Presidente Cop28 replica alle polemiche: “Rispetto la scienza, inevitabile abbandonare combustibili fossili”

In una Cop già controversa, non si placa la bufera che si sta abbattendo sul suo presidente, l’emiratino Sultan Al Jaber. Dopo i documenti resi noti, tra gli altri, dalla Bbc, che lo accusavano di conflitto di interessi, questa volta a gettare benzina sul fuoco è un audio che lo riguarda. In uno scambio avvenuto a novembre con l’ex presidente irlandese Mary Robinson, riportato dal Guardian, Al Jaber ha affermato che l’“uscita” dai combustibili fossili è “inevitabile”, ma che “non esiste nessuno studio scientifico, nessuno scenario, secondo cui l’eliminazione dei combustibili fossili” porterà a limitare il riscaldamento globale a +1,5° gradi rispetto all’epoca preindustriale. Eppure, lo stesso presidente della Cop28, proprio durante il primo giorno della Conferenza – pur parlando una necessaria convivenza tra fonti fossili e rinnovabili durante la transizione energetica – aveva invitato i presenti a non omettere “alcun argomento” dai testi che saranno negoziati nell’arco di due settimane dai delegati di quasi 200 Paesi, quindi nemmeno i combustibili fossili.

Sultan Al Jaber è l’amministratore delegato di Adnoc, la principale compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti. E nasce proprio da qui il suo ruolo controverso, che nell’audio reso noto si esplicita ancora di più. “La riduzione dell’uso dei combustibili fossili e il loro abbandono sono, a mio avviso, inevitabili. È essenziale – ha detto a un evento online organizzato dall’iniziativa She Changes Climate – ma dobbiamo essere seri e pragmatici“. Con una sottolineatura ulteriore: “Mostratemi la tabella di marcia per un’uscita dai combustibili fossili che sia compatibile con lo sviluppo socio-economico, senza riportare il mondo all’età delle caverne“.

Per cercare di placare le polemiche, il presidente della Cop28 ha spiegato che rispetta le raccomandazioni scientifiche sul cambiamento climatico e ha chiesto una riduzione del 43% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. “Siamo qui perché crediamo e rispettiamo la scienza”, ha detto. “Tutto il lavoro della Presidenza è focalizzato e centrato sulla scienza”, ha dichiarato durante una conferenza stampa, alla quale ha invitato Jim Skea, il presidente dell’Ipcc, il gruppo di esperti sul clima incaricato dalle Nazioni Unite.

Durante la conferenza stampa gli è stato chiesto della frase riportata dal Guardian, che sembra mettere in discussione ciò che l’Ipcc e altri scienziati dicono sulla necessaria riduzione dei combustibili fossili, che sono responsabili di due terzi delle emissioni attuali.“La scienza dice che dobbiamo raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050 e che dobbiamo ridurre le emissioni del 43% entro il 2030” per limitare il riscaldamento globale a +1,5°C, l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi, ha risposto, aggiungendo: “Ho detto più e più volte che la riduzione e l’uscita dai combustibili fossili è inevitabile”. “Sono sorpreso dai continui e ripetuti tentativi di minare il lavoro della Presidenza della Cop28”, ha aggiunto Sultan Al Jaber. “Questa è la prima Presidenza della Cop che invita attivamente le parti a proporre formule su tutti i combustibili fossili”, ha sottolineato l’emiratino, lamentando che i media non sono interessati a questo fatto.

Cop28, ‘perdite e danni’, global stocktake, Accordo di Parigi: le parole chiave della conferenza

La Cop28, cioè la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si è aperta il 30 novembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, ha riportato all’attenzione del mondo una serie di parole e concetti chiave legati al cambiamento climatico.

FONDO ‘PERDITE E DANNI’. Nel corso della prima giornata, le parti hanno concordato di rendere operativo il cosiddetto ‘Fondo perdite e danni (Loss and damage)’, a favore dei paesi particolarmente vulnerabili ai disastri climatici e storicamente meno responsabili delle emissioni di gas effetto serra. Si tratta di uno dei punti chiave di questa Cop. Durante quella dello scorso anno, che si è tenuta a Sharm-el-Sheikh, in Egitto, era stato creato il fondo destinato a compensare le ‘perdite e i danni’, ma la sua attuazione si è rivelata molto complessa. All’inizio di novembre era stato trovato un fragile compromesso sul suo funzionamento e Sultan Al Jaber aveva espresso il desiderio che potesse essere approvato dalle parti proprio all’inizio della Conferenza. E così è stato. Resta da vedere, ora, quanto denaro verrà messo nel fondo, che sarà provvisoriamente ospitato dalla Banca Mondiale. Le prime promesse sono iniziate: 100 milioni di dollari dagli Emirati Arabi Uniti, altrettanti da Italia e Germania, 10 milioni dal Giappone, 17,5 milioni dagli Stati Uniti, fino a 40 milioni di sterline (circa 50 milioni di dollari) dal Regno Unito. La Commissione europea contribuirà con 270 milioni di euro. Questi importi, però, sono ancora molto lontani dalle decine di miliardi necessarie per finanziare i danni climatici nei paesi vulnerabili, che spingono verso l’obiettivo di 100 miliardi di dollari.

