La sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa passa attraverso la decarbonizzazione

Sicurezza energetica e politica climatica vanno di pari passo, quindi per andare più veloci in termini di sicurezza l’Ue deve andare più spedita anche in termini di decarbonizzazione. E’ chiaro il monito che ha lanciato Matthew Baldwin, direttore generale aggiunto della DG ENER della Commissione europea, nel suo intervento alla decima edizione dell’evento ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di Eunews e GEA, che si è tenuto a Bruxelles, presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio.

L’ultimo panel della giornata di confronto è stato dedicato alla ‘Sicurezza energetica: ridotta la dipendenza dalla Russia, l’Ue è in grado di puntare all’autonomia con fonti rinnovabili?’. Dalla domanda lo spunto per riflettere sugli ultimi due anni che hanno messo alla prova l’Unione europea tra tagli alle forniture di gas da parte della Russia e la necessità di rendersi autonoma (o quasi) dal punto di vista energetico. “Siamo a un punto migliore rispetto a come eravamo un anno fa, ma la crisi ci può colpire ancora”, ha sentenziato, snocciolando i numeri che testimoniano che l’Ue e l’Italia hanno superato o almeno stanno superando la crisi. Come Unione europea “abbiamo deciso rapidamente” di ridurre, nell’ottica di abbandonare totalmente, “la dipendenza dai combustibili fossili russi” attraverso il piano ‘REPowerEu’.

Siamo passati da circa 155 miliardi di metri cubi di gas nel 2021 a 40 miliardi di metri cubi ora” di forniture dal Cremlino. Non solo. La strategia europea punta sul risparmio dei consumi (e l’Italia – ha Baldwin – è riuscita ad andare oltre il target di taglio ai consumi del 18%) e sulla spinta sulle rinnovabili. “Nel 2023 l’Ue si aspetta di installare 70 GigaWatt di capacità rinnovabile, solare ed eolica. L’Italia dovrebbe raddoppiare la capacità installata rispetto all’anno precedente”, ha aggiunto.

Durante la crisi energetica anche Eni si è mossa come azienda e come sistema Paese nel quadro della decisione dell’Ue di ridurre ed eliminare la dipendenza dai combustibili fossili russi. “L’italia in questo è stata un campione, ha portato a termine nel più breve tempo possibile rispetto ad altri Paesi ed è stato fatto grazie a una già esistente diversificazione delle rotte”, ha dichiarato Luca Giansanti, responsabile degli Affari governativi europei di Eni, precisando che il nostro Paese “ha la fortuna di avere gasdotti e di aver deciso di potenziare la capacità di rigassificazione”. A detta di Stefano Verrecchia, rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’Ue, durante la crisi l’Italia è stata capace “di rispondere all’emergenza ma come Paese abbiamo sempre cercato di avere un atteggiamento realistico nella transizione, tenendo conto anche della dimensione sociale“, ha aggiunto, sottolineando la necessità di “una soluzione finanziaria importante” per affrontare la transizione.

Nel contesto di riduzione rapida delle emissioni, il rischio, secondo l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Tiziana Beghin, è quello di “sostituire” la dipendenza dell’Ue dalle forniture russe “con altre dipendenza con partner che non sempre sono partner stabili”, ha detto. “Siamo in un periodo storico in cui si sono verificate condizioni critiche contemporaneamente Con il piano per l’indipendenza energetica ‘RepowerEu e il price cap per il gas siamo riusciti a tenere basso il prezzo dell’energia, ma ancora oggi è doppio rispetto ai livelli pre-crisi e questo crea distorsioni molto elevate”.

Al centro del confronto non solo le rinnovabili, ma anche altre fonti energetiche a zero emissioni, come il nucleare, che dividono l’Ue. Dal Green Deal in poi l’Ue “ha declinato una strategia di decarbonizzazione, e in questo quadro il nucleare c’è ma come scelta dei singoli stati membri e non dell’Ue. Da Bruxelles c’è un impegno soprattutto nel campo della ricerca”, ha ricordato l’eurodeputata del Partito democratico, Patrizia Toia. In tempi recenti è nato in Ue “un nuovo interesse nel nucleare di nuova generazione, per i cosiddetti piccoli reattori nucleari”, ha detto, ricordando che al Parlamento europeo di Strasburgo la prossima settimana si voterà una relazione di iniziativa sui piccoli reattori modulari. La relazione è stata votata nelle scorse settimane in commissione Itre e Toia ha ricordato che la delegazione italiana nel gruppo S&D “non ha votato a favore”.

