Alluvione

Primo giorno di Figliuolo in E.Romagna: “Qui per ascoltare, risorse arriveranno”

Il generale Francesco Paolo Figliuolo prende i primi contatti con il territorio per il nuovo compito di commissario alla ricostruzione post-alluvioni. Anche se formalmente la nomina non c’è ancora, in attesa del decreto che sarà portato molto probabilmente in Consiglio dei ministri questa settimana, , il generale di corpo d’armata, esperto di logistica, ha sorvolato i territori dell’Emilia-Romagna colpiti dalla furia di vento e pioggia lo scorso mese di maggio. Accanto a lui il governatore, Stefano Bonaccini, che in mattinata, prima di accogliere Figliuolo, lancia un messaggio diretto a Roma: “Non è stato ancora nominato e questo la dice lunga dei ritardi imbarazzanti del governo. E’ trascorso oltre un mese e mezzo dalla seconda drammatica alluvione, quando ci fu il terremoto dopo una settimana c’era già il commissario”. Parole che non sono passate inosservate nel dibattito politico nazionale, tant’è vero che la reazione di FdI non tarda, tra chi sostiene che l’atteggiamento di Bonaccini “oscilla tra l’imbarazzante e l’isterico” e chi, invece, gli consiglia di fare “mea culpa sul passato”.

Lo scontro, però, non interessa al commissario in pectore. “L’impegno è massimo, in questo momento bisogna ascoltare le esigenze per fare, nella maniera più condivisa possibile, gli interventi di primo tempo e allo stesso tempo pensare alla messa in sicurezza”, dice infatti Figliuolo. Che ha sorvolato le aree colpite dall’alluvione prima di incontrare, nella sede della Regione, a Bologna, il sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Matteo Lepore, e i presidenti delle Province di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, di Ravenna, Michele de Pascale, di Rimini, Jamil Sadegholvaad, di Modena, Fabio Braglia, di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, di Ferrara, Gianni Michele Padovani, e il sindaco di Forlì, Gianluca Zattini. A seguire, il generale ha avuto un primo confronto anche con le parti sociali, sindacati e imprese, e le componenti della società regionale, tutti soggetti riuniti nel Patto per il lavoro e per il clima.

“Gli emiliano-romagnoli hanno già fatto tanto, ma vedere il territorio così mi provoca forti sentimenti emotivi. Il pensiero va agli sfollati e per chi sta ancora soffrendo per questa tragedia”, spiega Figliuolo in un punto stampa. Assicurando che “l’impegno è massimo, ma in questo momento bisogna ascoltare le esigenze per fare, nella maniera più condivisa possibile, gli interventi di primo tempo e allo stesso tempo pensare alla messa in sicurezza”.

Su questo punto c’è la sintonia con Bonaccini, che ricorda: “Ci conosciamo bene, abbiamo lavorato fianco a fianco e condiviso la stagione dell’era pandemica. Questo aiuta anche nel lavoro che dovremo fare. Ho detto al generale che vale un principio: stare vicino a famiglie, imprese, territori dell’Emilia Romagna ferita”. Il governatore, che sarà nella squadra dei subcommissari assieme ai presidenti delle altre Regioni colpite dal maltempo, Eugenio Giani (Toscana) e Francesco Acquaroli (Marche), spiega che il contatto sarà costante, anche se attende la nomina ufficiale. “Oggi ho fatto solo un sopralluogo, a breve arriverà anche il portafogli”, sottolinea il generale rispondendo alle domande dei cronisti. Per poi aggiungere che “i piani vanno fatti, ma è chiaro che ad ogni piano vanno associate le risorse, non solo economiche”. Sulla visita in Emilia-Romagna c’è comunque il via libera di Palazzo Chigi. “C’è la massima attenzione da parte del presidente del Consiglio e di tutta la compagine governativa. Il fatto che io sia venuto subito qui vuol dire che la presidente Meloni era molto d’accordo. C’è sintonia assoluta“, mette in chiaro.

Per quanto riguarda la ricognizione dei danni, Bonaccini ha consegnato lo stesso piano portato a Roma poche settimane fa, con la stima di quasi 9 miliardi. “E’ cogente fare interventi su famiglie e imprese, sui distretti produttivi. Questa è la food valley italiana”, dice ancora Figliuolo, che sta costruendo la struttura, ma “tutto sarà condiviso in armonia con i subcommissari”. Quello che preme di più al commissario in pectore è ricostruire “in maniera ottimale, mettendo a terra le risorse e traendo beneficio di fare opere che durano nel tempo”, perché così “c’è un ritorno anche economico”. Le parole d’ordine saranno “ricostruire bene, nel massimo della trasparenza e guardando al trend dei cambiamenti climatici”. Avvalendosi anche di esperti. Ha già parlato, infatti, con il Magnifico rettore dell’Università di Bologna, che ha messo in piedi gruppi di lavoro di esperti: “Presidenti e commissari possono avere tutta l’esperienza che vogliono, ma siamo difronte a fenomeni talmente complessi che servirà l’ausilio degli specialisti. E quelli sul territorio – conclude Figliuolo -, credo siano quelli che meglio li comprendono e li hanno a cuore”.

