Mare, governo al lavoro su legge quadro sul subacqueo. Musumeci: “Tutela necessaria”

Una legge quadro sul mondo subacqueo e una trasformazione della struttura di missione in dipartimento. E’ la strategia del governo per tutelare il mare, al quale già è stato dedicato un ministero. Nei prossimi anni, la competizione internazionale si giocherà nello spazio e nel subacqueo, ricorda il ministro Nello Musumeci. Su entrambi i fronti, l’esecutivo lavora a normative chiare.

Sulla Blue Economy, in particolare, il ministro della protezione civile e delle politiche del Mare cita l’aiuto della Marina Militare, della Guardia di Finanza, della Guardia Costiera, della Fondazione Lonardo, di Fincantieri: “una squadra ben formata“. Sarà definita una legge quadro che disciplini il ruolo pubblico e privato sotto il livello del mare, “il cui grado di conoscenza per noi si ferma al 20%“, ricorda.

La struttura di missione, poi, che nasce e può morire con uno specifico governo, sarà convertita in dipartimento che, spiega Musumeci “ha una struttura solida, non limitata alla durata dei singoli esecutivi“. “Siamo convinti che la risorsa mare possa diventare una straordinaria opportunità. Dobbiamo lavorare per la lotta all’inquinamento, per cancellare l’iniquità che l’Ue pone sui nostri pescatori e sulle nostre flotte, a volte, e perché tutte le amministrazioni possano muoversi per fare rete“, chiosa.

Il mare, dunque, viene considerato come nuovo motore di crescita dell’economia italiana dopo, denuncia il ministro, “decenni di disattenzione, superficialità, colpevole distrazione“. Oggi sul mare si gioca la competizione fra le regioni e sullo scacchiere internazionale, extraeuropeo: “Può diventare quella carta che avremmo potuto giocare e che abbiamo tenuto nel mazzo“, afferma.

Realizzare prima della pausa estiva la legge sulla Blue Economy è necessario alla luce dei nuovi assetti geopolitici globali, che impongono all’Italia e all’Europa di lavorare sul mare, anche per il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. “Negli ultimi 30 anni l’Europa è cresciuta sulla terra. Gli eventi decisi da altri hanno cambiato gli assetti e assistiamo a una guerra devastante nel confine orientale d’Europa che perdura da due anni. E’ stata rialzata di fatto un’altra cortina di ferro. L’Europa non può più approvvigionarsi di gas e materie prime, dovrà crescere nei prossimi anni con il Sud, è una proiezione epocale, che non durerà pochi mesi. In questa prospettiva obbligata l’Italia è al centro del Mediterraneo“, fa presente.

Roma è “in prima linea, a livello nazionale e in tutti i consessi globali, nella difesa di un tesoro inestimabile“, gli fa eco il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto. Pensa all’accordo di Montreal sulla protezione delle acque e all’intesa raggiunta nel G7 di Sapporo per fermare l’inquinamento da plastica entro il 2040. Il Mase ha confermato il supporto alla ratifica della Convenzione per la protezione della biodiversità al di là delle giurisdizioni nazionali.

Va avanti, inoltre, l’investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel progetto ‘Mer’, attuato da Ispra, che prevede interventi di ripristino e mappatura degli habitat, per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo globale ed europeo di proteggere almeno il 30% di aree marine, oltre che terrestri entro il 2030.

Sulla Blue Economy un lavoro di squadra è indispensabile, avverte la ministra del Turismo, Daniela Santanchè: “Non dobbiamo vedere più i vari compartimenti disgiunti e distanti. Il concetto vincente – e ne sono certa – dello sviluppo dell’economia del Mare, come negli altri settori, è sapere lavorare in squadra. Questa è una cosa fondamentale“. Anche perché, insiste, “non si può disgiungere il mare dal turismo o dall’industria o dall’ambiente. Il concetto di quadra è fondamentale per vincere. Non è sufficiente, però, la squadra del governo, serve la squadra degli italiani, delle associazioni di categoria, dei lavoratori. Una squadra che può e deve determinarsi, se prima di tutto ci riappropriamo della nostra identità e del nostro orgoglio di essere italiani“.

