Nuova bordata artica nel week-end: poi brusco stop all’inverno

La discesa di un’altra bordata artica dalla Russia verso Balcani, Carpazi e Turchia causerà un ulteriore calo delle temperature in quota anche in Italia, specie sul versante adriatico; l’attenuazione graduale dei venti favorirà poi il deposito dell’aria fredda più pesante nei bassi strati con forti gelate in pianura al Centro-Nord.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, indica nelle prossime 48 ore il raggiungimento del picco del freddo, soprattutto al mattino con minime di -5°C in Pianura Padana e anche nei fondovalle del Centro. Ma poi da domenica cambierà tutto.

Nel dettaglio, nelle prossime ore avremo ancora diffuse gelate al Centro-Nord e venti tesi al Sud: un’Italia divisa in 2 dalla configurazione meteo che vedrà ancora il passaggio di un blando ciclone mediterraneo sulle regioni meridionali e in Sardegna. Su queste zone sono attese le ultime piogge, con nevicate sugli Appennini. Al Nord, invece, complice l’attenuazione del vento, le temperature resteranno basse e si formeranno anche frequenti banchi di nebbia nelle ore notturne, con possibili nubi basse anche di giorno.

Come detto, il passaggio sui Balcani della bordata artica russa causerà un calo termico su tutto il versante adriatico, più accentuato al mattino del sabato. Sabato 13 troveremo molto più sole, praticamente quasi ovunque ad eccezione della Pianura Padana dove nebbie e nubi basse, insieme alle gelate, ricorderanno di essere in inverno. Al Centro-Sud e in montagna il cielo sarà azzurro, ma le temperature saranno frizzanti.

Domenica, cambierà molto se non tutto: sono attese correnti occidentali meno fredde che porteranno al mattino già i primi piovaschi sul versante ligure-tirrenico, poi dal pomeriggio avremo qualche fenomeno più diffuso, sempre dalla Liguria di Levante fino alla Calabria; si tratterà di pioviggine, ma il cielo diverrà grigio sul versante occidentale. Le temperature resteranno ancora fredde al Nord e sulle adriatiche, ma con l’inizio della nuova settimana il cambiamento si completerà con un aumento termico generale e, addirittura, con il ritorno di temperature decisamente sopra la media del periodo: un brusco stop all’inverno.

La nuova settimana vedrà, infatti, il passaggio di un treno di blande perturbazioni atlantiche con piogge sul versante tirrenico e localmente al Nord, in un contesto decisamente più mite: per fare un esempio, Milano passerà da -2°/3° a 3°/7°, da questa rapida fase invernale passeremo ad un autunno di alternanza sole, nubi e pioviggine.

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Irruzione artica sull’Italia: torna la neve anche a bassa quota

La settimana appena iniziata vedrà l’Italia piombare nuovamente in inverno, dopo un lungo periodo caratterizzato da temperature ben al di sopra delle medie stagionali e con scarse precipitazioni. Un’irruzione di aria artica è destinata a provocare ulteriori precipitazioni su tutta l’Italia, già dalla giornata odierna, con la neve che questa volta potrà arrivare davvero fin sulle pianure.

Antonio Sanò, fondatore del sito wwww.iLMeteo.it, comunica che oggi le ultime piogge e rovesci temporaleschi insisteranno al Centro-Sud e sulla Sicilia: questi fenomeni perturbati sono eredità del vortice ciclonico della Befana, in progressivo allontanamento verso Sud Est. Nel suo movimento questo ciclone richiamerà a sé aria gelida in discesa dal Nord Europa di origine Artica che riuscirà a sfondare sul bacino del Mediterraneo.

Le temperature subiranno di conseguenza un crollo verticale portandosi fin sotto le medie climatiche di riferimento dopo tanto tempo. Come capita spesso in queste situazione l’atmosfera si manterrà piuttosto instabile con il rischio a più riprese di precipitazioni.

Proprio a causa del calo delle temperature non si esclude la possibilità di nevicate fino in pianura tra martedì 9 e mercoledì 10, specie su Piemonte, Lombardia occidentale ed interno ligure.
Sulle regioni centro-meridionali avremo ancora il rischio più che concreto di temporali e forti venti lungo le coste più esposte a causa del persistere della vasta area ciclonica che rimarrà bloccata sul bacino del Mediterraneo almeno fino a Giovedì 11 Gennaio. Possibili nevicate sugli Appennini oltre i 1300/1400 metri di quota con vere e proprie bufere a causa delle ventilazione piuttosto vivace.