Allerta meteo sull’Italia: piogge, temporali e anche grandine al Centro-Nord

Alla fine di aprile 2023 la siccità era estrema e drammatica in Italia, specie al Nord-Ovest. Durante il mese di maggio e, per ben 10 giornate anche nel mese di giugno, sono arrivate piogge ristoratrici. Che hanno mitigato l’arsura della terra, alleviando la pesante siccità. Adesso, però, è allerta meteo.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, conferma infatti che una perturbazione atlantica, arrivata sull’Italia nelle ultime ore, sta portando piogge anche intense. Il maltempo è atteso per tutta la giornata di oggi al Centro-Nord, mentre al Sud si vivrà un’altra giornata estiva, calda e serena, con picchi di 37-38°C in Sicilia.

Un’Italia divisa in 2 con le piogge e i temporali che investiranno il settentrione e le regioni centrali, tra Toscana, Umbria, Marche ed Abruzzo: fino alla tarda mattinata i fenomeni principali sono previsti su Alpi, Prealpi, Piemonte, Liguria e Toscana e localmente potranno essere intensi. Dal pomeriggio il fronte atlantico si sposterà lentamente verso Est provocando piogge e rovesci sulle stesse zone e in più anche su Triveneto, Emilia Romagna e localmente Lazio. Un venerdì 30 giugno da dimenticare al Centro-Nord, mentre al Sud ci sarà bisogno di creme ed occhiali da sole.
Il mese di luglio inizierà dunque con questa ferita atlantica: avremo ancora delle piogge su Nord-Est, Centro Italia e Campania; in Sicilia invece il sole sarà imperante e raggiungeremo 39°C sul versante orientale dell’isola. La giornata vedrà un miglioramento sul Nord-Ovest, mentre in Sardegna soffieranno intensi venti di Maestrale.

Domenica chiuderà il primo weekend di luglio con un deciso miglioramento: saranno prevalenti i momenti soleggiati, mentre qualche acquazzone si attarderà sul versante adriatico, dalle Basse Marche alla Puglia; questi acquazzoni non dovrebbero rovinare la domenica in quanto sono previsti di breve durata e localizzati.

In sintesi, dopo 24 mesi di siccità, sono arrivate le piogge di un anno in 8 settimane. Per alcune regioni è stato un toccasana, per altre un disastro idrogeologico, Emilia Romagna in primis.

piogge al sud/imago

Arriva perturbazione atlantica: allerta maltempo

Perturbazione atlantica nel cuore dell’estate: tra la fine di giugno e l’inizio di luglio un ciclone, raro per il periodo, attraverserà il Centro-Nord Italia. Avremo 48 ore di maltempo, addirittura con qualche fiocco di neve sulle Alpi fino ai 2900 metri di quota. Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma questa fase di rottura estiva, ma indica che non si tratta della tipica ‘rottura estiva di ferragosto’: già da domenica il tempo tornerà quasi ovunque soleggiato seppur con qualche temporale pomeridiano. Ciò nonostante, avremo un break perturbato piuttosto significativo: nelle prossime ore si avvertiranno già i primi segnali.

Nel corso della giornata le nubi diventeranno via via più diffuse sul settore nordoccidentale, con qualche acquazzone tra Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, specie a ridosso del settore alpino. Anche al centro si formeranno dei temporali, specie sull’Appennino laziale.

Venerdì 30 giugno, giorno del ‘raro arrivo’ del ciclone atlantico, inizierà con qualche rovescio al mattino sul Nord e possibili fenomeni intensi tra Piemonte e Lombardia; nel pomeriggio il maltempo si sposterà verso levante con possibili nubifragi tra Nord-Ovest ed Emilia Romagna e con piogge via via più diffuse anche sul resto del Nord-Est e verso la Toscana, l’Umbria e le Marche. Al sud, e sul resto del centro, il tempo resterà più stabile e soleggiato.

Il mese di luglio inizierà poi zoppicante, con fenomeni ancora intensi al Nord-Est e verso le regioni centrali al mattino, sulle Alpi rivedremo addirittura la neve oltre i 2900 metri; nel pomeriggio l’instabilità sarà ancora presente sul versante adriatico e marginalmente su Alpi centro-orientali, Toscana ed Umbria. Un primo luglio anomalo, diverso da quello degli anni passati: nel 2022 il primo luglio fu soleggiato con massime di 39°C a Lamezia Terme e Cagliari, nel 2021 i 39°C si toccarono a Marina di Ginosa, mentre nel 2020 il primo luglio regalò 37°C ad Alghero e Lecce.