ACCORDO DI PARIGI. Siglato nel 2015 durante la Cop21, l’Accordo di Parigi ha mobilitato l’azione collettiva globale per proseguire gli sforzi volti a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. L’accordo chiede ai Paesi di rivedere gli impegni ogni cinque anni, di fornire finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo per mitigare i cambiamenti climatici, di rafforzare la resilienza e migliorare le capacità di adattamento agli impatti del clima. Ma perché è importante mantenere la temperatura sotto 1,5°C? La frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi e gli effetti irreversibili e permanenti, così come l’innalzamento del livello del mare, aumenteranno in modo significativo a meno che non si intervenga in modo sostanziale per contenere le temperature globali. Gli scienziati hanno raggiunto un consenso globale: dobbiamo limitare l’aumento della temperatura media mondiale a 1,5°C (equivalente a 2,7°F) rispetto ai livelli preindustriali per garantire il nostro futuro. Questa soglia è fondamentale per prevenire un ulteriore degrado ed evitare conseguenze potenzialmente irreversibili.

GLOBAL STOCKTAKE. Un’altra delle parole chiave di questa Cop28, è Global Stocktake. Ma che cos’è? E’ una valutazione dei progressi compiuti per mitigare il riscaldamento globale dall’Accordo di Parigi del 2015. Si tratta, insomma, di capire cosa è stato fatto da allora e cosa resta da fare. E’ un processo biennale previsto ogni cinque anni: il primo è iniziato nel 2022 e si concluderà proprio durante la Cop28. Il prossimo avverrà nel 2028 e poi di nuovo nel 2033. L’obiettivo è quello di coordinare gli sforzi sull’azione per il clima, comprese le misure per colmare le lacune nei progressi. Il Global Stocktake è previsto dall’articolo 14 dell’Accordo di Parigi. Questa valutazione comporta una revisione completa di tutti gli aspetti relativi all’azione e al sostegno globale per il clima, consentendo di identificare le carenze e di sviluppare in modo collaborativo le soluzioni, sia per il futuro immediato sia per il periodo successivo al 2030. Alla Cop28 la speranza è che il bilancio sia positivo.

Cop28, Meloni annuncia: “100 mln a fondo perdite e danni”. A Dubai firmato accordo Mase-Fao

La prima volta di Giorgia Meloni alla Cop. La premier fa il suo esordio alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, la 28esima della storia, e alla platea di Dubai non si presenta a mani vuote. Annunciando, infatti, che l’Italia “fornirà al fondo Loss&Damage 100 milioni di euro per aiutare a raggiungere gli obiettivi” che si pone l’assemblea.

La presidente del Consiglio spiega: “Il mondo che voglio vedere è quello in cui la natura, la nutrizione e gli esseri umani sono uniti e la ricerca è capace di aiutare ad ottimizzare quel legame, facendo in modo che ci siano delle colture resilienti verso il cambiamento climatico, ma anche creando nuove tecniche più innovative e moderne, che possano migliorare sia la qualità che la quantità dei raccolti, riducendo gli impatti negativi come per esempio il consumo di acqua eccessivo. Questo è quello in cui ci siamo impegnando“. Un discorso a 360 gradi, ma senza dimenticare la parte più importante, quella delle risorse, che dall’osservatorio di Palazzo Chigi “devono essere dedicate proprio al sistema alimentare“. Non a caso ricorda che “questo è uno degli scopi del fondo italiano sul clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato al continente africano“.

Perché nell’agenda della premier il Piano Mattei occupa sempre lo spazio di primo piano: “Una sostanziale parte del nostro progetto per l’Africa – ribadisce a Dubai –, che è basato sulla cooperazione con il continente africano, è diretto al settore agricolo. Ma il nostro scopo non è fare beneficenza, l’Africa non ha bisogno di elemosina, ma di qualcosa di diverso: la possibilità di competere su un campo da gioco che sia equo”. Perciò esorta ad “aiutare questo continente a prosperare basandosi sulle sue risorse, visto che ha il 65% delle terre arabili presenti al mondo e ciò implica che con una adeguata tecnologia e un adeguato addestramento possa soddisfare il proprio bisogno e la propria crescita economica“.

