Piano Mattei, a Roma incontro fra istituzioni, rappresentanti di Stati africani e aziende

Si è tenuto ieri sera l’incontro “L’Italia, ponte geopolitico fra Europa e Stati Africani” che ha visto ambasciatori, ministri, segretari e rappresentanti istituzionali di numerosi Stati africani confrontarsi con le istituzioni italiane e i rappresentanti di alcune delle principali aziende del nostro Paese – fra cui ITA Airways, Snam, Intesa, Duferco Energia, Eni, Enel, Edison, ENEA, Acea, Saipem e Terna – coinvolte in importanti progetti di investimento in Africa. Il summit, ideato da Fondazione Articolo 49, in collaborazione con l’Ambasciata del Regno del Marocco, è stato organizzato con l’obiettivo di rilanciare la cooperazione tra l’Unione Europea e l’Africa, in particolare nei settori dell’energia e degli investimenti per lo sviluppo.

Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, in un messaggio letto in apertura ha espresso apprezzamento “per l’impegno di dialogo, confronto e cooperazione” che ha contraddistinto l’iniziativa e ha auspicato che i lavori congressuali “sapranno tradursi in una preziosa opportunità per confermare il ruolo centrale del nostro Paese e dare impulso a nuove e efficaci  collaborazioni tra Europa e Nazioni africane”.

Numerosi gli interventi istituzionali, oltre al messaggio del Presidente del Senato La Russa, anche i contributi dell’Ambasciatore del Regno del Marocco presso l’Italia e Rappresentante permanente presso le agenzie Onu a Roma, Youssef Balla; del presidente di Fondazione Articolo 49 Andrea Poli; del Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Unita della Tanzania Mahmud T. Kombo; del presidente della Commissione Esteri del Senato Stefania Craxi; dell’Ambasciatrice della Repubblica dell’Uganda e Vice Decano del Gruppo degli Ambasciatori africani in Italia Elizabeth Paula Napeyok; dell’ambasciatore e segretario generale del Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale Riccardo Guariglia; del responsabile relazioni pubbliche dell’ufficio del Parlamento europeo Fabrizio Spada. Ha presenziato anche  Massimo Riccardo, inviato speciale del Ministero degli Esteri per il Piano Mattei.

“Dal primo momento del rilancio del Piano Mattei abbiamo manifestato grande interesse, con una presenza di gran peso anche del presidente del Governo – ha detto Youssef Balla, Ambasciatore del Regno del Marocco presso l’Italia e Rappresentante permanente presso le agenzie Onu a Roma – Il Marocco, infatti, è stato riconosciuto come prioritario nel Piano Mattei in materie di energie rinnovabili e, in effetti, è già leader nel mondo in questo settore: oggi produciamo il 42% dell’elettricità grazie alle rinnovabili e arriveremo al 52% nel 2030. Ma puntiamo anche ad altri tipi di energie, come l’idrogeno verde. Il nostro Paese è una grande promessa per l’energia verde perché può arrivare a coprire anche il 4% della produzione mondiale”. 

“Grazie al rapporto che negli anni si è creato tra Italia e Tanzania, ci sia un grande spazio oggi per far crescere questa relazione, anche attraverso progetti come il Piano Mattei – ha detto Mahmud T. Kombo, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Unita della Tanzania – E credo che, in vista di quanto l’Italia ha proposto all’Africa per il Piano Mattei, la Tanzania possa essere un buon modello. Quando abbiamo avuto in Tanzania la comitiva italiana per il Piano Mattei, io ero ambasciatore. Insieme, abbiamo identificato cinque settori chiave in cui i due Paesi avrebbero potuto lavorare insieme. Questi sono: il settore agroalimentare, quello dei minerali, il turismo, l’import/export e, infine, l’educazione e il training sulla costruzione e la guida di pmi di successo. L’Italia ha mostrato al mondo come fare, la Tanzania può replicare questo modello”.

“Il Mediterraneo nella sua accezione allargata è parte imprescindibile della nostra proiezione esterna – ha detto  Stefania Craxi, presidente della Commissione Esteri del Senato – Bene ha fatto il governo a rimettere nell’agenda europea il tema del Mediterraneo e dell’Africa, che è la naturale proiezione dello sviluppo europeo. È questa la valenza del Piano Mattei. In questi anni abbiamo fatto l’errore di guardare all’Africa in termini securitari, è il momento di cominciare a guardare a questo continente in termini di opportunità e di sviluppo condiviso”. 

