Gse: In tre mesi 103mila nuovi impianti fotovoltaici. Da fine 2022 aumento dell’8,4%

L’energia da fonti di approvvigionamento rinnovabile continua a conquistare spazio in Italia. Lo dicono i dati raccolti dal Gestore servizi energetici, che nella pubblicazione trimestrale ‘Infotovoltaico’ fotografa l’andamento del settore nel nostro Paese. I risultati sono decisamente positivi, perché “nei primi tre mesi del 2023 è proseguito il trend di crescita sostenuta del comparto fotovoltaico osservato nel corso del 2022“. Al 31 marzo, in particolare, “risultano in esercizio in Italia circa 1.329.000 di impianti“, con un incremento in termini percentuali dell’8,4% rispetto alla fine dello scorso anno. Per “una potenza complessiva superiore a 26 Gigawatt (poco meno di 1,1 GW incrementali rispetto alla fine del 2022, per una variazione pari a +4,4%)“, mentre “la produzione lorda del trimestre, pari a 5.587 GWh, è aumentata del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2022“.

Entrando nel dettaglio delle rilevazioni, il Gse annota che il numero delle nuove installazioni rilevate nel trimestre “si attesta intorno a 103mila unità, valore poco inferiore alla metà delle installazioni entrate in esercizio nell’intero 2022. Il dato sulle installazioni mensili di marzo 2023 “è tra i più alti mai rilevati“, sottolinea lo studio. Ciò significa che in termini di numerosità, la crescita rispetto al primo trimestre dello scorso anno “interessa tutte le classi dimensionali degli impianti e tutte le regioni del Paese“. Inoltre, “il 49 percento della potenza installata complessiva degli impianti al 31 marzo 2023 si concentra nel settore industriale” che comprendente le imprese di produzione di energia, che rappresentano il 63% della potenza della categoria. A seguire ci sono i settori residenziale (21%), terziario (20%) e agricolo (10%). Sempre alla fine dello scorso mese di marzo, “il 32 percento della potenza degli impianti in esercizio è installata a terra, il restante 68% non a terra (su edifici, tetti, coperture, ecc.)“. Dunque, “la superficie complessivamente occupata dagli impianti a terra è stimabile in circa 16mila ettari“.

Gli autoconsumi ammontano, invece, “complessivamente a 1.411 GWh, pari al 25,7% della produzione netta di tutti gli impianti fotovoltaici” e “al 54,6% della produzione netta dei soli impianti che autoconsumano“. La variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente risulta così maggiore del 14%. L’aumento della produzione rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente “è associato principalmente alla classe dimensionale degli impianti di potenza compresa tra 3 kW e 20 kW; tra le regioni, Sicilia e Sardegna registrano le maggiori variazioni positive in termini di produzione, rispettivamente intorno al 20% e al 16%“, spiega il Gse. Che conclude l’analisi sottolineando che “in termini di producibilità degli impianti, le province con performance migliori rilevate nei primi 3 mesi del 2023 risultano Enna, Siracusa e Ragusa, con oltre 250 ore di funzionamento, per una media poco inferiore a 3 ore/giorno“.

Sgarbi: “Eolico e fotovoltaico vera trattativa Stato-mafia”. Avs vuole Meloni in aula

Una vera e propria ‘crociata’ per stoppare le nuove installazioni di impianti eolici e fotovoltaici. A lanciarla è il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che chiama a raccolta governatori, sindaci e amministratori locali in difesa del patrimonio paesaggistico italiano, tema sul quale a suo modo di vedere “c’è una sensibilità particolarmente debole da parte delle istituzioni” rispetto a “un’aggressione senza nome e senza volto ma di aspetto criminale”.

Sgarbi non intende usare il sostantivo per calcare la mano del suo ragionamento, è proprio quello il senso delle sue parole: “C’è un motivo perché ci sono 9 pale eoliche in Piemonte e 1.700 in Puglia. Perché la criminalità pugliese ha un interesse economico legato alla mafia”. Dunque, è in atto una “devastazione grave del paesaggio con l’autorizzazione dello Stato”. E tuona: “La vera trattativa Stato-mafia è il concetto di devastazione con la cancellazione del suo paesaggio”.

Il sottosegretario al Mic è convinto che “il tema vada affrontato dall’antimafia, alla quale mi appellerò”. Cita un caso specifico, che lo riguarda da vicino: “Matteo Messina Denaro ha i suoi affari in un luogo dove io sono stato sindaco, e da cui sono stato cacciato” e dove sono state installate pale eoliche, “vuol dire che lui ha ottenuto l’autorizzazione. Ma da chi: dalla Regione? Dallo Stato? Come ha fatto a metterle? Perché Matteo Messina Denaro era così interessato all’eolico? – domanda -. Perché è il modo migliore per guadagnare soldi attraverso la complicità dell’amministrazione pubblica che ti dice puoi farlo”. Per questo spera che l’esecutivo di cui fa parte si intesti questa battaglia: “Ho la sensazione che il governo non abbia chiaro che quello che sta accendendo realizza interessi criminali”. Ma almeno “Lollobrigida, con cui ho parlato, ha posizioni simili alle nostre”.

Le esternazioni del sottosegretario non passano inosservate nel dibattito politico. Provocando la reazione del co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli: “Come è possibile che Giorgia Meloni possa ancora tollerare Sgarbi, che ha definito le rinnovabili espressione di una trattativa tra Stato e Mafia e che non più tardi di qualche mese fa paragonò l’eolico allo stupro di un bambino?”. Il deputato di Avs annuncia che il suo gruppo presenterà un’interrogazione “rivolta alla presidente del Consiglio per sapere quale trattativa Stato-Mafia è in corso rispetto a quanto dichiarato dal sottosegretario e se non ritenga opportuno revocargli le deleghe”.