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Il ciclone della Befana porterà pioggia: poi freddo e neve a bassa quota

Il 2024 inizia come era finito il 2023 con alta pressione e temperature 7-8 gradi superiori alle medie del periodo. Al Centro-Sud si toccano i 20 gradi di giorno, con le minime che di notte faticano a scendere sotto i 10-14°C.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma l’anomalia positiva delle temperature, in parole semplici lo scarto positivo dei valori rispetto alle medie di gennaio: a Milano la massima, in questo periodo dell’anno, dovrebbe essere intorno ai 4-5 gradi invece, anche per la giornata di oggi, si prevedono 10-11°C; va detto, poi, che la Val Padana, a causa delle nubi basse e delle nebbie presenti, è la zona meno ‘calda’, infatti il vero clima mite, quasi primaverile, si registra al Centro-Sud: al mattino le minime faticano a scendere ad una sola cifra (sotto i 10°), le massime di Roma e Napoli sono costantemente sopra i 15 gradi con punte di 18-19. La normalità per Roma sarebbe 11°, per Napoli 13°. Insomma prosegue il caldo anomalo, anche in montagna, con zero termico oltre i 2800 metri al Nord e fino a 3700 metri al Sud!

Ma tutto questo finirà: ci penserà il Ciclone della Befana. Già da venerdì, con un po’ di anticipo, il maltempo diventerà infatti protagonista con forti fenomeni al Nord e parte del Centro, poi per la Befana si estenderà anche al Sud. Le temperature minime resteranno miti, mentre le massime (a causa del maltempo) scenderanno sensibilmente. Nel frattempo, prima del Ciclone della Befana, sia oggi che domani dominerà l’alta pressione, disturbata solo localmente da umide e tiepide correnti di Libeccio: il tempo sarà in prevalenza soleggiato salvo isolate piogge sul versante tirrenico. La svolta però, come detto, arriverà: è infatti in calendario per venerdì 5 gennaio quando una violenta bassa pressione, in discesa dal Nord Atlantico, porterà piogge forti su Liguria ed Alta Toscana, in seguito anche sul resto del Nord con tanta neve sulle Alpi fino a quote collinari. Durante i fenomeni più intensi saranno possibili fiocchi bianchi anche sulle pianure meridionali del Piemonte.

Il giorno seguente, l’Epifania tutto il caldo se lo porterà via: avremo un crollo anche delle minime ed un’ulteriore flessione delle massime; infine, da domenica 7 gennaio, masse d’aria di lontana origine artica entreranno dalla Porta del Rodano favorendo un ulteriore e più marcato crollo termico su tutta la penisola. In sintesi, la settimana 8-14 gennaio vedrà, per la prima volta, il vero inverno su tutto il Continente Europeo: in Italia potremo registrare anche qualche nevicata a quote di bassa collina sulle regioni centrali; laddove adesso sforiamo i 20 gradi il cristallo esagonale (la neve) potrebbe ricordarci improvvisamente che siamo in inverno e nel periodo normalmente più freddo dell’anno.

Alluvione

Dall’Emilia-Romagna alla Toscana, in Italia 378 eventi estremi nel 2023 (+22%) e 31 vittime

I fenomeni meteo che hanno devastato l’Italia nel 2023 sono stati estremi, causati principalmente dalla crisi del clima. Chicchi di grandine in grado di spaccare le fusoliere degli aerei durante l’estate, siccità invernali, alluvioni, trombe d’aria, temperature estreme e incendi sempre più frequenti.