Siamo qui per consolidare il legame tra l’Africa e l’Italia, in modo particolare nel campo dell’energia – ha detto Elizabeth Paula Napeyok, Ambasciatrice della Repubblica dell’Uganda e Vice Decano del Gruppo degli Ambasciatori africani in Italia – Il nostro intento è quello di rafforzare una partnership essenziale, una collaborazione  che ha fondamenta solide e promettenti, di cui la partnership energetica rappresenta la massima espressione. Non si tratta solo di dare una risposta alle crescenti esigenze energetiche dei due Stati, ma di farlo promuovendo uno sviluppo sostenibile”. E ha aggiunto “L’Africa, con le sue abbondanti risorse naturali, offre un potenziale immenso per la produzione di energia rinnovabile in Italia, un Paese che con il suo know-how e le sue tecnologie avanzate, riveste un ruolo fondamentale nel sostenere il nostro impegno per sfruttare le risorse in maniera sostenibile ed efficace”.

 

“La nostra posizione al centro del Mediterraneo e i tradizionali legami di amicizia tra i nostri popoli ci rafforzano nella convinzione che l’Italia sia effettivamente il ponte tra l’Europa e il continente africano – ha detto Riccardo Guariglia, ambasciatore e segretario generale del Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale – Un ponte che rende il nostro Paese un hub energetico per l’UE, con positivi dividendi innanzitutto per il continente africano. Infatti, come il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani sottolinea molto spesso, l’Africa va guardata attraverso lenti africane, instaurando col continente un dialogo paritario. Questo è fondamentale e questa è pure l’impostazione del piano Mattei”.  

L’Europa per investimenti pubblici è il partner principale dell’Africa – ha detto Fabrizio Spada, responsabile relazioni pubbliche dell’ufficio del Parlamento europeo – investiremo nei prossimi anni 150 miliardi e naturalmente a questi si aggiungono tutti gli investimenti delle imprese private che sono estremamente importanti. Si sta evolvendo il rapporto fra Unione Europea e Africa in maniera molto positiva, sta diventando un partenariato in cui viene sottolineata anche la dimensione sociale, energetica, la cooperazione allo sviluppo e questo deve tenere conto anche delle evoluzioni demografiche che ci saranno nei prossimi decenni: oggi nell’Unione Europea ci sono 450 milioni di persone, in Africa 1 miliardo e 300 milioni di persone, se l’attuale trend demografico continuerà, nel 2100 viene calcolato che l’Unione Europea avrà diminuito leggermente i propri abitanti – saremo 420 milioni – mentre l’Africa avrà più di 4 miliardi di persone e, naturalmente, diventerà un partner sempre più importante per l’UE. Il Piano Mattei secondo me si sposerà molto bene con i fondi comunitari che vengono erogati già attualmente. Anche questo convegno è utile nell’ottica di riflettere sull’evoluzione della cooperazione tra Europa, Italia e Africa nei prossimi anni”. 

Il direttore di Gea, Green Economy Agency, agenzia di stampa dedicata ai temi della sostenibilità, che ha moderato l’incontro, ha sottolineato l’importanza di questo genere di eventi capaci di creare momenti di incontro su temi centrali per la competitività del nostro Paese inseriti in scenari sempre più complessi: “È un motivo di orgoglio per me, per la fondazione e per Gea riunire la maggior parte degli stati africani e delle aziende di vertice italiane per un prezioso confronto sul Piano Mattei e sugli sviluppi pratici nell’immediato futuro – ha detto Vittorio Oreggia, direttore di Gea – Fondazione Articolo 49 e Gea sono ponti per connettere Africa, Europa e aziende italiane nel rispetto dei reciproci interessi. La speranza è che questo possa essere il primo di una lunga e profittevole serie di incontri”.

L’evento si è svolto in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento Ue in Italia e ha ricevuto il patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero degli Esteri, del Ministero dell’Ambiente, della Sicurezza Energetica, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di ENEA.