Il discorso di Sgarbi abbraccia diverse realtà, compreso il Lazio, con il caso della provincia di Viterbo che “è arrivata a saturazione”, dice. Dato confermato dal primo governatore che si schiera al suo fianco in questa sfida, il neo presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Che, infatti, annuncia: “A giorni emaneremo le linee guida che bloccheranno nuovi impianti nel Viterbese”, perché “vedere zone meravigliose deturpate e sfregiate è un dolore”. L’ex numero uno della Croce rossa italiana spiega che “nella provincia di Viterbo ci sono 69 impianti eolici, vale a dire il 77-79% degli impianti del Lazio, con 3.252 ettari impegnati, a fronte dei 14 impianti della provincia di Roma, che sono su 258 ettari, dei 25 di Latina su 347 ettari e dei 5 di Frosinone su 60 ettari”. Motivo per cui Rocca si dice “preoccupato” dal “quadro normativo attuale, che consenta uno spazio di manovra limitato”, anche in un territorio “che ha un patrimonio paesaggistico importante, come il nostro”. La partita è iniziata.

rinnovabili

Rinnovabili a ostacoli. Report Legambiente: da Regioni via libera solo a 1% solare nel 2022

Ad oggi in Italia sono 1.364 gli impianti di rinnovabili in lista d’attesa, ossia in fase di VIA, di verifica di Assoggettabilità a VIA, di valutazione preliminare e di Provvedimento Unico in Materia Ambientale a livello statale. Il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Insomma, ‘in Italia lo sviluppo delle rinnovabili continua ad essere una corsa ad ostacoli’. Sono infatti pochissime le autorizzazioni rilasciate dalle Regioni negli ultimi 4 anni: nel 2022 solo l’1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ricevuto, infatti, l’autorizzazione’. Si tratta del ‘dato più basso degli ultimi 4 anni se si pensa che nel 2019 a ricevere l’autorizzazione sono state il 41% delle istanze, per poi scendere progressivamente al 19% nel 2020, al 9% nel 2021’. Ancor peggio i dati dell‘eolico on-shore con una percentuale di autorizzazioni rilasciate nel 2019 del 6%, del 4% nel 2020, del 1% nel 2021 per arrivare allo 0% nel 2022. A pesare in prima battuta “norme obsolete e frammentate, la lentezza degli iter autorizzativi, gli ostacoli e le lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali i due principali colli di bottiglia dei processi autorizzativi‘. Il risultato finale è che nella nostra Penisola ‘l’effettiva realizzazione di nuovi impianti da fonti pulite resta timida e insoddisfacente, quasi un miraggio nel 2022′. A parlar chiaro i numeri del nuovo report di Legambiente  ‘Scacco matto alle rinnovabili 2023’ presentato questa mattina alla Fiera K.EY di Rimini insieme ad un pacchetto di proposte e ad un’analisi su 4 legge nazionali e 13 leggi regionali che frenano la corsa delle fonti pulite.

Eppure, negli ultimi anni sono aumentati sia i progetti presentati sia le richieste di connessione alla rete elettrica nazionale di impianti di energia a fonti rinnovabili: quest’ultime sono passate da 168 Gw al 31 dicembre 2021 ad oltre 303 Gw al 31 gennaio 2023. Sono 1.364 gli impianti in attesa di autorizzazione statale, il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Secondo Terna, nel 2022 sono stati installati nuovi impianti di rinnovabili per appena 3,035 Gigawatt. E’ un aumento rispetto agli 0,8 Gw del 2021, ma ancora lontano dai 10 Gw all’anno che si dovrebbero installare per rispettare il taglio delle emissioni del 55% al 2030 previsto dal Piano europeo Fit for 55. Oltre alla lentezza degli iter autorizzativi e all’eccessiva burocrazia di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali, a pesare sono anche i no delle amministrazioni comunali e le opposizioni locali Nimby (Not In My Backyard) e Nimto (Not In My Terms of Office). Per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, Legambiente propone l’aggiornamento delle Linee Guida per l’autorizzazione dei nuovi impianti, ferme al 2010, e un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure. Centrale per Legambiente resta anche il dibattito pubblico sui progetti.

 Tra le storie raccontate da Legambiente, c’è quella ad esempio la storia dell’impianto agrivoltaico della potenza di 28,38 MW da realizzarsi su 45 ettari tra i Comuni di Cartoceto e Fano, nelle Marche, che hanno espresso parere negativo rispetto al progetto confermato anche dal diniego della Regione in fase di VIA. Il motivo dell’opposizione è legato alla preoccupazione per il mantenimento della vocazione agricola del territorio a seguito della realizzazione dell’opera. IUmbria il Regolamento Regionale n. 4 del 12 luglio 2022 limita le installazioni di impianti fotovoltaici e agrivoltaici in aree agricole e industriali imponendo limiti di occupazione di suolo in alcuni casi più stringenti rispetto a quelli sino ad oggi in vigore. In Puglia ad ostacolare le rinnovabili sono anche sindromi NIMBY. Destino che ha subito il progetto Odra Energia che prevede un impianto offshore con 90 turbine galleggianti da 1,3 GW di energia pulita, a circa 13 km dalla costa adriatica tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca, ostracizzato per impatto paesaggistico. C’è poi il caso del SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Brindisi dove è stato proposto un parco fotovoltaico da 300 megawatt che potrebbe rappresentare un esempio di utile recupero di aree inquinate e non bonificabili. Dal 2007 il Ministero dell’ambiente ha prescritto un’analisi dei rischi mai eseguita e che a fronte di caratterizzazioni sulle matrici ambientali in significativa crescita, le bonifiche non raggiungono il 10%: in queste condizioni l’ARPA non può esprimere pareri sui tanti progetti di impianti FER sottoposti alla sua attenzione e si arriva al paradosso che, pur in presenza di formale impegno di società interessate ad accollarsi bonifiche, progetti che a volte sono inseriti nel PNRR vengono bloccati o addirittura bocciati. A questi si aggiunge una nutrita lista di progetti bloccati durante l’iter regionale su cui si è dovuto esprimere il Consiglio dei Ministri al fine di sbloccarli. Per la Puglia, parliamo di 15 progetti di eolico on-shore per un totale di oltre 630 MW di potenza installabile. Forti ostilità anche in Sardegna. Vittime dei blocchi non solo i progetti di nuovi impianti rinnovabili ma anche quelli di repowering di impianti preesistenti. Altra storia arriva dalla Toscana ma con un lieto fine. Parliamo dell’impianto eolico del gruppo Agsm Aim ricadente nei Comuni di Vicchio e Dicomano. Qui le opposizioni e gli ostacoli arrivano anche in fase di valutazione con commissioni di VIA che presentano 64 richieste di integrazione, si arriva all’inchiesta pubblica e ulteriori 360 richieste di integrazione ma che finalmente si sta avviando alla realizzazione.