Altro punto importante toccato da Meloni è quello del sistema di relazioni, perché “le nazioni a livello individuale non possono fare molto“. Tra gli obietti della Presidenza italiana del G7, il prossimo anno, c’è proprio quello di intensificare i rapporti con i partner internazionali. Ad esempio spingendo perché “ad accompagnare gli sforzi pubblici ci sia il coinvolgimento di investimenti privati, per assicurare un mercato aperto alla libera competizione, ma protetto dalla concorrenza sleale“. Del resto, il capo del governo riconosce che “essere efficaci ed efficienti richiederà molte risorse che il settore pubblico da solo non sarà in grado di mobilitare“. Ma, sempre secondo Meloni, “essere in grado di mobilitare molte risorse non sarà sufficiente se non riusciremo ad assicurare facilitare l’accesso alle risorse rafforzando la promozione di un clima finanziario favorevole e lavorando a sistemi di assicurazioni connessi ai rischi climatici, come sta facendo l’Italia“. Ecco perché ritiene il ruolo delle banche multilaterali per lo sviluppo “essenziale, ma – avverte – devono riformarsi e adattarsi ai contesti odierni“.

A Dubai l’Italia porta a casa anche un accordo di primo livello. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, firma infatti una lettera d’intenti con il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, per il sostegno ad azioni climatiche a livello globale, con investimenti in particolare in Medio Oriente, Africa e Stati insulari in via di sviluppo, oltre all’implementazione dell’attuazione della Strategia sul cambiamento climatico e della Strategia Fao sulla ‘Mainstreaming Biodiversity nei Settori Agricoli’. “Rinnoviamo il nostro impegno a promuovere la crescita sostenibile della produttività agricola, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni di gas serra“, commenta il responsabile del Mase. Attualmente, la collaborazione tra il dicastero di via Cristoforo Colombo e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione si basa su due principali linee di attività: la partnership sulle Bioenergie con il Global Bioenergy Partnership e la promozione della Climate Smart Agriculture attraverso il progetto ‘International Alliance for Climate Smart Agriculture’. Ora il campo di azione di allarga, facendo segnare un nuovo punto all’Italia.

Cop28, Ciafani: Aiutare Paesi poveri a partire da rinnovabili senza gas e carbone Roma

“Non è benaugurante l’assenza alla COP28 dei presidenti degli Stati Uniti e della Cina, anche se l’accordo firmato qualche settimana fa è importante e può dare una mano al Pianeta”. Lo dice, intervistato da GEA, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, in occasione dell’apertura del congresso Cigno verde, a Roma. “L’assenza di Papa Francesco invece è solo fisica – ricorda -, perché la sua voce ricorrerà nelle stanze della COP28 ed è un elemento che speriamo possa far ricredere i Paesi che ad oggi non vogliono un nuovo accordo per andare oltre quello di Parigi del 2015 e speriamo che si possano mettere tutte quelle tessere necessarie a fare in modo che l’accordo per la lotta alla crisi climatica si concretizzi. Serve spingere sulle innovazioni e sulle rinnovabili nei Paesi industrializzati, nei Paesi emergenti e bisogna aiutare i Paesi in via di sviluppo non solo a partire dall’era delle rinnovabili senza passare da gas e carbone, ma anche aiutarli a gestire quelle perdite importanti che subiscono, conseguenza dei disastri ecologici che vediamo in tutto il Pianeta”

Cop28, capi di Stato e di governo alla prova del nove. Re Carlo: “La Terra non ci appartiene”

Ha preso il via a Dubai la seconda giornata della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, con il ‘World Climate Action Summit’, il segmento di alto livello della Cop28 che prevede gli interventi degli oltre 140 capi di Stato e di governo presenti. La 28esima conferenza è iniziata giovedì con la storica creazione di un fondo per compensare i Paesi vulnerabili per le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico. Anche se le prime promesse di finanziamento – nell’ordine di 400 milioni di dollari – rimangono simboliche rispetto alle necessità, stimate in centinaia di miliardi.

DA EMIRATI ARABI FONDO DA 30 MILIARDI. Il presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed al-Nahyane aprendo il vertice dei leader mondiali, ha annunciato la creazione di un fondo da 30 miliardi di dollari dedicato alle soluzioni climatiche. L’obiettivo è quello di raggiungere 250 miliardi di dollari entro il 2030.

GUTERRES: STOP A COMBUSTIBILI FOSSILI. “La scienza è chiara: il limite di 1,5°C è sostenibile solo se smettiamo finalmente di bruciare tutti i combustibili fossili”, ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres all’apertura del summit. “I segnali vitali del pianeta stanno venendo meno: emissioni record, incendi feroci, siccità mortali e l’anno più caldo mai registrato”, ha aggiunto. “Proteggere il nostro clima – ha detto Guterres – è la più grande prova di leadership a livello mondiale”.