Un’estate diversa quella che stiamo vivendo, ricca di colpi di scena: le previsioni meteo stagionali avevano da mesi indicato la triade maggio-giugno-luglio un po’ particolare, con frequenti passaggi temporaleschi almeno fino a metà luglio. Previsioni fino ad oggi decisamente confermate.

Maltempo, Figliuolo commissario alla ricostruzione: “Massima fiducia del governo”

Il nome stavolta c’è. E’ Francesco Paolo Figliuolo la figura individuata “tra soggetti dotati di professionalità specifica e competenza manageriale” per ricoprire il ruolo di commissario straordinario alla ricostruzione in Emilia-Romagna, e non solo. Dopo giorni di discussione interna alla maggioranza di governo, la scelta è ricaduta sul generale di corpo d’armata, esperto di logistica, che ha riscosso il plauso bipartisan per la gestione della campagna vaccinale per arginare il Covid. “Gode della fiducia del governo“, spiega il ministro della Protezione civile e delle Politiche del Mare, Nello Musumeci, dopo il Cdm che ha tracciato la strada. Anche se formalmente la nomina avverrà probabilmente la prossima settimana, con un decreto del presidente del Consiglio da approvare in Consiglio dei ministri.

Il suo compito sarà coordinare risorse e la lista degli interventi sui territori colpiti dall’alluvione del mese scorso, ma il suo raggio d’azione sarà allargato anche a Toscana e Marche, danneggiate marginalmente dalla furia di vento e acqua che si è abbattuta sul centro Italia nel mese di maggio. Figliuolo dovrà lavorare a stretto contatto con le istituzioni locali, e avrà come subcommissari i presidenti delle tre Regioni interessate, Stefano Bonaccini, Eugenio Giani e Francesco Acquaroli. A proposito del presidente dell’Emilia-Romagna, che all’ultima riunione del tavolo di confronto con il governo, presieduto proprio da Musumeci, ha portato una stima da quasi 9 miliardi di danni, venerdì scorso ha inviato a Roma un elenco di circa 6.500 interventi ritenuti prioritari. Anche se, sottolinea il ministro, la richiesta era quella di mandare “l’indicazione dei primissimi interventi ritenuti necessari e immediati sul reticolo idrografico e sulla rete viaria provinciale. Prendiamo atto della nota pervenutaci”. Sulla polemica nata per un presunto ritardo nell’invio da parte della Regione, Musumeci taglia corto: “È difficile quantificare se si è in presenza di un ritardo, perché non esiste un parametro. Lo stato di emergenza dura un anno”.

E’ molto probabile che il dossier passi direttamente nelle mani di Figliuolo, che si muoverà in un quadro normativo delineato dal prossimo decreto di nomina e che ricalcherà le norme previste dal disegno di legge quadro approvato in Consiglio dei ministri questa sera, che invece sarà ‘operativo’ solo dopo l’approvazione nei due rami del Parlamento. Si tratta delle regole d’ingaggio studiate dal governo di Giorgia Meloni, che prevedono lo stato di ricostruzione, che decorre dalla scadenza dello stato di emergenza nazionale e avrà una durata di cinque anni, prorogabile fino ad un massimo di dieci. Inoltre, il presidente del Consiglio potrà adottare direttive per assicurare, sul piano tecnico, l’indirizzo unitario e tutti i soggetti attuatori si dovranno avvalere di una centrale unica di committenza. Per “potenziare e accelerare la ricostruzione”, poi, sarà istituito un organismo “a competenza intersettoriale denominato Conferenza permanente”.

Altro passaggio cruciale è quello delle risorse. Musumeci assicura che il governo supporterà la ricostruzione, in attesa anche dei fondi europei prospettati dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ma si dice “convinto che riusciremo persino con il Pnrr a mettere a disposizione del commissario tutte le risorse necessarie per far fronte a questa grave emergenza che ha colpito l’Emilia-Romagna”.

Al di là della ricostruzione, il Consiglio dei ministri ha anche approvato un nuovo decreto aiuti per contrastare i rincari dell’energia. Sostanzialmente, si tratta di proroghe delle misure già deliberate nei mesi scorsi. In particolare, il bonus “per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati e quelli in gravi condizioni di salute” anche per il terzo trimestre del 2023, l’azzeramento degli oneri di sistema fino al prossimo mese di settembre e l’Iva al 5% su metano per usi civili e teleriscaldamento. Infine, il Consiglio dei ministri, su proposta della premier, Giorgia Meloni, visto il parere espresso all’unanimità dal Consiglio superiore della Banca d’Italia, ha deliberato la nomina di Fabio Panetta a governatore, dal prossimo 1 novembre, al termine naturale del mandato di Ignazio Visco, previsto per il 31 ottobre. Il decreto di nomina ora sarà sottoposto al presidente della Repubblica, come prevedono sia la procedura di nomina sia lo Statuto di Bankitalia.