Fs verso autoproduzione di energia: bando da 130 milioni per 20 impianti fotovoltaici

Prosegue la corsa di Fs verso la transizione energetica, così come previsto dal Piano industriale 2022-2031. Il gruppo ha lanciato un bando di gara europeo per realizzare 20 nuovi impianti fotovoltaici, dal Piemonte alla Sicilia, passando per Toscana, Lazio, Campania e Puglia. Un altro bando sarà lanciato il prossimo autunno, per altri 40 impianti. Entra così nel vivo il programma per la produzione di energia elettrica da fonti green del gruppo Fs Italiane. Il bando, tramite la controllata Ferservizi, ha un valore totale di 130 milioni di euro per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei primi venti “impianti di produzione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici – come si legge nel bando – da eseguirsi presso le aree di proprietà del Gruppo Fs Italiane limitrofe alle sottostazioni elettriche ferroviarie”.

OBIETTIVO AUTOPRODUZIONE. L’obiettivo è quello dell’autoproduzione perché, come ha ricordato l’ad Luigi Ferraris nel corso di un evento organizzato a Milano da Nicola Porro, “noi come Ferrovie dello Stato movimentiamo il Paese e siamo grandi consumatori di energia, i primi in Italia, con il 2% del consumo nazionale. Abbiamo quindi una grande responsabilità con il fine di contribuire al risparmio energetico”. Il progetto del fotovoltaico, quindi, “ci consentirà di diventare uno dei maggiori produttori di energia rinnovabile”.

INVESTIMENTI DA 1,6 MILIARDI DI EURO. Già dal 2024 il gruppo inizierà a generare energia, grazie ad investimenti che “oltre a produrre un vantaggio aziendale importante, rappresenteranno un beneficio significativo per tutta la collettività”. E nel 2027, secondo il piano, Fs coprirà il 40% del proprio fabbisogno energetico, producendo fino a 2,6 TWh, con un investimento di oltre 1,6 miliardi di euro. Il primo lotto del bando, dal valore di 20 milioni, prevede la realizzazione di impianti fotovoltaici in tre regioni del nord Italia: Ostiglia e Padova in Veneto, Strassoldo e Pontebba nel Friuli-Venezia Giulia e Chivasso in Piemonte. Il secondo raggruppamento comprende la realizzazione di impianti in quattro regioni del centro-sud, per un valore di 40 milioni: Arezzo e Grosseto (Toscana), Santa Severa (Lazio), Avezzano (Abruzzo), Benevento e Contursi (Campania). Il terzo lotto, sempre da 40 milioni, comprende quattro località della Puglia: Foggia, Brindisi, Nasisi e Lecce. Infine, l’ultimo gruppo di impianti (30 milioni di euro) copre le aree di Cassano allo Ionio, Contesse, Mileto, Saline Joniche (Calabria) e Agira (Sicilia).

Gli impianti saranno tutti connessi ai sottosistemi delle gallerie Anas e alle sottostazioni elettriche di Rfi, quindi la loro produzione immessa direttamente nella rete permetterà di utilizzarla per la trazione dei treni. Fs punta a raggiungere nell’arco del Piano Industriale 2022-2031 una produzione di energia dal fotovoltaico pari a circa il 10% di quella attualmente prodotta in tutta Italia dagli impianti a energia solare offrendo così un contributo concreto alla transizione green del Paese.

Pannelli solari

L’energia? Si produce in casa, con le rinnovabili fai-da-te

Ridurre le emissioni di CO2, indirizzandosi verso un utilizzo più efficiente dell’energia e soluzioni sostenibili. Un percorso che ciascuno di noi può e deve intraprendere, anche individualmente. Come? Integrando le fonti rinnovabili all’interno delle proprie mura domestiche. Passare dalle parole ai fatti è molto più semplice di quanto possa sembrare. Radiazione solare, vento, biomasse, geotermia e moto dell’acqua sono tutte risorse utili da sfruttare per uso domestico tramite l’installazione di impianti fotovoltaici, termici, micro-eolici e geotermici. “La tecnologia viene incontro alle scelte che favoriscono l’ambiente, con soluzioni di semplice utilizzo, facili da installare”, spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente.

