Ex Ilva, arrivano altri 150 milioni. I sindacati aspettano un Piano industriale “chiaro”

Il governo aveva garantito che a stretto giro di posta sarebbero arrivate nuove risorse per l’ex Ilva e così è stato. Nel decreto Agricoltura ci sono i 150 milioni di euro promessi dal ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, durante l’ultimo incontro con i sindacati e la struttura commissariale, della scorsa settimana a Palazzo Chigi. Per “assicurare la continuità operativa degli impianti“, si legge nel testo approvato dal Consiglio dei ministri: si tratta di risorse non impegnate per progetti di decarbonizzazione, “fino a concorrenza dell’ammontare delle spese e dei costi sostenuti per l’attuazione e la realizzazione di interventi volti ad assicurare la continuità operativa degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale e la tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori addetti ai predetti stabilimenti“.

Una scelta che, però, fa saltare la mosca al naso delle opposizioni. “Sembra impossibile, ma nel 2024 ci ritroviamo davanti a un governo che continua a buttare fumo negli occhi di cittadini e lavoratori sulla vicenda ex Ilva“, attacca il vicepresidente dei Cinquestelle, Mario Turco. “Forse Giorgia Meloni e Adolfo Urso non si sono resi conto di una grande verità: Taranto non abbocca più. Quando il ministro annuncia su Il Sole 24 Ore che, per garantire la continuità del siderurgico, giungeranno 150 milioni di euro, non sa che la comunità è ben consapevole dell’origine di tale somma. L’operazione ordita in tal senso è di una disonestà clamorosa: si vogliono utilizzare le risorse sequestrate ai Riva e destinate alle bonifiche, per continuare a inquinare senza la minima idea di dove sia diretto quel rudere di fabbrica, sempre più pericoloso per chi ci lavora e per chi ne subisce i danni ambientali e sanitari“, rincara la dose. “Non c’è limite al peggio – sostiene Ubaldo Pagano (Pd) -. Il governo Meloni, completamente a corto di risorse, sta per togliere 150 milioni di euro dal cosiddetto ‘patrimonio destinato’ per tappare i buchi della nuova gestione commissariale. Che detto in soldoni vuol dire togliere le risorse sequestrate ai Riva e destinate alle bonifiche da farsi per recuperare un territorio sacrificato sull’altare di una produzione altamente dannosa per l’ambiente e la salute dei cittadini tarantini“.

Nel decreto c’è anche il rafforzamento della prevenzione del rischio incendi, che contemperando le esigenze di sicurezza con quelle di continuità degli impianti – sottolinea il Mimit -, dispone un rinvio di 48 mesi per la definitiva trasmissione del rapporto di sicurezza. Vengono introdotte norme che supportano l’operatività dei Vigili del fuoco, anche tramite una più rapida immissione in servizio delle figure professionali essenziali alle attività di coordinamento delle squadre di intervento.

Intanto i sindacati tornano a far sentire la propria voce alla vigilia dell’incontro che si terrà oggi, 7 maggio, in Confindustria, con i commissari straordinari dell’ex Ilva. “Le lavoratrici e i lavoratori da troppo tempo pagano gli effetti della malagestione dell’ex Ilva con la cassa integrazione e i mancati investimenti che interessano tutti gli stabilimenti, da Taranto a Genova, passando per Novi Ligure, Racconigi e gli altri siti della Lombardia, del Veneto e della Campania“, dice il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa. “Ci aspettiamo che finalmente vengano forniti dati certi sugli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e sui tempi delle iniziative di rilancio della produzione e della decarbonizzazione, che non possono più essere rinviati“. Per il segretario nazionale della Uilm, Guglielmo Gambardella, “senza un chiaro piano di rilancio della produzione di tutti gli stabilimenti e la garanzia dell’intera occupazione, compresa quella dell’indotto e dei lavoratori in Ilva Aa, è difficile proseguire un vero confronto“. Perché “nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi abbiamo già dichiarato la nostra insoddisfazione sulle linee guida del piano industriale e domani ci attendiamo un incontro concreto per conoscere tempi, modalità e risorse per la ripartenza degli impianti e il ritorno al lavoro dei tremila attualmente in cassa integrazione“.

Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza anche la Fim Cisl: “Non ci aspettiamo promesse mirabolanti per il prossimo decennio, saremmo ipocriti, ci attendiamo concretezza su quelli che sono i temi urgenti che riguardano i lavoratori e la fabbrica e che sono stati lasciati in sospeso per troppo tempo“, dichiara il segretario nazionale, Valerio D’Alò. Che aggiunge: “Chiediamo di far chiarezza su cose semplici ma fondamentali nell’immediato, a partire da un piano chiaro e dettagliato di quali manutenzioni dovranno essere svolte nelle prossime settimane, su quali impianti e quali ricadute avranno sulla produzione e il riavvio degli stessi una volta messi in condizione di lavorare“.

lollobrigida

Il Dl Agricoltura verso il Consiglio dei ministri di lunedì: lotta a granchio blu, peste suina e concorrenza sleale

Dopo il commissario alla peste suina africana, quello per gestire la diffusione del granchio blu. E ancora, sostegni alle imprese colpite dalla moria dei kiwi e dagli shock che sono seguiti all’invasione russa in Ucraina e alle ondate di maltempo, interventi delle forze armate e contrasto alle pratiche sleali. Sono tutte misure che il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, si prepara a portare in Consiglio dei ministri probabilmente già lunedì pomeriggio. Il provvedimento era già stato annunciato il 12 marzo, in occasione della conferenza organizzativa di Cia-Agricoltori italiani: “Ci stiamo lavorando, intanto lo porterò al tavolo con le associazioni del mondo agricolo, è mia abitudine confrontarmi sulle proposte applicative con i protagonisti delle vicende”, aveva detto il ministro a margine dell’evento.

Al momento, la bozza del Dl Agricoltura, che GEA ha potuto visionare, prevede 12 articoli e vuole tutelare il comparto da diverse emergenze che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi. Per limitare l’uso del suolo agricolo, secondo il provvedimento, le zone classificate come “agricole” dai piani urbanistici vigenti vengono considerate “non idonee” all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra.

Mutui e altri finanziamenti a rimborso rateale sospesi per dodici mesi per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura che, nel 2023, hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, “previa presentazione di un’autocertificazione, che attesti la suddetta condizione di accesso al beneficio”.

Per potenziare i sistemi informatici a disposizione dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare per le attività di competenza finalizzate al contrasto di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare, vengono assegnati a Ismea 9 milioni di euro in tre anni: 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.

Contro la Psa, oltre al commissario, la misura prevede che il Fondo di conto capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza, venga rifinanziato di 5 milioni di euro per l’anno 2024 e 15 milioni di euro per l’anno 2025. Agli oneri derivanti dal periodo precedente, quantificati in 20 milioni di euro, precisa la bozza, “si provvede per gli anni 2024 e 2025 mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2026“. Inoltre, un contingente di “massimo 177 unità del personale delle Forze armate” sarà autorizzato a svolgere il servizio di contrasto alla peste suina africana per un periodo non superiore a un anno, rinnovabile per una sola volta. Le spese di personale e le spese di funzionamento saranno a carico del Commissario straordinario.

La società ‘Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa‘ viene poi incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Per fronteggiare la morìa dei kiwi, il Dl vuole estendere i contributi e le agevolazioni del ‘Fondo di solidarietà nazionale’ anche alle imprese agricole che, nel corso della campagna 2023, hanno subito “danni alle produzioni di kiwi e alle piante di actinidia” e che non abbiano “beneficiato di risarcimenti derivanti da polizze assicurative o da fondi mutualistici“. Le regioni territorialmente competenti, potranno comunque deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto. La ripartizione dell’importo da assegnare alle regioni, poi, si legge nel documento, “avviene sulla base dei fabbisogni risultanti dall’istruttoria delle domande di accesso al Fondo di solidarietà nazionale presentate dai beneficiari a fronte della declaratoria della eccezionalità“.