RE CARLO III: COP SIA SPUNTO DI SVOLTA. “Prego con tutto il cuore – ha detto Re Carlo III – che la Cop28 sia un punto di svolta decisivo a favore di una vera trasformazione”, in un momento in cui il mondo “non è sulla strada giusta” in termini di riduzione delle emissioni. “Affrontare questo problema – ha aggiunto il sovrano – è un compito che spetta a tutti noi. Il cambiamento avverrà lavorando insieme e rendendo più facile l’adozione di decisioni che sosterranno il nostro mondo, piuttosto che continuare come se non ci fossero limiti o come se le nostre azioni non avessero conseguenze”. “L’armonia con la natura deve essere mantenuta. La terra non ci appartiene. Noi apparteniamo alla terra”, ha concluso.

IRAN LASCIA I NEGOZIATI PER PRESENZA ISRAELE. I delegati iraniani hanno abbandonato i negoziati per protestare contro la presenza di una delegazione israeliana. Gli iraniani considerano la presenza di Israele “contraria agli obiettivi e alle linee guida della conferenza e, in segno di protesta, stanno lasciando la sede della conferenza“, ha dichiarato il capo della delegazione iraniana, il ministro dell’Energia Ali Akbar Mehrabian, citato dall’agenzia ufficiale iraniana Irna.

LULA: AGIRE CONTRO LENTA DECARBONIZZAZIONE. “È il momento di affrontare il dibattito sul ritmo lento della decarbonizzazione del pianeta e di lavorare per un’economia che dipenda meno dai combustibili fossili. Dobbiamo farlo in modo urgente ed equo”, ha detto Luiz Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile.

VON DER LEYEN: PUNTARE SU PREZZO CARBONIO. DA UE 270 MILIONI A FONDO PERDITE E DANNI. Presente a Dubai anche la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che partecipa all’evento di alto livello sui mercati del carbonio con il Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca Mondiale e Organizzazione mondiale del commercio (Omc). “Se vogliamo mantenere il riscaldamento globale al di sotto del punto critico di 1,5 gradi – ha detto – dobbiamo ridurre le emissioni globali. E c’è un modo per ridurre le emissioni, promuovendo al contempo l’innovazione e la crescita: mettere un prezzo al carbonio”. Von der Leyen, ha annunciato che “l’Unione Europea contribuirà al nuovo Fondo per le perdite e i danni” approvato in apertura della Conferenza: “A oggi Team Europe ha contribuito per oltre 270 milioni di dollari, dobbiamo portare i fondi a disposizione velocemente“. La numero uno dell’esecutivo comunitario ha ricordato anche che “L’Europa ha sempre dato il meglio di sé, l’anno scorso ha contribuito con quasi 30 miliardi di dollari“, ma ora è necessario “fare di più” attraverso una riforma del sistema internazionale: “Abbiamo bisogno di un forte mercato dei green bond, di nuove fonti di finanziamento e di iniziative coraggiose per garantire che le emissioni globali siano coperte da un prezzo del carbonio“.

CARDINALE PAROLIN PRONUNCERA’ DISCORSO PAPA FRANCESCO. “Posso confermare che il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, presiederà la Delegazione della Santa Sede già presente a Dubai in occasione della COP28, per portare, nella giornata di sabato 2 dicembre, il contributo che avrebbe desiderato pronunciare il Santo Padre”. Lo ha annunciato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti. Il giorno seguente, domenica 3 dicembre, “insieme al Cardinale Prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, Ayuso Guixot – ha aggiunto – il Segretario di Stato parteciperà alla programmata inaugurazione del Faith Pavillion”. Papa Francesco non potrà partecipare alla Cop28 per ragioni di salute.

MODI PROPONE: COP33 IN INDIA. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha proposto a Dubai che sia l’India a ospitare la Cop33 sul clima, che si terrà nel 2028. “Da questo palco oggi propongo che sia l’India a ospitare la Cop33 nel 2028“, ha detto nel discorso di apertura della sequenza di capi di Stato e di governo alla 28ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. “Il mondo intero ci guarda, Madre Natura guarda a noi per proteggere il suo futuro. Dobbiamo riuscirci“, ha dichiarato Narendra Modi, il cui Paese detiene attualmente la presidenza del G20. L’India ha già ospitato la Cop8 a Nuova Delhi nel 2002. La sua candidatura per una nuova Cop presuppone l’accordo di altre nazioni del blocco asiatico.

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Cop28, Meloni vola a Dubai e guarda all’Africa: Piano Mattei in filigrana

Giorgia Meloni vola a Dubai con lo sguardo rivolto all’Africa.

La 28esima Conferenza dell’Onu sul clima si muove su tre binari: l’aumento dell’ambizione di mitigazione delle emissioni climalteranti, l’ampliamento delle azioni di adattamento al cambiamento e la questione della finanza climatica.

Su nutrizione e adattamento la premier italiana ha deciso di intervenire in due eventi settoriali di alto livello domani, 1 dicembre. Nel primo parlerà in particolare di nutrizione, toccando questioni care ai Paesi africani, che si intrecciano a stretto giro con il suo Piano Mattei. Sull’Africa, l’Italia confermerà gli impegni, ribadendo l’intenzione di destinare al Continente gran parte del suo Fondo per il Clima.