Mare e cultura come due elementi intrinsecamente connessi sono quelli che intravede il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: “La storia del Mediterraneo è ricca di popoli che hanno navigato e praticato il commercio, diffondendo culture e conoscenze. Il rapporto simbiotico con le colonie greche e l’antica Roma sono la conferma della ricchezza del nostro Mare, risorsa vitale da custodire e valorizzare per le future generazioni“, ricorda.

Non riusciremo con un bicchierino a svuotare il mare dalle sue problematiche, a partire dal grande tema della plastica“, osserva il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che per questo chiede che “la cultura del mare e dell’ambiente trovi nello sport uno strumento di accelerazione e moltiplicazione delle opportunità in termini di sensibilizzazione“.

Un’economia europea più resistente per contrastare shock futuri è invocata anche dalla presidente del parlamento europeo Roberta Metsola: “Anche il settore marittimo ha subito le conseguenze della pandemia, di una guerra di aggressione al nostro continente, della crisi energetica, dell’aumento del costo della vita. E sullo sfondo una crisi climatica. Ma se questo periodo ci ha insegnato qualcosa è l’urgenza di costruire un’Europa più resistente per contrastare shock simili in futuro“, segnala.

La sicurezza sopra e sotto il mare: un progetto strategico per l’industria italiana

In una bella intervista al ‘Foglio’ (7/3/2024) Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato di Fincantieri, rilancia il tema della sicurezza nel Mediterraneo e spiega come sia vitale, per il nostro Paese, disporre di un apparato industriale e di tecnologie capaci di far giocare all’Italia un ruolo da protagonista in questa partita. Abbiamo più volte sostenuto su queste pagine che il baricentro dell’Unione Europea, storicamente determinato dal rapporto franco-tedesco, sia destinato a spostarsi verso sud, verso il Mediterraneo, area nella quale si registreranno in futuro i maggiori tassi di crescita e le maggiori potenzialità di sviluppo. Il Mediterraneo e l’area balcanica anche per questo sono tornati ad essere luoghi strategici per il confronto tra occidente e altre potenze regionali, con la delicatezza rappresentata dalle turbolenze in medio oriente, da un probabile futuro minor impegno degli USA in quest’area, da una sempre maggiore iniziativa turca, da una sempre maggiore presenza della marina militare russa (11 navi da guerra presenti in questo momento rispetto alle poche unità di qualche anno fa).

In questo contesto il ruolo dell’Italia, della sua economia, del suo apparato industriale saranno sempre più importanti. Per collocazione geografica, storia, cultura possiamo svolgere un ruolo fondamentale di ambasciatori e traduttori dei valori dell’occidente in questa area del mondo, e probabilmente siamo i soli a poterlo fare grazie alla tradizionale capacità di dialogo della nostra diplomazia e grazie alla nostra naturale empatia con quei popoli. Ma le ambizioni e le possibilità concrete di giocare questa partita si misurano innanzi tutto con la capacità di tutelare l’interesse nazionale ed europeo attraverso una rinnovata politica della sicurezza.

Folgiero chiarisce bene che la sicurezza non riguarda soltanto i traffici marittimi di superficie così importanti per un’economia manifatturiera come la nostra, ma anche tutto ciò che sta sotto la superficie del mare e sui fondali, in primis infrastrutture energetiche e cavi per la trasmissione dei dati. Si pensi che la nostra Marina Militare in questo momento ha molte unità impegnate nella sorveglianza e protezione di queste infrastrutture. Vi immaginate cosa succederebbe se un attentato come quello che ha gravemente danneggiato il gasdotto North Stream 2 colpisse il tubo del Trans Med (gasdotto Enrico Mattei) che porta in Italia il gas algerino oggi vitale per l’approvvigionamento energetico del Paese? O ancora se vi fossero danneggiamenti alle grandi dorsali dei cavi che portano dati, come è recentemente successo nel mar Rosso dove l’affondamento di una nave portacontainers inglese, causato da missili Houti, ha provocato una riduzione di oltre il 25% del traffico internet tra Asia e Europa? Il danneggiamento di cavi sottomarini, dai quali passa ormai la stragrande maggioranza dei dati globali, deriva da molte cause; le prevalenti, per ora, non sono quelle dovute al terrorismo ma quelle legate alla posa delle ancore delle navi e alla pesca a strascico.