Superbonus, Sismabonus e barriere architettoniche: varata nuova legge. Ma non è proroga

L’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno dà il via libera ad alcuni interventi in materia di bonus edilizi. Secondo quanto di apprende da fonti di Palazzo Chigiriportando la relativa disciplina al buonsenso e alle sue corrette finalità“. Dunque, non sono previste proroghe, ma “si incentivano i lavori limitando usi impropri e storture“. Gli interventi in particolare riguardano Superbonus, Sismabonus e incentivi per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Di seguito alcuni dettagli della nuova normativa approvata.

SUPERBONUS – Sarà riconosciuto il credito d’imposta per tutti i lavori realizzati e asseverati al 31 dicembre 2023; per le opere ancora da effettuare è confermato il bonus al 70%. Ai singoli soggetti con Isee inferiore a 15mila euro sensibilmente aumentato in base ai componenti del nucleo familiare, si garantisce il credito del 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre. In buona sostanza, chi non ha concluso i lavori entro l’anno non si troverà nella grave condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati. In secondo luogo, per i lavori non conclusi al 31 dicembre e per compensare la quota che scenderà dal 110 al 70%, lo Stato interverrà utilizzando il fondo povertà con riserva di aumentarne la capienza durante l’esercizio finanziario. In questo modo le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza.

SISMABONUS – E’ esclusa la cessione del credito nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione in zone sismiche per le quali non sia stato richiesto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore del decreto legge. Vengono quindi inserite verifiche più puntali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici.

BARRIERE ARCHITETTONICHE – Si limitano gli interventi sottoposti all’agevolazione chiarendo a quali si fa riferimento. È necessaria un’apposita asseverazione per il rispetto dei requisiti, a garanzia che i lavori vengano effettivamente realizzati per abbattere le barriere architettoniche. Dal primo gennaio 2024 la cessione del credito è consentita per le parti comuni dei condomini con uso abitativo e alle persone fisiche con redditi inferiori a 15mila euro. Il limite del reddito non si applica alle persone con disabilità mantenendone quindi la totale tutela.

Maltempo, Consiglio dei ministri il 23/5. Meloni: “Il governo c’è”

L’Emilia Romagna annega, flagellata dal maltempo, e le istituzioni si attivano a tutti i livelli. Martedì 23, alle 11, si terrà il Consiglio dei ministri per i provvedimenti più urgenti. Il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, porterà sul tavolo la proposta di ulteriori 20 milioni di euro, in aggiunta ai 10 già deliberati il 4 maggio, per gli interventi più urgenti e chiederà l’estensione dello stato di emergenza anche alla provincia di Rimini, che andrà ad aggiungersi a quelle di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio proporrà invece il rinvio delle udienze civili e penali e la sospensione dei termini per gli adempimenti contrattuali e di tutti gli atti aventi forza esecutiva.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è tra i primi a sentire il governatore Stefano Bonaccini per esprimere il cordoglio per le vittime e la vicinanza e solidarietà alle comunità colpite dalla drammatica emergenza maltempo. Diretta a Hiroshima per il G7, Giorgia Meloni segue costantemente l’evoluzione dell’emergenza e, durante uno scalo tecnico ad Anchorage, in Alaska, fa il punto in videoconferenza con il Comitato operativo della Protezione Civile, il ministro Nello Musumeci, Bonaccini e il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. E’ nel corso del collegamento che la premier dà la disponibilità immediata a convocare un Cdm per approvare ulteriori misure emergenziali. “Sulle risorse faremo tutto quello che c’è da fare per aiutare la popolazione“, assicura. Poi, ammette, c’è “il tema di messa in sicurezza del territorio“, che dovrà essere affrontato. Ad ogni modo, scandisce, “il governo c’è, è una di quelle situazioni nelle quali tutti i livelli istituzionali bisogna che lavorino al massimo delle loro possibilità“.

Gaffe per il vicepremier Matteo Salvini, che nella serata di martedì ha twittato un pensiero “per i cittadini che lottano con acqua e fango” collegandolo con i risultati deludenti del suo Milan nell’euroderby. Uno scivolone al quale rimedia cancellando il post. Sente poi Bonaccini, con il viceministro Galeazzo Bignami, per il dossier infrastrutture.

I danni sono “enormi“, conferma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che garantisce uno “strettissimo raccordo” dell’esecutivo con la Regione e le realtà colpite.