Allarme Bonaccini: “Nomina commissario diventa tardiva”

La ricostruzione dell’Emilia-Romagna dopo l’alluvione resta uno dei temi più aspri del dibattito politico. Da un lato ci sono le opere da mettere in campo per ristabilire una nuova normalità sui territori colpiti, ma il rovescio della medaglia è la discussione che si è innescata sull’entità delle risorse da stanziare (e recuperare) e, soprattutto, chi dovrà gestirle e stilare il programma dei lavori.

Ieri il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto analizzare il disegno di legge quadro predisposto dal ministro della Protezione civile e delle politiche del Mare, Nello Musumeci, che introdurrà la delibera di “Stato di ricostruzione di rilievo nazionale“, ma la riunione è slittata a martedì prossimo per impegni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dopodiché, come conferma anche il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, con un decreto verrà nominato il commissario straordinario.

Sui tempi ancora non c’è certezza, intanto “è passato più di un mese” fa notare il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Che pur non trovandoci “nulla di drammatico” avvisa: “Sta cominciando a diventare un po’ troppo tardiva la nomina”. Anche perché “abbiamo consegnato una stima dei danni di 8,8 miliardi esclusi quelli indiretti, ma ne servono subito 1,8 miliardi per fare interventi per arginare le frane, rimettere a posto gli argini dei fiumi, recuperare e riaprire una parte di strade entro l’autunno per evitare che un evento ordinario diventi straordinario“, ricorda il governatore. Che molto probabilmente non verrà scelto per gestire la fase post-emergenziale, sebbene garantisca comunque al governo che “ogni euro dato all’Emilia-Romagna vi tornerà indietro con gli interessi“, perché “a noi la voglia di lavorare non la insegna nessuno“.

I numeri sono comunque impietosi. In agricoltura, ad esempio, secondo quanto emerge dall’elaborazione dell’Associazione Italiana Coltivatori sui dati della Protezione Civile, presentata nel corso del decimo congresso, due aziende agricole su cinque sono state colpite direttamente dall’alluvione dell’Emilia-Romagna, con danni che si aggirano in media su oltre 70mila euro di danno per singola azienda”. Inoltre, sono stati compromessi più di 27mila ettari coltivati a vite mentre le coltivazioni di pesche e albicocche contano circa 220 milioni di danni e 237 milioni di mancati introiti nei prossimi tre anni, tempo che servirà per riportare i campi allo stato di normalità. “L’agricoltura è il settore più drammaticamente colpito dall’alluvione e c’è il rischio di pagare un conto salatissimo, se non si interviene subito – dice ancora Bonaccini -. Per questo al Governo chiediamo risorse e una tregua fiscale per dare sollievo a famiglie e imprese“.

La Regione, intanto, fa sapere che, tramite un’ordinanza del commissario straordinario per la gestione dell’emergenza, cittadini e professionisti potranno procedere da subito alla presentazione della richiesta del contributo di 5mila euro, quale primo rimborso per i danni subiti dalle abitazioni. Così come da subito e senza ulteriori adempimenti potranno attivare l’eventuale perizia per l’accertamento dei danni ulteriori. Ma il punto cruciale resta sempre la nomina del commissario, che per gli artigiani della Cna è “urgente“, visto che “a oltre un mese dalla catastrofe che ha travolto un’area con una estensione pari a sei volte quella di Roma, dove operano 130mila imprese con 443mila lavoratori, moltissime famiglie ancora non possono fare rientro nelle proprie abitazioni e migliaia di imprese non sono in grado di riprendere l’attività“.

