Asvis: Italia insostenibile, urge cambio passo. Urso: Attenzione a tenuta sociale

L’Italia è insostenibile e non bastano neanche gli impegni presi con la firma del Patto sul Futuro per avvicinarla ai 17 obiettivi dell’Agenda Onu 2030, che appaiono lontanissimi. E’ quanto sostiene l’Asvis nel suo ultimo rapporto ‘Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile’.

Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sarebbero raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sarebbero affatto e per altri sette il risultato sarebbe incerto. “È urgente e necessario un profondo cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le politiche, accelerando, non ritardando, le transizioni ecologica e digitale, lottando efficacemente contro le disuguaglianze, anche territoriali, sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni“, sottolinea l’Alleanza.

La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima“, mette in guardia il direttore scientifico, Enrico Giovannini. Per l’ex ministro la costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una “visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione“.

Di raddrizzare la rotta senza “compromettere tenuta sistema sociale” parla il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Oggi siamo a ridosso della nascita della nuova Commissione europea“, ricorda, domandando di chiedersi come l’Europa possa sostenere il percorso delle transizioni anche con risorse comuni: “Il governo italiano sa che con maggiore responsabilità e consapevolezza dobbiamo raddrizzare la rotta, che dobbiamo affrontare questa sfida. Anticipiamo le analisi e i rapporti”. A partire da quello sui veicoli più inquinanti, per cui chiede un anticipo della revisione del Green Deal.

Tra il 2010 e il 2023, l’Italia ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti ci sono stati per: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

Sono numerose le proposte di Asvis per migliorare le politiche nazionali ed europee. L’Italia in particolare dovrebbe attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. Sarebbe inoltre “essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi“. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È essenziale poi dare priorità all’attuazione della Dichiarazione sulle Future Generazioni approvata in sede Onu il 23 settembre: un impegno che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese.

L’Italia deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio“, precisa la presidente dell’Asvis, Marcella Mallen che, sul fronte sociale, chiede di contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. “Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.

Sul fronte europeo, “riteniamo che il programma 2025 delle attività della Commissione debba essere strutturato come un vero e proprio ‘Piano di accelerazione trasformativa’ per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi“, sottolinea il presidente dell’Alleanza, Pierluigi Stefanini. “Il Green Deal europeo rappresenta un elemento irrinunciabile delle politiche dell’Unione – ribadisce -, così come il Pilastro dei diritti sociali“.

Torna il Festival dell’Asvis. Giovannini: “Interesse per sostenibilità sempre più radicato”

Il Festival dello Sviluppo Sostenibile dell’Asvis arriva alla sua ottava edizione e cresce in maniera esponenziale. Oltre mille sono gli eventi che verranno organizzati quest’anno in Italia e nel mondo, tra il 7 e il 23 maggio. Sei però saranno le tappe principali: Ivrea, Torino, Bologna, Milano, Palermo.

L’interesse verso i temi della sostenibilità è sempre più radicato e trasversale in ogni ambito della vita del Paese, nel pubblico e nel privato“, rivendica il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, durante la presentazione, nella sede Rai di via Asiago a Roma.

Accanto alla società civile, alle istituzioni educative e culturali e alle amministrazioni pubbliche centrali e locali, spiega Giovannini, il Festival coinvolge “in maniera sempre più profonda anche le aziende, protagoniste fondamentali della transizione verso la sostenibilità economica, sociale e ambientale“.

Il 7 maggio, nell’evento di apertura alle ex officine Olivetti di Ivrea, verrà presentato un Rapporto sugli scenari per l’Italia al 2030 e al 2050 che contiene, tra l’altro, un’analisi inedita sviluppata con Oxford Economics sulla relazione fra transizione energetica e variabili macroeconomiche, per evidenziare le scelte da compiere oggi nel campo delle politiche industriali e degli investimenti, in modo da assicurare un futuro di prosperità per l’Italia ed evitare non solo gli scenari catastrofici, ma anche il peggioramento delle condizioni socioeconomiche del Paese.

