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È in viaggio la prima nave carica di grano ucraino, Guterres: “Essenziale per sicurezza alimentare”

Lunedì primo agosto alle 8.17 italiane la prima nave, carica di 26 mila tonnellate di grano ucraino, ha lasciato il porto di Odessa per raggiungere Tripoli, in Libano. Come ha fatto sapere il ministero della Difesa turco, “l’arrivo a Istanbul è previsto per il 2 agosto. Successivamente, il viaggio proseguirà verso la sua destinazione dopo le ispezioni che verranno effettuate nella città turca” da parte dell’autorità del Centro comune di coordinamento (CCC). Altri convogli seguiranno questa prima partenza rispettando “il corridoio (marittimo) e le formalità concordate”.

L’accordo sul via libera alle esportazione di mais dall’Ucraina era stato firmato dieci giorni fa sempre a Istanbul. Tuttavia, la partenza dell’imbarcazione ha dovuto attendere sia per l’istituzione del Centro di coordinamento, sia a causa dell’attacco missilistico – da parte della Russia – al porto di Odessa. L’intesa, insieme alla decisione presa a Mosca di esportare anche prodotti agricoli e fertilizzanti, mira ad alleviare una crisi alimentare globale che ha visto i prezzi salire in alcuni dei Paesi più poveri del mondo a causa del blocco dei porti ucraini in seguito all’inizio del conflitto con la Russia.

Con la partenza del primo carico di grano “testeremo l’efficacia dell’accordo di Istanbul”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Speriamo – ha aggiunto – che la collaborazione provenga da tutte le parti e che i meccanismi funzionino efficacemente“.

Si tratta di un vero “sollievo per il mondo” ha annunciato il capo della diplomazia dell’Ucraina, Dmytro Kouleba. In particolare, come ha puntualizzato su Twitter: “Questa è un’ottima notizia per i nostri amici in Medio Oriente, Asia e Africa”.

La notizia dell’avvio del trasferimento del mais da Kiev ha immediatamente suscitato commenti anche da altre autorità a livello internazionale. A partire dal segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha accolto calorosamente l’avvenimento sperando, inoltre, che “questa sia la prima di molte navi commerciali in conformità con l’accordo firmato e che porti la necessaria stabilità e assistenza alla sicurezza alimentare globale, specialmente nei contesti umanitari più fragili“, la sottolineatura.

Siamo molto contenti per la partenza di questa nave carica di grano, dopo mesi di blocco”, ha affermato il capo del servizio dei portavoce della Commissione europea Eric Mamer, a proposito dell’inizio delle consegne di grano dall’Ucraina. “Questa è il primo convoglio che lascia il porto, e questo è il primo benvenuto passo”, aggiunge. Da parte dell’Ue ora la richiesta di “piena attuazione” dell’accordo.

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Via libera al grano. C’è l’accordo Russia-Ucraina su sblocco navi

Via libera al grano. Nel pomeriggio, a Istanbul, Russia e Ucraina firmeranno un accordo sulle esportazioni di cereali che permetterà, alle navi ferme nei porti, di uscire attraverso il Mar Nero e di alleggerire le barriere all’esportazione di grano e fertilizzanti russi.

Una mossa tra i due Paesi in conflitto che sarà in grado di dare sollievo all’economia del Pianeta. Anche perché, nonostante il calo dei raccolti, Kiev resta uno dei principali produttori e rappresenta il 10% del commercio mondiale di frumento tenero destinato alla panificazione ma anche il 15% del granoturco per gli allevamenti.

Secondo la Coldiretti, all’Italia è prevista la fornitura di quasi 1,2 miliardi di chili di mais per l’alimentazione animale, grano tenero per la panificazione e olio di girasole. Si tratta di un provvedimento vitale per il Paese dal momento che il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame viene importato dall’estero.

Ulteriori numeri indicano che, per Italia, l’Ucraina rappresenta il secondo fornitore di granoturco con una quota di poco superiore al 13% (785 milioni di chili), ma garantisce anche il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) senza dimenticare gli arrivi di ben 260 milioni di chili di olio di girasole.

L’accordo raggiunto è importante per salvare dalla carestia quei 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione”, afferma Coldiretti. Ma non solo, lo è anche per i Paesi più sviluppati “costretti ad affrontare una crescente inflazione spinta dal carrello della spesa e favorita dalla crisi energetica ma anche dai cambiamenti climatici che con caldo e siccità hanno tagliato i raccolti”, la sottolineatura.

Dal grano al pane prezzi decuplicati: “Troppa speculazione”

Dal grano al pane i prezzi aumentano anche di dieci volte a causa di speculazioni e distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono i cittadini e danneggiano gli agricoltori, strozzati dai rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti. Lo denuncia Coldiretti, che prevede un’impennata dell’inflazione che peserà sul carrello degli italiani oltre 8 miliardi nel 2022 mentre nei campi i compensi sono ormai scesi sotto i costi di produzione, costringendo molte imprese a lavorare in perdita.

