Da inizio anno 51,2% produzione elettricità da rinnovabili, ma record import energia

Dall’inizio dell’anno il 51,2% della produzione elettrica italiana è da fonti rinnovabili, ma l’import di energia elettrica è a livelli record. Secondo i dati forniti da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, il fabbisogno di elettricità in Italia a ottobre è stato di 25,5 miliardi di kWh, con un aumento marginale dello 0,6% destagionalizzato nei confronti dello stesso mese di un anno fa e differenze territoriali significative: mentre al nord la domanda è aumentata dell’1%, al sud e nelle isole si è registrato un calo del 1,4%. La domanda nel centro Italia è rimasta pressoché invariata (-0,2%).

Guardando ai primi dieci mesi del 2024, il fabbisogno di energia elettrica ha visto una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, con una correzione destinata ad eliminare l’effetto delle fluttuazioni stagionali e del calendario che porta il dato rettificato al +1,4%.

Per quanto riguarda i consumi industriali, lo scorso mese il cosiddetto indice IMCEI (indice mensile dei consumi elettrici industriali), che monitora i consumi delle imprese ‘energivore’, ha registrato una contrazione del 2,3% rispetto a ottobre 2023. Nonostante il dato negativo, alcuni settori hanno segnato performance positive, tra cui la cartaria, i metalli non ferrosi, la siderurgia e l’alimentare. In flessione invece i settori della chimica, dei mezzi di trasporto, del cemento e delle ceramiche.
Sul fronte dei servizi, l’indice Imser, che analizza i consumi di energia nei vari comparti del settore terziario, ha invece mostrato una crescita del 7,6% a partire dai dati di agosto 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo incremento si è manifestato in quasi tutti i comparti, a eccezione di quelli dell’informazione, della comunicazione e dei trasporti, che hanno registrato flessioni.

Nel solo ottobre l’energia elettrica consumata in Italia è stata coperta per l’83,7% dalla produzione nazionale, con la restante parte (16,3%) soddisfatta tramite importazioni dall’estero. Il saldo estero è stato inferiore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, segnando una riduzione del 12,8%. Tuttavia, se si considerano i dati progressivi da gennaio a ottobre, l’import netto è aumentato dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Record storico con 42,851 miliardi di Kwh.

Per quanto riguarda la produzione, quella nazionale netta ha raggiunto i 21,5 miliardi di kWh. Le fonti rinnovabili hanno contribuito con il 41,2% della domanda elettrica, in netto aumento rispetto al 35,3% di ottobre 2023. Nei primi dieci mesi dell’anno, le rinnovabili hanno coperto il 42,8% del fabbisogno nazionale, contro il 37% dello stesso periodo del 2023. La fonte termica ha visto una diminuzione del 6%, con una marcata riduzione della produzione da carbone (-30,1%). In crescita, invece, le fonti idrica (+55,9%) e fotovoltaica (+1,4%). Il fotovoltaico ha beneficiato di un incremento della capacità in esercizio, che ha più che compensato il calo dell’irraggiamento solare. Nonostante una diminuzione nella produzione eolica (-26,5%), principalmente a causa di scarse condizioni di vento, e della geotermica (-4,8%), le fonti rinnovabili hanno continuato a giocare un ruolo sempre più rilevante nel mix energetico nazionale.

La capacità installata da fonti rinnovabili ha registrato un aumento significativo di 6.042 MW nei primi dieci mesi del 2024, di cui ben 5.482 MW derivanti dal fotovoltaico. Questo incremento supera del 33% quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente e ha già superato il dato complessivo dell’intero 2023, che era stato pari a circa 5.800 MW. Alla fine dello scorso mese l’Italia contava una potenza installata da fonti rinnovabili di 75,2 GW, con il fotovoltaico che ha raggiunto i 35,8 GW e l’eolico i 12,9 GW.