La seconda tappa sarà a Torino, tra il 9 e l’11 maggio, nell’ambito del Salone del Libro e si focalizzerà sul rapporto tra cultura, comunicazione e sostenibilità. La terza, il 14 e 15 maggio a Bologna, sarà dedicata al futuro delle città e al ruolo delle aziende per la transizione in ambito urbano. Il 17 maggio, a Milano, ci sarà un focus sui territori come motore del cambiamento. Il 21 maggio, a Palermo, al centro dell’attenzione saranno le tematiche sociali. Tra una tappa e l’altra numerosi eventi saranno organizzati a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, “casa” del Festival, che ospiterà gli appuntamenti dedicati ai singoli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’evento conclusivo si terrà a Roma, il 23 maggio, presso l’Aula dei Gruppi della Camera dei Deputati, e illustrerà alle istituzioni i risultati e le proposte maturate nel corso del Festival.

 

Media partner dell’evento sarà la Rai. “L’impegno del servizio pubblico sui temi dello sviluppo sostenibile si incontra con i compiti che alla Rai assegna il nuovo Contratto di Servizio, con gli articoli dedicati alla sostenibilità e alla transizione ambientale e digitale, ma anche ai giovani e all’inclusione“, ricorda il direttore di Rai per la Sostenibilità-ESG, Roberto Natale. “Sollecitazioni – sostiene – alle quali il servizio pubblico ha già cominciato a rispondere con la recente approvazione del primo Piano triennale di Sostenibilità, strettamente connesso al nuovo Piano Industriale“. Il Festival dello Sviluppo Sostenibile sarà quindi, osserva Natale, “un’occasione importante per dare ai temi della sostenibilità un carattere sempre più popolare ed arrivare così a quella fascia ampia di pubblico ancora non sensibilizzata, in questa partita la Rai può avere un ruolo decisivo”, è convinto.

Rai è media partner del Festival dalla sua prima edizione e dal 2020 ospita nella sede di Rai Radio la conferenza stampa di apertura: “Ci unisce all’Alleanza una convergenza di obiettivi e di vedute, grazie alla collaborazione che è cresciuta nel tempo arricchendosi ogni anno di contenuti e iniziative“, scandisce la vicedirettrice di Rai Radio, Laura Rossetto Casel. Un esempio è ‘L’elefante nella stanza, 10 notizie dal futuro dell’Africa‘, podcast in dieci puntate realizzato da Rai Radio in collaborazione con Asvis e Amref Health Africa, disponibile su RaiPlay Sound. Ma non solo: “L’attenzione della Rai verso la sostenibilità – aggiunge – si concretizza con le numerose campagne di sensibilizzazione, con le azioni di efficientamento energetico avviate nella sede di Rai Radio di via Asiago e con le iniziative editoriali, tra cui ‘M’Illumino di meno’, ideata dal programma Caterpillar vent’anni fa e divenuta nel 2022 ‘Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili’”.

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Sostenibilità, allarme Asvis: Regioni arretrano e crescono i divari

Il gap tra Nord e Sud sugli obiettivi di sostenibilità è ancora drammatico. “La politica di coesione va reimpostata con l’obiettivo di ridurre drasticamente i divari del Mezzogiorno e raggiungere chiari traguardi al 2030, utilizzando l’Agenda 2030 come riferimento comune“, evidenzia il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, presentando il Rapporto Territori 2023, nella sede del Cnel a Roma.