Siccità, Balla: In Marocco progetti importanti, da autostrada acqua a desalinizzazione

“La siccità è un problema comune a tutti, il cambiamento climatico e quindi lo stress idrico. Il Marocco ha avviato grandi piani per fare fronte a questa situazione. Certamente la gestione dell’acqua, una gestione razionale delle risorse, ma anche piani di infrastrutture. Il primo è l’autostrada e l’acqua, che permette il trasferimento dell’acqua da una zona all’altra ed è già operativa, la prima autostrada è di 580 km e permetterà trasferire una quantità di 580 milioni e metri cubi. Ma il Marocco ha anche avviato un piano per la desalinizzazione del mare. Sono in programma 20 centrali di desalinizzazione del mare, uno è la centralina di Casablanca, è i lavori sono già avviati, è la più grande centrale in Africa per la desalinizzazione dell’acqua. Queste centrali saranno la base per la produzione dell’idrogeno verde, perché tutte funzioneranno grazie alle energie rinnovabili”. Lo ha detto a Gea l’ambasciatore del Marocco in Italia, Youssef Balla, che ha ospitato presso la sua residenza l’evento organizzato da Fondazione Articolo 49 ‘Nuove energie tra Europa e Africa’.

Piano Mattei, ambasciatore Balla: Marocco fiducioso, vantaggio per Italia e Africa

Il vertice Italia-Africa del 29 gennaio è stato un “successo totale”, a tutti i livelli. Ne è convinto Youssef Balla, ambasciatore del Marocco a Roma, che sul Piano Mattei si dice “fiducioso“.

A decretarne il successo, spiega, la “qualità dei capi delegazione che hanno rappresentato i loro paesi, sia a livello organizzativo, sia a livello politico“. Il vertice ha riunito più di 40 paesi africani, ricorda, e diverse istituzioni europee, “dimostrando l’interesse e l’impegno reciproci tra i due continenti”.

Cosa è emerso dal summit?

L’importanza che l’Italia attribuisce al partenariato con i Paesi del continente africano. Il vertice è stato l’occasione per presentare iniziative ambiziose e innovative per rafforzare la cooperazione e il partenariato tra Italia e Africa, programmando massicci investimenti in infrastrutture, tecnologie e competenze necessarie per uno sviluppo sostenuto in Africa e contribuire alla lotta al cambiamento climatico, alla creazione di posti di lavoro e alla povertà riduzione nel continente africano. La maggior parte dei partecipanti al vertice ha riconosciuto il desiderio dell’Italia di promuovere un partenariato paritario con l’Africa, basato sul rispetto, la solidarietà e la responsabilità condivisa. Anche le istituzioni europee hanno espresso la loro disponibilità a collaborare con l’Italia e l’Africa per realizzare questi progetti strategici. Le iniziative promesse ai vertici sono flessibili e possono essere arricchite e migliorate attraverso il dialogo e la cooperazione tra le parti interessate. Il vertice offre un’opportunità unica per rafforzare i legami storici e culturali tra Italia e Africa e per costruire insieme un futuro più verde, più prospero e più pacifico.

Pensa che il Piano Mattei sia, per l’Africa, più un’opportunità o un rischio, a causa dello spettro di di nuovo colonialismo?

Penso che sia un’iniziativa ambiziosa, che mira a rafforzare il partenariato tra Italia e Africa in diversi ambiti, come l’energia, lo sviluppo, la sicurezza, l’istruzione. Questo piano offre all’Africa e all’Italia l’opportunità di trarre reciproco vantaggio dalla solidarietà e dalle competenze, nel rispetto della sovranità e delle priorità di ciascun Paese e come partner. A questo proposito, l’Africa deve far sentire la propria voce e difendere i propri interessi nel quadro del piano. Il Piano Mattei è quindi un’occasione per l’Africa e l’Italia di impegnarsi in un partenariato vincente, basato sul rispetto reciproco e sul comune interesse.

Rabat avrà un ruolo centrale nell’attuazione del Piano?