Sul posto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che sorvola, con i vertici dei vigili del fuoco, i centri e le campagne allagati. “La situazione – ribadisce – è di una certa gravità“. La sua visita è un “segno tangibile della doverosa presenza del governo“. La priorità è salvare le vite dei dispersi, afferma: “Abbiamo ragionato su come mantenere vivo il raccordo tra tutte le componenti della protezione civile, la prefettura, la regione, le province e i comuni. È difficile, abbiamo ragionato di come essere all’altezza della situazione. Molte zone sono ancora sotto l’acqua. Abbiamo pregato prefetti e sindaci di sollecitare le chiamate di soccorso“.

Vicinanza e solidarietà arrivano da tutto l’esecutivo. “Fin dal primo momento – rivendica il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoliil governo si è attivato con tutti i ministri coinvolti già impegnati per coordinare ogni tipo di aiuto necessario“. L’esecutivo è “pronto a intervenire con ogni azione necessaria e assicurerà l’indispensabile supporto“, gli fa eco il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che tra i primi visitò le aziende agricole distrutte dall’ondata di maltempo di inizio mese. Il Masaf è al lavoro, fa sapere, per sostenere il mondo dell’agricoltura, “asset primario della nostra Nazione“. Ma, al momento, i danni non sono ancora quantificabili: “Abbiamo immaginato insieme alle organizzazioni di fare tutte le verifiche che le normative prevedono per quantificare gli interventi di natura finanziaria a evento concluso”.

Siccità

Siccità, arrivano cabina di regia, commissario e osservatori

Una cabina di regia, un commissario straordinario, un osservatorio permanente in ogni autorità di bacino. E ancora: un fondo per gli invasi e multe molto più salate per le estrazioni illecite di acqua.

Il consiglio dei ministri dà il via libera al decreto Siccità, che servirà per affrontare l’estate, prima, per evitare di ripiombare nell’emergenza poi.

C’è tanto verde, ma questo verde ha sete, come hanno sete i nostri agricoltori, i nostri figli, le nostre industrie, stiamo cercando di racimolare il racimolabile”, spiega il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

Il Commissario potrà adottare interventi urgenti e resterà in carica fino al 31 dicembre 2023, ma potrà essere prorogato fino alla fine del 2024. Eserciterà le sue funzioni sull’intero territorio nazionale, sulla base dei dati degli osservatori distrettuali permanenti. In via d’urgenza, sarà sua la realizzazione degli interventi di cui sarà incaricato dalla Cabina di regia. Per farlo, opererà in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale (nel rispetto della Costituzione, dei principi generali dell’ordinamento giuridico e delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea).

La cabina di regia sarà un organo collegiale presieduto dalla premier Giorgia Meloni o, su sua delega, dal vicepremier Salvini e composto da lui, da Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), Raffaele Fitto (Affari europei), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Protezione civile e politiche del mare), Roberto Calderoli (Affari regionali) e Giancarlo Giorgetti (Economia). Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento della politica economica e programmazione degli investimenti pubblici, partecipa alle riunioni come segretario. La prima riunione della cabina sarà entro un mese. L’organo avrà funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contrasto della crisi idrica ed entro un mese dall’entrata in vigore del decreto effettua una ricognizione delle opere e degli interventi urgenti, finanziati anche con risorse oggetto di autorizzazioni di spesa non ancora impegnate o comunque altrimenti disponibili. Cambia la disciplina degli impianti di desalinizzazione. Quelli di capacità pari o superiore a 200 litri al secondo saranno sottoposti a verifica di assoggettabilità a Via, la valutazione di impatto ambientale.

Per gli invasi, la sicurezza e la gestione, ci sarà un fondo ad hoc nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, destinato alla realizzazione delle operazioni di sghiaiamento e sfangamento delle dighe. Il commissario, d’intesa con la regione territorialmente competente, provvede alla regolazione dei volumi e delle portate derivati dagli invasi, nei limiti delle quote autorizzate dalle concessioni di derivazione e dagli atti adottati dalle autorità di vigilanza, in funzione dell’uso della risorsa.

A scopo di irrigazione, le Regioni potranno dare l’ok anche all’uso di acque reflue depurate prodotte dagli impianti di depurazione già in esercizio, fino al 31 dicembre 2023.