L’underwater sarà in futuro il campo di sviluppo e innovazione tecnologica per le imprese italiane, all’interno delle quali Fincantieri è destinata a svolgere il ruolo di pivot candidandosi ad essere il campione nazionale della subacquea. Il colosso di Trieste ha la straordinaria opportunità e possibilità di estendere agli usi civili le soluzioni e le tecnologie sperimentate in ambito militare. Da questa ambizione e prospettiva nasce anche l’iniziativa del Ministero della Difesa di istituire a La Spezia il Polo Nazionale della subacquea. Si tratta di un’iniziativa strategica per l’Italia che vede la Liguria al centro, e che vede il rilancio delle attività di blue economy come uno degli assi portanti per il futuro della nostra regione.

In un mondo sempre più turbolento i temi della sicurezza strategica e della difesa, sul mare e sotto il mare, saranno al centro della scena. L’apparato industriale italiano fatto da grandi imprese a controllo pubblico (Fincantieri, Leonardo, Eni, Terna, Enel, Snam, Saipem ecc.) ma anche di moltissime imprese private di varie dimensioni impegnate nelle filiere e nell’indotto può dire la sua in maniera autorevole.

Occorre un grande disegno strategico e un’interlocuzione operativa su progetti e tecnologie che consentano all’industria italiana di cogliere questa grande opportunità di sviluppo e innovazione. Occorre costruire le occasioni e i luoghi perché ciò avvenga. Il lavoro è appena cominciato.

Il viaggio mortale della plastica: nella pancia di una tartaruga il dito di una strega di Halloween

(Photo credit: University of Exeter)

Un viaggio lunghissimo, partito chissà dove e finito nel peggiore dei modi. C’era anche il dito di una strega – parte di un travestimento di Halloween – tra le centinaia di oggetti di plastica trovati nelle viscere di una delle decine di tartarughe morte nel Mediterraneo e analizzate dagli scienziati.

Il team di ricerca, guidato dall’Università di Exeter e dalla Società per la protezione delle tartarughe di Cipro Nord (SPOT), ha esaminato 135 tartarughe marine spiaggiate o uccise come “bycatch” (catture accidentali) nelle reti da pesca al largo di Cipro settentrionale. Oltre il 40% delle tartarughe conteneva macroplastiche (pezzi più grandi di 5 mm), tra cui tappi di bottiglia e un dito di gomma da strega.

Per i ricercatori le tartarughe marine sono una potenziale specie “bioindicatrice” che potrebbe aiutare a comprendere la portata e l’impatto dell’inquinamento da plastica. “Il viaggio di quel giocattolo di Halloween – dal costume di un bambino all’interno di una tartaruga marina – è uno sguardo affascinante sul ciclo di vita della plastica”, spiega Emily Duncan, del Centre for Ecology and Conservation del Penryn Campus di Exeter, in Cornovaglia. “Queste tartarughe si nutrono di prede gelatinose come le meduse e di prede del fondo marino come i crostacei, ed è facile capire come questo oggetto possa assomigliare a una chela di granchio”.

Lo studio ha trovato un totale di 492 pezzi di macroplastica, di cui 67 all’interno di una sola tartaruga. Le tartarughe hanno mostrato una “forte selettività” verso alcuni tipi, colori e forme di plastica.

“Quella che abbiamo trovato era in gran parte simile a fogli (62%), trasparente (41%) o bianca (25%) e i polimeri più comuni identificati erano il polipropilene (37%) e il polietilene (35%)”, riferisce Duncan. È probabile, quindi, che le tartarughe ingeriscano le plastiche più simili ai loro alimenti.

Le tartarughe oggetto dello studio sono state trovate in un periodo di 10 anni (2012-22) e l’incidenza dell’ingestione di macroplastica non è aumentata nel corso di questo periodo, ma è rimasta stabile. Lo studio fornisce informazioni fondamentali sull’inquinamento da plastica nel Mediterraneo orientale, ma sono necessarie ulteriori ricerche.