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La sicurezza alimentare passa per un super-commissario Ue dell’Agricoltura

Il ripensamento della politica agricola per la sicurezza alimentare, ma un cambio di rotta di più ampio respiro per l’Unione europea dell’immediato futuro, alle prese con tante sfide, nessuna semplice, a partire dall’allargamento e la prospettiva di un ingresso dell’Ucraina all’interno dell’Unione europea. Il cambio di marcia si rende indispensabile, e dovrà avvenire a partire dalla prossima legislatura europea. E’ quanto emerge dalla decima edizione di ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di Eunews, GEA e Fondazione Art. 49 a Bruxelles.

Come Europa stiamo subendo un attacco competitivo senza precedenti, e se non riusciamo a cambiare l’Europa non riusciremo a rispondere a questa concorrenza”, la premessa di Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia e direttore Mercati, politiche europee e internazionalizzazione di Coldiretti. Per rispondere alla doppia sfida, quella di una popolazione in aumento e una produzione messa a dura prova da cambiamenti climatici e un conflitto russo-ucraino che ha posto il tema della sicurezza alimentare, serve “più output con tecnologia avanzata”. Per questo servono le giuste misure, i giusti stimoli. “E’ molto importante quello che non devi fare”, e in tal senso “non dobbiamo far chiudere le aziende e caricarle di oneri”. In estrema sintesi, “dati e non confronto ideologico, questo è quello che vogliamo”. Non manca la critica all’esecutivo comunitario e all’ormai ex vicepresidente esecutivo per il Green Deal. “Noi siamo pronti a qualsiasi nuova normativa, ma vogliamo che si discuta dei numeri. Timmermans ci diceva di farci andar bene i dati a sua disposizione”.

Patrick Pagani, Senior Policy coordinator di Copa-Cogeca, suggerisce altro, una riorganizzazione del collegio dei commissari. Per rilanciare la produzione agricola e la competitività agro-alimentare dell’Ue “abbiamo bisogno di un commissario forte per l’Agricoltura e le politiche rurali, con il ruolo di vicepresidente”. E’ questa “una delle priorità per la prossima legislatura” europea, dopo le elezioni del 6-9 giugno. Altro punto nella lista delle cose da fare, spiega, “un bilancio adeguato al contesto”. E’ una condizione che si rende necessaria, visto che “abbiamo bisogno di più agricoltura per rimettere al centro la sicurezza alimentare”. Nella pratica “vuol dire Pnrr e fondi strutturali, perché non possono esserci solo aiuti di Stato”. Per Pagani non ci sono alternative. “Se le sfide sono maggiori servono più soldi. Le sinergie con i fondi e il coinvolgimento del privato sarà la vera chiave per il futuro”.

Dati, nessuna ideologia, un nuovo commissario, e risorse. Ma anche ripensamenti di agende. Perché, sottolinea Herbert Dorfmann (Fi/Ppe), membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, “l’allargamento che si prospetta è una grande sfida”. Politica, innanzitutto. “Non posso immaginare l’ingresso dell’Ucraina senza imbarcare i Balcani. Non è politicamente credibile”. Ma anche agricolo e quindi commerciale. “Ci sarà un allargamento grande, e in questo contesto l’asseto agricolo è dei più difficili. Io non penso che l’Ucraina distruggerà l’agricoltura europea. Se fatto bene l’allargamento dell’ucraina non è un problema”. Semmai, in prospettiva “se c’è l’Ucraina (all’interno dell’Ue, ndr) dovremmo comprare meno mais dal sud America”. Un aspetto, quest’ultimo, che impone all’Unione un ripensamento nei rapporti con i Paesi del Mercosur, con cui si negozia un accordo di libero scambio che potrebbe essere investito da scenari di un’Ue diversa da quella di adesso.

In Commissione ci si interroga su altro. “Abbiamo la questione del cambio generazionale”, fa notare Mihail Dumitru, direttore generale aggiunto del Direzione generale Agricoltura della Commissione europea (Dg Agri). “Dobbiamo saper attrarre i giovani, che al momento non sono attratti dal settore”. Fermo restando che “il nostro settore (primario, ndr) deve fare i conti sempre di più con eventi climatici estremi. Lo abbiamo visto anche questa estate, tra siccità, incendi e alluvioni”.