Con guerra in Ucraina e calo del nucleare francese elettricità in Italia costa il 33% in più

In base alla rilevazione settimanale del Gme, il Gestore dei mercati energetici italiani, il prezzo del gas all’ingrosso è stato di 40,67 euro per megawattora nella settimana 32 di quest’anno, quella tra il 5 e l’11 agosto, in rialzo del 7,3% nei confronti dell’ottava precedente. Lo scorso anno, sempre nella settimana 32, il prezzo del gas all’ingrosso era scambiato a 30,78 euro per megawattora. Rispetto allo stesso periodo del 2023, il gas in Italia costa dunque il 32,1% in più. A surriscaldare i prezzi c’è il pericolo che l’escalation Ucraina-Russia coinvolga gli impianti energetici, ma c’è anche la concorrenza asiatica per il Gnl.

Il contratto Ttf con scadenza settembre sale di oltre il 5% a 45,4 euro per megawattora, durante la seduta odierna, in seguito all’attacco delle forze armate ucraine alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e all’annunciata riduzione di capacità nucleare di 2,4 Gwh da parte di Edf a causa dell’ondata di calore che sta colpendo la Francia e l’Europa. Poi in realtà chiude perdendo circa l’1,5% e torna sotto i 40 euro. Si resta comunque sui massimi da 8 mesi perché sullo sfondo il più grande assalto dell’Ucraina in territorio russo, dopo l’invasione del 2022, sta mettendo ancora più pressione alle quotazioni di una delle materie prime chiave dell’Europa. Si combatte nella regione russa di Kursk, sede di un punto chiave di immissione di gas. La stazione di Sudzha è infatti vicino al confine e fa parte dell’ultimo punto di transito del gasdotto russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina.

I flussi per ora restano comunque in linea con le settimane precedenti, come sottolineato da Gazprom. C’è grande timore però per un’interruzione improvvisa e anticipata dei flussi, il che rappresenterebbe uno shock per nazioni come la Slovacchia e l’Austria, che attualmente dipendono da questa fornitura e potrebbero vedere prezzi del gas più elevati per aziende e consumatori se venisse bloccata.
I commercianti di gas europei evitano quindi lo stoccaggio in Ucraina dopo gli attacchi russi. E, oltre al confine orientale, l’attenzione è rivolta anche alla prossima manutenzione intensiva presso gli stabilimenti norvegesi a partire da fine agosto, che ridurrà inevitabilmente le forniture.

Non è solo la guerra però ad accendere il gas. Al 6 agosto il tasso di riempimento degli stoccaggi in Europa supera l’86%, al di sopra della media quinquennale del 78%, tuttavia i minori afflussi di Gnl hanno fatto sì che il ritmo delle costruzioni di stoccaggio sia un po’ più lento anno su anno, e quindi le scorte stanno iniziando a scendere al di sotto dei livelli dell’anno precedente quando, in questo periodo, erano all’87%. Il principale colpevole di questa lentezza è stato il minor afflusso di Gnl in Europa. La forte domanda asiatica di gas liquefatto ha garantito che il JKM – l’equivalente del Ttf nell’Asia nord orientale specialmente in Giappone e Corea – sia stata scambiata a un premio superiore rispetto a Ttf per gran parte del 2024, il che ha portato a una deviazione dei carichi di Gnl dall’Europa all’Asia. Gli invii di gas liquefatto alla Ue a luglio sono rimasti sostanzialmente invariati mese su mese, a poco meno di 7,6 miliardi di metri cubi. Tuttavia, questo lascia comunque i volumi di luglio in calo del 25% anno su anno e i volumi mensili più bassi visti dall’inizio della guerra Russia/Ucraina.

Col gas più caro, anche il prezzo dell’energia elettrica rincara. A luglio luglio il Pun – cioè il prezzo della luce all’ingrosso – è salito “a 112,32 euro/MWh (+9,15 euro/MWh), livello più alto da inizio anno”, riflettendo “soprattutto lo stagionale aumento della domanda, con gli acquisti in decisa crescita ai massimi da agosto 2019, dinamica a cui si affianca anche un calo dei volumi rinnovabili“, si legge nell’ultima newsletter del Gme, il Gestore dei mercati energetici italiano. E se le rinnovabili perdono peso nel mix energetico, lo riacquista inevitabilmente il gas. Risultato finale: secondo la rilevazione settimanale del Gme, il prezzo dell’elettricità all’ingrosso è stato di 128,7 euro per megawattora nella settimana 32 di quest’anno, quella tra il 5 e l’11 agosto, in rialzo del 7,1% nei confronti dell’ottava precedente. Lo scorso anno, sempre nella settimana 32, il Pun (prezzo unico nazionale) dell’energia elettrica era di 96,31 euro per megawattora. Rispetto allo stesso periodo del 2023, l’elettricità in Italia costa dunque il 33,6% in più.