Presso ciascuna Autorità di bacino distrettuale è istituito un osservatorio distrettuale permanente sugli utilizzi idrici, che supporterà per il governo integrato delle risorse idriche e cura la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all’uso della risorsa nel distretto idrografico di riferimento, compresi il riuso delle acque reflue, i trasferimenti di risorsa e i volumi eventualmente derivanti dalla desalinizzazione, i fabbisogni dei vari settori d’impiego, con riferimento alle risorse superficiali e sotterranee.

Mutui e finanziamenti sospesi per i concessionari di piccole derivazioni a scopo idroelettrico fra l’1 maggio 2023 e il 31 ottobre 2023 e senza oneri aggiuntivi. La sospensione può essere richiesta anche in relazione ai pagamenti dei canoni per contratti di locazione finanziaria su beni mobili o immobili strumentali allo svolgimento delle attività di concessionario di piccole derivazioni a scopo idroelettrico. Multe molto più salate in caso di estrazione illecita di acqua: salgono da una forbice di 4.000-40.000 euro a una di 8.000-50.000 euro. Per gli inadempimenti nell’ambito delle attività di esercizio e manutenzione delle dighe, passano da 400-2.000 euro a 2.000-10.000 euro. Entro trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto, verrà approvato un piano di comunicazione per sensibilizzare i cittadini sulla situazione di crisi idrica e le gravi conseguenze che potrebbe portare sul tessuto economico e sociale e informare sul corretto utilizzo della risorsa idrica.

Musumeci: Per ricostruzioni 10 anni. Rispettare tempi o via incarichi e sanzioni

“Per quanto riguarda l’opera di ricostruzione, in consiglio dei ministri oggi se ne farà cenno, ma solo per una parte di carattere amministrativo, invece il ministero sta lavorando per semplificare il quadro normativo. Non è possibile che in Italia un’opera di ricostruzione dopo una calamità, non importa se frana, alluvione o terremoto, possa durare anche 60-70 anni. Lei pensi che nella Valle del Belice in Sicilia ancora i sindaci lamentano il mancato completamento della fase di ricostruzione, eppure quel disastroso terremoto è avvenuto nel gennaio del 1968. L’obiettivo, fra i tanti, è quello di dover limitare l’opera di ricostruzione, almeno per la parte che riguarda il sostegno finanziario del denaro pubblico. Siamo orientati a prevedere un lasso di tempo non superiore a 10 anni. Significa che se gradualmente il piano di ricostruzione, con le sue scadenze, non dovesse essere rispettato, chi viene chiamato a compiere questa operazione viene sollevato dall’incarico e non pensiamo di dover escludere poteri sanzionatori. Non è possibile che un’opera di risanamento, la necessità di restituire normalità a una comunità colpita da una calamità, debba non avere tempo, debba non seguire il calendario. Dobbiamo fissare regole rigorose”. Lo dice, intervistato da Gea, il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci.

Giorgia Meloni/Afp

Meloni: “Manovra coraggiosa per aiutare il ceto medio. Per le bollette stanziati 21 miliardi”

Sono molto soddisfatta del lavoro fatto con questa manovra finanziaria. Abbiamo svolto non un lavoro ragionieristico, ma delle scelte politiche. E’ una manovra che racconta di una visione politica”. Comincia così, Giorgia Meloni, con un applauso a se stessa e al suo governo. Dopo nemmeno un mese di frequentazione di palazzo Chigi, la presidente del Consiglio si presenta con una legge di Bilancio che – come era prevedibile – soddisfa molti e altrettanti ne scontenta. “L’approccio che abbiamo avuto è quello che si avrebbe nella definizione del bilancio familiare. Quando le risorse mancano non ti preoccupi cosa è utile per il consenso, ma di cosa è giusto fare. Si fanno delle scelte e ci si assume le responsabilità”, la spiegazione a margine che dischiude un nuovo orizzonte, meno ‘allegro’ e più realistico. I soldi, insomma, ci sono ma sono contati.