Il tema principale al centro del vertice è il ‘global stocktake‘, cioè il primo ‘tagliando’ dell’accordo di Parigi siglato nel 2015, per fare il punto sullo stato di attuazione dell’Accordo di Parigi e indirizzare i prossimi traguardi per il quinquennio 2025-2030. Gli obiettivi della presidenza emiratina, ai quali l’Italia ha aderito sono diversi: triplicare le rinnovabili installate entro il 2030 e portare il tasso medio annuo globale di miglioramento nell’efficienza energetica dal 2,2% al 4%; rafforzare l’attenzione al nesso fra cambiamenti climatici e resilienza dei sistemi alimentari, inserendo nelle principali strategie nazionali su clima e ambiente anche i piani nazionali tesi alla trasformazione dei sistemi alimentari; dare impulso alla finanza per il clima.

In questo contesto, è atteso un annuncio finanziario importante da parte degli Emirati. Come per la Cop27 di Sharm el-Sheikh, che ha dovuto fare i conti con il conflitto in Ucraina, la guerra entra anche nella Cop28, che si apre con un minuto di silenzio per “tutti i civili morti nell’attuale conflitto a Gaza” chiesto dal presidente egiziano Sameh Choukri. Il tema della sicurezza, declinato anche in chiave sicurezza energetica, sarà comunque all’ordine del giorno.

La sera di domani, 1 dicembre, l’Italia offrirà un concerto del Teatro alla Scala con molti degli ospiti della Cop28, organizzato in collaborazione con la Farnesina e il sostegno dell’Eni. Sabato 2 dicembre è previsto invece l’intervento di Meloni in plenaria, intorno alle 11.30 del mattino. Nei due giorni di permanenza, saranno diversi i bilaterali tenuti dalla premier con gli altri leader. Con la premier, ci saranno anche il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, e la sua vice, Vannia Gava.

Ad aprire i lavori della plenaria, il 2 dicembre, ci sarebbe dovuto essere Papa Francesco in persona. I medici del Pontefice gli hanno però sconsigliato il viaggio, dato il suo stato di salute. Bergoglio ha una bronchite acuta, anche se non ha più la febbre. “Speriamo che quanti interverranno nella Cop28 siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda – ha twittato oggi -. Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna“. La Santa Sede sarà comunque a Dubai, con il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, e il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Nell’area Expo verrà inaugurato il Faith Pavillon, istituito dall’Interfaith Center for Sustainable Development insieme al Muslim Council of Elders. E’ il primo del suo genere nella storia delle Cop e promuove l’impegno religioso e il dialogo interreligioso nell’attuazione di misure efficaci per affrontare la crisi climatica. Con al-Tayyeb, Francesco avrebbe dovuto firmare la Dichiarazione ‘Confluence of Conscience’. “Il Papa è in via di guarigione, solo che non voleva esporsi a rischi, questo secondo l’indicazione data dai medici”, spiega Parolin su Vatican News. Le modalità di partecipazione della Santa Sede sono allo studio in queste ore: “Stiamo vedendo adesso. Di solito io ho a tutte le Cop, penso quindi che andrò questa volta anche io ma naturalmente riducendo la permanenza. Poi – ricorda – c’è la delegazione che si ferma per tutte e due le settimane dei lavori, io parteciperei solo alla prima parte dei lavori”.

Accordo storico alla Cop28: reso operativo fondo ‘perdite e danni’ per i paesi più poveri

Un accordo di “portata storica”. Esulta il presidente emiratino della Cop28, Sultan Al Jaber, per il primo fondamentale risultato raggiunto poche ore dopo l’apertura della conferenza delle Nazioni Unite sul clima che ha preso il via a Dubai. Dopo gli interventi di rito e il passaggio di consegne tra il presidente della Cop27, l’egiziano Sameh Choukri e lo stesso Al Jaber, le parti hanno concordato di rendere operativo il cosiddetto ‘Fondo perdite e danni’, a favore dei paesi particolarmente vulnerabili ai disastri climatici e storicamente meno responsabili delle emissioni di gas effetto serra. “Oggi abbiamo fatto la storia. È la prima volta che una decisione viene adottata il primo giorno di una Cop. E anche la velocità con cui lo abbiamo fatto è storica”, ha detto Al Jaber. “Questo risultato – ha aggiunto – dimostra il duro lavoro di molti, in particolare dei membri del Comitato di transizione che hanno lavorato instancabilmente per arrivare a questo punto”.

L’intesa raggiunta – e accolta dalla standing ovation dei delegati dei quasi 200 paesi partecipanti – è un passo positivo per allentare le tensioni finanziarie tra Nord e Sud, parallelamente ai negoziati sui combustibili fossili.