La scienza fotovoltaica trasforma le radiazioni del sole in elettricità. Gli impianti possono funzionare con un sistema di batterie ed essere isolati (stand-alone) oppure essere collegati alla rete elettrica (grid-connected). L’impennata dei costi ha stimolato la ricerca di soluzioni alternative. “Sul fronte dell’autoproduzione domestica, di recente sono balzati alla ribalta i fotovoltaici plug and play, piccoli sistemi solari portatili da posizionare sul balcone, sotto una finestra o in giardino, per poi attaccarli alla spina della corrente e trasferire l’energia nei circuiti elettrici di casa”, sottolinea Katiuscia Eroe. “Dal momento che hanno una potenza ridotta, inferiore a 800W, queste installazioni non hanno bisogno di permessi o autorizzazioni particolari”. I soli adempimenti sono la comunicazione unica al distributore per segnalare al proprio gestore la presenza di un impianto che genera energia elettrica e il rispetto delle norme urbanistiche del luogo e del decoro architettonico. Chi abita in condominio, inoltre, deve avvisare preventivamente l’amministratore, presentando il suo progetto di installazione di un pannello plug and play. L’autorità sull’energia elettrica ha poi stabilito regole specifiche per questi fotovoltaici. Il consumatore che sceglie di farne uso rinuncia a qualsiasi pretesa sulla remunerazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete.

“Con l’aumento dei prezzi dell’energia, investire in un sistema domestico è diventato ancora più interessante e l’impiego quotidiano del proprio impianto fotovoltaico può essere gestito senza problemi dal momento che i sistemi sono già collaudati”, afferma Thomas Grond, responsabile della comunicazione dell’azienda elvetica Repower. “I micro-moduli fotovoltaici richiedono un investimento iniziale, ma poi si beneficia dell’energia auto-prodotta che può essere utilizzata direttamente in casa. In questo modo è possibile ridurre i propri costi energetici e allo stesso tempo sostenere il cambiamento verso un futuro di energia rinnovabile. I risparmi sono da valutare caso per caso”, sostiene Grond. “Qui giocano un ruolo fondamentale le dimensioni dell’impianto e l’investimento iniziale, il proprio consumo energetico e gli incentivi pubblici. Inoltre, anche l’uso dei circuiti di trasporto dell’energia vengono ridotti in modo considerevole. Questo porta a un sollievo dell’infrastruttura pubblica e quindi, ancora una volta, a una possibile riduzione dei costi”.

Qual è, dunque, il risparmio in bolletta? “Il fotovoltaico plug and play in media permette di ridurre i costi dell’energia elettrica del 20%. I prezzi di questi dispositivi non sono elevati e si aggirano fra i 400 e i 500 euro, a cui occorre aggiungere l’installazione da parte di un tecnico esperto”, puntualizza la responsabile di Legambiente. Gli incentivi statali prevedono un rimborso del 50% della spesa, ottenibile in detrazione nella propria dichiarazione dei redditi. Considerando che un pannello plug and play dura circa 15 anni, rappresenta una buona soluzione per aiutare la sostenibilità ambientale e ottenere una maggiore efficienza energetica, dato che il suo costo viene ammortizzato in 4-5 anni.

Anche l’energia del vento può essere sfruttata nella propria abitazione, installando micro-impianti eolici. Le pale, spinte dall’aria, producono energia cinetica che viene convertita in corrente elettrica da utilizzare per l’autoconsumo. Non è indispensabile impiegare eliche di grandi dimensioni per generare un buon quantitativo di energia elettrica. Fondamentale, però, è che la casa si trovi in una zona piuttosto ventosa, la tensione dell’energia elettrica prodotta può infatti cambiare in base all’intensità e alla continuità del flusso di aria che muove le pale. Per i micro-eolici domestici non occorrono autorizzazioni comunali. In genere si tratta di impianti costituiti da tre pale eoliche di piccole dimensioni e da un generatore eolico da 3 kW. In fase di installazione si ha la possibilità di orientare il dispositivo in base alla direzione del vento. I prezzi degli impianti micro-eolici dipendono dalla tipologia e dalla resa, ma di solito si aggirano su una fascia che va dai 1.000 ai 3.500 euro.

Tramite la creazione di sistemi ibridi è possibile sfruttare contemporaneamente l’energia solare e quella eolica. Sono soluzioni, naturalmente, adatte alle zone dove il sole e il vento non mancano, che riescono a garantire un buon apporto di elettricità. Interessanti, anche se per il momento poco diffusi in Italia, sono pure gli impianti che sfruttano la potenza dell’acqua vicino a casa, cosiddetti micro-idroelettrici. Per l’utilizzo di fonti rinnovabili nell’ambito domestico, sono da considerare anche gli impianti geotermici che utilizzano i vapori e il calore del suolo per generare energia. “Quese tecnologie possono essere associate alle pompe di calore geotermiche per riscaldare e raffrescare le abitazioni tramite pompe di calore”, suggerisce Katiuscia Eroe di Legambiente. Si tratta di un’alternativa efficiente, che sfrutta una fonte esterna per trasferirla dentro gli ambienti. “Il suo impiego permette di limitare al minimo il consumo di energia da fonte fossile e assolve bene le funzioni di climatizzazione, riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, utilizzando il calore accumulato nell’aria, nelle falde acquifere e nel terreno”, spiega Romano Stefani, direttore commerciale di Dolomiti Energia. “In più, è facilmente integrabile con altre tecnologie rinnovabili, come il fotovoltaico, per realizzare impianti con bassi consumi”. Come per gli altri sistemi di sfruttamento domestico delle energie rinnovabili, anche le pompe di calore possono essere installate beneficiando degli incentivi statali e hanno prezzi che, per un appartamento grande circa 100 mq, si aggirano attorno ai 5-6.000 euro.