Sulla questione generazionale ci sono attenzione e disponibilità di Camilla Laureti (Pd/S&D), membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo. “Oggi in Europa sono il 12 per cento i giovani che conducono un’azienda agricola. Sono pochi, pochissimi. Dobbiamo cominciare ad agire”. Un’idea, l’esponente socialdemocratica ce l’ha. “Dobbiamo ascoltare quei giovani che sono su questa strada, e aiutarli. Mi piace pensare che la prossima Politica agricola comune (PAC) abbia una fetta più importante per chi questa strada la sta già percorrendo”. Senza tralasciare il contributo ‘in rosa’ per un’agricoltura sostenibile e capace di garantire la sicurezza alimentare. “Anche l’ingresso delle donne in agricoltura ci aiuta”. Una traccia di azione politica per la legislatura che verrà.

Industria, aiuti di Stato e Ia. Le priorità Ue ad ‘How Can We Govern Europe?’

Dalla politica industriale agli aiuti di Stato, dall’intelligenza artificiale agli investimenti comuni. A pochi mesi dalle elezioni europee del giugno 2024, le priorità Ue in vista della prossima legislatura alle porte hanno aperto la decima edizione dell’evento ‘How Can We Govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di GEA ed Eunews a Bruxelles, presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio.

L’Europa deve essere cosciente che deve avere un’industria competitiva nel mondo, se partiamo da questo presupposto dobbiamo creare le condizioni per cui la transizione verde e digitale siano un successo”, è l’esortazione del direttore degli Affari europei di Confindustria, Matteo Borsani. Non solo “analisi di impatto serie” sul piano della legislazione comunitaria, ma soprattutto “mantenere un certo level playing field, il Mercato interno vive delle stesse condizioni di alleati e competitor”. E qui si entra nello spinoso tema degli aiuti di Stato. “Non possiamo affidarci solo agli aiuti di Stato per mantenere la competitività”, ha spiegato Borsani, a cui ha fatto eco l’eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini: “Il problema è quando vengono fornite risorse e si vincolano le modalità in cui quelle stesse risorse devono essere spese, l’aiuto non deve diventare il modo in cui si limita la possibilità di decisione interna”. E sul tema della competitività anche il collega di Fratelli d’Italia Raffaele Stancanelli ha messo in chiaro che durante la prossima legislatura bisognerà fare attenzione a “non scardinare la politica industriale europea per favorire Paesi come la Cina“.

Il futuro dell’Unione passerà però anche dalle decisioni del presente. Come dimostra il lavoro dei co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue condotto in parallelo all’evento. “Vediamo se il trilogo con il Consiglio sarà davvero quello decisivo, non è detto, ma siamo positivi e c’è moderato ottimismo”, ha spiegato in videoconferenza poco prima dell’avvio del negoziato inter-istituzionale il capo-delegazione del Partito Democratico e co-relatore per il Parlamento Europeo sull’Atto Ue sull’intelligenza artificiale, Brando Benifei. “Sulle questioni fondamentali il Regolamento è già stato concordato, ha un approccio con la base del rischio come principio di classificazione degli usi dell’Ia”, ma ci sono ancora “divergenze significative con il Consiglio su alcune questioni“. Il riferimento è agli “obblighi di verifica di sicurezza dei modelli più potenti”, come ChatGpt, per cui “le imprese devono essere sicure di non dover avere responsabilità su questioni di cui ora non possono essere pienamente coscienti”. A questo si aggiunge il tema delle “salvaguardie sugli usi di controllo e sorveglianza”, come telecamere a riconoscimento biometrico, polizia predittiva, riconoscimento emotivo ed eccezioni per uso di polizia: “Dobbiamo trovare un punto di incontro con Consiglio”, ha spiegato Benifei.

Inevitabile una riflessione a proposito delle priorità Ue sul fronte del supporto dell’Unione nei confronti dei Ventisette, e viceversa. Nel suo intervento il presidente emerito del Comitato economico e sociale europeo (Cese), Luca Jahier, ha voluto richiamarsi all’esperienza di questi ultimi anni: “Con il Next Generation Eu abbiamo avuto la prova che procedere per punizioni e sanzioni produce meno risultati che procedere a premi e incentivi” e ora che “siamo a metà percorso” è dimostrato come “anche i Paesi più riottosi hanno implementato in modo sostanziale le riforme strutturali”. Di fronte a una “richiesta sempre più crescente all’Ue per supportare iniziative sulla transizione energetica, in politica etera o per l’allargamento” – come ha sottolineato con forza la direttrice di ricerca del Ceps (Center for European Policy Studies), Cinzia Alcidi – proprio Jahier ha fatto notare che “ha funzionato il meccanismo di legare gli investimenti strategici alle riforme“.