In questo scenario, non si placa la polemica politica. Sono le parole del sottosegretario al Mit, Galeazzo Bignami, a scatenare la reazione delle opposizioni. L’esponente di FdI, ai microfoni di Radio24, dice: “Non ho grandi imputazioni da fare alle giunte locali romagnole, se non quelle cose che, parlando con i contadini, i coltivatori, chi manutiene i boschi mi hanno rappresentato, confermandomi un quadro: se non mantieni i boschi, gli alvei, i fiumi, non pulisci gli argini, non tieni i corpi idrici esenti da perforazioni e fessurazioni dovute agli animali, non manutiene i ponti e non sgombra i rami, inevitabilmente certe cose avvengano. Credo che lo sappiano tutti, poi è ovvio che se uno pensa che il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega a impatto e clima era Elly Schlein, lo credo che la sinistra debba fare una difesa di ufficio e reagisca malamente“. La replica non si fa attendere, con la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, che ha guidato una delegazione di deputati dem sui territori romagnoli colpiti dall’alluvione: “Bignami dove sei? Perché oggi siamo qui a raccogliere l’allarme per quello che ancora non si è fatto: mancano i fondi e manca un commissario. Comuni con bilanci in pericolo e cittadini e imprese ancora in attesa di aiuti. Il problema non sono gli amministratori, ma un governo assente e indifferente“. Tutti segnali che la partita è aperta, lunga e tutta da giocare.

Alluvione

Bonaccini porta a Roma conto danni in Emilia Romagna: quasi 9 miliardi

Quasi nove miliardi, 8,8 per la precisione. E’ la conta dei danni che Stefano Bonaccini presenta al governo nel tavolo permanente per l’alluvione in Emilia Romagna, presieduto dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Sono esclusi alcuni capitoli di spesa, come i danni ad auto e mezzi, il mancato fatturato e la ricostruzione delle scorte delle aziende, così come la ricalibrazione delle opere infrastrutturali.

Musumeci, assicura la “massima attenzione” del governo e la disponibilità, dopo una verifica del Piano, a “fornire gradualmente” le risorse che si renderanno necessarie, dando priorità ai primi interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei fiumi più compromessi e al ripristino dei collegamenti con i centri abitati rimasti isolati.

L’urgenza, spiega il governatore dell’Emilia-Romagna, è proprio sistemare entro l’autunno la viabilità locale e gli argini dei fiumi. Per farlo serviranno almeno 1,8 miliardi:Questa è la parte più emergenziale. Sono risorse che al momento non ci sono oggi – spiega – necessarie a mettere in sicurezza le comunità dal ripetersi di eventi catastrofici come quelli di maggio“.

Del commissario non si è parlato, comunque l’accordo non c’è. “Pensiamo che sarebbe utile nominarlo il prima possibile, il governo ha un punto di vista diverso, lo rispetto, ma mi auguro si arrivi il prima possibile a una coincidenza“, lamenta Bonaccini.

Le imprese potenzialmente danneggiate (per oltre 1,2 miliardi di euro) sono 14.200, le aziende agricole circa 12mila, per danni che superano 1,1 miliardi di euro. Gli edifici colpiti sono 70.302, di questi 68.432 in aree allagate e 1.890 in aree in frana. Il danno economico calcolato è di oltre 2,1 miliardi di euro.

All’incontro, della delegazione del governo facevano parte: il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami, il sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti (in qualità di relatore del ddl alluvione), i capi dipartimento di Protezione civile Fabrizio Curcio, dei vigili del fuoco Laura Lega e di Casa Italia, Luigi Ferrara. Per la delegazione Emilia-Romagna, oltre al presidente Bonaccini, c’erano il presidente dell’UPI Michele De Pascale, dell’ANCI Luca Vecchi, il Segretario generale dell’Autorità di Baci o del Po Alessandro Bratti, l’assessore con delega alla Protezione civile Irene Priolo e il direttore generale Cura del territorio e dell’ambiente Paolo Ferrecchi.

Il tema delle risorse e dei tempi delle coperture “è cruciale“, sottolinea Bonaccini. Diversi sindaci, racconta, segnalano che “i funzionari fermano le ruspe perché non hanno copertura finanziaria. I primi 230 milioni di euro messi a disposizione li abbiamo già spesi. E anche sui rimborsi, vanno garantite subito famiglie e aziende: abbiamo avviato d’intesa con la Protezione civile nazionale il percorso per fare arrivare rapidamente i primi 5 mila euro, con un primo acconto di 3mila già entro metà luglio, ma ora sono necessari oltre 500 milioni per le imprese per i primi acconti da 20mila euro”.
Ci è stato segnalato che gli interventi aperti oggi sulle strade di collina e sui corsi d’acqua sono stati fatti gettando il cuore oltre l’ostacolo. Noi abbiamo detto che non potevamo non farli a prescindere dal decreto. Questi interventi non si concordano col governo, questi interventi vanno fatti perché sono di somma urgenza e si fa un debito fuori bilancio“, spiega ai cronisti Enzo Lattuca, sindaco di Cesena.