Edison, rinnovabili spingono i risultati: ebitda +20,3% e utile +18,2%

Ottimi risultati per Edison nel primo semestre 2024. La semestrale si chiude con una “solida performance operativa complessiva“, spiega il gruppo.

Il Margine operativo lordo cresce del 20,3% a 967 milioni, da 804 milioni nello stesso periodo del 2023, spinto in particolare dalle rinnovabili, che nel periodo sono arrivate a rappresentare un terzo del mix produttivo del Gruppo, grazie soprattutto alla ripresa del comparto idroelettrico, dalle attività di ottimizzazione del portafoglio gas e dalle vendite ai segmenti Business e Retail (B2B e B2C) di Edison Energia, che nei primi 6 mesi dell’anno accresce la sua base clienti del 15% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Il primo semestre 2024 si chiude con un utile netto in crescita a 221 milioni di euro (+18,2%) da 187 milioni di euro del primo semestre 2023, anche tenendo conto d’un accantonamento materiale per le attività di rigenerazione territoriale. L’indebitamento finanziario al 30 giugno 2024 registra un saldo a credito di 226 milioni rispetto al saldo a credito di 160 milioni del 31 dicembre 2023, per effetto principalmente della significativa generazione di cassa dettata dai buoni risultati della gestione operativa.

Nel dettaglio, la domanda di energia elettrica in Italia nel primo semestre 2024 registra una lieve crescita (+1,1%) rispetto allo stesso periodo del 2023, attestandosi a 151,6 TWh. Diminuisce la produzione termoelettrica (-16,8% a 66,1 TWh), che comunque resta la prima fonte di produzione del Paese, soddisfacendo il 52,6% dei consumi e assicurando una produzione continuativa in grado di coprire anche i picchi di domanda. Nel contesto, è estremamente positivo il contributo delle rinnovabili che arrivano a coprire il 37,5% del fabbisogno: l’idroelettrico – prima fonte rinnovabile per produzione – presenta una crescita del 61,9% a 26,8 TWh, complici le abbondanti precipitazioni registrate nel Nord Italia; seguono il fotovoltaico (+17,4% a 17,6 TWh) e l’eolico (+10,9% a 12,6 TWh). In aumento anche l’import dall’estero (+3,8% a 27,1 TWh). La produzione nazionale (+0,6% a 125,7 TWh) da sola ha soddisfatto l’82,3% della richiesta. Sul fronte dei prezzi, nel semestre il Prezzo Unico Nazionale (PUN) ha registrato una contrazione del 31,3%, attestandosi su un valore medio di 93,5 euro/MWh rispetto a 136,1 euro/MWh dello stesso periodo dello scorso anno, per effetto della riduzione dei costi di generazione termoelettrica e dell’incremento della produzione idroelettrica.

La domanda di gas nel Paese nel primo semestre 2024 è in flessione del 6,5% a 31 miliardi di metri cubi rispetto a 33,2 miliardi di metri cubi del primo semestre 2023. Nel periodo diminuiscono i consumi residenziali (-1,8% a 15,3 miliardi di metri cubi) e quelli termoelettrici (-11,6% a 8,7 miliardi di metri cubi); mentre di segno opposto gli usi industriali che mostrano una lieve crescita (+1,7% a 6 miliardi di metri cubi). Sul fronte dei prezzi, il gas spot in Italia nel primo semestre 2024 continua la sua discesa, registrando un valore medio di 33 centesimi di euro a metro cubo, pari a una contrazione del 34% rispetto a 50,1 centesimi di euro a metro cubo del primo semestre 2023. Influiscono la bassa produzione termoelettrica, le temperature miti, che hanno ridotto il fabbisogno di gas e limitato i prelievi dai siti di stoccaggio, una minor domanda a livello europeo e un sistema globale attualmente in equilibrio, nonostante le tensioni geopolitiche in atto. Nel periodo sono in crescita le quotazioni del petrolio, con un valore medio di 83,4 dollari il barile (+4% rispetto allo stesso periodo del 2023).