Chi desidera risparmiare e sfruttare in modo efficiente fonti di energia rinnovabile, può allora indirizzarsi verso diverse soluzioni. Le prospettive future sono ancora più incoraggianti, con tendenze che – se confermate – consentiranno di renderci del tutto autonomi dalle forniture di gas e combustibili. I ricercatori dell’Università del Massachusetts Amherst, per esempio, hanno messo a punto un dispositivo che usa una proteina naturale per creare elettricità dall’umidità dell’aria chiamato “Air-gen”. Come hanno dichiarato l’ingegnere Jun Yao e il microbiologo Derek Lovley alla rivista Nature, “stiamo letteralmente producendo elettricità dal nulla”. Per il momento Air-gen si è dimostrato capace di alimentare solo piccoli dispositivi casalinghi elettrici, ma all’orizzonte si prospettano appassionanti sviluppi. Di sicuro, il quadro dell’approvvigionamento energetico domestico sta assumendo nuovi contorni. “Il futuro deve essere rinnovabile in tutti i settori, cioè non solo nell’uso domestico, ma anche nell’industria, nei trasporti, eccetera. Come comunità globale, ci siamo dati l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale. Questo può funzionare solo se, tra le tante misure, cambieremo radicalmente anche il modo di produrre di energia”, conclude Thomas Grond di Repower.

Spagna, fotovoltaico boom: installati 2000 megawatt nel 2022

Il numero di cantieri è in aumento e la domanda non è mai stata così alta: in Spagna le installazioni fotovoltaiche individuali sono in piena espansione, favorite dall’impennata dei prezzi dell’energia. Si tratta di un’opportunità per il Paese di recuperare un ritardo in un settore dal grande potenziale. Secondo un’azienda che effettua installazioni, Engel Solar, i pannelli solari possono fornire “tra il 50 e l’80%” del fabbisogno di una famiglia. “Considerato l’attuale prezzo dell’elettricità, si tratta di un’iniziativa “interessante””, afferma Joaquín Gasca, responsabile delle vendite di questa PMI con 200 dipendenti. Fondata nel 2005 a Barcellona, l’azienda ha quintuplicato il suo fatturato in due anni e prevede un ulteriore balzo in avanti nel 2023. “Il telefono squilla a vuoto, è pazzesco”, dice Joaquín Gasca, riferendosi a una dinamica “spettacolare”.

Privati, professionisti, istituzioni pubbliche… Stimolato dalla crisi energetica legata alla guerra in Ucraina, ma anche dagli aiuti del piano di ripresa europeo, l’autoconsumo non è mai stato così popolare nel Paese. “Un anno fa, osservando i tetti delle città e dei villaggi spagnoli, vedevamo pochissimi pannelli solari”, ma “oggi la situazione è completamente cambiata”, riassume Francisco Valverde, specialista in energie rinnovabili dell’azienda Menta Energia. Questa osservazione è condivisa da José Donoso, segretario generale dell’Unione fotovoltaica spagnola (Unef). Gli spagnoli “vedono che i loro vicini stanno lanciando l’autoconsumo, che sono felici e che stanno risparmiando. Questo li incoraggia a fare lo stesso”, spiega. Secondo questa federazione, che raggruppa 780 aziende del settore fotovoltaico, la “potenza installata” in autoconsumo nel 2022 dovrebbe superare i 2.000 megawatt, quasi il doppio rispetto al 2021 (1.203 MW) e quattro volte quella del 2020 (596 MW). L’energia solare è diventata “molto competitiva”, con un costo “oggi inferiore del 90% rispetto a 14 anni fa”, afferma José Donoso. La gente ha quindi “capito che è meglio mettere i propri soldi sul tetto piuttosto che in banca”, afferma divertito.

Per l’industria, questa frenesia ha il sapore della vendetta. Essendo il Paese più soleggiato d’Europa, 15 anni fa la Spagna era uno dei leader mondiali del fotovoltaico. Ma la crisi del 2008 ha frenato questo boom e Madrid è rimasta indietro rispetto a molti Paesi europei. Il motivo: la fine dei sussidi al settore, seguita dall’introduzione nel 2015, da parte del precedente governo conservatore, di una tassa sulle famiglie che producono elettricità e immettono parte di questa energia nella rete nazionale, descritta dai suoi critici come una “tassa sul sole”. Questa misura – introdotta, secondo gli ambientalisti, su pressione dei grandi gruppi energetici, preoccupati della concorrenza dell’autoconsumo – è stata abbandonata dopo l’arrivo al potere della sinistra nel 2018, che da allora ha aumentato il suo sostegno al settore.

L’autoconsumo “democratizza l’energia” e ci permette di emanciparci “dai grandi gruppi energetici“, come ha giustificato alla fine di ottobre il primo ministro socialista Pedro Sanchez, che prevede 39.000 megawatt di nuova capacità fotovoltaica entro il 2030, di cui da 9 a 14.000 megawatt saranno autoconsumati. Ciò darà impulso a questa fonte energetica, che l’anno scorso ha fornito il 9,9% dell’elettricità spagnola, molto indietro rispetto all’energia eolica (23,3%), all’energia nucleare (20,8%) e alle centrali a gas (17,1%)… nonostante un potenziale considerato eccezionale.