Loda la scelta del Governo di unificare la programmazione del Pnrr e quella dei fondi europei e nazionali del ciclo 2021-2027 ma, precisa, “deve assumere in modo esplicito, come quadro di riferimento, le Strategie nazionale e regionali per lo sviluppo sostenibile elaborate in questi anni dalle Regioni, anche con l’assistenza dell’Asvis, e superare i suoi tre limiti atavici e ben noti: la mancanza di complementarità con le politiche ordinarie, la polverizzazione degli interventi e la cattiva qualità delle strutture di governo nazionali e regionali”.
Eppure, per Raffaele Fitto, mettere insieme il Pnrr con la Politica di coesione, ha avuto “ragioni ovvie“: “Parliamo di due grandi programmi, la coesione complessivamente vale 75 miliardi di euro. Il paradosso sarebbe stato avere nello stesso periodo e nello stesso territorio due programmi che non si parlassero. Il Pnrr è un programma per performance, noi abbiamo non solo voluto mantenere le 59 riforme previste, ma ne abbiamo aggiunte altre 7“, rivendica.

Secondo il Rapporto dell’Asvis, tra il 2010 e il 2022 gran parte delle Regioni italiane non hanno fatto passi avanti soddisfacenti rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. Peggiorano le condizioni di quasi tutte le Regioni per quattro Obiettivi (povertà, qualità degli ecosistemi terrestri, risorse idriche e istituzioni), a fronte di una sostanziale stabilità per gli altri. Eccezione positiva la Valle d’Aosta e la Toscana, le peggiori performance le fanno il Molise e la Basilicata, che arretrano rispetto al 2010 su ben sei obiettivi.

Il dossier fa il punto sulla prima metà del percorso trascorso dalla firma dell’Agenda 2030 nel 2015 e indica cosa dovrebbe succedere per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile riducendo le gravi disuguaglianze territoriali esistenti. In base alla dichiarazione politica approvata al Summit dell’Onu del 18-19 settembre dedicato allo stato dell’Agenda 2030, il Governo italiano deve predisporre urgentemente un ‘Piano nazionale di accelerazione’ in grado di migliorare decisamente i risultati, molto insoddisfacenti, conseguiti finora dall’Italia. “Per questo, l’ASviS propone di definire il Piano entro marzo 2024, in modo da poter influenzare la predisposizione del prossimo Documento di Economia e Finanza. Su questi argomenti portiamo oggi all’attenzione delle forze politiche numerose proposte”, fa sapere il presidente, Pierluigi Stefanini.

Il Rapporto affronta anche diverse questioni da cui dipende la possibilità di migliorare significativamente la sostenibilità dei territori italiani dal punto di vista economico, sociale e ambientale, colmare le fortissime disuguaglianze che li caratterizzano e affrontare i numerosi rischi che insistono su persone e imprese, tra cui quelli sismici, vulcanici, idrogeologici, siccità e desertificazione, incendi e ondate di calore, incidenti in impianti industriali. Ad esempio, sono oltre 621mila le frane censite sul territorio italiano, il 66% di quelle complessivamente rilevate in Europa, mentre gli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante sono 970, molti dei quali si trovano in zone sismiche e di fragilità idrogeologica.

Senza un deciso cambiamento delle politiche, molti degli Obiettivi dell’Agenda 2030 non saranno raggiunti“, avverte l’Asvis. Per gli obiettivi a carattere ambientale, ad esempio, il 25% di suolo agricolo destinato a coltivazioni biologiche è raggiungibile da 11 territori su 21. Tra gli obiettivi con forti criticità, l’agenzia segnala l’efficienza idrica, la riduzione del 20% dell’energia consumata e l’azzeramento del consumo di suolo, per i quali in circa due terzi dei territori la situazione sta peggiorando, fermo restando che nessuna Regione o Provincia autonoma sembra avere la possibilità di raggiungerli entro il 2030. Situazione critica per la riduzione di rifiuti urbani: in 15 territori, infatti, questa produzione sta aumentando e in nessuna area si registrano miglioramenti significativi.