Il 2023 è stato un anno da bollino rosso per il clima, segnato da un trend in continua crescita degli eventi meteorologici estremi. Ne sa qualcosa l’Italia dove quest’anno gli eventi estremi sono saliti a quota 378, segnando +22% rispetto al 2022, con danni miliardari ai territori e la morte di 31 persone. Il nord Italia, con 210 eventi meteorologici estremi, si conferma l’area più colpita della Penisola, seguita dal centro (98) e dal sud (70).  In aumento soprattutto alluvioni ed esondazioni fluviali (+170% rispetto al 2022), le temperature record registrate nelle aree urbane (+150% rispetto ai casi del 2022)le frane da piogge intense (+64%); e poi le mareggiate (+44%), i danni da grandinate (+34,5%), e gli allagamenti (+12,4%). Eventi che hanno segnato un 2023 che ha visto anche l’alta quota in forte sofferenza con lo zero termico che ha raggiunto quota 5.328 metri sulle Alpi e con i ghiacciai in ritirata.

A fare il bilancio di fine anno è l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, realizzato insieme al Gruppo Unipol, che traccia un quadro complessivo di quanto accaduto in Italia in un 2023 in cui la crisi climatica ha accelerato il passo. Nello specifico nella Penisola si sono verificati 118 casi di allagamenti da piogge intense, 82 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 39 di danni da grandinate, 35 esondazioni fluviali che hanno causato danni, 26 danni da mareggiate, 21 danni da siccità prolungata, 20 casi di temperature estreme in città, 18 casi di frane causate da piogge intense, 16 eventi con danni alle infrastrutture e 3 eventi con impatti sul patrimonio storico. Tra le città più colpite: Roma, Milano, Fiumicino, Palermo e Prato. A livello regionale, Lombardia ed Emilia-Romagna risultano nel 2023 le regioni più in sofferenza con, rispettivamente, 62 e 59 eventi che hanno provocato danni, seguite da Toscana con 44, e da Lazio (30), Piemonte (27), Veneto (24) e Sicilia (21). C’è da sottolineare che solo nel mese di luglio la Lombardia è stata colpita da ben 28 eventi, due le vittime. Tra le province più colpite svetta al primo posto Roma con 25 eventi meteo estremi, seguita da Ravenna con 19, Milano con 17, Varese 12, Bologna e Torino 10.

Un quadro preoccupante quello tracciato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente a cui si aggiunge il fatto che l’Italia è ancora senza un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici. “Un paradosso tutto italiano – dice Legambiente – che dimostra quanto l’Italia sia indietro nella lotta alla crisi climatica e nell’adottare politiche climatiche più ambiziose”.

Per l’associazione ambientalista “il Paese continua a rincorrere le emergenze senza una chiara strategia. Serve una road map climatica nazionale non più rimandabile, fondata su tre pilastri: il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici da approvare senza più ulteriori ritardi, stanziando adeguate risorse economiche (ad oggi assenti) per attuare il Piano; una legge contro il consumo di suolo, che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, e per la rigenerazione urbana, snellendo le procedure per abbattimenti e ricostruzioni;   superare la logica dell’emergenza agendo invece sulla prevenzione, che permetterebbe di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni”.  

“Gli eventi meteo estremi – dichiara Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente stanno aumentando con sempre maggiore frequenza e intensità e a pagarne lo scotto sono i territori e i cittadini. Il Governo Meloni approvi subito il Piano nazionale di adattamento al clima, stanziando anche le relative risorse economiche, che invece continuiamo a spendere per intervenire dopo i disastri, come dimostrano gli 11 miliardi di euro solo per i danni delle due alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana. Il rischio è che l’Italia, senza il Piano e gli adeguati stanziamenti per la prevenzione, assenti anche nella Legge di bilancio in via di approvazione, continui a rincorrere le emergenze. Il Governo dovrebbe invece impegnarsi molto di più, puntando su prevenzione, politiche di adattamento al clima, campagne di sensibilizzazione sulla convivenza con il rischio, per far diventare il nostro paese dal più esposto al centro del mar Mediterraneo a un esempio per gli altri”.  

 

piogge al sud/imago

Super anticiclone fino a San Silvestro, poi da Capodanno tornano piogge e neve

L’anticiclone africano che sta proteggendo l’Italia dalle perturbazioni atlantiche sembra più forte del previsto e riuscirà a proteggere il Belpaese almeno fino all’ultimo giorno del 2023, poi lascerà spazio a una perturbazione atlantica.