A Roma si accende l’albero di Natale ‘green’ ma è polemica: Pannelli deturpano paesaggio

Non c’è pace per l’albero di Natale di piazza Venezia a Roma, sempre al centro delle polemiche. E se per molti il ricordo corre all’abete della Val di Fiemme che arrivò già spoglio e agonizzante, guadagnandosi il soprannome di ‘Spelacchio’ e un titolo sul Guardian che lo ribattezzò ‘toilet brush’, quest’anno lo scontro è sull’alimentazione. Perché, al passo con i tempi, l’albero si illumina a risparmio energetico, con un impianto fotovoltaico per ridurre i consumi.
È stato acceso giovedì 8 dicembre, alimentato dall’impianto da 16 kWp, con accumulo di energia attraverso batterie agli ioni di litio da 25 kWh. Un sistema che consente un risparmio atteso di 27 kWh al giorno e che fornirà l’eventuale energia eccedente direttamente alla rete di distribuzione. Il taglio delle emissioni di CO2 si stima in 17,55 kg al giorno che, per tutta la durata dell’illuminazione, equivalgono a 526 kg di CO2.
“Il messaggio che intendiamo lanciare anche per queste festività – osserva il sindaco di Roma, Roberto Gualtieriè che bastano gesti semplici per fare la differenza. Una scelta forte, innovativa che non è solo simbolica ma che vuole rappresentare l’impegno di Roma nel promuovere con forza una cultura della sostenibilità, anche tenendo conto del delicato momento storico internazionale legato alla guerra in Ucraina e al protrarsi di una pesante crisi energetica. Rispetto dell’ambiente, risparmio energetico, pace: celebriamo questo Natale illuminando la piazza e la via più importante della città con un messaggio di fiducia e speranza verso un futuro sostenibile e solidale”.

Un gesto che voleva essere al tempo stesso concreto e simbolico, ma non compreso da tutti. Secondo il consigliere comunale leghista Daniele Giannini, i pannelli fotovoltaici deturperebbero la bellezza della piazza: “Dopo Spelacchio arriva ‘Fotovoltacchio'”, afferma, chiedendo: “Dov’è finita la vera magia del Natale romano? Possibile che la Capitale d’Italia non possa avere un abete degno e bello come le altre più grandi metropoli del pianeta?”.
Per il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, si tratta di “una finta battaglia ambientalista, diseducativa. Un’idea alla Greta Thunberg…come se bastasse mettere lì due pannelli per quattro palle mentre al Gianicolo, davanti alla Fontana dell’Acqua Paola, sostano i compattatori dell’Ama”.
Il critico d’arte si è rivolto alla Sovrintendenza perché, spiega, “questi pannelli non sono autorizzati e per il suolo pubblico occorre avere un’autorizzazione”. Da sempre, Sgarbi è contrario al fotovoltaico e all’eolico: “Le ritengo forme di pornografia rispetto all’Italia, però tutto questo è una mia posizione che ho fatto diventare anche istituzionale e ne faccio una battaglia in difesa del paesaggio”. E conclude sottolineando come sia “tutto sbagliato. È sbagliato rispetto al paesaggio, è sbagliato rispetto al luogo perché lo contamina. È sbagliato rispetto a un messaggio simbolico, quindi un messaggio che dà l’idea che quello è il bene, ed è sbagliato sul piano estetico”.

Credits photo: Imagoeconomica

parco eolico

Rigassificatori, fotovoltaico, parchi eolici: c’è (sempre) chi dice no

Tutti non vogliono ovviamente passare l’inverno al freddo. Tutti vogliono accelerare la transizione energetica. Tutti si riempiono la bocca di Pnrr. Però… in giro per l’Italia si segnalano numerose proteste (nei confronti di nuovi impianti) e contraddizioni che, in questa fase pre-elettorale, sarà difficile risolvere. Da settimane è in corso una accesa discussione intorno a 13 progetti di parchi eolici off-shore nel mare della Sardegna, circa 700 pale alte 300 metri in grado di fornire una potenza energetica complessiva da quasi diecimila megawatt. Amministratori, ambientalisti, cittadini… un fronte trasversale non vuole diventare “terra di conquista” di presunti speculatori.

Dalla Sardegna, prendendo il traghetto, possiamo fermarci a Civitavecchia dove, pochi mesi fa, è andata in onda una vera e propria rivolta contro la riconversione a gas di una centrale Enel. Alla fine la società partecipata dal governo ha dovuto cedere. In compenso, tornando all’eolico off-shore, proprio ieri Roberta Lombardi (M5S), assessora alla Transizione ecologica e Trasformazione digitale della Regione Lazio, ha benedetto un progetto di 270 megawatt, composto da “27 pale di imponenti dimensioni. Noi abbiamo come obiettivo non solo l’installazione del parco eolico ma di far diventare Civitavecchia a partire dal porto, un polo produttivo manufatturiero del settore eolico del Mediterraneo. Vogliamo farne un’eccellenza del nostro territorio, un distretto delle energie rinnovabili“. E se qualcuno si lamenta? “Penso – ha spiegato la Lombardi – che quando apriamo la bolletta ogni mese, è il caso che cominciamo a uscire dalla sindrome Nimby”.

Da Civitavecchia risaliamo in un altro porto: Piombino. Area dove dovrà sorgere uno dei due rigassificatori-chiave per aumentare l’indipendenza italiana dal gas russo. Nelle ultime settimane si sono registrate numerose proteste contro il progetto. In mezzo a dirigere il traffico delle diatribe il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, nominato da Draghi proprio commissario al rigassificatore. Il presidente ieri commentava “favorevolmente la presa di posizione del ministro Cingolani rispetto alla necessità per la sicurezza e l’interesse nazionale di procedere nel senso che abbiamo concordato e formalizzato”. I 30 enti chiamati a esprimere un parere tecnico sul progetto “già lavorano sul materiale fornito da Snam con l’istanza del 29 giugno” e il decreto prevede il rilascio dell’autorizzazione entro 120 giorni. “Io – ha concluso Giani – sono pronto a poterla rilasciare entro il 29 ottobre. Nel frattempo lavoro sul memorandum, ovvero sui punti a favore di Piombino su cui il governo nella riunione con il ministro Cingolani e Gelmini ci ha accettato, anche se con la necessità di approfondirli“. Deciderà comunque il prossimo governo.

