Attivate oltre 100 ‘war room’ del Pnrr. Meloni: “Italia prima per obiettivi raggiunti”

Oltre cento cabine di coordinamento presso tutte le Prefetture d’Italia. La premier, Giorgia Meloni, presiede la riunione di insediamento della ‘war room‘ per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, dando di fatto a quella che lei stessa definisce “la fase 2 del Pnrr“. A Palazzo Valentini arriva a metà mattinata, occhiali da sole d’ordinanza seduta al lato passeggero della macchina di scorta. Ad attenderla il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, i ministri degli Affari europei, Raffaele Fitto, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, poi il presidente di Anci Lazio, Riccardo Varone, e tutte le Prefetture in videocollegamento.

L’incontro dura circa un’ora e Meloni va dritta al punto nel suo intervento: “Quelli appena trascorsi sono stati mesi di straordinario lavoro di tutti i ministeri, le strutture e gli uffici, che ha permesso all’Italia di essere al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del Pnrr. Primato certificato dalla Valutazione a medio termine della Commissione europea“. Ragion per cui da questo momento, il “più importante, della concreta attuazione delle riforme e della messa a terra di tutti gli investimenti strategici“, diventa “fondamentale rendere più efficace il monitoraggio su base territoriale degli interventi del Piano, favorire le sinergie tra le diverse amministrazioni e i soggetti attuatori operanti nello stesso territorio e migliorare l’attività di supporto agli enti territoriali, anche promuovendo le migliori prassi“.

Poi, la presidente del Consiglio ricorda gli step raggiunti: “È entrato in vigore il nuovo Pnrr, comprensivo della settima missione RePowerEu, abbiamo ricevuto il pagamento sia della terza rata da 18,5 miliardi che della quarta rata da 16,5 miliardi di euro (l’Italia ha ad oggi ricevuto 102,5 miliardi di euro, rispetto ai 194,4 stanziati dall’Unione europea) e siamo in dirittura d’arrivo per il raggiungimento dei 52 obiettivi della quinta rata, pari a 10,6 miliardi di euro“. Il coordinamento servirà, dunque, a mantenere il trend. Anzi, “il confronto continuo con i territori, tra tutti i soggetti coinvolti, ci consentirà anche di accelerare i pagamenti e di standardizzare e diffondere le buone pratiche amministrative su tutto il territorio nazionale“, spiega Meloni.

Sullo sfondo resta, però, la polemica su alcuni tagli alla spesa corrente per i Comuni, prevista dalla spending review elaborata nell’ultima legge di Bilancio. Circostanza su cui torna anche Gualtieri, nel suo intervento alla cabina di coordinamento, parlando dei problemi che si potrebbero verificare sulla gestione dei servizi potenziati grazie al Pnrr: “L’attivazione, in alcuni casi, è una condizione della norma stessa, quella cioè di disporre la spesa corrente necessaria per l’attivazione dei servizi in periferie e nei luoghi di rigenerazione urbana” e “su questo devo sottolineare come il taglio della spesa corrente per i Comuni costituisca una criticità, a maggior ragione per chi è impegnato con il Pnrr“.

Fitto, però, risponde a distanza smentendo questa possibilità: “Surreale la polemica relativa allo schema di decreto sulla spending review. Ci sono state decine di dichiarazioni su presunti tagli, a partire dagli investimenti per gli asili. Sarebbe bastato leggere il comma 534 della manovra che esclude chiaramente la spesa relativa alla Missione 12 – Diritti sociali, politiche sociali e famiglia degli schemi di bilancio degli enti locali“. La replica del Pd arriva a stretto giro di posta: “Fitto dovrebbe scusarsi con gli italiani per le modalità con cui sta gestendo il Pnrr e falcidiando i comuni“. Anche il vicepremier, Matteo Salvini, poche ore prima aveva provato a rassicurare gli enti locali: “I sindaci è giusto che siano sempre preoccupati, ma non ci saranno tagli“.

Rocca: “Il mio Lazio green, chiudere ciclo rifiuti e Piano rinnovabili”

Francesco Rocca è l’uomo su cui il centrodestra punta per vincere la sfida delle elezioni regionali nel Lazio. Romano, classe 1965, alle spalle ha studi di giurisprudenza e una lunga esperienza nel mondo della sanità. Tra i suoi incarichi, il più importante è di sicuro la Presidenza della Croce rossa italiana, assunta nel 2013 e poi lasciata per candidarsi alla guida della sua regione, appoggiato da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Udc, Noi moderati e dalla lista civica Rocca presidente. Degli obiettivi green e sostenibili del suo programma ne ha parlato con GEA.

Presidente, sulla transizione ecologica del Lazio quali sono i suoi progetti?

La transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione. La Regione Lazio inizierà a governare, con rapide tempistiche, processi molto complessi, rispondendo con la concretezza a dieci anni di sostanziale immobilismo progettuale. Dico subito che sarà fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti. Il Lazio, Roma in particolare, sconta un lunghissimo periodo di politiche inattive che hanno trascinato la Capitale a esportare la spazzatura a pagamento. Una follia. Aggiungo che sarà approvato un Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio. Le aree, dal 14 febbraio in poi, saranno individuate con criterio, garantendo le zone di pregio e agricole. Il mio intento è quello di utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e – categoricamente – col paesaggio marino”.

Lei ha detto che per risolvere i problemi legati al ciclo dei rifiuti, il solo termovalorizzatore a Roma non basta. Come intende cambiare la ‘cultura’ della raccolta differenziata?

“Il Lazio versa al 18esimo posto per raccolta differenziata. Un disastro. È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione, del recupero, del riciclo, del riuso. Questa è la visione innovativa. In questo senso, quello che farò è creare gli strumenti per realizzare delle vere e proprie miniere di materie prime: plastica, vetro, carta, ferro, alluminio, frazione organica. Per raggiungere questo obiettivo, occorre da un lato tornare a investire sulla raccolta differenziata spinta (soprattutto a Roma, sull’esempio dei comuni più virtuosi del Lazio), dall’altro mettere in ordine e rendere più efficienti le filiere dei consorzi di recupero. Ci vorrà una grande attenzione all’insediamento di nuovi impianti di raccolta, stoccaggio e trattamento delle citate nuove materie prime, spostando l’attenzione dalla guerra sulle localizzazioni, alla tipologia di qualità dell’impianto che dovrà caratterizzare la futura stagione”.

Nella sua campagna elettorale ha parlato molto delle condizioni in cui versano le coste laziali, come interverrebbe se fosse eletto governatore?

“Sul litorale laziale, anche a causa di politiche regionali stagnanti, quindi non solo per il cambiamento climatico, le comunità sono esposte a un’ampia varietà di rischi, fra cui l’erosione costiera con la relativa scomparsa di milioni di metri quadrati di arenile. Un disastro a cui la Regione, in questi ultimi dieci anni, non ha saputo porre rimedio con interventi strutturali. Le coste laziali vanno messe in sicurezza una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione. Gli interventi di difesa saranno programmati grazie a un Piano di ripascimento che eviterà di intervenire – come è stato fatto finora – con costose, quanto inefficaci, iniziative spot. È mia intenzione, aggiungo, istituire una ‘Cabina del Mare‘, riunendo tutti i soggetti interessati, con l’obiettivo di aprire un confronto costante sul complesso degli aspetti di natura ambientale ed economica”.