L’autunno nella morsa della siccità. Anbi: Il 2023 sarà anche peggio
Non sono bastati pochi giorni di pioggia, l’umidità e una spruzzata di neve in montagna. La siccità che ha attanagliato il Paese per tutta l’estate non è affatto scomparsa. E a dirlo sono i numeri contenuti nel report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, dal quale emerge che “permane una situazione molto preoccupante perché finora è caduta mediamente la metà della pioggia consueta sull’Italia“.
In particolare, a soffrire di più sono alcune zone del nord Italia. La portata del fiume Po è in veloce diminuzione (a Pontelagoscuro c’è stato un ulteriore calo di 63 metri cubi al secondo in 5 giorni) e ormai si conferma ininterrottamente sotto la media da dicembre 2020. Il timore, avverte l’Anbi, è che il 2023 sarà un anno ancora più difficile per le maggiori riserve idriche del Paese rispetto al già difficile 2022. I grandi laghi del nord, infatti, sono tutti in grande sofferenza. Cala il livello del Lago Maggiore, che è 90 centimetri sotto la media, e quello del Garda, che ha toccato un’altezza di 35,4 centimetri sullo zero idrometrico contro una media di 81,3 cm, mentre l’Iseo ha una percentuale di riempimento quasi dimezzata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Non piove da così tanto tempo che i bacini non hanno avuto modo di ricaricarsi.
Come ricorda il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi, “non può certo bastare qualche pioggia a risolvere una situazione di deficit idrico, che si protrae da molti mesi”. I dati confermano una situazione che rimane complessa in molte zone del Paese. In Veneto i fiumi sono ai livelli minimi, così come in Valle d’Aosta e in Emilia Romagna, dove alcuni corsi d’acqua hanno addirittura le portate quasi azzerate e il 90% del territorio è ancora in zona rossa per la siccità. Il Lazio è la regione dell’Italia centrale che soffre di più per la mancanza di acqua i livelli degli invasi testimoniano la penuria di piogge autunnali: sono quasi tutti al di sotto dei livelli registrati in estate. Non va meglio nelle Marche, dove i laghi trattengono poco più di 30 milioni di metri cubi d’acqua, in Umbria, dove a ottobre non è quasi mai piovuto e in Abruzzo, dove il deficit pluviometrico è tra l’80 ed il 100%. Migliore, invece, la situazione al sud.
Finora, spiega Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, l’attuale stagione “sta deludendo le speranze di recupero per una situazione idrologica gravemente compromessa e del cui cambiamento si fa fatica a prendere atto, assumendo decisioni conseguenti“. L’estate 2022, dice, “rappresenta una linea di confine per l’Italia davanti ad una crisi climatica, cui si deve rispondere anche con nuove infrastrutture multifunzionali, capaci di trattenere le acque, aumentando la resilienza di comunità e territori”. Il Piano Laghetti, il Piano Invasi, il Piano di Efficientamento della Rete Idrica sono strumenti, conclude “in gran parte cantierabili, che mettiamo a servizio del Paese e del suo Governo”.