Sono davvero biodegradabili? La vita delle cannucce nel mare è di 8-20 mesi

Le cannucce di plastica che finiscono negli ecosistemi marini rendono antiestetiche le spiagge e creano problemi a tartarughe e uccelli marini. Per questo motivo, le persone preferiscono sempre di più le alternative commercializzate come biodegradabili o compostabili. Ma i microrganismi marini riescono degradare le cannucce? Uno studio pubblicato su ACS Sustainable Chemistry & Engineering rivela che alcune cannucce commerciali in bioplastica o carta potrebbero disintegrarsi entro otto o 20 mesi negli oceani.

Per combattere l’inquinamento da plastica, alcune regioni degli Stati Uniti hanno limitato la presenza di polimeri tradizionali, come il polipropilene (PP), nelle cannucce. Queste politiche hanno fatto crescere il mercato degli articoli monouso in carta o bioplastica. Tuttavia, i materiali sostitutivi devono mantenere la loro funzionalità, in modo che non si sfaldino al primo sorso, ma si degradino se finiscono nel terreno, nell’acqua dolce o in quella salata. Sebbene la prossima generazione di bioplastiche potrà essere in grado di soddisfare entrambi i requisiti, si sa poco su quanto tempo i prodotti realizzati con questi materiali durino nell’oceano prima di degradarsi completamente rispetto ad altri materiali. Bryan James, Collin Ward e colleghi dell’American Chemical Society hanno quindi condotto esperimenti utilizzando acqua di mare per studiare la durata ambientale di diverse cannucce e trovare un modo per accelerare la degradazione delle bioplastiche di nuova generazione.

Il team ha scoperto che dopo 16 settimane le cannucce di carta hanno perso il 25-50% del loro peso iniziale. Secondo i ricercatori, questi prodotti dovrebbero disintegrarsi completamente negli oceani costieri entro 10 mesi per la carta, 15 mesi per il PHA (poliidrossialcanoati) e 20 mesi per il CDA.

Utilizzando le stesse condizioni sperimentali, i ricercatori hanno poi esaminato come la modifica della struttura del materiale CDA, da solido a schiuma, abbia influito sulla durata della bioplastica nell’ambiente. Hanno osservato che la schiuma CDA si rompeva almeno due volte più velocemente della versione solida e hanno stimato che una cannuccia fatta con il prototipo di schiuma si sarebbe disintegrata nell’acqua di mare in otto mesi – la durata più breve di qualsiasi altro materiale testato.

Giappone, iniziata la seconda fase di scarico delle acque di Fukushima

La seconda fase dello scarico in mare delle acque trattate dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima è iniziata questa mattina.
Il Giappone ha iniziato a scaricare nell’Oceano Pacifico l’acqua utilizzata per raffreddare i nuclei dei tre reattori della centrale di Fukushima Daiichi, che si sono fusi dopo lo tsunami del 2011, il 24 agosto scorso.

Quest’acqua, che proviene anche dalle falde acquifere e dalla pioggia, è stata conservata a lungo in enormi serbatoi nel sito della centrale e trattata per liberarla dalle sostanze radioattive, ad eccezione del trizio che, secondo gli esperti, è pericoloso solo in dosi concentrate molto elevate.

La Tepco diluisce molto l’acqua triziata con acqua di mare prima di scaricarla nell’oceano, per garantire che il suo livello di radioattività non superi il limite di 1.500 Bq/L. Il limite è 40 volte inferiore allo standard giapponese per questo tipo di scarico in mare ed è anche quasi sette volte inferiore al limite fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’acqua potabile (10.000 Bq/L). Lo scarico in mare è stato approvato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Ma l’avvio del processo ha scatenato una crisi diplomatica tra il Giappone e la Cina, che alla fine di agosto ha sospeso tutte le importazioni di prodotti ittici giapponesi.