Il Marocco è innanzitutto fiducioso nelle potenzialità offerte dal Piano Mattei, come dimostra la presenza di alto rango, in questo caso il Capo del Governo che rappresentava Sua Maestà il Re. La scelta del Marocco di avviare un grande centro di eccellenza per la formazione sulle energie rinnovabili, a Tangeri, è un’ulteriore prova dell’importanza del Regno e del ruolo centrale che è chiamato a svolgere nell’attuazione di questo piano. L’Italia e il Marocco dispongono anche di alcune risorse istituzionali per un’attuazione efficace e rapida di questo piano, in particolare il partenariato strategico firmato nel 2019 e il relativo piano d’azione firmato l’anno scorso. Infine, per garantire una migliore sinergia tra il Piano Mattei e il Marocco diversi asset: il Marocco ha un potenziale significativo nelle energie rinnovabili, in particolare solare ed eolica, con ambizioni e potenziale in termini di idrogeno verde; la strategia energetica del Marocco, lanciata nel 2009, che mira ad aumentare la quota di energie rinnovabili nella potenza elettrica installata a oltre il 52% nel 2030. L’attuazione del piano può aiutare il Marocco ad accelerare il completamento di questo obiettivo; il Marocco è anche un partner strategico dell’Unione Europea, con la quale ha firmato un accordo di partenariato verde, che mira ad accelerare la convergenza sulle questioni ambientali, climatiche e di sviluppo sostenibile; il Marocco svolge anche il ruolo di facilitatore e leader regionale, che condividendo la propria esperienza e know-how con altri paesi africani, attraverso programmi di cooperazione triangolare, sostiene questi paesi nella loro transizione energetica e promuove l’integrazione regionale che può anche rientrare negli obiettivi del Piano Mattei.

Il Piano Mattei prevede cinque priorità di intervento, ma il Continente è molto vasto.

Ovviamente, per attuare queste priorità in un continente vasto come l’Africa, sarà necessario mobilitare ingenti risorse finanziarie, sia pubbliche che private, e coordinare le azioni dei diversi attori coinvolti, in particolare le istituzioni europee, i governi africani, le organizzazioni delle autorità regionali, imprese, Ong e società civile. Dobbiamo fare affidamento su altre risorse istituzionali e iniziative già esistenti e, a questo proposito, il partenariato che abbiamo avviato nell’ambito del vertice potrebbe essere implementato nell’ambito di una sinergia globale con altre iniziative lanciate dal Marocco. Ad esempio, il gasdotto Marocco-Nigeria: progetto strategico che mira a trasportare il gas naturale dalla Nigeria al Marocco e all’Europa, attraversando una dozzina di paesi africani lungo la costa atlantica e un progetto strategico che potrebbe essere complementare al piano Mattei, in particolare nel settore settori dell’approvvigionamento e della sicurezza energetica Iniziativa Atlantica del Marocco: progetto lanciato dal re Mohammed VI per promuovere l’accesso dei paesi del Sahel all’Oceano Atlantico, fornendo loro infrastrutture stradali, portuali e ferroviarie marocchine, con l’obiettivo di rafforzare l’integrazione regionale, lo sviluppo economico e sociale e l’ecologia transizione della regione del Sahel, potrebbe servire anche agli obiettivi del Piano Mattei.

Aiutare il Marocco a rialzarsi non è solo un ‘doverismo’

Nel dramma che ha sconvolto il Marocco c’è stato subito un riscontro che ben depone a favore dell’Italia: le istituzioni, a cominciare dal presidente della Repubblica, hanno offerto aiuti concreti a un popolo piegato dal terremoto. Non è un ‘doverismo’, quello italiano, ma una concreta mozione di affetto solidale nei confronti di un Paese che sta vivendo ciò che anche noi abbiamo passato in epoche lontane e vicinissime. La macchina dei soccorsi umanitari si è messa in moto, il governo di Rabat ha teso la mano, le prossime settimane, i prossimi mesi saranno tanto importanti quanto difficili. Purtroppo ne sappiamo qualcosa.