Da Piombino a Ravenna, dove entro un anno dovrebbe entrare in funzione un altro rigassificatore. Anche qui, come in Toscana, è stato nominato commissario all’opera il governatore, Stefano Bonaccini, che da settimane ripete un mantra: “L’impianto va fatto senza se e senza ma”. Non la pensano così alcuni suoi alleati in maggioranza a Bologna, i Verdi, i quali hanno fatto sapere che scenderanno in piazza contro il rigassificatore a fianco di Legambiente, Fridays for Future e del Coordinamento ravennate.

Scendendo lungo l’Adriatico, concludiamo il giro d’Italia delle proteste in Molise, dove la Coldiretti Giovani ha raccolto 1.100 firme che consegnerà all’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, nell’ambito della petizione “Sì all’energia rinnovabile senza il consumo di suolo agricolo”. L’iniziativa, promossa dall’organizzazione su tutto il territorio nazionale, è finalizzata a spingere il fotovoltaico ecosostenibile sui tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole. “Come giovani agricoltori – spiegano – sosteniamo e promuoviamo ogni giorno l’innovazione tecnologica sostenibile ma, destinando i suoli agricoli al fotovoltaico, a breve non ci saranno più terreni da coltivare accelerando così la perdita di biodiversità unica del nostro Paese“.

(Photo credits: FRED TANNEAU / AFP)

pannello solare

Il pannello solare che si apre come un origami: è l’idea di Levante

Come nasce l’idea per un innovativo pannello fotovoltaico? A volte bastano l’esperienza personale e qualche suggestione da mondi che a prima vista sembrerebbero lontanissimi da quello delle energie rinnovabili, come gli origami e i mattoncini Lego. È il caso della start-up Levante, che si trova nel pieno della fase di sviluppo di un pannello fotovoltaico smart, modulare, estendibile e trasportabile, il cui lancio sul mercato è previsto per il prossimo anno.

Io e Kim Myklebust, co-founder con me della start-up, siamo velisti e camperisti e nei nostri viaggi ci siamo trovati spesso ad avere il problema di portare con noi sistemi in formato compatto per produrre energia – spiega Sara Plaga –. Purtroppo le soluzioni al momento a disposizione sono ingombranti, non utilizzabili in spazi ristretti e poco efficienti per raggiungere il fabbisogno di energia necessario in viaggio. Prendendo ispirazione dalla tecnica degli origami e dai mattoncini delle costruzioni abbiamo così progettato un pannello ripiegabile, che ha una configurazione chiusa e una aperta. Quando è chiuso è facilmente trasportabile, mentre una volta aperto raggiunge il massimo della potenza. Il valore aggiunto? Il pannello funziona sia da chiuso che da aperto e, perciò, anche in spazi molto limitati, come ad esempio su una barca. Inoltre è modulare: la struttura è composta da celle triangolari indipendenti tra loro anche dal punto di vista energetico e, all’occorrenza, è possibile staccare uno o più moduli”.

pannello solare

Oltre ad essere smart – grazie alla tecnologia IoT integrata l’utente può controllarlo da remoto attraverso lo smartphone – il pannello studiato da Levante spinge al massimo l’efficienza. Dotato di un sistema integrato di orientamento verso il sole e di un’interfaccia fotovoltaica bifacciale che sfrutta al meglio anche i riflessi, il prodotto garantisce un aumento del rendimento energetico fino al 70% e usa il 40% di spazio in meno per produrre la stessa quantità di energia di un pannello tradizionale. Inoltre, già si pensa a una versione con un sistema di apertura e chiusura automatizzato.

Fare bene all’ambiente per noi non significa però solo produrre energia pulita – sottolinea Plaga –. Ecco perché ogni dettaglio è stato pensato in ottica green. La struttura che fa da cornice ai pannelli è realizzata in fibra di carbonio, leggera e resistente, riciclata dall’industria automobilistica. Ogni cella del fotovoltaico può poi essere smontata mantenendo la struttura in carbonio, lasciando la possibilità di aggiornare nel tempo il sistema con nuovi pannelli più performanti. Di fatto, ogni singolo componente può essere disinstallato, recuperato e rigenerato a fine vita, riducendo in maniera sensibile l’impatto sull’ambiente e sulle persone”.

Nonostante il co-founder Myklebust sia finlandese e l’idea potesse essere sviluppata anche al di fuori dei confini italiani, Levante ha deciso di puntare in maniera decisa sul made in Italy. “Una garanzia di qualità – spiega Plaga –: cerchiamo infatti fornitori italiani e ci interessa avere un controllo sulla filiera produttiva per assicurare gli standard green che ci siamo imposti”.

In attesa del lancio del prodotto, Levante continua la fase di test forte dei dati che arrivano dalle ricerche di mercato. Stando ai dati, il 75% dei velisti e dei camperisti vorrebbe adottare energie rinnovabili per alimentare i dispositivi elettronici o lo stesso veicolo elettrico, ma a bloccarli è la mancanza di soluzioni efficienti. Per sopperire a queste problematiche chi viaggia è obbligato ad allacciarsi alla rete, accendere il motore o utilizzare un generatore: scelte che sono limitanti, pericolose, rumorose e necessitano di costi aggiuntivi legati al combustibile. Opzioni che presto potrebbero rivelarsi obsolete e non più convenienti grazie all’intuizione di Levante.

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Fotovoltaico, l’Italia cresce ma con un ritmo insufficiente

Il fotovoltaico prosegue la propria crescita in Italia, anche se a ritmi non sufficienti per centrare gli obiettivi fissati per il 2030 dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) e dal Piano per la Transizione Ecologica (PTE). Gli ultimi numeri, elaborati da Italia Solare in base ai dati resi disponibili da Terna, sono riferiti al 31 dicembre 2021 e mostrano come nel corso dello scorso anno sia stata superata la quota di un milione di impianti nel nostro Paese (per la precisione 1.015.239), con circa 80mila nuove installazioni. La potenza installata è stata di 936,38 MW. E’ evidente il balzo in avanti rispetto al 2020 quando ci si era fermati a 55.550 nuovi impianti per una potenza di 749,2 MW. L’aumento è di circa il 30% ma non deve trarre in inganno, in quanto il dato del 2020 risulta fortemente influenzato dagli effetti della pandemia di coronavirus, che aveva causato una leggera flessione sia in termini di nuovi impianti (55.550 nel 2020 contro i 58.190 del 2019) sia per potenza installata (749,2 MW contro 751,4).