La Russia, le cui relazioni con il Giappone sono state messe a dura prova anche dalle sanzioni imposte da Tokyo contro Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina, starebbe valutando di fare lo stesso. “Come per il primo rilascio, continueremo a monitorare i livelli di trizio. Continueremo a informare il pubblico in modo chiaro e comprensibile, sulla base di prove scientifiche”, ha dichiarato la scorsa settimana un funzionario della Tepco alla stampa.

Durante la prima fase, durata 17 giorni, sono stati scaricati in totale circa 7.800 m3 di acqua triziata. La Tepco ha pianificato altre tre operazioni simili fino alla fine di marzo 2024. In totale, il Giappone prevede di scaricare nell’Oceano Pacifico oltre 1,3 milioni di m3 di acqua triziata proveniente da Fukushima – l’equivalente di 540 piscine olimpioniche – ma in modo estremamente graduale, fino all’inizio del 2050, secondo il programma attuale.

Il Piano del Mare presentato a Trieste. Meloni: “Primo mattone di una strategia concreta”

Photo credit: profilo Twitter @Ambrosetti_

Riscoprire e valorizzare il mare come risorsa per l’intero Paese. E’ l’obiettivo della prima edizione del Forum ‘Risorsa Mare’ promosso dal ministro Musumeci e organizzato da The European House-Ambrosetti, in corso a Trieste. Un target condiviso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dall’intero Governo che, spiega la premier intervenendo in video, “ha deciso di lavorare perché venisse finalmente riscoperta e valorizzata la dimensione marittima e la millenaria vocazione agli scambi commerciali della nostra Nazione, mettendo fine al paradosso assurdo a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, il paradosso di un’Italia che ha smarrito la propria identità”. Per questo motivo l’esecutivo ha affidato a un Comitato interministeriale il compito di redigere il Piano del Mare, che verrà presentato proprio in questi giorni a Trieste e che è il “primo mattone” di una “strategia concreta”.

Anche perché, sottolinea Meloni, gli obiettivi sono tanti e ambiziosi: “Penso all’obiettivo strategico di fare dell’Italia l’hub energetico dell’Europa, penso al contributo decisivo che il Mare può dare sul fronte della produzione di energia rinnovabile. Penso alla maggiore centralità che il nostro sistema portuale e logistico può e deve assumere nei traffici marittimi europei e internazionali, e alla necessità di sostenere la transizione energetica del trasporto marittimo“. E a questo si aggiunge “il lavoro che va fatto per rafforzare il primato italiano nella cantieristica e nell’industria armatoriale e la necessaria attenzione che dobbiamo mettere alle peculiarità di chi lavora nel settore marittimo. Senza dimenticare, ovviamente, alcuni asset nazionali che danno un contributo insostituibile al nostro prodotto interno lordo: il turismo, la pesca e l’acquacoltura”.

E se per la premier il mare è “identità, cultura e lavoro”, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, parla del Mediterraneo come “motore di crescita” per l’Italia e per le regioni del Mezzogiorno, oltre che di “cerniera fra il mondo orientale e occidentale”, come dimostra il Piano Mattei. Il Piano del Mare è un inizio, “ma non basta – chiude il ministro –, bisogna lavorare con grande impegno e passione”.

Nuotare con gli squali? Mette a rischio la loro ricerca di cibo e la capacità riproduttiva

(Photocredit: AFP)

E’ una delle attrazioni più amate dai turisti avventurosi, ma nuotare insieme ai grandi predatori marini rischia di mettere a repentaglio i loro modelli di comportamento. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports questa forma di “intrattenimento” turistico può aumentare la probabilità che gli squali balena (Rhincodon typus) mostrino modelli di comportamento disturbati che assomigliano ai movimenti veloci e a zig-zag associati alla fuga dai predatori. I risultati suggeriscono anche che l’ecoturismo può avere un effetto significativo sul comportamento di foraggiamento e riproduttivo di questa specie.

L’ecoturismo con gli squali è un’industria multimilionaria, ma i potenziali impatti ecologici sono ancora poco conosciuti. Studi precedenti hanno dimostrato potenziali legami tra questo fenomeno e la diminuzione del numero di specie di squali incontrate in alcuni siti, ma gli studi sugli effetti dell’ecoturismo sul comportamento degli squali sono stati finora poco chiari.