In questo contesto, il Gruppo Edison ha chiuso il primo semestre 2024 con ricavi di vendita a 7.268 milioni di euro da 9.936 milioni di euro del primo semestre 2023, per effetto principalmente della riduzione dei prezzi di vendita delle commodity, nonostante l’aumento dei volumi di energia elettrica e gas venduti. In particolare, la Filiera Attività Gas ha riportato ricavi in diminuzione a 4.642 milioni di euro (-31% da 6.739 milioni di euro) e quelli della Filiera Energia Elettrica sono calati a 3.254 milioni di euro (-26% da 4.374 milioni di euro).

Nei primi sei mesi dell’anno le rinnovabili – che nel complesso crescono del 60,2% a oltre 3 Twh – sono arrivate a rappresentare il 33,5% del mix produttivo del Gruppo, complici le maggiori piogge (nei passati due anni le precipitazioni si erano attestate al di sotto delle medie storiche trentennali), l’elevata ventosità del periodo, unitamente all’entrata in esercizio di nuovi impianti fotovoltaici e al minor ricorso alla produzione termoelettrica a minor efficienza.

Positivo il contributo alla crescita della marginalità delle Attività Gas che nel primo semestre dell’anno hanno beneficiato del buon esito delle azioni di ottimizzazione del portafoglio.

Rinnovabili superano carbone: entro il 2025 al primo posto ci sarà elettricità green

Entro il 2025 la quantità di elettricità prodotta da fonti rinnovabili dovrebbe superare per la prima volta quella generata dal carbone. Lo annuncia l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE). Questa impennata della domanda globale “rivela il ruolo crescente dell’elettricità nelle nostre economie, ma anche l’impatto delle forti ondate di calore”, sottolinea Keisuke Sadamori, direttore dei mercati energetici e della sicurezza dell’Aie, sottolineando, però, che lo sviluppo di metodi di produzione a basse emissioni di carbonio non è ancora abbastanza rapido.

Idroelettrico, solare, eolico: le fonti rinnovabili dovrebbero fornire il 35% dell’elettricità mondiale nel 2025, rispetto al 30% del 2023. Il fotovoltaico da solo dovrebbe coprire la metà della crescita della domanda (solare ed eolico insieme coprono il 75%), si legge nel rapporto ‘Electricity Mid-Year Update’ sull’elettricità pubblicato venerdì.

Tuttavia, la produzione di elettricità dalle centrali a carbone non dovrebbe diminuire a partire dal 2024, a causa di un forte aumento della domanda, in particolare in Cina e in India. Ma, avverte l’Aie, la capacità idroelettrica cinese potrebbe sorprendere, riducendo la quota del carbone quest’anno e, quindi, anche le emissioni complessive di CO2 del settore elettrico. La domanda globale di elettricità dovrebbe crescere di circa il 4% nel 2024, rispetto al 2,5% del 2023. Questo rappresenterebbe il tasso di crescita annuale più alto dal 2007, escludendo i rimbalzi eccezionali registrati in seguito alla crisi finanziaria globale e alla pandemia di Covid-19. Per l’agenzia, il forte aumento del consumo globale di elettricità dovrebbe continuare nel 2025, con una crescita di circa il 4%.

Alcune delle principali economie mondiali stanno registrando aumenti particolarmente consistenti del consumo di elettricità. In India si prevede un’impennata dell’8% quest’anno, grazie alla forte attività economica e alle forti ondate di calore. Anche in Cina si prevede una crescita significativa della domanda, superiore al 6%, grazie alla forte attività nel settore dei servizi e in vari settori industriali, tra cui la produzione di tecnologie energetiche pulite. Negli Stati Uniti, dove l’anno scorso la domanda di elettricità è diminuita a causa del clima mite, si prevede una crescita del 3% quest’anno, trainata dall’attività economica, dalle esigenze di condizionamento dell’aria e dal fabbisogno – ancora poco valutato – dei centri dati sullo sfondo dell’ascesa dell’intelligenza artificiale. Infine, la domanda di elettricità in Europa dovrebbe aumentare dell’1,7%, dopo due anni di calo dovuto alla crisi energetica e all’impennata dei prezzi.