Il ‘Fondo loss and damage’ è uno dei punti chiave di questa Cop. Durante quella dello scorso anno, che si è tenuta a Sharm-el-Sheikh, in Egitto, era stato creato il fondo destinato a compensare le ‘perdite e i danni’, ma la sua attuazione si è rivelata molto complessa. All’inizio di novembre era stato trovato un fragile compromesso sul suo funzionamento e Sultan Al Jaber aveva espresso il desiderio che potesse essere approvato dalle parti proprio all’inizio della Conferenza. E così è stato.

LE RISORSE PER IL FONDO. Resta da vedere, ora, quanto denaro verrà messo nel fondo, che sarà provvisoriamente ospitato dalla Banca Mondiale. Le prime promesse sono iniziate: 100 milioni di dollari dagli Emirati Arabi Uniti, altrettanti dalla Germania, 10 milioni dal Giappone, 17,5 milioni dagli Stati Uniti, fino a 40 milioni di sterline (circa 50 milioni di dollari) dal Regno Unito. La Commissione europea e gli altri Stati membri dell’Ue si sono impegnati a fornire un “contributo sostanziale” e si prevede che ciascuno annuncerà la propria quota venerdì e sabato. I paesi sviluppati stanno inoltre facendo pressioni per allargare la base dei donatori a paesi emergenti ricchi come la Cina e l’Arabia Saudita. Questi importi, però, sono ancora molto lontani dalle decine di miliardi necessarie per finanziare i danni climatici nei paesi vulnerabili, che spingono verso l’obiettivo di 100 miliardi di dollari.

MINUTO DI SILENZIO PER VITTIME A GAZA. Nonostante i rapidi progressi su questo tema cruciale, è probabile che i negoziatori abbiano altre questioni divisive da discutere, in particolare sul futuro dei combustibili fossili, sullo sfondo del conflitto tra Israele e Hamas. A dimostrazione del fatto che la guerra è nella mente di tutti, il presidente della precedente conferenza, Sameh Choukri, capo della diplomazia egiziana, ha chiesto all’inizio della cerimonia di apertura un breve momento di silenzio per “tutti i civili morti nell’attuale conflitto a Gaza”. Il presidente israeliano Isaac Herzog approfitterà della sua visita alla Cop per tenere una serie di incontri diplomatici volti a garantire il rilascio di altri ostaggi detenuti da Hamas

IL RUOLO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI. In cima all’agenda ci sarà, dunque, il destino dei combustibili fossili – carbone, gas e petrolio – il cui uso è la causa principale del riscaldamento globale e dei disastri che lo accompagnano. Sultan Al Jaber, che è anche amministratore delegato della compagnia petrolifera nazionale Adnoc, ha chiesto che “il ruolo dei combustibili fossili” sia menzionato in qualsiasi accordo finale. Simon Stiell, capo dell’agenzia Onu per il clima, è stato ancora più diretto: “Se non diamo il segnale della fine dell’era fossile come la conosciamo, ci prepariamo al nostro declino finale”.

ARRIVANO MELONI E VON DER LEYEN. Venerdì toccherà a Re Carlo III parlare all’apertura del vertice dei leader, a cui non parteciperanno il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, sostituito dalla sua vicepresidente Kamala Harris, e il suo omologo cinese Xi Jinping. Assente anche Papa Francesco per motivi di salute. Ci saranno, invece, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e la premier Giorgia Meloni, che interverrà a due eventi dedicati a nutrizione e adattamento ai cambiamenti climatici.

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Si è aperta a Dubai la Cop28. Il presidente Al Jaber: “Combustibili fossili siano nella dichiarazione finale”

Centottanta tra primi ministri e capi di Stato, oltre 97mila visitatori accreditati e 12 giorni di incontri, negoziati, bilateriali e trattative, con un obiettivo ambizioso: limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Si è aperta oggi a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la COP28, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. All’Expo City della città il mondo cercherà di trovare soluzioni concrete per affrontare la sfida del cambiamento climatico in tutti gli scenari internazionali, valorizzando le esperienze e le buone pratiche di ciascun Paese. Sullo sfondo, la guerra in Ucraina, quella in Medioriente e tutti i temi legati al surriscaldamento globale, dai fenomeni meteo estremi all’acuirsi della fame nel mondo, dai migranti a causa del clima ai rischi per la salute. A guidare la Conferenza c’è l’emiratino Sultan Al Jaber, che guida l’Adnoc, la più grande compagnia petrolifera del Paese e finito in questi giorni al centro di accese polemiche a causa di alcuni documenti trovati e resi pubblici dal Centre for Climate Reporting e dalla BBC, che lo accusano di usato la sua posizione di presidente della COP28 per promuovere i progetti petroliferi ed energetici degli Emirati in diversi Paesi.