Più in generale, afferma Bonaccini, negli ultimi vent’anni nel Paese “sono state stanziate poche risorse nazionali per la prevenzione e molte per riparare danni“. Ma si smarca dalle polemiche: “La Regione Emilia-Romagna ha programmato e realizzato opere molto più della media nazionale, come si evince dai dati ministeriali e che l’evento di maggio non ha precedenti e ci ha dimostrato con una terribile chiarezza che tutti i modelli sono superati e che ora è necessario aggiornarli, con un salto di qualità nella messa in sicurezza del territorio, pena ricostruire solo quello che c’era prima”.

È in corso un cambiamento climatico notevole, perché piove 85 giorni invece che la media dei 110. Quello che è accaduto non era evitabile o forse era evitabile la gravità ma non del tutto“, conferma il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. La gestione del rischio idrogeologico “è un sistema complesso“, ribadisce. Le risorse ci sono e i progetti anche. Il nodo è tutto, a suo avviso, sulla burocrazia: “Ci sono, ad esempio, tanti progetti finanziati ai commissari, anche di 10-12 anni fa che però, a causa delle lungaggini burocratiche, non hanno mai visto la luce“.

Maltempo, oggi nuovo tavolo governo-enti locali. Resta nodo commissario

La cabina di regia tra governo ed enti locali sull’emergenza maltempo torna a riunirsi oggi, a Palazzo Chigi. La promessa fatta una settimana fa da Giorgia Meloni ai presidenti delle Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche e ai sindaci e presidenti delle Province colpite dall’alluvione, di renderla strutturale, dunque, regge. A coordinare i lavori sarà, come indicato dalla premier, Nello Musumeci, che sicuramente dovrà ancora una volta rispondere alla domanda, anzi le domande, che tutti pongono da almeno due settimane: quando sarà nominato il commissario straordinario alla ricostruzione? E chi sarà?

Il tema, a meno di clamorosi risvolti dell’ultima ora, non dovrebbe essere ancora sul tavolo. All’interno della maggioranza di governo la discussione è aperta, ma non ci sono sostanziali passi in avanti. Anche perché la scomparsa di Silvio Berlusconi, lunedì scorso, ha messo in stand by ogni trattativa. La pressione delle opposizioni, soprattutto dal Partito democratico, però, sale. “Non c’è più tempo da perdere. Occorre insediare subito una struttura commissariale in grado di intervenire per affrontare le emergenze dell’oggi e per investire in ripartenza e ricostruzione con capacità e conoscenza. Emergenza e ricostruzione sono indissolubilmente legate“, sottolinea il deputato dem, Andrea Gnassi. Sottolineando che a chiederlo sono “cittadini, enti locali, imprese e tutta la rete del terzo settore dell’Emilia-Romagna” per questo “nell’incontro con gli enti locali, il ministro Musumeci ha l’obbligo di mettere fine a promesse e balletto dei veti incrociati”. Ovviamente il Nazareno vorrebbe il governatore emiliano-romagnolo come commissario, ma la maggioranza non cambia idea: le regioni colpite sono tre e per ricostruire ci vorranno anni, mentre il mandato di Stefano Bonaccini scade nel 2025.

Al di là del braccio di ferro politico, continua il lavoro di ricognizione dei danni provocati dalla furia di pioggia e vento. Molti cittadini hanno avuto danneggiamenti – in alcuni casi irreparabili – delle proprie abitazioni, alcune aziende hanno la produzione ferma da settimane (senza prospettive su quando potranno riattivare i macchinari) e l’agricoltura teme danneggiamenti da svariati milioni di euro. I circa 2 milioni stanziati nel decreto Alluvioni rischiano di esaurirsi in breve tempo, ma in più riprese dal governo sono arrivate rassicurazioni che ci saranno altri interventi. Dunque, la partita è apertissima e quello di oggi sarà uno dei passaggi per progettare un graduale ritorno alla normalità.

Maltempo, Meloni: “Tavolo permanente”. Non c’è commissario, coordinamento a Musumeci

I risultati che gli amministratori portano a casa da Palazzo Chigi sono due: il tavolo sull’emergenza sarà permanente e l’impegno del governo per il 100% degli indennizzi a famiglie e imprese. La nomina del commissario straordinario per la ricostruzione, invece, slitta ancora. E’ questo il bilancio dell’incontro convocato dal governo con i rappresentanti istituzionali dei territori colpiti dalle alluvioni. Aperto dalla premier, Giorgia Meloni, che accoglie subito la proposta di lasciare la cabina di confronto aperta e operativa, ma comunica che fino alla nomina del commissario sarà il ministro per la Protezione civile e le politiche del Mare, Nello Musumeci, a svolgere il ruolo di riferimento dell’esecutivo. Allo stesso tavolo sono seduti diversi ministri (oltre al sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano), a partire dai vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che ascoltano con attenzione. Qualche rumors descrive addirittura il leader della Lega “amareggiato” ma la smentita non tarda, con una nota del Mit: “Nessuna scintilla tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni al tavolo per l’Emilia-Romagna, contrariamente a quanto riportato da alcuni media”.