La guerra ha di fatto “moltiplicato manovre speculative e pratiche sleali sui prodotti alimentari, sottolinea l’associazione, parla di tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali, etichette ingannevoli, taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione.

Il risultato è che, secondo l’analisi su dati Ismea, per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati, appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi. Il pane è uno degli esempi più significativi.

Un chilo di grano viene pagato agli agricoltori intorno ai 35/40 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città, secondo Coldiretti. L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% in media. Ma c’è anche il caso del pomodoro. In una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.

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Per riequilibrare la distribuzione del valore lungo la filiera tutelando cittadini e agricoltori, è entrato in vigore il 15 dicembre il decreto legislativo in attuazione della Direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali. Ma contro il caro prezzi una soluzione strutturale è rappresentata anche dalla diffusione dei contratti di filiera per l’equa distribuzione del valore lungo la filiera e per tutelare il reddito degli agricoltori.

Per affrontare questa emergenza causata da guerra e siccità Coldiretti, insieme a Filiera Italia, è pronta a presentare progetti operativi – spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -. Oltre all’accordo con Philip Morris Italia sul tabacco, stiamo progettando investimenti di sistema per il 100% italiano, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, dall’olio all’ortofrutta. Dobbiamo puntare ancora di più su qualità, sostenibilità, innovazione e ricerca per rafforzare ancora il Made in Italy sui mercati esteri”.

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Ucraina ‘granaio del mondo’. Le corsie verdi Ue per favorire export di cereali

Corsie di solidarietà su strade e ferrovie per aggirare il blocco nei porti sul Mar Nero, causati dall’occupazione russa, e facilitare le esportazioni di grano e cereali dall’Ucraina in tutto il mondo. La Commissione Europea ha lanciato giovedì un piano d’azione con il preciso obiettivo di aiutare Kiev, il “Granaio del mondo”, con l’esportazione di almeno 20 milioni di tonnellate di cereali in meno di 3 mesi, entro la fine di luglio.

L’obiettivo, ha spiegato in conferenza stampa la commissaria europea ai trasporti, Adina Vălean , è urgente dal momento che l’Ucraina sta attualmente immagazzinando circa 40 milioni di tonnellate di grano, di cui la metà deve essere esportata entro la fine di luglio. Insieme a ovvie ragioni economiche e di sicurezza alimentare, il problema è quello di liberare capacità di stoccaggio per il prossimo raccolto. Kiev produce il 12% del grano mondiale, il 15% del suo mais e il 50% del suo olio di girasole, ed è il principale esportatore di prodotti agricoli per i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. L’invasione della Russia, iniziata lo scorso 24 febbraio, fa temere per la sicurezza alimentare su scala globale.

In circostanze normali, Bruxelles stima che il 75% della produzione cerealicola ucraina venga esportata, e prima della guerra, i porti ucraini sul Mar Nero rappresentavano il 90% delle esportazioni di cereali e semi oleosi. Circa un terzo delle esportazioni è destinato all’Europa, alla Cina e all’Africa. Per aggirare il blocco dei porti, Bruxelles punta su strade e ferrovie che però devono essere migliorate nel sistema logistico. “Migliaia di carri e camion” è in attesa di autorizzazione al passaggio sul lato ucraino. Bruxelles stima che il tempo medio di attesa per i carri sia di 16 giorni, mentre in alcune frontiere arriva addirittura a 30 giorni.

Bruxelles ha invitato gli operatori del mercato dell’Ue a mettere “urgentemente” a disposizione veicoli aggiuntivi e ha intenzione di istituire una piattaforma logistica di incontro (matchmaking) per facilitare gli scambi tra gli operatori della catena per ottimizzare il flusso delle merci e chiederà agli Stati membri di introdurre punti di contatto dedicato per le corsie di solidarietà (una sorta di ‘sportello unico’) che consenta alle parti interessate di notificare eventuali problemi lungo la catena logistica.

La Commissione chiede ai governi “la massima flessibilità” e di “garantire un organico adeguato” per accelerare le procedure ai valichi di frontiera, dunque sburocratizzare il passaggio delle merci per renderlo più veloce. Valuterà inoltre la capacità di stoccaggio disponibili nell’Ue e si coordinerà con gli Stati membri per contribuire a garantire una maggiore capacità di stoccaggio temporaneo delle esportazioni ucraine, per liberare più spazio. Raccomanda inoltre ai gestori delle infrastrutture degli Stati membri di rendere prioritario il trasferimento dei prodotti agricoli che arrivano dall’Ucraina, e posizionare i caricatori mobili di grano e cereali ai terminali di confine per accelerare il trasbordo.
Queste le misure a breve termine, ma nel medio-lungo l’Ue punta ad aumentare la capacità infrastrutturale di nuovi corridoi di esportazione dall’Ucraina, principalmente nel quadro del meccanismo per collegare l’Europa (CEF).