Prosegue quindi un malfunzionamento dei tanti piani di intervento adottati per colmare le distanze tra i territori, un prerequisito per affermare uno sviluppo equo e sostenibile dell’Italia: “Invitiamo il Governo ad attuare subito la nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata a settembre“, scandisce la presidente di Asvis, Marcella Mallen. La strategia si pone l’obiettivo di migliorare la coerenza delle politiche attraverso un modello di governance multilivello. Un modello alla cui realizzazione l’agenzia contribuisce, ricorda “insieme alle reti della società civile, mettendo a disposizione anche la propria esperienza, maturata anche nell’assistenza fornita in questi anni a diverse Regioni e Città Metropolitane, tra cui Emilia-Romagna, Lombardia, Valle d’Aosta, Veneto e Bologna”.

Sostenibilità, Asvis: Italia in forte ritardo, serve profondo cambio rotta

L’Italia è in forte ritardo sull’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La denuncia arriva dall’Asvis, nel suo rapporto annuale: a metà del percorso il Paese rischia di non rispettare gli impegni assunti nel 2015 in sede Onu.
Rispetto al 2010, per otto dei 17 Obiettivi si registrano miglioramenti contenuti, per sei la situazione è peggiorata e per tre è stabile. Guardando ai 33 Target valutabili con indicatori quantitativi, solo per otto si raggiungerà presumibilmente il valore fissato per il 2030, per quattordici sarà molto difficile o impossibile raggiungerlo, per nove si registrano andamenti contraddittori, per due la mancanza di dati impedisce di esprimere un giudizio.

I ritardi accumulati potrebbero essere in parte recuperati, secondo l’Alleanza, ma “bisogna attuare con urgenza e incisività una serie di interventi e di riforme”, sottolinea, come l’Italia si è impegnata a fare nel corso del Summit Onu del 18-19 settembre scorso. “È ora di trasformare le promesse in atti concreti, ma il tempo a disposizione è molto limitato“, mette in guardia l’Asvis.

Al contrario dell’Unione Europea, l’Italia “non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche per la sostenibilità“, conferma il direttore scientifico, Enrico Giovannini. “Ciò non vuol dire che non si siano fatti alcuni passi avanti o che non si siano assunte decisioni che vanno nella giusta direzione – precisa -, ma la mancanza di un impegno esplicito, corale e coerente da parte della società, delle imprese e delle forze politiche ci ha condotto su un sentiero di sviluppo insostenibile che è sotto gli occhi di tutti, come confermano anche le analisi dell’opinione pubblica italiana contenute nel Rapporto”.

Per la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile l’Italia registra il 42% di perdite dai sistemi idrici; solo il 21,7% delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico delle acque superficiali è ‘buono’ o ‘superiore’ solo per il 43% dei fiumi e dei laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4% degli stock ittici è sovrasfruttato; le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale, quota che non consente di intraprendere il processo di netta riduzione delle emissioni su cui il Paese si è impegnato a livello Ue.

Nell’ambito della dimensione economica dello sviluppo sostenibile, dopo la ripresa del biennio 2021-2022 seguita alla pandemia, l’Italia presenta ancora alcuni segnali di crescita debole che hanno caratterizzato il decennio precedente; l’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità); passi avanti sono stati compiuti per l’economia circolare (il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni) ed è cresciuto il tasso di innovazione (+21% tra il 2010 e il 2018), ma molte imprese mostrano resistenze ad investire nella trasformazione digitale ed ecologica; il Paese necessita di forti investimenti, anche per rendere le infrastrutture più resilienti di fronte alla crisi climatica; la finanza sta muovendosi nella direzione della sostenibilità, accompagnando il mutamento delle preferenze dei risparmiatori.

E’ necessario pianificare il processo di transizione e migliorare la capacità del tessuto economico e sociale a rispondere al cambiamento climatico“, scandisce il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che propone da un lato di “investire nella conservazione dell’energia, riducendo la pressione della domanda e delle attività produttive sull’ambiente e continuando a perseguire un progressivo e sensibile calo dell’inquinamento” e dall’altro, “interventi decisi, volti a ridurre l’impatto degli eventi estremi sulle nostre attività e sul benessere, rafforzando la capacità di tenuta delle infrastrutture e incentivando i programmi di assicurazione nei confronti delle calamità naturali“.