Anzi, da Porta Pia il messaggio che passa è totalmente differente: “La riunione di oggi ha ribadito la compattezza dell’esecutivo e la totale collaborazione con gli amministratori emiliano-romagnoli”. A Palazzo Chigi c’era il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, con i colleghi della Toscana, Eugenio Giani, e delle Marche, Francesco Acquaroli, oltre ai presidenti delle Province di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, di Ravenna, Michele de Pascale, di Rimini, Jamil Sadegholvaad, di Pesaro-Urbino, Giuseppe Paolini, del sindaco metropolitano di Bologna, Matteo Lepore, e dei sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, e Firenze, Dario Nardella. Anche loro non perdono uno scambio, soprattutto quando è Musumeci a prendere la parola, perché spiega che non sarà materialmente possibile dialogare con tutti i sindaci, quindi la sua convinzione è che “in questo momento le Province devono diventare l’ente di coordinamento dell’area vasta” e a loro, infatti, affida “la prima pianificazione e ricognizione delle cose che servono”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro”.

Nel corso della riunione si è parlato ancora dei danni subiti dai vari territori, anche se è Bonaccini, ai microfoni di ‘Oggi è un altro giorno’ (Rai1) a spiegare che “più del 90% del totale riguarderà l’Emilia-Romagna, purtroppo”, nonostante Toscana e Marche abbiano avuto “diversi comuni disastrati, con alcune centinaia di milioni di euro di danni”. A proposito di risorse, resta il nodo su quelle stanziate dal decreto Alluvioni: “Abbiamo i dirigenti della Regione che stanno lavorando sul dl uscito da pochi giorni – aggiunge ancora Bonaccini -, per verificare esattamente la capienza di risorse in ogni voce di spesa. Non so dire in questo momento se i fondi sono 1,5 miliardi, 1,6 o 2,2 miliardi. Sono comunque parecchie risorse, anche se non sufficienti perché, ad esempio, solo per le strade comunali e provinciali, circa 800 tra interrotte e distrutte, ci vorrà oltre 1 miliardo”.

Piccola postilla anche sul commissario, ruolo per il quale si era parlato anche del generale Francesco Paolo Figliuolo: “Decidano quello che vogliono, noi abbiamo chiesto solo che lo facciano in tempi brevi”. Circostanza ribadita anche nella nota vergata da Lattuca e de Pascale, al termine dell’incontro col governo. Mentre il governatore delle Marche ribadisce “l’importanza di agire in maniera organica, superando una visione troppo parcellizzata nell’affrontare le emergenze e mettere in sicurezza il territorio, anche rispetto alla scelta del commissario”.

E oltre alle risorse, Acquaroli sottolinea la necessità “di giungere ad un tentativo di semplificazione, volta ad una manutenzione più agevole di argini ed alvei al fine di limitare l’impatto delle precipitazioni sul reticolo idrografico e sull’intero assetto idrogeologico del nostro territorio”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro” ricorda Tajani via Twitter.

Ma dalle opposizioni il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, Angelo Bonelli, continua a chiedere spiegazioni a Meloni e al governo sul fatto che “in conferenza stampa dichiarava che il Cdm aveva destinato 2,1 miliardi di euro alle zone alluvionate, invece dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale mancano oltre 500 milioni. Tra l’altro – continua –, le risorse sono state realizzate tagliando gli ammortizzatori sociali del lavoro, le risorse del Reddito di cittadinanza e il bonus sociale per riscaldamento”.

piogge al sud/imago

Italia in balia di fulmini e acquazzoni: maltempo previsto fino a metà giugno

Temporali sempre più frequenti e diffusi al ritmo medio di 3000 fulmini l’ora: l’Italia è bersagliata da saette e rovesci, più diffusi al Centro-Sud, ma anche al Nord-Ovest. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma che “è tutta colpa dell’Anticiclone delle Azzorre che quest’anno si è diretto verso l’Europa settentrionale lasciando scoperto il Mediterraneo. Anche l’Anticiclone Africano è il grande assente del periodo: in altre parole, dai Balcani alla Spagna, passando per l’Italia, si contano temporali molto intensi e numerosi”.

Le piogge, e a tratti anche la grandine, stanno colpendo in particolare la terraferma: il mare non è ancora così caldo e registra un minor numero di temporali; normalmente i bacini italiani vengono interessati in modo maggiore da questi fenomeni dalla fine dell’estate.