Il Marocco è legato a molteplici interessi commerciali con l’Italia anche se non rientra geopoliticamente nel Piano Mattei. Il motivo è semplicissimo: si tratta dell’unico Stato del Nord Africa che non possiede né gas né petrolio e che proprio per questo ha sviluppato altre fonti energetiche innovative, dal fotovoltaico all’idrogeno. Eppure, dicevamo, anche se non rientra nel Piano Mattei, il Marocco è importante per noi e, estendendo il discorso, per l’Europa. Il porto di Tangeri è un affaccio di rilievo internazionale per i passaggi tra i due continenti, le produzioni agricole ‘sostentano’ buona parte dell’Europa, l’estrazione del fosfati è una belle principali voci del Pil.

Nelle turbolenze africane, il Marocco è verosimilmente l’unico Paese stabile. Ed è questo particolare non di poco conto che lo rende affidabile per l’Europa. Tanto per citare un esempio, Fiat (cioè Stellantis) ha scelto di produrre la nuova Topolino proprio in Marocco ( e in Polonia) affidandosi alla manodopera locale. Non lo avrebbe fatto senza garanzie. L’assestamento internazionale procede, la grana del Sahel dovrebbe essere in via di definizione. Intanto però c’è il post terremoto da gestire. Non sarà semplice per un Paese così vasto e stratificato rialzarsi in tempi ristretti: adesso che non è ancora finita la conta dei morti è praticamente impossibile disegnare prospettive a breve termine, però può essere determinante aiutare la rinascita con i nostri aiuti. I nostri e quelli di tutti.

Il Marocco conta oltre 2700 vittime per il terremoto. Ue stanzia un milione di euro

Duemilasettecento: è l’ultimo bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del terremoto che ha travolto il Marocco, a sud-ovest della città turistica di Marrakech. A questi, si aggiungono almeno 2500 feriti, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero dell’Interno. Ma questi numeri sono destinati a salire. I soccorritori continuano le operazioni di ricerca dei sopravvissuti ancora intrappolati sotto le macerie, in particolare nei villaggi della provincia di Al-Haouz. Il sisma, che ha colpito il Marocco nella tarda serata di venerdì con una magnitudo 7 secondo il Centro marocchino per la ricerca scientifica e tecnica (6,8 secondo il servizio sismologico statunitense), è stato il più potente mai registrato nel Paese.

Secondo la televisione di Stato, “più di 18.000 famiglie sono state colpite” dal terremoto nella provincia di Al-Haouz, dove è stata registrata più della metà dei morti (oltre 1300). In diversi villaggi sono state allestite tende per dare rifugio a queste famiglie. Domenica il Ministero dell’Istruzione ha annunciato la sospensione delle lezioni scolastiche nelle aree più colpite nella provincia di Al-Haouz a partire da lunedì. A Marrakech, molti residenti si sono precipitati negli ospedali per donare il sangue per le vittime. Sabato è stato dichiarato un periodo di lutto nazionale di tre giorni. Le bandiere degli edifici ufficiali sono state abbassate a mezz’asta e in tutte le moschee del regno è stata offerta una “preghiera dell’assente” per le anime delle vittime.

L’Ue ha sbloccato un primo finanziamento di un milione di euro in supporto alla popolazione marocchina per sostenere gli sforzi sul campo dell’associazione Mezzaluna Rossa marocchina, partner umanitario dell’Ue. Il portavoce della Commissione europea, Balazs Ujvari riferisce che al momento “non è stata ricevuta alcuna richiesta di attivazione del meccanismo di protezione civile Ue”. Il 9 settembre l’Ue ha attivato il sistema satellitare Copernicus per fornire d’urgenza immagini ad alta qualità.

Molti Paesi, dalla Francia agli Stati Uniti e Israele, hanno offerto il loro aiuto, ma Rabat ha annunciato che al momento accetterà “squadre di ricerca e soccorso” solo da Spagna, Gran Bretagna, Qatar ed Emirati. Altre offerte potrebbero essere accettate in futuro “se le esigenze cambieranno“, ha dichiarato il Ministero degli Interni in un comunicato. La Spagna ha già inviato una squadra di 86 soccorritori, che dovrebbe arrivare sul posto lunedì.