Come spiega Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it “i prossimi giorni saranno più o meno l’uno fotocopia dell’altro. La presenza dell’anticiclone garantirà una stabilità assoluta dell’atmosfera con conseguenze diverse da zona a zona”. Infatti, al Nord il tempo sarà caratterizzato da cielo coperto e nebbie sulle zone pianeggianti, locale pioviggine in Liguria e sole prevalente in montagna e comunque sopra i 400 metri circa. Al Centro, saranno le nubi basse che copriranno il cielo su Toscana, Umbria, Lazio e sulle coste al mattino. Sarà più soleggiato sulle regioni adriatiche. Il sole invece sarà più presente al Sud e sulle Isole Maggiori. In questo contesto di stabilità le temperature non subiranno variazioni mantenendosi con valori sopra la media del periodo, piacevoli di giorno ove soleggiato e nemmeno troppo freddi sul resto d’Italia.

Questa situazione di blocco potrebbe finire proprio con l’inizio del 2024. Infatti, da Capodanno una perturbazione atlantica riuscirà ad abbassarsi di latitudine fino a scalfire il muro anticiclonico e quindi a sfondare sul bacino del Mediterraneo. Il suo arrivo sarà anticipato dall’intensificarsi dei venti meridionali, soprattutto di Libeccio.

La perturbazione attraverserà l’Italia l’1 e il 2 gennaio con piogge via via più diffuse al Centro-Nord, forti tra Liguria e Toscana. Il sistema perturbato, sospinto da venti meridionali, sarà alimentato da aria più fresca in quota che favorirà il ritorno della neve sulle Alpi a partire dai 1400-1500 metri circa. Le temperature tenderanno a diminuire di qualche grado.

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L’anticiclone di Natale durerà fino a Capodanno: tempo stabile e soleggiato

La grossa area di alta pressione di origine oceanica, l’anticiclone delle Azzorre, è talmente ben strutturata e radicata che potrebbe durare addirittura fino a Capodanno. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it ci dice che il cuore dell’anticiclone di Natale oltre ad essere caldo, misura quasi 1050hpa di pressione, un mostro di potenza. La sua presenza sull’Italia garantirà un tempo in prevalenza stabile e soleggiato, ma dovrà fare i conti con la tempesta polare in arrivo dalla Scandinavia che, rispetto all’anticiclone, ha un cuore freddo che misura solo 960hpa di pressione. Questa tempesta nei prossimi giorni scenderà di latitudine andando a cozzare contro le Alpi e da lì non riuscirà a procedere oltre. L’enorme differenza di pressione tra le due figure antagoniste invece provocherà l’irruzione di venti furiosi tra giovedì e venerdì prossimi. Venti che continueranno a soffiare intensamente fin dopo Natale. Nonostante ciò la pressione sull’Italia si manterrà tale da non provocare particolari scossoni sul fronte previsionale.

In base a questa configurazione atmosferica il tempo sarà soleggiato martedì mentre mercoledì la nuvolosità inizierà ad aumentare al Centro-Nord anche con possibili nebbie in pianura. Inizierà a soffiare il Maestrale sulla Sardegna. Da giovedì in poi il vento diventerà il vero protagonista dei giorni che ci porteranno al Natale. Se il tempo sarà in prevalenza soleggiato con cielo a tratti nuvoloso e soltanto con alcune piogge sulle coste tirreniche meridionali (venerdì), il Maestrale inizierà a soffiare sempre più forte attorno alla Sardegna, sul Mar Tirreno centrale e sul Canale di Sicilia con raffiche fino a 100 km/h. Sempre venerdì il Maestrale che impatterà sull’arco alpino provocherà tempeste di vento e neve sui confini, mentre sulla Pianura Padana sarà la volta del foehn che all’improvviso scalderà il clima di molte città, come ad esempio Torino e Milano, ma in un cielo terso e limpido. Arriviamo così al weekend della Vigilia con un cielo parzialmente nuvoloso su tutte le regioni mentre il vento lentamente inizierà a girare da Libeccio. Un Libeccio che soffierà da burrasca proprio nel giorno di Natale sul Mar Ligure e Tirreno, ma l’anticiclone non mollerà la presa.

Il regime anticiclonico durerà anche nel giorno di Santo Stefano e se la tendenza verrà confermata (ci sono buone possibilità) proseguirà la sua permanenza sull’Italia anche per Capodanno.