La manovra, che “è politica” e che è “coraggiosa e coerente”, scommette sul futuro. Meloni lo dice e lo ribadisce più volte nel corso della conferenza stampa. “La voce di maggior spesa riguarda il tema del caro bollette. Su 31 miliardi stanziati, 21 sono destinati alla crisi energetica”, sottolinea. Non ci fosse stato da arginare l’aumento di gas e luce “l’intervento sul cuneo fiscale sarebbe stato diverso”. La presidente del Consiglio entra nello specifico senza remore: “Due sono le priorità della nostra legge di bilancio: la crescita, vale a dire mettere in sicurezza il tessuto produttivo, e l’attenzione per famiglie e le categorie più fragili”. Nello specifico “ci sono tre tasse piatte: sui redditi incrementali alle partite Iva una del 15% sul maggiore utile conseguito con una soglia massima di 40mila euro, è una misura rivolta al ceto medio, che serve a riconoscere i sacrifici di chi riesce a fare meglio del passato”. Ci sono poi l’aumento della flat tax a 85mila euro e l’introduzione della tassa piatta al 5% sui premi di produttività fino a 3mila euro, contro il 10% previsto attualmente e, commenta Meloni, “fa il paio con l’estensione dei fringe benefit”.

Non sono previste nel 2023 la sugar tax e la plastica tax, gli extraprofitti verranno tassati al 35%, le pensioni minime verranno rivalutate del 120%, ci sarà una tregua fiscale ma non sono previsti condoni. In assoluto, questa legge di bilancio è “rivolta al ceto medio, non ai ricchi”. Resta un passaggio, il più importante: “Credo che la manovra possa essere migliorata in Parlamento, speriamo in un atteggiamento serio e responsabile delle opposizioni, come quello dimostrato da noi”.

Foto credit: Afp

irrigazione

Siccità, da Consiglio dei ministri ok a stato di emergenza per 5 regioni

Un Consiglio dei ministri lampo, durato circa dieci minuti, per dare l’ok allo stato di emergenza, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle Regioni e delle Province Autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, per cinque regioni: Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto. Lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche. Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36,5 milioni di euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali. La ripartizione vede andare 10,9 milioni di euro alla Regione Emilia Romagna, 4,2 milioni al Friuli Venezia Giulia, 9 milioni alla Lombardia, 7,6 milioni al Piemonte e 4,8 milioni al Veneto.

Le Regioni finora hanno fatto un ottimo lavoro e il confronto in Conferenza va avanti, ma questa crisi idrica impone un intervento nazionale”, ha commentato subito dopo il Consiglio dei ministri la titolare del dicastero per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini. “Abbiamo il dovere di affrontare la mancanza di acqua con grande realismo, evitando di alimentare nuove divisioni tra territori o tra interessi diversi. Servono soluzioni immediate, a partire dalla priorità di garantire acqua potabile a tutti i cittadini, senza dimenticare però il comparto agricolo. Abbiamo il dovere di salvaguardare i raccolti, le aziende, i sacrifici di una vita di tanti agricoltori e produttori italiani“, ha aggiunto, spiegando che “la carenza idrica di queste ultime settimane, inoltre, non ha fatto altro che esacerbare una situazione già piuttosto critica nel nostro Paese: da decenni non vengono realizzati nuovi invasi e dighe, facciamo i conti con infrastrutture obsolete o acquedotti colabrodo“. Ecco che, quindi, vanno colte le opportunità del Pnrranche per affrontare il tema della gestione dell’acqua in modo strutturale“, visto che “nel Piano sono previsti 2 miliardi e 800 milioni euro per interventi al sistema di distribuzione delle acque, per la riparazione e l’ammodernamento delle reti idriche, ma anche investimenti sui sistemi irrigui per garantire all’agroalimentare una maggiore e più costante disponibilità di acqua. Sarà fondamentale dotarsi di un sistema avanzato di monitoraggio e previsione, utile per mitigare e gestire meglio il rischio idrogeologico. Tutto questo ci permetterà di salvaguardare la risorsa idrica di cui disponiamo e di rendere il Paese più resiliente ai cambiamenti climatici, proteggendo la natura e le biodiversità”.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi

Cdm approva misure contro il caro energia: esteso bonus bollette

Il terzo decreto Energia ora è completo. Con i correttivi approvati dal Consiglio dei ministri, le misure studiate dal governo per aiutare cittadini e filiera produttiva contro i rincari dei prodotti energetici e garantire la liquidità delle imprese che effettuano stoccaggio di gas naturale, sono pronte e operative. Le direttrici sono significative, innanzitutto perché allargano il raggio dei bonus per famiglie, imprese, negozi e pmi a tutti e tre i trimestri del 2022 (le soglie di reddito per accedere sono 8 mila euro per il primo, 12 mila per secondo e terzo). Poi c’è la conferma dell’annullamento fino a settembre delle aliquote relative agli oneri generali di sistema per le utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione, oltre che per le utenze con potenza disponibile superiore a 16,5 kilowattora (negozi, pmi, attività artigianali, commerciali o professionali, capannoni e magazzini) o per usi di illuminazione pubblica o di ricariche pubbliche di veicoli elettrici. Inoltre, l’Iva è al 5% sulle somministrazioni di gas metano per usi civili e industriali e sono mantenute al livello del secondo trimestre le aliquote relative agli oneri generali di sistema per il gas naturale.

Senza contare che è prevista un’ulteriore riduzione degli oneri di sistema per il settore del gas, con particolare riferimento agli scaglioni di consumo fino a 5mila metri cubi all’anno, oltre a un contributo per il contenimento dei prezzi del gas da parte dei soggetti titolari di contratti pluriennali di importazione di gas naturale. E ancora, c’è il via libera al prestito di 4 miliardi al Gestore dei servizi energetici (Gse) per l’acquisto di gas naturale finalizzato agli stoccaggi (ad oggi sono vicini al 60%, ma a Palazzo Chigi sono ottimisti sull’obiettivo di portarli al 90 entro novembre). Tutto ciò è stato possibile grazie a un altro passaggio importante in Cdm: l’approvazione dell’assestamento di bilancio per il 2022. “Doveva essere approvato entro oggi“, spiega al termine della riunione Mario Draghi. Sottolineando che “il terzo trimestre per le bollette comincia domani, quindi, in mancanza di questa operazione ci sarebbe stato un disastro: i cittadini avrebbero ricevuto bollette senza agevolazioni, con rincari fino al 35-40%“.

In questo contesto si innesta anche la parte più ‘politica’ del discorso del premier, finito al centro di una polemica con epicentro i Cinquestelle, Beppe Grillo e Giuseppe Conte, proprio mentre era al Vertice Nato di Madrid, subito dopo il Consiglio europeo della scorsa settimana e il G7 di Elmau, dove ha strappato l’impegno dell’Ue ad arrivare a un tetto massimo sul prezzo del gas, come effetto domino del price cap sul petrolio, fortemente voluto dal presidente Usa, Joe Biden. Dalla Spagna, però, Draghi è rientrato con un giorno d’anticipo (e in mattinata ha visto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale), anche se nega il nesso con le polemiche per le presunte richieste avanzate al Garante M5S di rimuovere il leader. Assestamento di bilancio e bollette spiegano “perché sono rientrato a Roma ieri notte e l’ultima seduta del vertice Nato è stata validamente presidiata dal ministro Guerini“. La sua opinione è che la bolla sia destinata a sgonfiarsi: “Abbiamo davanti molte sfide: dalla guerra in Ucraina al Pnrr, ai rincari energetici, alla siccità. Sono convinto che potremo superare queste sfide se sapremo mostrare la stessa convinzione che abbiamo mostrato in questi mesi di governo“.

Per inciso, Draghi dice chiaro e tondo che l’esecutivo “non rischia, sono ancora ottimista” ma senza Cinquestelle “non si fa“: ricorda che “lo dissi già dalle consultazioni” e poi “il governo valuta il contributo che il Movimento ha dato all’azione di governo: troppo per accontentarsi di un appoggio esterno“. Polemica chiusa? Nei prossimi giorni il premier e Conte si sentiranno e si vedranno, il confronto lo dirà.