Joel Gayford dell’Imperial College London e i suoi colleghi hanno analizzato 39 video aerei di squali balena nella baia di La Paz, in Messico, per valutare se il loro comportamento cambiasse in presenza di un nuotatore che imitava il comportamento degli ecoturisti rispetto agli squali che nuotavano liberamente. Gli autori hanno osservato un aumento dei modelli di comportamento disturbati in presenza di un nuotatore, che porterebbe gli squali a spendere più energia rispetto a quando nuotano in isolamento. Questo cambiamento potrebbe potenzialmente rendere più difficile per gli squali balena la ricerca di cibo e potrebbe anche influire sul successo riproduttivo.
I risultati suggeriscono che gli operatori del turismo ecologico con gli squali “dovrebbero essere incoraggiati a valutare lo stato comportamentale dei singoli” predatori “prima di permettere ai nuotatori di entrare in acqua e che la distanza minima regolamentata tra squali e turisti dovrebbe essere rivista”. Gli autori suggeriscono inoltre di condurre ulteriori studi sull’impatto ecologico dell’ecoturismo con gli squali per valutare adeguatamente le conseguenze del settore sulle diverse specie.

mare

Sempre più reati ambientali contro il mare: nel 2022 sono stati 20mila. Ciclo del cemento al primo posto

Cemento illegale, inquinamento e maladepurazione, pesca di frodo mettono sotto scacco il mare italiano e le aree costiere. Sono 19.530 i reati ambientali accertati nel 2022 lungo le coste italiane, con un +3,2% rispetto al 2021, mentre gli illeciti amministrativi, 44.444, sono cresciuti del 13,1%. È quanto emerge dal nuovo report Mare Monstrum 2023 di Legambiente che raccoglie dati e numeri del 2022 sul mare violato e minacciato dalle illegalità ambientali. Secondo il documento diminuiscono, anche se di poco (-4%), il numero delle persone denunciate e arrestate (19.658) e in maniera più significativa quello dei sequestri (3.590, con una riduzione del -43,3%). Sommando reati e illeciti amministrativi in Italia è stata accertata, grazie ad oltre un milione di controlli (esattamente 1.087.802, +31% rispetto al 2021) svolti dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine, una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa (erano state 7,5 nel 2021), una ogni 115 metri.

Il rapporto ‘Mare Monstrum 2023′ è stato diffuso oggi, alla vigilia dell’anniversario della morte di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica brutalmente ucciso il 5 settembre 2010 per il suo impegno per la tutela del mare e delle coste del Cilento contro speculazioni e illegalità. Domani 5 settembre l’associazione ambientalista sarà ad Acciaroli per ricordare Vassallo con una giornata commemorativa organizzata insieme al comune di Pollica, l’Anci, Slow Food Italia, Libera e Federparchi. Seguirà anche la consegna del ‘Premio Angelo Vassallo il sindaco della bella politica’.

Tra i reati ambientali accertati lungo le coste italiane, nel 2022 a farla da padrone è il ciclo illegale del cemento (dalle occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio) che rappresenta da solo il 52,9% dei reati (10.337), seguito dai diversi fenomeni d’illegalità (dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti) che Legambiente classifica con la voce “mare inquinato” con 4.730 illeciti penali e dalla pesca di frodo, con 3.839 reati. Infine, ammontano a 624 le violazioni del Codice della navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette, un dato in netta crescita rispetto ai 210 del 2021 (+197,1%), con 286 persone denunciate/ arrestate e 329 sequestri. Le diverse filiere delle illegalità ambientali hanno anche un forte impatto economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative è stato nel 2022 di oltre 486 milioni di euro (in calo del -22,3% rispetto al 2021).