Meteo, arriva il Gobbo di Algeri: freddo al Nord e caldo anomalo sulle Alpi

Ultime ore di maltempo sull’Italia, per l’avvicinamento imminente del Gobbo di Algeri, l’anticiclone subdolo che porterà sia freddo in pianura al Nord, sia condizioni di caldo anomalo in montagna (specie sulle Alpi) e al Centro-Sud per almeno cinque o sette giorni. Il gigantesco anticiclone proveniente dalle Canarie si prolungherà fino all’Algeria, proiettandosi poi anche sull’Italia. Il suo nome prende vita principalmente dall’andamento termico previsto nei prossimi giorni alla quota di 1500 metri, che riportato in un grafico assume la tipica forma di una gobba.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it comunica che la perturbazione di Santa Lucia lascerà l’Italia verso sera con le ultime precipitazioni sul medio Adriatico (nevose a quote collinari), sulla Sicilia e sulla Calabria. Sul resto d’Italia il bel tempo sarà prevalente grazie anche ai venti più freddi che soffieranno dai quadranti settentrionali e che spazzeranno via le nubi.

Saranno proprio i venti freddi a caratterizzare il weekend. Infatti, in concomitanza con l’arrivo del mega anticiclone, sabato e domenica soffieranno il Grecale e la Bora. Se il tempo sarà in prevalenza stabile e soleggiato (salvo residue deboli nevicate, sabato, sui rilievi abruzzesi) il clima si raffredderà decisamente. Le temperature sono previste in sensibile diminuzione sia di giorno sia di notte. Per esempio al Sud i valori crolleranno anche di 15°C rispetto alle temperature anomale (quasi 30°C in Sicilia) di mercoledì 13.

Con l’inizio della prossima settimana arriva il Gobbo di Algeri che garantirà un cielo sereno o al più poco nuvoloso su gran parte dell’Italia, con temperature fino a 15°C sul Centro-Italia, anche a Roma e fino al 20°C su gran parte delle vallate alpine. Temperature anomale fino a 10°C sopra le medie con valori tipici della prima metà maggio. Diversamente in pianura al Nord (specie in Valpadana) regnerà un clima più grigio e di conseguenza meno caldo, accompagnato anche da locali nebbie mattutine, possibili su Triveneto, Emilia Romagna e Lombardia, fino alle porte di Milano. Non si escludono addirittura locali gelate o brinate durante la notte su queste aree di pianura.

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In settimana duplice sfuriata invernale contro l’Italia: neve anche a bassa quota

Nel corso della settimana appena iniziata arriva l’inverno, con un carico di freddo e pure neve, che potrebbe scendere fino a quote basse per il periodo. Ci attendono due distinte fasi perturbate, che ci traghetteranno verso il mese di dicembre.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, comunica che già nella giornata odierna le correnti fredde in ingresso dalla Porta del Rodano (Francia sudorientale) favoriranno la formazione di un ciclone sui nostri mari in grado di scatenare precipitazioni intense, anche sotto forma di nubifragio e violente raffiche di vento. Questa prima perturbazione colpirà l’Italia entro le prime ore di martedì 28: a causa dei notevoli contrasti tra masse d’aria differenti, non si esclude la possibilità di intense piogge anche sotto forma di nubifragi, che potrebbero causare locali allagamenti in particolare su Lazio, Campania e Calabria.  Visti i forti contrasti tra masse d’aria diverse (mari ancora fin troppo caldi) non sono da escludere dei veri e propri nubifragi con il rischio anche di locali allagamenti (saranno possibili addirittura fino a 150 litri di pioggia in 24 ore) specie su Lazio, Campania e Calabria. Sull’arco alpino si prevedono nevicate fino a quote molto basse, intorno ai 500 metri, soprattutto sulle Dolomiti.

Nel contempo, le temperature sono previste letteralmente in crollo con valori ben sotto le medie climatiche su tutta l’Italia: al Centro Nord sono previste estese gelate fin sulle pianure durante la notte e al primo mattino.

Tra giovedì 30 novembre e venerdì 1 dicembre una seconda perturbazione potrebbe raggiungere l’Italia, innescando nuove ed intense precipitazioni: la fase fredda e movimentata continuerà anche fino alle porte del primo weekend del nuovo mese, con il rischio di sorprese nevose fino a bassa quota. Le aree maggiormente favorevoli alla neve fino a quote via via più basse saranno quelle della Valpadana centro-occidentale, ma non possono attualmente essere esclusi anche alcuni settori dell’Emilia Romagna.