Ma attenzione, i temporali ci accompagneranno ancora per molto tempo: l’alta pressione centrata sul Nord-Ovest europeo permetterà l’ingresso di aria fresca ed instabile dall’area polacco-ucraina. Fino a quando il blocco anticiclonico non si ritirerà verso l’Oceano Atlantico, o finché l’Anticiclone Africano non si espanderà dal Maghreb verso il nostro Paese, avremo temporali. “Al momento – dice Tedici – la previsione dei principali centri di calcolo e del nostro modello meteorologico a lunga scadenza indica l’elevata possibilità di avere l’Anticiclone delle Azzorre nella stessa posizione almeno fino a metà giugno”.

In sintesi ci sarà tempo instabile per altri 15 giorni, con cieli azzurri al mattino e frequenti temporali nel pomeriggio; analizzando ulteriori mappe meteorologiche risulta addirittura che anche dal 15 al 30 giugno le temperature potrebbero rimanere sotto la media del periodo, mentre il cielo scaricherebbe frequenti acquazzoni a macchia di leopardo su gran parte dell’Italia.

Insomma, dopo un mese di maggio tempestoso e fresco, anche giugno potrebbe essere mite e temporalesco. Ma c’è una buona notizia: continuano le piogge fondamentali per l’agricoltura e non solo, ci saranno temperature massime intorno ai 27-29°C, senza notti tropicali e afa soffocante in città.

Mattarella in Emilia Romagna: “Attenzione anche a fari spenti. Ricostruzione veloce”

Photo credits: Quirinale

L’attenzione delle istituzioni all’Emilia Romagna ferita continuerà, “anche a fari spenti, anche a riflettori appannati“. Proseguirà ininterrotta e con la stessa intensità. Sergio Mattarella sorvola le zone devastate dall’alluvione e tocca con mano, accompagnato dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, il dramma vissuto dalle famiglie che piangono i propri cari, che hanno perso i ricordi di una vita, dagli imprenditori che hanno visto andare in fumo il frutto del proprio lavoro. E garantisce soprattutto presenza. Non sfilate a favore di telecamera, ma cura, soprattutto nel momento della ricostruzione, che deve essere “veloce, immediata e senza pause“.

Ricostruzione che avverrà e sarà completa, assicura il governatore Bonaccini: “Resta il dolore delle famiglie delle vittime. Le vittime sono le uniche cose irrecuperabili. Il resto è recuperabile e assicuro che recupereremo tutto“. L’impegno del governo è stato già importante in fase emergenziale. Ora l’esecutivo tenta il tutto per tutto perché anche i fondi che arrivano dall’Europa possano avere la flessibilità giusta per poter essere dirottati sulla ricostruzione: “Non vogliamo un centesimo in più di quello che ci spetta, guai. Ma pretendiamo di avere fino all’ultimo centesimo di quello che ci spetta“, ribadisce Bonaccini. Che fa eco al capo dello Stato: “Quando l’acqua si ritirerà, quando il fango sarà spalato nell’ultima parte in cui è ancora presente, non dobbiamo spegnere i riflettori“.

L’impegno delle istituzioni proseguirà, dunque. Mattarella tranquillizza sindaci e cittadini: “So che ce la farete, con l’aiuto dello Stato, del Governo, ce la farete. Tutta l’Italia vi è vicina e non sarete soli in questa opera importante, che deve essere veloce“. Il rilancio del territorio della Romagna è “un’esigenza nazionale“, sottolinea il presidente della Repubblica e in questo “potete stare certi vi sarà tutto il consenso e l’appoggio costante non solo in questi giorni ma anche nel prosieguo“. Le condizioni climatiche sono, denuncia Mattarella, “sempre più preoccupanti, il nostro Paese dovrà organizzare difese preventive per questi fenomeni, più di quanto già non sia avvenuto fin qui“.

Nella giornata del capo dello Stato nelle zone colpite dalla furia del maltempo c’è anche una polemica del ministro della Protezione civile e delle politiche del mare, Nello Musumeci, che ai microfoni di Rainews24 lamenta di non essere stato coinvolto nella visita: “Sono contento che anche il presidente della Repubblica sia oggi sui luoghi alluvionati, come ha fatto tutto il governo e come ha fatto per due volte la presidente del Consiglio. Peccato che oggi non ci sia nessuno del governo a illustrare al capo dello Stato le criticità, nessuno è stato invitato. Non fa niente, l’importante è arrivare ai risultati“. Questione che il Quirinale ridimensiona: “Il presidente della Repubblica nelle visite nei territori italiani non impone la presenza di esponenti del governo. Essa, peraltro, è sempre gradita dal Presidente Mattarella. È così da sempre, dall’inizio del primo settennato”, commenta il consigliere per la stampa Giovanni Grasso. “Il Quirinale –spiega – in occasioni del genere non ha mai fatto inviti. Ma se qualcuno vuol venire è benvenuto”.