Con l’aumento dell’intelligenza artificiale, poi, la domanda di elettricità dei data center sta crescendo e il rapporto dell’Aie sottolinea “l’ampia gamma di incertezze” relative ai bisogni energetici di questa tecnologia, Una migliore raccolta di dati sul consumo di elettricità del settore, spiega l’agenzia, “sarà essenziale per identificare correttamente gli sviluppi passati e comprendere meglio le tendenze future”.

“È incoraggiante – dice Sadamori – vedere la crescita della quota di energia pulita, ma deve avvenire più rapidamente”, invitando a rafforzare le reti e a migliorare gli standard di efficienza energetica “per ridurre l’impatto della crescente domanda di aria condizionata”.

Rinnovabili

Record storico per le rinnovabili vendute in Italia, ma il prezzo dell’elettricità sale

A maggio il Pun (il prezzo unico nazionale dell’elettricità, ndr) cresce a 94,88 €/MWh (+8,08 €/MWh rispetto ad aprile). Tale dinamica risulta guidata da una crescita dei costi di generazione a gas e sostenuta da un aumento degli acquisti (MGP: 22,1 TWh), in un contesto in cui si osserva un incremento sia dei volumi rinnovabili, al livello più alto mai osservato su base mensile, sia dell’import netto”, si legge nell’ultima newsletter del Gme, Gestore del mercati energetici. E “nel Mercato a Termine dell’energia elettrica (Mte) i prezzi di controllo appaiono stabili o in aumento, con il baseload Giugno 2024 che chiude il mese a 89,93 €/MWh. In leggera crescita le transazioni registrate sulla Piattaforma Conti Energia a termine (Pce)“. Domani il prezzo sarà addirittura a 115,7 euro per megawattora.

Nel dettaglio a maggio il Pun “si porta ai massimi da febbraio seguendo la crescita registrata nel corso del mese dai principali riferimenti di prezzo del gas, ai massimi da inizio anno (con l’IGI a 33,14 €/MWh, +2,52 €/MWh su aprile), ai quali si affianca un modesto rialzo degli acquisti. Mitigano l’aumento del Pun vendite rinnovabili ai massimi storici e una leggera ripresa delle importazioni nette”, sottolinea il Gme. “Sulle altre principali borse elettriche europee si osservano dinamiche differenziate, con quotazioni sostanzialmente stabili o in debole calo in Svizzera e Francia (62/27 €/MWh, -1 €/MWh) e in modesto rialzo in Austria e Germania (64/67 €/MWh, +5 €/MWh)”.

Colpisce comunque che “l’incremento del prezzo italiano è osservabile in tutti i gruppi di ore”, proprio mentre a maggio “si porta al massimo storico su base mensile la quota di energia rinnovabile venduta nel Sistema Italia, pari al 61%. La crescita dei volumi FER interessa le fonti idriche al Nord (+0,9 GWh medi) e il solare, attestatisi rispettivamente ai massimi da luglio 2019 e luglio 2017. Conseguentemente, i volumi derivanti da fonti termiche mostrano un calo, portandosi al 36,4%, con le vendite dei cicli combinati ancora in flessione e al livello più basso da oltre quattordici anni“.

In effetti nel nostro Paese l’energia continua a costare molto di più rispetto al resto d’Europa. Infatti, secondo uno studio della Fondazione Think Tank Nord Est, realizzato in collaborazione con A.R.T.E. – Associazione Reseller e Trader dell’Energia, nell’ultimo anno il prezzo dell’elettricità è sceso di circa il 10%, ma la diminuzione è stata maggiore in Germania (-18%) e soprattutto in Spagna (-59%) e Francia (-65%). “Di conseguenza, le nostre imprese devono sostenere costi energetici maggiori, mettendo a rischio la propria competitività a livello internazionale. Se a maggio 2023, in Germania, il prezzo dell’energia elettrica era inferiore del 23% rispetto a quello italiano, oggi il gap è diventato del 29%. Risulta ancora più impietoso il confronto con la Spagna, con un differenziale a favore degli iberici passato dal 30% al 68%. La medesima situazione si verifica in Francia: se un anno fa i transalpini beneficiavano di un prezzo del 27% più basso di quello italiano, a maggio 2024 il differenziale è salito al 71%”, evidenzia lo studio.