“Tredici anni fa veniva ucciso Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica da sempre impegnato contro illegalità e speculazioni e che Legambiente ha conosciuto e premiato consegnandoli le cinque vele. Il suo sia un esempio a cui guardare, perché per combattere le illegalità è importante che anche le realtà territoriali facciano la loro parte insieme alle istituzioni”, dice Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Allo stesso tempo – aggiunge – è fondamentale accelerare il passo sulle attività di controllo e quegli interventi normativi non più rimandabili: dalle demolizioni affidate ai Prefetti delle case abusive agli investimenti sui depuratori fino alla lotta alla pesca illegale”.

Italia avrà Piano del Mare: 16 linee guida per rilanciare asset strategico

Il Piano di rilancio dell’economia del Mare è pronto. Da mesi ci lavora il ministro Nello Musumeci, che ora può portare il testo in Consiglio dei ministri, frutto di un costante contatto con tutti gli attori della filiera. Il provvedimento, secondo quanto si apprende, è molto articolato e si basa su 16 direttrici principali, che fungono da leva per uno degli asset più strategici per il nostro Paese.

Entrando nel dettaglio, il primo dei punti riguarda gli Spazi marittimi e fa una differenziazione dagli obiettivi strategici dei Piani di gestione dello spazio marittimo, che puntano principalmente a promuovere la crescita sostenibile delle economie marittime, indicano la distribuzione spazio-temporale degli usi. Il testo del governo, invece, chiarisce gli indirizzi utili e le azioni generali per raggiungere quegli obiettivi. La base di partenza è la strategia di governance elaborata dall’Ue per far fronte alla sempre più consistente esigenza di sfruttamento di risorse marine, oltre che di produzione energetica, di trasporto, preservando gli ecosistemi e l’ambiente.

In quest’ottica si sviluppa anche la seconda direttrice, secondo cui le linee marittime sono considerate di interesse strategico nazionale e costituiscono “infrastrutture” su cui si innestano interessi primari dello Stato. Dunque, il trasporto marittimo viene inserito in un sistema che dovrà tenere conto della transizione energetica e del suo impatto sul costo del trasporto delle merci e delle persone, in raccordo con i sistemi di trasporto europei ed internazionali.

Altro punto cruciale è quello relativo ai porti, avendo l’Italia una centralità geografica rispetto alle rotte marittime sia Est, quanto Ovest. Da qui nasce l’esigenza di sfruttare meglio le aree retro-portuali a servizio di attività manifatturiere, favorendo il reshoring. Per centrare gli obiettivi, però, servono “adeguati strumenti pianificatori”, oltre a procedimenti per l’aggiornamento, come il Documento di pianificazione strategica di sistema, ma anche con un Piano regolatore portuale. Inoltre, occorrono procedure decisionali e realizzative delle opere portuali o in ambito retro-portuale e procedure di valutazione ambientale e di attuazione dei dragaggi.

Corposo anche il capitolo riservato all’energia. Il governo vuole trasformare l’Italia nell’hub europeo di approvvigionamento, con il Piano Mattei annunciato dalla premier, Giorgia Meloni, che dovrebbe essere presentato nei dettagli il prossimo autunno. In questo scenario, dunque, l’energia proveniente dal Mare può assumere un’importanza strategica, con la produzione da fonti rinnovabili. Per riuscirci sarà decisivo predisporre interventi infrastrutturali, logistici e procedurali specifici. Restando in tema, anche la transizione energetica è alla base del Piano del Mare, con l’utilizzo di carburanti alternativi a quelli prodotti da fonti fossili. Il testo del ministro Musumeci ipotizza una progressiva opera di sostituzione delle navi esistenti con naviglio di nuova generazione.

Per quanto riguarda la pesca sostenibile, in linea con le linee guida europee, il Piano si pone come obiettivo il phasing-out di tutti gli attrezzi di cattura mobile che agiscono sui fondali, oltre alla predisposizione di una banca dati che aiuti a definire i possibili utilizzi della risorsa Mare. Per sviluppare l’acquacoltura, invece, vengono individuati alcuni criteri cardine, come l’accelerazione del processo di definizione delle zone allocate, la tutela delle zone umide costiere, investimenti sulla qualità dei prodotti freschi, la revisione delle concessioni demaniali, la sovrapposizione delle attività in Mare come la produzione di energia e gli impianti di acquacoltura; e anche in questo caso una banca dati pesca e acquacoltura.

