Leone XIV celebra prima messa green e chiede conversione dei negazionisti climatici

Un altare nei giardini delle ville pontificie di Castel Gandolfo. Uno stagno come navata centrale, il cielo come soffitto. E’ il luogo che Leone XIV sceglie per celebrare la prima messa green della Chiesa, con il formulario introdotto il 3 luglio per la Custodia del Creato, tra quelli delle ‘necessità civili’ del Messale Romano.  A ‘vegliare’ sull’altare mobile della sagrestia pontificia la statua della Madonnina del Borgo Laudato si’, visitato dal Papa in occasione del suo primo sopralluogo a Castel Gandolfo. Lui la definisce una “cattedrale naturale“.

Tanti disastri naturali che ancora vediamo nel mondo, quasi tutti i giorni in tanti luoghi, in tanti Paesi, sono in parte causati anche dagli eccessi dell’essere umano, col suo stile di vita”, denuncia il pontefice, che prega per la conversione di “tante persone, dentro e fuori della Chiesa, che ancora non riconoscono l’urgenza di curare la casa comune”.

In ritiro per due settimane di riposo, il Papa arriva a piedi, seguito dal segretario, don Edgar Rimaycuna, monsignor Leonardo Sapienza e dal cardinale Michael Czerny, prefetto dello Sviluppo umano integrale (il dicastero che si occupa delle questioni ambientali), accolto dal cardinale Fabio Baggio e da padre Manuel Dorantes.

E’ una celebrazione in forma privata, assistono soltanto una cinquantina di persone, dipendenti e collaboratori del Borgo Laudato si, voluto da Papa Francesco. Un ‘laboratorio’ nel quale “vivere quell’armonia con il creato che è per noi guarigione e riconciliazione, elaborando modalità nuove ed efficaci di custodire la natura a noi affidata”, spiega. Nell’omelia, pronunciata in parte a braccio, Robert Prevost ricorda che la missione della Chiesa è quella di custodire il creato, di portarvi pace e riconciliazione: “Noi ascoltiamo il grido della terra, noi ascoltiamo il grido dei poveri, perché questo grido è giunto al cuore di Dio. La nostra indignazione – tuona – è la sua indignazione. Il nostro lavoro è il suo lavoro”.

Conclave, Re agli elettori: Momento complesso, via i personalismi e umanità al centro

In questo “tornante della storia tanto difficile e complesso” bisogna superare le “considerazioni personali” e mettere l’umanità al centro. E’ un monito chiaro quello che il decano dei cardinali, Giovanni Battista Re, lancia nell’omelia della messa pro eligendo Romano Pontifice, poche ore prima che le porte della Sistina si chiudano per i 133 elettori.

Dovranno dare al mondo un nuovo Papa e il mondo, ricorda, “si attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le future generazioni“. L’attesa è tanta, ma anche “fiduciosa”.

Si cerca una sintesi tra le diverse sensibilità, le diverse regioni, le diverse priorità. Ma il contesto è difficile per tutti e le urgenze devono essere chiare: “Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso”, scandisce Re, ribadendo l’atto di “massima responsabilità umana ed ecclesiale” per una scelta di “eccezionale importanza”.

Fuori dunque gli egoismi per “avere nella mente e nel cuore solo il bene della Chiesa e dell’umanità”. Quindi, il richiamo all’unità, che sembra smarrita: “Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: la comunione di tutti i cristiani con Cristo; la comunione dei Vescovi col Papa; la comunione dei Vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture“, avverte Re. L’unità che, tranquillizza, non significa uniformità, ma “salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga sempre nella piena fedeltà al Vangelo“.

Dopo la morte di Papa Francesco, il 21 aprile, il cardinale 91enne ha guidato le dodici congregazioni generali. Ma nella Sistina lascia la guida delle elezioni al più anziano dei cardinali dell’ordine dei vescovi, Pietro Parolin, considerato anche il candidato più forte per il Soglio pontificio: “Auguri doppi!” gli dice al momento dello scambio della pace. Negli ultimi cento anni, ricorda Re, lo “Spirito Santo ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e veramente grandi“. La preghiera è che “ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità”, che sappia “risvegliare le coscienze” e le “energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata sì da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”.