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Bollette, in onda sulla Rai spot su fine tutela. Pichetto: “Facciamo chiarezza”

Parte da oggi la campagna di comunicazione sulla fine del mercato tutelato dell’elettricità sulle reti tv della Rai. “Portiamo all’attenzione del grande pubblico un messaggio di notevole rilevanza sociale”, spiega il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

Una campagna con cui il governo punta a “fare chiarezza e a tranquillizzare i cittadini”, afferma: “La liberalizzazione del mercato dell’energia riguarderà circa 5 milioni di famiglie, verso le quali abbiamo il dovere dare il massimo dell’informazione e assicurare ogni controllo possibile contro truffe e abusi a danno dei consumatori”.

Gli spot dunque guideranno i consumatori sulle opzioni disponibili in previsione della fine del servizio di tutela della luce, spiegando anche il funzionamento del mercato a tutele graduali che lo sostituirà. La campagna, promossa dal Mase, è stata commissionata da Acquirente Unico, secondo quanto previsto dall’ultimo Decreto Energia.

In particolare, la comunicazione istituzionale prevede la messa in onda sui canali Rai dei primi quattro spot televisivi e radiofonici per informare i consumatori del nuovo contesto di mercato nel quale si svolgerà, a partire dal prossimo 1° luglio, la fornitura dei servizi di energia elettrica.

Si tratta del primo passo di una più ampia campagna di informazione che si svolge nell’arco di dodici mesi su carta stampata e social network, prevedendo anche eventi itineranti in collaborazione con le associazioni dei consumatori. Protagonista degli spot è l’ingegnere Lumi, un personaggio animato che guida gli utenti in quattro diversi scenari: per chi resta nella maggior tutela come per chi vuole fare una scelta differente, ma anche indicazioni per chi ha una domiciliazione bancaria e per i clienti vulnerabili.

 

Bisogna conoscere per poter scegliere e per scegliere al meglio“, osserva Giuseppe Moles, amministratore delegato di Acquirente Unico. Con questa campagna, fa eco al ministro, “vogliamo raggiungere tutti gli utenti finali rassicurandoli che, seppur in un momento di cambiamento molto significativo, è possibile fare scelte consapevoli e mirate, anche grazie a strumenti istituzionali messi a disposizione di tutti, quali il Portale Offerte e il Portale Consumi“. Moles garantisce che si continuerà a lavorare in stretto contatto con il Ministero, con l’Arera, e con le associazioni dei consumatori.

Ma il Movimento in Difesa del Cittadino avverte: la comunicazione non basta. L’associazione propone altre misure e si dice pronta a “collaborare attivamente con il governo e altre istituzioni per un impegno concreto che ponga i cittadini e i loro diritti al centro del processo di liberalizzazione, assicurando che il passaggio a un mercato completamente liberalizzato sia equo e vantaggioso per tutti“.

Prorogato al 1° luglio 2024 lo stop al mercato tutelato per la bolletta della luce

Arera ha prorogato la fine del mercato tutelato dell’elettricità al 1° luglio 2024, rispetto alla data del 1° aprile 2024 inizialmente prevista per l’obbligato passaggio al mercato libero. Il provvedimento è contenuto in una delibera approvata ieri sera.

Come spiega la stessa Arera, la decisione è stata presa “per assicurare uno svolgimento coerente del processo del ‘fine tutela’ per i clienti domestici non vulnerabili di elettricità”. L’Autorità aveva già approvato, il giorno successivo al via libera al Decreto Energia, lo slittamento al 10 gennaio dello svolgimento delle aste per la selezione degli operatori che effettueranno il servizio.