In questo senso, un’altra linea guida mira a valorizzare la protezione e la salvaguardia degli ecosistemi marini, nell’ambito di un dinamico sistema economico che deve vedere l’attiva partecipazione delle imprese. Inoltre, il Piano del Mare sostiene l’istituzione di un Polo nazionale della Subacquea, che possa aggregare istituzioni, mondo accademico, industriale e ricerca. Inoltre, c’è una proposta per istituire, entro il 2024, un’Autorità nazionale per il controllo delle attività subacquee.

Altro capitolo è quello delle isole minori, per le quali la proposta è implementare i fondi esistenti, incrementare la produzione di energia rinnovabile locale, predisporre un programma di interventi per l’efficientamento energetico, programmi di mobilità marittima sostenibile e sviluppo dell’economia circolare locale. Allo stesso tempo va data importanza ai ‘Turisti del Mare’.
Nel Piano c’è grande attenzione agli impatti dei cambiamenti climatici, con soluzioni diversificate nei principali settori dove potrebbero risultare determinanti per la crescita sostenibile, come il sistema portuale-logistico, le città e gli insediamenti sul Mare, la biodiversità marina e l’erosione costiera. Senza dimenticare la Sicurezza, intesa sia come la ‘Safety’ (per navi e imbarcazioni) e ‘Security’ (azioni preventive e attività di contrasto ad atti illeciti via Mare). Serve un quadro aggiornato, da condividere a livello interforze, interagenzia e interministeriale, a beneficio di tutte le amministrazioni e nel rispetto delle loro diverse competenze. E il “naturale riferimento” è il Cipom (Comitato interministeriale per le politiche del Mare).
Il Piano, infine, dedica ampio spazio alla cantieristica, all’industria armatoriale e al lavoro marittimo. Per una “una rinnovata autonomia marittima strategica nazionale”.

La tabella di marcia Ue per trasporti navali più green: svolta per il 2024

Meno CO2, meno metano, meno protossido di azoto, e più alimentazione sostenibile. La nuova mobilità pulita dell’Ue per il mare è prevista per il 2024. Queste sono le scadenze fissate dalla commissione europea nella sua tabella di marcia per nuove regole in fatto di trasporti sull’acqua. Tre gli ambiti di intervento. Il primo riguarda l’anidride carbonica. La Commissione si prepara ad adottare diversi atti delegati e di esecuzione entro la fine del 2023 al fine di consentire l’inclusione tempestiva del settore del trasporto marittimo nel sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (Ets) a partire dal 1° gennaio 2024.

Per quanto riguarda metano (CH4) e protossido di azoto (N2O), altri gas a effetto serra a cui l’Ue intende mettere freno e tetti di emissione, la Commissione europea adotterà atti delegati per tenerne conto e includerli nel sistema di contabilizzazione entro l’1 ottobre 2023. Queste almeno le intenzione, secondo quanto dichiarato da Frans Timmermans, il vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal, rispondendo a un’interrogazione parlamentare in materia.

All’abbattimento dei gas clima-alteranti prodotti dalle flotte passeggeri e merci, si aggiunge anche misure per trazione pulita delle imbarcazioni. Il 23 marzo di quest’anno è stato raggiunto l’accordo sulla cosiddetta ‘FuelEU Maritime’, la proposta di regolamento per introdurre motori di nuova generazione alimentati da combustibili ‘green’. L’obiettivo è far sì che l’intensità di gas a effetto serra dei combustibili utilizzati dal settore marittimo diminuisca gradualmente nel tempo, dal 2% nel 2025 fino all’80% entro il 2050. In tal senso “la Commissione si sta preparando all’attuazione del regolamento FuelEU Maritime”, assicura ancora il commissario responsabile per il Green Deal. L’obiettivo del collegio è “pubblicare gli atti delegati e di esecuzione pertinenti nel 2024”. Le elezioni europee, con il rinnovo del Parlamento e l’insediamento del nuovo collegio dei commissari, non dovrebbero dunque incidere sulla tabella di marcia per una mobilità marittima sostenibile.

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