Nel frattempo le sfide internazionali continuano a premiare l’Italia. Come conferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, al termine della missione in Ue al Consiglio su energia e ambiente. I ministri hanno raggiunto un accordo che impegnerà i Paesi dell’Unione a produrre almeno il 40% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e di realizzare interventi di efficientamento, che permettano di ridurre il consumo di energia del 9% rispetto ai livelli previsti nel 2030. Inoltre, per l’automotive, nonostante la conferma del phase-out per i motori a combustione interna dal 2035, è stata raggiunta un’apertura importante per l’utilizzo di carburanti sintetici a impatto ambientale zero. “Le scelte che sono state prese vanno nell’auspicata direzione di una transizione ecologica rapida ma che non lascia nessuno indietro“, sottolinea il responsabile del Mite. Motivo in più per riportare la calma nella politica italiana. La partita è nella fase decisiva, ogni soffio di vento interno può tramutarsi in tornado a livello internazionale. Un rischio che il nostro Paese, in questa fase, proprio non può permettersi di correre.

carburante

Proroga all’8 luglio per il taglio delle accise su carburante

Il taglio delle accise sui carburanti sarà in vigore fino all’8 luglio 2022 invece che fino a giugno come inizialmente previsto. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alle nuove misure indicate nel decreto per la proroga del taglio delle accise sui carburanti – discusso oggi – che mira a sostenere cittadini e imprese dato il “perdurare degli effetti economici derivanti dall’eccezionale incremento dei prezzi dei prodotti energetici”.

Per quanto riguarda le “aliquote di accisa” per la benzina – si osserva nel decreto – sono determinate in “478,40 euro per mille litri”, quelle per oli da gas o gasolio usato come carburante sono “367,40 euro per mille litri” e le accise per gas di petrolio liquefatti (Gpl) usati come carburanti sono di di “182,61 euro per mille chilogrammi”. “L’aliquota Iva applicata al gas naturale usato per autotrazione è stabilita nella misura del 5%”.

L’autorità Garante per la sorveglianza dei prezzi, al fine di prevenire il rischio di manovre speculative derivanti dalla diminuzione delle aliquote di accisa, “si avvale della collaborazione dei ministeri, degli enti e degli organismi” indicati dalla legge, “nonché del supporto operativo del corpo della Guardia di finanza”, per monitorare l’andamento dei prezzi, anche relativi alla vendita al pubblico, dei suddetti prodotti energetici praticati nell’ambito dell’intera filiera di distribuzione commerciale.

Immediate le reazioni del mondo politico. “Taglio delle accise fino all’8 luglio, anche sul metano. Bene, il governo accoglie una richiesta della Lega per aiutare famiglie e imprese. Ora attendiamo i miliardi contro il caro energia“, ha detto Matteo Salvini, leader della Lega. “Adesso contano i fatti, non le parole: se la manovra dovesse rimanere di 6-7 miliardi, lo dico prima, non sono cifre sufficienti per poter affrontare questa situazione“, la riflessione del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Siccome abbiamo un governo che è sostenuto dal 95% del Parlamento, c’è bisogno che le forze politiche, tutte, si assumano la responsabilità: è arrivato il momento di uno scostamento di bilancio“, la sottolineaura.

ANNULLATO LO SCIOPERO DEL 4, 5 E 6 MAGGIO

Quanto ottenuto – spiegano le associazioni Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano – è il risultato di una battaglia portata avanti da oltre otto mesi e che certamente costituisce un tassello importante per la tutela del settore del metano per autotrazione, pesantemente colpito dal caro prezzi e che fino a oggi non aveva avuto alcun tipo di sostegno da parte del Governo“. Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano ringraziano “i ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per la sensibilità dimostrata nel salvaguardare al contempo una riduzione del prezzo al consumo e un’eccellenza italiana funzionale alla decarbonizzazione e che tanto ha dato e molto può dare al Paese in termini economici, ambientali e occupazionali“. “La filiera del metano per autotrazione conta, infatti, nel nostro Paese conta circa 20.000 addetti, oltre 1.500 punti vendita, 1.100.000 famiglie a basso-medio reddito, autotrasportatori e aziende di trasporto pubblico locale che hanno scelto il metano per la loro mobilità – motivate dall’economicità e dai vantaggi ecologici del gas naturale – e ben un 30% di biometano già distribuito in rete per uso autotrazione“, concludono le associazioni.