Non omettere “alcun argomento” dai testi che saranno negoziati nell’arco di due settimane dai delegati di quasi 200 Paesi, quindi nemmeno i combustibili fossili. Lo ha chiesto proprio Al Jaber, in apertura della Conferenza sul clima. “Dobbiamo assicurarci di includere il ruolo dei combustibili fossili. So che ci sono forti opinioni sull’idea di includere formule sui combustibili fossili e sulle energie rinnovabili nel testo negoziato”, ha dichiarato. E di combustibili fossili ha parlato anche Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: “Se non segnaliamo la fine dell’era dei combustibili fossili così come la conosciamo – ha detto –  ci prepariamo al nostro declino terminale. E il prezzo da pagare sarà quello delle vite umane”. Stiell ha chiesto l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, seguendo le raccomandazioni di numerosi rapporti delle Nazioni Unite.

Assenti alla conferenza il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e quello cinese Xi Jinping. I due leader sono alla guida dei Paesi che più di tutti inquinano. La Cina è in cima alla classifica per le emissioni di gas serra: nel 2021 sono state 14,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente. Gli Usa, invece, si piazzano al secondo posto, anche se si sono impegnati a dimezzare le proprie emissioni entro il 2030 rispetto al 2005 (nel 2021 sono state 6,28 miliardi di tonnellate).

E a Dubai non ci sarà nemmeno Papa Francesco che avrebbe dovuto portare per la prima volta nella storia la Santa Sede al tavolo dei negoziati. La sua presenza era prevista dall’1 al 3 dicembre. Anche se le sue condizioni di salute sono migliorate, i medici hanno sconsigliato il viaggio. In programma, il Pontefice aveva due discorsi pronunciati in spagnolo, nella sua lingua madre, e trenta bilaterali. Non avrebbe voluto rinunciare a Dubai, Jorge Mario Bergoglio, una occasione troppo importante per una delle battaglie simbolo del suo Pontificato, la cura del Creato. Dei trenta incontri a porte chiuse, venti sarebbero dovuti essere con capi di Stato e di governo, dieci con realtà impegnate nella lotta al cambiamento climatico. E’ possibile, non certo, che il Papa possa essere comunque presente in videocollegamento.

Ci sarà, invece, la premier Giorgia Meloni, che sarà negli Emirati Arabi Uniti dall’1 al 3 dicembre. La prima parte della COP28 si svolgerà da venerdì 1 a sabato 2 dicembre in occasione del World Climate Action Summit, il cosiddetto segmento di alto livello a cui prenderanno parte i capi di Stato e di Governo, compresa la presidente del Consiglio, che interverrà per esporre i piani e gli obiettivi del nostro Paese. E a Dubai voleranno anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e la viceministra Vannia Gava.

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Dalla transizione energetica al fondo ‘perdite e danni’: i 5 nodi della Cop28 che si apre domani a Dubai

Temperature record, inondazioni catastrofiche nel Corno d’Africa o addirittura incendi devastanti nelle foreste del Canada: di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico, i leader mondiali sono chiamati, più che mai, a forti risposte collettive.

Ecco cinque cose a cui prestare attenzione alla Cop28, il vertice sul clima delle Nazioni Unite, che si aprirà domani a Dubai.

1. TRANSIZIONE ENERGETICA. Tutti gli occhi saranno puntati sui termini adottati per la transizione energetica, dai combustibili fossili alle rinnovabili. Una transizione cruciale per riuscire a limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto all’era preindustriale, l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi. Durante la COP26, a Glasgow nel 2021, le parti hanno concordato una riduzione della quota di carbone. Da allora, gli attivisti e alcuni governi hanno spinto affinché venissero nominati il ​​petrolio e il gas, ma resta ancora da trovare la formulazione esatta. Le aspettative ruoteranno anche attorno agli impegni dei paesi per triplicare le loro capacità di energia rinnovabile entro il 2030 – un obiettivo recentemente sostenuto dal G20, poi ribadito da Stati Uniti e Cina in una dichiarazione congiunta all’inizio di questo mese – e a raddoppiare il tasso di miglioramento dell’energia. efficienza.
Idealmente, questi impegni dovrebbero assumere la forma di una risposta ad una valutazione tecnica dell’accordo di Parigi pubblicata all’inizio di settembre, che ha evidenziato gli sforzi decisamente insufficienti compiuti finora.

2. FONDO PERDITE E DANNI. La svolta più importante della COP27 a Sharm-el-Sheikh, in Egitto, è stata la creazione di un fondo destinato a compensare le ‘perdite e i danni’ dei paesi particolarmente vulnerabili ai disastri climatici e storicamente meno responsabili delle emissioni di gas effetto serra. Ma l’attuazione di questo nuovo fondo si sta rivelando complessa e i negoziati slittano da un anno. Tra le questioni da risolvere: chi dovrebbe pagare? Chi ne trarrà beneficio? Chi dovrebbe essere responsabile della sua gestione?
All’inizio di novembre è stato trovato un fragile compromesso sul suo funzionamento e il presidente degli Emirati della Cop28, Sultan Al Jaber, ha recentemente dichiarato che spera che possa essere approvato dai paesi fin dall’inizio della Cop28, al fine di creare uno slancio positivo.