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Tinelli (Confagricoltura): Ingresso Ucraina in Ue avrà impatto enorme

“Le ultime due riforme della politica agricola” europea “sono state una rivoluzione copernicana e hanno visto una modifica del modello agricolo europeo. L’entrata dell’Ucraina è sicuramente un atto dovuto. D’altra parte l’impatto sull’agricoltura europea sarà enorme, quindi da questo punto di vista la Commissione dovrebbe cominciare a studiare quali saranno, prima di tutto, gli effetti dell’allargamento e verificare il budget che sarà destinato alla politica agricola”. Lo ha dichiarato a GEA Cristina Tinelli, responsabile relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura a margine della decima edizione dell’evento ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di Eunews e GEA, in corso a Bruxelles, presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio. “E’ chiaro – ha aggiunto – che non possiamo accettare una diminuzione del budget, per cui dovranno essere studiati dei meccanismi di phase in nei confronti dell’Ucraina, come è stato – d’altra parte – per l’adesione degli ex nuovi paesi dell’Est. Insomma, quindi auspichiamo che comunque le risorse a disposizione rimangano le stesse per per la politica agricola, anche se sicuramente bisognerà studiare dei meccanismi tali per cui si possa continuare in questo senso”.

Luigi Scordamaglia: “Su packaging ha prevalso buon senso, presidenza spagnola irresponsabile”

Sulla proposta di regolamento packaging il Parlamento Europeo ha fatto prevalere il buon senso. E’ soprattutto un beneficio da un punto di vista economico per la nostra filiera, per il consumatore che spreca meno ma soprattutto ambientale visto che il passaggio dal riciclo al riuso avrebbe comportato un aumento del 180% delle emissioni di CO2 e del 240% del consumo di acqua. Oggi trovo abbastanza irresponsabile la posizione della presidenza spagnola che, pur di portare a casa qualcosa in una presidenza assolutamente vuota, vuole oggi forzare ignorando la volontà popolare che il Parlamento Europeo ha espresso”. Così l’amministratore delegato di Filiera Italia e direttore mercati, politiche europee ed internazionalizzazione di Coldiretti Luigi Scordamaglia a margine della decima edizione dell’evento ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di Eunews e GEA, in corso a Bruxelles, presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio.

 

 

Scordamaglia ha espresso la sua posizione anche sugli alimenti sintetici, spiegando che “il governo italiano ha notificato a Bruxelles la legge contro i prodotti sintetici, la carne sintetica, voluta dal Parlamento, dalle Regioni e dai Comuni trasversalmente, ma soprattutto dai cittadini italiani. Di fatto non si è detto forse abbastanza che quello che l’Italia ha adottato con divieto è una moratoria in attesa che l’Unione europea prenda atto di due rischi: il rischio sanitario di quello che Fao e Oms hanno evidenziato, i 53 potenziali rischi per i quali serve modificare la procedura di approvazione di questi prodotti, e il rischio che venga tagliato il cordone ombelicale che lega la terra alla produzione di cibo e gli agricoltori e concentrato nei laboratori”.

 

A Bruxelles l’evento ‘HGE’: al centro sicurezza alimentare e transizione energetica

‘Nuove e vecchie sfide per l’Ue che si rinnova. Quali prospettive dopo il voto del 6-9 giugno?’: è il tema al centro dell’evento ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di Eunews, GEA e Fondazione art. 49, che si terrà oggi pomeriggio a Bruxelles, presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio. Protagonisti di primo piano della scena europea e nazionale si confronteranno sulle prove che la legislatura europea sarà chiamata ad affrontare dal 2024, dopo le elezioni del 6-9 giugno per il Parlamento e l’entrata in carica della nuova Commissione. Il dibattito si concentrerà sul nuovo Patto di Stabilità e di Crescita e sui temi della sicurezza alimentare ed energetica, nel quadro degli obiettivi della transizione ecologica, interrogandosi su come realizzarli sfruttandone tutte le potenzialità e limitandone le ricadute negative.