La decisione, spiega Arera, risponde a diverse esigenze legate al decreto: “assicurare ai clienti un tempo sufficiente per essere informati attraverso le campagne informative che, secondo il decreto 181/23, dovranno essere condotte dal Mase; effettuare le attività preparatorie all’operatività del STG, tra cui gli interventi attuativi delle disposizioni sul trasferimento automatico delle autorizzazioni all’addebito diretto delle bollette emesse dall’esercente il STG, da completarsi entro il 31 maggio 2024; limitare il più possibile il periodo intercorrente tra l’assegnazione e l’attivazione del STG”.

Rimane invece invariata la data di conclusione del periodo di assegnazione del servizio, fissata al 31 marzo 2027, in coerenza con quanto disposto dal decreto ministeriale del 17 maggio 2023. Vengono anche adeguati i testi delle comunicazioni che dovranno essere inviate ai clienti attualmente in maggior tutela dai relativi esercenti, prevedendo che siano effettuate dopo le aste e in prossimità all’avvio del servizio a tutele graduali, cioè tra aprile e giugno 2024.

“Ottima notizia – commenta Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori – anche se si tratta solo di un rinvio tecnico, inevitabile considerato il ritardo con cui il Governo aveva varato il decreto-legge del 9 dicembre 2023, rinviando la data delle aste al 10 gennaio 2024″. Unc chiede, quindi, “una decisione politica del Governo, che rinvii la fine del mercato tutelato sia per la luce che per il gas, senza e senza ma”.

Per il Codacons ora è necessario “prorogare anche la fine del mercato tutelato del gas, prevista per il prossimo 10 gennaio”. “In questo momento si assiste ad una enorme confusione sul passaggio al mercato libero di luce e gas, e il rischio concreto è che a rimetterci siano i consumatori – spiega il presidente Carlo Rienzi – Tra rinvii, proroghe, e in generale una informazione del tutto carente, gli utenti potrebbero ritrovarsi a firmare contratti con condizioni economiche svantaggiose, ritrovandosi bollette più salate”.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Energia, come è cambiato il prezzo della luce

Nell’infografica interattiva di GEA si mostra la composizione del prezzo della luce per famiglia tipo con consumo annuo di 2.700 kWh, nei diversi trimestri dal 2020 al III trimestre 2023. Cliccando sulle singole barre si vede il prezzo in centesimo di euro a kWh per capitolo di spesa (energia, trasporto, oneri di sistema e imposte).

L’Antitrust fa le multe ma ci saranno ristori per famiglie e imprese?

Scattano le sanzioni dell’Antitrust per gli aumenti delle bollette. Quindici milioni di multa, in totale. Verrebbe da dire bruscolini rispetto al giro di affari ma tant’è. Nel mirino sono finite quasi tutte le multiutility: a noi, onestamente, non interessa né puntare il dito su chi ha sgarrato, né coccolare chi eventualmente non l’ha fatto, né – infine – elogiare l’atteggiamento dell’Autorità garante della concorrenza che, a ben considerare, ha svolto solo il suo dovere. A noi interessa mettere in evidenza come 1) la tutela nei confronti di cittadini e imprese abbia ancora tempistiche troppo lente perché, a ben considerare, il tutto risale al decreto Aiuti bis di Mario Draghi, poi prorogato al 30 giugno di quest’anno 2) come sia possibile che attraverso “pratiche commerciali aggressive” siano stati modificati ‘sic et simpliciter’ i prezzi di energia elettrica e gas 3) cittadini e imprese, nel caso tutti i prevedibili ricorsi dovessero essere respinti, dovranno essere ristorati.

Ci sofferiamo sul punto 3 non perché sia più importante degli altri due ma perché sicuramente ha un’incidenza diretta sulle tasche di imprenditori e famiglie. La domanda è semplice: sanzione a parte, chi ha subito un ingiusto aumento di bolletta sarà ricompensato? La risposta – forse – sta in questa dichiarazione del Codacons: Siamo stati i primi a denunciare la violazione dell’art. 3 del decreto Aiuti bis attraverso una raffica di esposti presentati sia all’Antitrust, sia a 104 procure della Repubblica di tutta Italia, in cui si chiedeva si intervenire per sanzionare quelle società che applicavano modifiche unilaterali ai contratti di luce e gas nonostante i divieti previsti dalla legge. Ma non basta: chiediamo indennizzi in favore di tutti gli utenti coinvolti dagli aumenti illegittimi delle tariffe di luce e gas”.