3. FINANZIAMENTI PER IL CLIMA. Gruppi di esperti stimano che il mondo dovrà investire più di 3mila miliardi di dollari all’anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici. Ma finora i paesi sviluppati sono lontani da questo, sia che si tratti di investimenti per la transizione energetica o di adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico.
Nel 2009, i paesi ricchi, principali responsabili delle emissioni e storici colpevoli della crisi climatica, hanno promesso di raggiungere i 100 miliardi di dollari all’anno per i paesi più poveri entro il 2020. Un obiettivo finalmente “probabilmente” raggiunto lo scorso anno, con due anni di ritardo, secondo l’OCSE. La Cop28 dovrebbe anche gettare le basi per un nuovo obiettivo di finanziamento successivo ai 100 miliardi, anche se le parti non saranno obbligate a prendere una decisione quest’anno.

4. METANO. Il metano è un potente gas serra, il secondo maggior contributore al cambiamento climatico dopo la CO2, ma che finora ha ricevuto molta meno attenzione. Cina, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti devono organizzare congiuntamente un vertice sul metano e altri gas serra, oltre alla CO2, durante la Cop28. Potrebbe portare a un inasprimento dell’impegno preso nel 2021 di ridurre le emissioni di metano di almeno il 30% rispetto al 2020.

5. SISTEMI ALIMENTARI. La Cop28 sarà anche la prima a concentrarsi così tanto sui sistemi alimentari globali, responsabili di circa un terzo dei gas serra emessi. La produzione alimentare e la sua distribuzione sono quindi minacciate dalla siccità, oltre ad altri disastri climatici.

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Sfuma il sogno del Papa: viaggio alla Cop28 annullato su richiesta dei medici

Il viaggio di Papà Francesco a Dubai per la Cop28 è annullato. L’annuncio arriva improvviso in serata, su richiesta dei medici. “Pur essendo migliorato il quadro clinico generale relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie, i medici hanno chiesto al Papa di non effettuare il viaggio previsto per i prossimi giorni a Dubai, in occasione della 28a Conferenza delle Parti per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici”, spiega il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, che solo poche ore prima aveva tenuto un briefing sul viaggio. “Papa Francesco ha accolto con grande rammarico la richiesta dei medici e il viaggio è dunque annullato – precisa -. Permanendo la volontà del Papa e della Santa Sede di essere parte delle discussioni in atto nei prossimi giorni, saranno definite appena possibile le modalità con cui questa si potrà concretizzare”.

In programma, il Pontefice aveva due discorsi pronunciati in spagnolo, nella sua lingua madre, e trenta bilaterali. Non avrebbe voluto rinunciare a Dubai, Jorge Mario Bergoglio, una occasione troppo importante per una delle battaglie simbolo del suo Pontificato, la cura del Creato. La conferenza delle parti alla Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici degli Emirati Arabi (30 novembre-12 dicembre) sarebbe stata la prima della storia a ospitare un Pontefice.

Se crediamo nella capacità degli esseri umani di trascendere i nostri meschini interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la Cop28 porterà ad un’accelerazione della transizione energetica. Questa Conferenza può essere un punto di svolta”, aveva twittato il Papa il giorno prima di essere costretto a annullare il viaggio e il suo intervento alla conferenza, che era in agenda per il 2 dicembre.

Dei trenta incontri a porte chiuse, venti sarebbero dovuti essere con capi di Stato e di governo, dieci con realtà impegnate nella lotta al cambiamento climatico. “E’ un viaggio particolare“, aveva spiegato Bruni, ricordando che Bergoglio tenne bilaterali anche in Kazakistan, che ha visitato dal 13 al 15 settembre 2022 in occasione del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali. In quei giorni, il Pontefice tenne colloqui privati con leader religiosi, tra cui il grande imam di Al Azhar, Al Tayyeb.

Lo stesso Al Tayyeb, figura di spicco dell’Islam sunnita, ha accompagnato il Papa nella firma del documento sulla fratellanza umana nel 2019, sempre negli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi, e avrebbe ritrovato Francesco anche a Dubai il 3 dicembre, per l’inaugurazione del Faith Pavillon sempre nell’area dell’Expo. Il padiglione, istituito dall’Interfaith Center for Sustainable Development insieme al Muslim Council of Elders, è il primo del suo genere nella storia delle Cop e promuove l’impegno religioso e il dialogo interreligioso nell’attuazione di misure efficaci per affrontare la crisi climatica. Con al-Tayyeb, Francesco avrebbe dovuto firmare la Dichiarazione ‘Confluence of Conscience’.