Anche l’Italia si è messa a disposizione per intervenire. Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, domenica ha sentito il suo omologo marocchino Nasser Bourita a cui ha ribadito la disponibilità dell’Italia a offrire ogni forma di assistenza umanitaria, mettendo, in particolare, a disposizione del governo di Rabat squadre di emergenza, nonché asset di sostegno all’attività degli ospedali e, più in generale, quanto possa essere necessario per far fronte all’emergenza umanitaria e per pianificare attività di supporto alle strutture sanitarie marocchine danneggiate dal sisma. Da Roma è già partito un team di esperti del Roe (Raggruppamento Operativo Emergenze Colonna Mobile di Protezione Civile) che nelle prossime ore raggiungerà le zone dove ancora non sono arrivati i soccorsi.

Intanto i canali televisivi trasmettono immagini aeree che mostrano interi villaggi con case di argilla nella regione di Al-Haouz completamente polverizzati. A pochi passi dal municipio di Marrakech, dove parti degli storici bastioni risalenti al XII secolo sono stati danneggiati e parzialmente crollati, alcune persone hanno ripiegato le loro coperte sul prato dove avevano trascorso la notte. La scossa è stata avvertita anche a Rabat, Casablanca, Agadir ed Essaouira, dove molti residenti in preda al panico sono scesi in strada nel cuore della notte, temendo che le loro case potessero crollare. Questo terremoto è il più letale in Marocco da quello che distrusse Agadir, sulla costa occidentale del Paese, il 29 febbraio 1960. Quasi 15.000 persone, un terzo della popolazione della città, morirono.

Nuovo parco eolico Boujdour: così il Marocco accelera la transizione

L’Office national de l’électricité et de l’eau potable (ONEE) ha annunciato l’entrata in funzione commerciale del parco eolico di Boujdour da 300 MW e il passaggio della rete meridionale a 400 kV. Il Marocco ha compiuto un altro passo importante nel suo impegno ad accelerare la transizione energetica mettendo in funzione tutte le turbine eoliche del parco eolico di Boujdour, l’ottavo progetto eolico completato nelle province meridionali del Marocco e il 14° a livello nazionale, contemporaneamente alla messa in funzione della più grande sottostazione di trasformazione Boujdour II “400/225 kV”, ha dichiarato l’ONEE in un comunicato stampa.

Questi risultati dimostrano la determinazione dell’ONEE e dei suoi partner a continuare a lavorare in stretta collaborazione per promuovere il modello marocchino di transizione energetica sostenibile e confermare ulteriormente la posizione internazionale del Marocco come uno dei Paesi modello leader nella lotta al cambiamento climatico, ha sottolineato la stessa fonte.

Il rafforzamento della rete meridionale attraverso la messa in funzione dell’intera sottostazione Boujdour II “400/225 kV”, in particolare attraverso il passaggio a 400 kV di tutti i nuovi impianti costruiti in loco (linee a 225 e 400 kV, autotrasformatori, ecc.) rappresenta un nuovo punto di svolta nel significativo miglioramento dell’infrastruttura elettrica del Marocco e delle sue province meridionali.

“Grazie a questo potenziamento, la capacità di trasmissione di energia elettrica della rete nel sud del Marocco sarà aumentata, consentendo così un servizio di trasmissione e distribuzione di energia elettrica migliore, più efficiente e affidabile sulle lunghe distanze”, continua l’ONEE, sottolineando che questo nuovo miglioramento svolgerà un ruolo cruciale nella creazione di una rete elettrica resiliente, garantendo una fornitura stabile e di alta qualità per i residenti e gli industriali della regione meridionale.

La messa in funzione del parco eolico di Boujdour da 300 MW segna anche un passo importante verso il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi che il Marocco si è posto per il 2023 in termini di quota di energie rinnovabili nel mix elettrico.

Sviluppato nell’ambito della produzione privata di energia elettrica, a seguito dell’aggiudicazione dell’importante gara d’appalto internazionale per il programma eolico integrato da 850 MW, e con un investimento totale di circa 3,9 miliardi di dirham (MMDH) e una produzione annua di oltre 1. L’energia elettrica prodotta sarà fornita dalla rete elettrica marocchina. L’elettricità prodotta sarà fornita dalla società di progetto Boujdour Wind Fram e sarà interamente fatturata all’ONEE in base al contratto PPA in vigore, a una delle tariffe più basse al mondo. Questo nuovo parco eolico si posiziona come un importante impianto di produzione di energia pulita, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di migliaia di famiglie marocchine e di ridurre significativamente le emissioni di gas serra (circa 1.145.000 tCO2/anno). Questi risultati confermano la posizione del Marocco come leader regionale nella promozione dell’energia pulita e sostenibile.