Tre i panel dell’evento che si aprirà alle 14.00 con un intervento del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il primo, alle 15, si occuperà delle priorità economiche, politiche e del ruolo internazionale dell’Unione nella nuova legislatura alle porte. Tra i relatori gli eurodeputati Brando Benifei, Laura Ferrara, Massimiliano Salini e Raffaele Stancanelli. Presenti anche il rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, Vincenzo Celeste, il presidente emerito del Cese Luca Jahier, il direttore Affari europei di Confindustria Matteo Borsani e la direttrice di ricerca Ceps Cinzia Alcidi. Segue, alle 16.30, la tavola rotonda dal titolo ‘Sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale: il nuovo quadro normativo Ue per garantire cibo di qualità nel rispetto della natura’. Intervengono gli eurodeputati Camilla Laureti e Herbert Dorfmann, il direttore generale DG Agri Mihail Dumitru, il policy coordinator Copa Cogeca Patrick Pagani e l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia. Il terzo panel sarà dedicato a ‘Sicurezza energetica: ridotta la dipendenza dalla Russia, l’Ue è in grado di puntare all’autonomia con fonti rinnovabili?’. Gli invitati sono le eurodeputate Patrizia Toia e Tiziana Beghin, il rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’Ue Stefano Verracchia, il direttore generale aggiunto DG Ener Matthew Baldwin, il presidente del Gruppo Iniziativa Italiana Alberto Mazzola e l’head of European Government Affairs Eni Luca Giansanti. Le conclusioni saranno affidate al direttore scientifico Asvis Enrico Giovannini.

Durante l’evento verrà inoltre presentata una nuova iniziativa editoriale europea. All’evento parteciperanno il sottosegretario con delega all’Editoria Alberto Barachini, il ceo di Withub Andrea Poli, il direttore di Public Policy Leopoldo Papi, il direttore di Agence Europe Lorenzo Riccardi, la direttrice Business development Italy di Afp Sabrina Rossi Montegrandi e il direttore di Total Eu Alessio Pisanò.

Agroalimentare, Pasquali (Banco BPM): Ruolo banche è essere presenti e favorire investimenti

Negli ultimi due anni, e anche adesso, continuano ad essere importanti le garanzie statali. Quindi il decreto Aiuti recentemente emanato ha permesso a tutte le aziende italiane e al settore agroalimentare di ottenere finanziamenti con garanzie pubbliche che coprono fino al 100% dei rischi con condizioni agevolate e questi sono interventi estremamente importanti. Nella nuova legge ci saranno il rinnovo di queste garanzie, quindi un aiuto ulteriore. E non dimentichiamoci del Pnrr, che deve ancora mettere a terra tante cose, tanti soldi. Ad esempio nella missione 2, una delle più ricche, c’è anche la componente dell’agroalimentare che pesa quasi 6 miliardi di euro. In questo momento stiamo lavorando su tutto quello che è il fotovoltaico, presto lavoreremo anche sul biogas, sul biometano. Sono interventi interessanti che si sommano a altri e confidiamo che possano portare ulteriore impulso al settore dell’agroalimentare”. Lo ha detto Massimo Pasquali, Responsabile Coordinamento Aziende di Banco BPM, a margine dell’evento ‘How can we govern Europe?’, organizzato da GEA e Eunews, che si è svolto a Roma il 29 e 30 novembre.

Pasquali ha preso parte al panel che trattava di ‘Sicurezza alimentare: PAC, Fit for 55 e Farm to Fork di fronte alla guerra e alla siccità’ e ha spiegato come “il ruolo delle banche in generale e nello specifico di Banco BPM è quello di essere sempre presenti. Sicuramente possiamo giocare un ruolo importante: quello di mantenere un dialogo costante con l’impresa, perché in questi momenti la banca può dare coraggio. Quindi un intervento mirato della banca, con un finanziamento o un prodotto delicato, può permettere a un imprenditore di superare il momento più difficile e riprendere una propria attività nel modo migliore”.

Poi – ha concluso – c’è la parte sana: l’impresa italiana nel settore agroalimentare, che è un settore di eccellenza a livello mondiale, ha continuato comunque a investire. Quindi il ruolo della banca, e Banco BPM è assolutamente presente, è quello di favorire questi investimenti perché l’azienda deve crescere, innovarsi e trovare strade innovative”.