Insieme al piano d’azione, Bruxelles ha adottato anche una decisione in vista della firma di un accordo ad alto livello con l’Ucraina, aggiornando le mappe per la rete transeuropea dei trasporti (TEN-T), nell’ambito della politica della Commissione sull’estensione della rete TEN-T T nei paesi vicini e non Ue. “L’Ucraina è il granaio del mondo. Ostacolando le esportazioni vitali, la guerra del Cremlino sta minacciando la sicurezza alimentare in tutto il mondo”, ha ricordato in un tweet la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, annunciando il piano. “Oggi agiamo per facilitare il trasporto di cereali dall’Ucraina e affrontare le strozzature urgenti”.

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Fermi grano, mais e girasole: il pacchetto Ue da 500 milioni

Da un lato misure a sostegno degli agricoltori europei per far fronte all’aumento dei prezzi di produzione, dall’altro aiuti finanziari per i produttori di Kiev. La Commissione Europea ha varato mercoledì il suo piano per la sicurezza alimentare europea di fronte alla guerra di Russia in Ucraina, mettendo sul tavolo un pacchetto di sostegno da quasi 500 milioni di euro ricorrendo alla riserva di crisi della Pac e liberando dai vincoli di produzione quasi quattro milioni di ettari per aumentare la produzione in Europa e far fronte al calo delle importazioni agroalimentari da Kiev.
Secondo le stime dell’Ue l’Ucraina rappresenta il 10% del mercato mondiale del grano, il 13% del mercato dell’orzo, il 15% del mercato del mais ed è il più importante attore nel mercato dell’olio di girasole (oltre il 50% del commercio mondiale). I bombardamenti di Mosca hanno distrutto o semi-distrutto tutti i porti e punti di smercio del territorio, costringendo inoltre Kiev a limitare buona parte delle importazioni per garantire la propria sopravvivenza.

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Dei 500 milioni mobilitati, poco più di 48 andranno all’Italia come quarto beneficiario della riserva di crisi dopo la Francia, la Spagna e la Germania. Gli Stati membri possono co-finanziare il pacchetto fino al 200% attraverso i fondi nazionali per arrivare a un pacchetto totale di 1,5 miliardi di risorse mobilitate. I Paesi membri, secondo la comunicazione, devono notificare alla Commissione entro il 30 giugno 2022 le misure che adotteranno, il loro impatto previsto e i criteri di concessione degli aiuti e secondo Bruxelles dovranno rivolgersi agli agricoltori che sono i più colpiti dalla crisi.

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Il piano include inoltre una deroga temporanea per il 2022 ai vincoli della Pac per consentire la produzione di colture per scopi alimentari e mangimi su terreni incolti – i cosiddetti ‘terreni a riposo – e un nuovo quadro straordinario di aiuti di Stato per agricoltori e aziende agricole, per far fronte al caro dei prezzi di energia, fertilizzanti e produzione. Agli Stati membri si consiglia di anticipare di più i pagamenti diretti della Pac e viene introdotto un programma di ammasso privato per il settore delle carni suine, già in crisi durante la pandemia Covid-19 e compromesso dalla guerra in atto. Dal 25 marzo fino al 29 aprile, gli operatori possono chiedere aiuto per coprire parte dei costi di stoccaggio delle carni suine. La Commissione raccomanda inoltre agli Stati membri di ridurre l’Iva su alcuni alimenti essenziali.

Per sostenere i produttori di Kiev che continuano la semina anche sotto i bombardamenti della Russia, l’Ue ha mobilitato contestualmente 330 milioni di euro per una strategia di sicurezza alimentare a breve e medio termine e garantire, per quanto possibile, che gli agricoltori possano continuare a produrre e a esportare. Mantenere agevole il passaggio di beni e materie prime agroalimentari da e verso Kiev “deve essere prioritario”, ha sottolineato in conferenza stampa presentando il piano il commissario competente Janusz Wo aprendo all’idea di “corridoi verdi” come richiesto da Kiev. Bruxelles è preoccupata per le barriere commerciali che potrebbero essere introdotte nello stesso mercato interno dell’Ue, che potrebbe portare “a carenze alimentari ancora maggiori”, ha detto il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis rispondendo a una domanda sul blocco alle esportazioni di grano imposto dall’Ungheria di fronte alla crisi ucraina. “Stiamo valutando la cosa e potrebbe esserci una infrazione delle regole del mercato unico” europeo. La Commissione dovrebbe pubblicare una comunicazione sulla necessità di mantenere il mercato unico funzionante. “Le barriere non sono la soluzione per rafforzare la nostra sicurezza alimentare”, ha aggiunto.