Più che un’accelerazione, quella del 2021 è di fatto un riallinearsi ai ritmi di crescita osservati prima del Covid. C’è poi da considerare come il fotovoltaico in Italia abbia vissuto un autentico boom nel periodo 2008-2013, favorito dai meccanismi di incentivazione del Conto Energia. In un quinquennio si è passati da 34.805 a 596.355 impianti, per una potenza complessiva salita da 483 a 18.185 MW. Dopo quella fase, la crescita ha perso slancio soprattutto in termini di potenza installata, cresciuta in otto anni di circa 4.400 MW per arrivare agli attuali 22.565,52 MW. Per dare un’idea, si può stimare che il 75% delle potenza fotovoltaica oggi a disposizione in Italia è stata installata tra il 2010 e il 2013. Andamento simile anche per la produzione di energia: nel 2008 era di appena 193 GWh, per poi esplodere a 21.589 GWh nel 2013 e attestarsi nel 2021 a 25.068 GWh, che rappresentano il 7,8% dell’intero fabbisogno energetico nazionale.

Caratteristica del fotovoltaico in Italia è poi la netta prevalenza di impianti di piccola taglia (sotto i 20 kW), destinati soprattutto all’uso domestico. Rappresentano il 92% del totale degli impianti in funzione, generando però appena il 23% della potenza complessiva. Questa situazione ha in realtà sfaccettature differenti a livello geografico. In termini assoluti, per numerosità degli impianti è netto il dominio delle regioni settentrionali: Lombardia (160.586), Veneto (147.494), Emilia-Romagna (105.861) e Piemonte (70.372) occupano le prime quattro posizioni della graduatoria. In generale, circa il 55% dei sistemi fotovoltaici è presente al Nord, contro il 17% del Centro e il 28% del Sud. La situazione però muta se si considera la potenza installata: qui in cima alla classifica c’è la Puglia, con 2.943 MW, cioè il 13,1% del totale nazionale e circa il 15% della produzione di energia solare (pur possedendo appena il 5,8% degli impianti). Il maggior sviluppo delle grandi installazioni nel Meridione emerge anche dal dato della potenza media degli impianti, che vede primeggiare le regioni del Sud (dati Gse al 31 dicembre 2020): Puglia (53,4 kW), Basilicata (42,5) e Molise (39,9) occupano il podio. Dunque, un fotovoltaico più “domestico” al Nord e più “industriale” al Sud, con un intenso sviluppo dei pannelli collocati a terra che rappresentano il 74% del totale in Puglia e il 69% in Basilicata contro un media italiana del 41%.

La crescita del solare procede in Italia, che tuttavia ha perso il ruolo di leader europeo detenuto nel 2015. Secondo il rapporto del think tank sull’energia di Ember, nel 2021 la Germania è stata il maggiore produttore di energia solare dell’Ue (51 TWh), seguita da Spagna (26 TWh) e Italia (25 TWh). Il nostro paese resta sul podio per valori assoluti, ma non per quanto riguarda l’incidenza del solare sul totale del fabbisogno di energia. L’Italia, col 7,8%, è scavalcata da Cipro (9,7%), Spagna e Paesi Bassi (9,5%), Grecia e Germania (9,1%).

I numeri mostrano una stagnazione della crescita che rende complicati (se non proibitivi) da raggiungere gli obiettivi fissati per i prossimi anni. Soprattutto quelli più ambiziosi definiti nel Piano per la transizione ecologica, che mira a coprire il 72% del fabbisogno di energia tramite fonti rinnovabili entro il 2030 (rispetto al 55% previsto nel PNIEC). Tradotto in numeri assoluti si tratta di 70-75 GW di nuove energie rinnovabili a fronte dei 57,7 GW installati al 31 dicembre 2021. Nel piano, il fotovoltaico dovrebbe ricoprire un ruolo fondamentale, arrivando a toccare (assieme all’eolico) un nuovo parco installato di circa 50 GW, a fronte dei circa 33 attuali. Il Renewable Energy Report 2022, pubblicato poche settimane fa dal Politecnico di Milano evidenzia però come per centrare gli obiettivi servano 5,6 GW/anno di installazioni per il fotovoltaico, cioè un tasso di crescita ben sette volte superiore a quello attuale. E ogni settimana che passa pesa enormemente e rende sempre più utopici i target fissati: un anno fa, lo stesso calcolo parlava di 5,1 GW/anno. Serve quindi un deciso cambio di passo. Tre gli aspetti su cui agire individuati dal Renewable Energy Report 2022: normativo-regolatori (prima tra tutti la difficoltà e i tempi necessari a precorrere con successo l’iter autorizzativo); sostenibilità economica (come l’incertezza sull’andamento futuro dei prezzi); sistema elettrico nel suo complesso (come la necessità di adeguare la rete all’incremento delle rinnovabili). Una mano potrà senz’altro arrivare dai fondi del Pnrr e dall’atteso sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili, ma anche direttamente dalle normative Ue, visto che Bruxelles ha già proposto l’obbligo di installare pannelli solari per soddisfare il fabbisogno di elettricità di tutti i nuovi edifici pubblici e commerciali superiori ai 250 mq costruiti dal 2025 (con quelli già esistenti che dovranno adeguarsi dall’anno successivo).