Commentando questi risultati, il direttore generale dell’ONEE, Abderrahim El Hafidi, citato nel comunicato stampa, ha dichiarato che “la messa in funzione del parco eolico di Boujdour e il passaggio a 400 kV per la rete meridionale sono pietre miliari del nostro costante impegno per un futuro energetico più sostenibile, Questi progetti riflettono la nostra determinazione a contribuire a ridurre l’impronta di carbonio del nostro Paese e a costruire un futuro sostenibile per il Marocco”, ha detto.

Il Marocco continua a svolgere un ruolo pionieristico nel Nord Africa in termini di sviluppo sostenibile e di energie rinnovabili. Questi risultati segnano l’inizio di una nuova era per il settore energetico marocchino, contribuendo alla prosperità economica e preservando l’ambiente.

Sahara occidentale, Malta apprezza piano presentato dal Marocco

Passi avanti per una soluzione definitiva della questione del Sahara Occidentale. L’ultimo endorsement lo ha compiuto il ministro maltese per gli affari esteri ed europei e il commercio, Ian Borg, che ha effettuato di recente una visita in Marocco. Proprio Borg ha sostenuto che il piano di autonomia presentato dal governo di Rabat alle Nazioni Unite nell’ormai lontano 2007 è da considerarsi un “contributo serio”. Borg ha incontrato a Rabat il suo omologo Nasser Bourita ed entrambi hanno con cordato sulla esclusività dell’Onu nel processo politico processo politico che porti a un accordo stabile e realistico. Il Marocco, assieme ad Algeria e Libia, rappresenta uno dei punti di riferimento del Nord Africa per la Ue, là dove l’Italia attraverso l’esecutivo di Giorgia Meloni sta consolidando molti rapporti. Non a caso, proprio oggi la premier è in visita in Tunisia, un altro Paese strategico.

Marocco, re Mohammed VI presenta la prima auto a idrogeno

Il re del Marocco, Mohammed VI, ha presieduto la cerimonia di presentazione della prima automobile realizzata dalla prima casa automobilistica marocchina e del prototipo di veicolo alimentato a idrogeno. L’evento è avvenuto lunedì scorso nel Palazzo Reale di Rabat, come riportano i media locali.

I progetti, sviluppati da imprenditori marocchini, rappresentano una pietra miliare significativa per il Paese e rafforzeranno l’etichetta ‘Made in Morocco’ , oltre a consolidare il ruolo del Regno come piattaforma competitiva per la produzione automobilistica.

Nel dettaglio, si tratta dell’auto prodotta da ‘Neo Motors’, società di capitale marocchino e del prototipo di veicolo a idrogeno della società NamX, denominato HUV (Hydrogen Utility Vehicle). Neo Motors sta attualmente aprendo un’unità industriale ad Ain Aouda, situato nella regione di Rabat-Sale-Kenitra, per la produzione di autoveicoli per il mercato locale e per l’esportazione, con una capacità annua prevista di 27 mila unità e un tasso di integrazione locale del 65%. L’impianto è stato costruito con un budget di 156 milioni di Mad (15 milioni di dollari) e dovrebbe creare 580 posti di lavoro. Nel febbraio 2023, l’Agenzia nazionale per la sicurezza stradale ha concesso l’approvazione definitiva al primo veicolo di Neo Motors. L’azienda ha avviato la pre-produzione, con l’inaugurazione dello stabilimento prevista per giugno 2023.

Per quanto riguarda il veicolo a idrogeno di NamX, l’auto è stata progettata in collaborazione con l’ufficio di design e carrozziere italiano Pininfarina. Il design degli interni del veicolo è marocchino. Il modello HUV sarà rifornito di idrogeno da un serbatoio centrale che sarà integrato da sei capsule estraibili, garantendo una notevole autonomia e facilitando il rifornimento di idrogeno in pochi minuti. Previsto per essere rilasciato nel 2025, NamX risponde alla crescente domanda di auto a idrogeno e ibride in mezzo a uno spostamento sempre più prevalente verso fonti di energia pulita e decarbonizzazione in tutto il mondo.