Ma la sensazione, con 104 procure di mezzo, è che di ricorsi si riempiranno le aule di giustizia. E cosa è stato speso inopinatamente verrà restituito – sempre forse – quando magari ci si riscalderà solo con pannelli solari e l’elettricità sarà generata solo da pale eoliche. Insomma, tra qualche lustro…

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Bollette, Pichetto: Per la fine del mercato tutelato valutiamo gradualità

Per la fine del mercato tutelato per 10 milioni di utenti domestici, in scadenza il 10 gennaio 2024, il governo valuta “gradualità“. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, tenta di rassicurare i cittadini che dall’inizio del prossimo anno dovrebbero passare al mercato libero per il gas e l’elettricità, in una fase ancora di forte instabilità. La conclusione della riflessione, spiega il responsabile del Mase, “ci sarà nelle prossime settimane“.

Il passaggio dal mercato tutelato a quello libero comporterà l’obbligo di scegliere il proprio fornitore, con il rischio di incorrere nuovi rincari dei prezzi, già gravati dall’inflazione e dalle turbolenze geopolitiche internazionali. Ma si ragiona anche sul ‘disaccoppiamento’ degli utenti vulnerabili dagli altri, spiega il ministro da Torino, a margine dell’evento l’Italia delle Regioni.

Questo perché la fascia fragile della popolazione sarebbe più gravata dai rincari. Sarebbero ‘salvi’ quindi i cittadini con più di 75 anni, chi si trova in condizioni economicamente svantaggiate o in gravi condizioni di salute che richiedono l’utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche salvavita alimentate dall’energia elettrica, ma anche i soggetti presso i quali risiedono persone in queste condizioni, disabili a cui sono stati riconosciuti i benefici previsti dalla legge 104, coloro i quali sono in soluzioni abitative di emergenza dopo eventi calamitosi e chi vive in un’isola minore non interconnessa.

Il mercato tutelato dell’energia garantisce condizioni economiche delineate dall’Arera sulla base dell’andamento dei prezzi all’ingrosso di luce e gas. Il provvedimento nasce sei anni fa, in un quadro diverso, con i prezzi dell’energia non volatili, in una situazione poco ‘rischiosa’ per gli utenti. Dall’inizio del 2022 in poi, però, il mercato ha fatto registrare picchi vertiginosi e abbassamenti dei prezzi che non sono mai scesi comunque ai livelli di due anni fa.

Il rinvio dovrà essere valutato dal Consiglio dei ministri, in raccordo con l’Unione europea. La proroga, però, non è l’unica opzione dell’esecutivo.

L’inizio del percorso che porterà alla fine del servizio di maggior tutela nel settore del gas è iniziato nel peggiore dei modi, all’insegna dell’improvvisazione, di comportamenti erratici delle aziende e dello spregio dei più elementari diritti dei consumatori”, denuncia Federconsumatori. Gli utenti del servizio di maggior tutela, fa sapere l’associazione, stanno ricevendo, in questi giorni, le lettere da parte del proprio gestore che li invita a sottoscrivere l’offerta più conveniente sul libero mercato tra quelle disponibili nel proprio pacchetto. “Pena, in caso di mancata sottoscrizione, di ritrovarsi da gennaio con un contratto applicato in automatico, che sarà, quasi certamente, peggiorativo“. Il contenuto delle lettere, per i consumatori, sarebbe complicato, non facile da decifrare. Pesa, per Federconsumatori, “l’assenza assoluta di comunicazioni istituzionali che il Governo si era impegnato a mettere in campo per aiutare i consumatori a gestire nel migliore dei modi questo complicato passaggio“. La richiesta al Governo è di “fermare questo treno che ha già deragliato pochi metri fuori dalla stazione”: “Basta con gli annunci di singoli ministri o viceministri – invoca l’associazione -, occorre che il Consiglio dei ministri assuma, già nelle prossime ore, una decisione formale di sospensiva, almeno per un anno, alla fine del servizio di maggior tutela per il gas e l’energia elettrica“.