persino del nuovo presidente degli Stati Uniti Trump si permette di dire certe cose di minacciare di farle io credo che una certa inquietudine debba arrivare”.

L’Europa, ha aggiunto Bonaccini, “si è dotata di recente dell’European Freedom Act, che è un fatto molto importante, ma deve pretendere reciprocità nel rapporto con gli altri Paesi per evitare che, appunto, ci sia chi utilizza i nostri dati, intervenga sulla nostra privacy e soprattutto – ed è questo il rischio più grande – condizioni i processi di decisione democratica”.

In merito alle priorità dell’Ue, ha detto Bonaccini, “io penso che l’Europa, che oggi ancora il primo spazio commerciale ed economico del mondo, debba diventare un gigante anche politico. Noi abbiamo bisogno di poter avere finanziamenti che servono per migliorare la qualità della vita e la competitività dei propri territori”, risorse che passano dall’Unione Europea”. E’ necessario, ha concluso Bonaccini, “che si lavori per diventare uniti, non solo dalla moneta, ma anche da politiche fiscali, commerciali, di difesa, ambientali comuni, altrimenti rischiamo, tra vecchie e nuove economie, tra vecchie e nuove potenze di soccombere e nessuno Stato, neanche quelli dove i sovranisti volano, da solo può permettersi di competere a livello globale”.

Decaro (Commissione Envi): Ue sostenga aziende per transizione green giusta

“Occasioni come queste servono a tenere insieme un dibattito tra i rappresentanti aziende e chi deve prendere decisioni all’interno del Parlamento europeo. I temi sono quelli legati al Green Deal e alla sicurezza alimentare: sono arrivate tante sollecitazioni da parte delle associazioni di categoria e delle singole aziende in merito alla necessità di tenere insieme la tutela dell’ambiente e la tutela della salute dei consumatori e dei cittadini europei con le esigenze delle aziende, che hanno bisogno anche di un fondo per la competitività”. Lo ha detto Antonio Decaro, presidente Commissione Envi del Parlamento Ue a margine dell’evento ‘Il sistema Italia nella nuova legislatura UE’, primo annual meeting di Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di incontro e networking, che si è svolto a Bruxelles.

“Credo che questa – ha aggiunto Decaro- sarà una legislatura in cui bisognerà dare attuazione alla transizione ecologica e digitale, e sarà una legislatura che dovrà però sostenerle per poter arrivare a una transizione giusta”.

Scordamaglia (Filiera Italia): Ue centrale per sfida sicurezza alimentare

“Oggi abbiamo una sfida globale che è la sicurezza alimentare rispetto alla quale l’Europa ha un ruolo assolutamente centrale a livello internazionale”. Così Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, a margine dell’annual meeting di Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni, che si è svolto a Bruxelles. “Non si può quindi non aumentare i fondi della Pac – ha aggiunto – erosi già in buonissima parte dall’inflazione durante l’ultima tornata per oltre 85 miliardi di euro, quindi una Pac che vada solo a chi produce effettivamente e lo fa in maniera sostenibile come abbiamo sempre fatto”. In merito agli accordi bilaterali internazionali, ha detto Scordamaglia, “siamo sempre stati a favore, ma devono essere l’opposto di quelli del Mercosur: non si possono firmare di notte da carbonari, come ha fatto la presidente von der Leyen, bisogna firmarli in maniera unitaria e consapevoli mettendo alla base la reciprocità delle regole nell’interesse di produttori e consumatori. Da ultimo, un impegno per migliorare la dieta alimentare dei nostri cittadini, evitare la diseguaglianza alimentare che è in crescita contrastando sempre i cibi artificiali sintetici a base chimica e dando invece un’educazione alimentare sugli ingredienti dei cibi naturali legati indissolubilmente alla nostra agricoltura”.

“Gli ultimi dati che sono emersi – ha detto Scordamaglia – hanno dimostrato come sia proprio la filiera agroalimentare a trainare il nostro Paese. La produzione alimentare del 2024 è stata +1,7% contro un manufatturiero crollato del 3,3% e previsioni analoghe si possono fare anche per il 2025. Tra l’altro il manifatturiero è trainato a sua volta dall’agrobusiness. Quindi” è necessario “mettere al centro la nostra filiera agroalimentare, sostenerne la competitività a livello internazionale, aumentando il sostegno all’export in contrasto all’italian sounding e formando i nostri cittadini, aumentando il loro potere di acquisto” perché “oggi nel nostro Paese abbiamo un problema di diseguaglianza crescente che se si trasforma in disuguaglianza alimentare con oltre 6 milioni di poveri alimentari è veramente un problema. Quindi più soldi nelle tasche delle famiglie meno abbienti per rilanciare i consumi interni e sostegno all’export che invece è già trainante”.