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Grave carenza d’acqua in Marocco, peggiore siccità in 40 anni

Il Marocco è stato colpito duramente dalla sua peggiore siccità in quasi 40 anni: un disastro che ha portato a temere una grave carenza di acqua potabile quest’anno, conseguenza del cambiamento climatico e della gestione inefficiente dell’acqua. “Il paese non viveva una situazione del genere dall’inizio degli anni ’80”, ha detto a Afp Abderrahim Hendouf, specialista di politica idrica.

Se in passato, la siccità – ricorrente in Marocco – ha colpito soprattutto le zone rurali e il settore agricolo, pesa invece attualmente sulla “fornitura di acqua potabile nelle zone urbane”, ha avvertito il ministro dell’Acqua Nizar Baraka. Soggetto alle variazioni climatiche da molto tempo, il Paese ha sofferto un grave deficit di precipitazioni da settembre 2021 e un allarmante calo delle riserve della diga di quasi l’89% rispetto alla media annuale, secondo le statistiche ufficiali. Questo deficit è “un indicatore preoccupante anche se è stato assorbito da misure preventive per evitare la penuria d’acqua”, ha riconosciuto Abdelaziz Zerouali, direttore della ricerca e della pianificazione dell’acqua. Due grandi città, Marrakech, la capitale turistica, e Oujda hanno evitato il peggio ricorrendo all’acqua di falda per garantire il loro approvvigionamento dalla fine di dicembre.

PREPARARSI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Per contenere gli effetti devastanti della siccità, il governo ha rilasciato a metà febbraio un programma di aiuti al settore agricolo – il maggior contribuente al Pil (14%) davanti a turismo e industria e la principale fonte di occupazione nelle zone rurali – di quasi un miliardo di euro. Ma, a lungo termine, è “necessario cambiare la nostra visione sulla questione dell’acqua”. “Il cambiamento climatico è reale e dobbiamo prepararci”, ha avvertito Zerouali durante una conferenza sul diritto all’acqua a Rabat. Con soli 600 metri cubi d’acqua pro capite all’anno, il Marocco è ben al di sotto della soglia di carenza d’acqua. A titolo di paragone, la disponibilità d’acqua era quattro volte superiore, con 2.600 m3, negli anni ’60. Oltre ai fattori ambientali, “l’alta domanda d’acqua” e “lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee” contribuiscono alla pressione sulle risorse idriche, dice il ministro Nizar Baraka. In un articolo per il Moroccan Institute for Policy Analysis (Mipa), il ricercatore Amal Ennabih spiega di ritenere che la scarsità d’acqua è “profondamente legata al modo in cui questa risorsa è utilizzata per l’irrigazione, consumando circa l’80% dell’acqua del Marocco ogni anno”. La situazione è tanto più allarmante se si considera che solo il 10% dei terreni agricoli è irrigato, nota l’esperto Abderrahim Hendouf, che auspica una riduzione del peso eccessivo del settore agricolo nell’economia marocchina.

I RITARDI

Il Marocco si affida principalmente alla desalinizzazione dell’acqua di mare per rimediare al deficit idrico, un processo inquinante a causa della salamoia prodotta. Tuttavia, il programma sta affrontando ritardi. L’impianto di desalinizzazione di Casablanca è ancora in costruzione e la megalopoli economica è minacciata da un deficit d’acqua già nel 2025. Un altro esempio: il ritardo nella consegna dell’impianto di desalinizzazione nella stazione balneare nord-orientale di Saïdia ha “causato una carenza” nelle città circostanti, secondo Baraka. Anche la costruzione di 15 dighe è in ritardo. La minaccia di una carenza di acqua potabile incombeva anche sulla città turistica di Agadir, con il 70% dei suoi bisogni soddisfatti a marzo. Questo rischio è stato evitato grazie al nuovo impianto di desalinizzazione nella capitale della più importante regione agricola del Marocco. Le misure imposte ad Agadir nell’autunno del 2020 – l’acqua nei rubinetti sospesa tagliata di notte – sono ormai solo un brutto ricordo.