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In arrivo la prima sciabolata artica di Attila: temperature sotto la media

Il 2023 potrebbe essere l’anno più caldo della storia a livello globale, gli ultimi 5 mesi sono stati da record assoluto per la calura italiana, le temperature di metà novembre hanno segnato dati estremi: ad esempio, con i 30 gradi al Sud per il nostro Paese e l’anomalia di +2,07°C a livello globale il 17 novembre, giorno più caldo dall’era pre-industriale in poi per il nostro Pianeta. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma questo andamento di caldo estremo con un Global Warming imperante, ma intravede anche l’eccezione che conferma la regola: spunta una previsione straordinaria per i prossimi giorni.

Dopo mesi e stagioni di caldo anomalo, arriverà dal weekend la prima sciabolata artica di Attila dell’inverno, il primo lungo periodo di freddo e di temperature sottomedia: in altre parole farà freddo con il termometro che rimarrà sotto la media stagionale per almeno 10 giorni, evento mai accaduto quest’anno su gran parte dell’Italia. La prima irruzione artica della stagione colpirà tutto lo Stivale da sabato 25 novembre e porterà un tracollo delle temperature: ci vestiremo con berretti e sciarpe almeno fino alla festività dell’Immacolata.

Nel dettaglio, nelle prossime ore dovremo prestare la massima attenzione anche al Ciclone in spostamento verso il meridione: sono previste piogge a tratti intense su Medio Adriatico e Sud, e tra Abruzzo e Molise vedremo anche la neve in alta collina, fino ai 1.000 metri; infine, le piogge si intensificheranno sulle regioni ioniche gradualmente e nella prossima notte sono previsti nubifragi tra Calabria e Sicilia.

Ma la previsione straordinaria, oltre alle piogge importanti e forti attese nelle prossime 24 ore, riguarda sabato 25 e i giorni successivi: inizieremo a battere i denti ed il cambio dell’armadio sarà definitivo. Almeno fino alla prima settimana di dicembre i termometri saranno sottomedia e il meteo parlerà chiaro: a Milano sono previste minime intorno a -1°C e massime di 5/6°C per almeno 10 giorni con valori ovviamente sottomedia, a Bologna e Firenze idem sottomedia con -1/7°C e pure a Roma con 0°/9°. Inoltre, non si escludono fiocchi svolazzanti tra Bologna e Firenze ed è molto probabile che la neve cadrà fin quasi in pianura o addirittura lungo le coste adriatiche nel corso della prossima settimana: in sintesi, prepariamoci al meteo straordinario, dopo mesi di gran caldo torniamo a vivere il freddo e non siamo più abituati.

Con il ciclone Medusa arriva l’autunno: vento, temporali e calo temperature

Con la settimana appena iniziata ecco che andrà in scena il vero cambio di stagione: passeremo da un lungo periodo caldo e asciutto ad una fase di tempo spiccatamente instabile. Arriva infatti il ciclone Medusa, un profondo vortice ciclonico che provocherà una potente tempesta autunnale in grado di innescare una fase di maltempo caratterizzata da vento e temporali (anche neve sulle montagne), il tutto accompagnato da un brusco calo delle temperature che, dopo le anomalie di queste ultime settimane, si riporteranno su valori consoni al periodo.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, comunica che i primi effetti di un generale cambio della circolazione atmosferica si avvertiranno già in avvio di settimana, tra la giornata odierna e martedì 17, quando il maltempo interessa alcune aree del Sud dove non mancheranno piogge sparse e qualche temporale. Più sole invece in Sicilia. Sul resto del Paese avremo invece tante nubi, ma le uniche deboli piogge potranno bagnare solo i rilievi del Nordovest e localmente il versante tirrenico del Centro.

Nella seconda parte di settimana quando il ciclone Medusa riuscirà a sfondare definitivamente sul mar Mediterraneo, approfondendosi ulteriormente e traendo nuova energia dalle acque superficiali dei nostri mari ancora fin troppo calde per il periodo. I fenomeni più intensi sono attesi in particolare dalla giornata di venerdì 20: il pericolo più grosso, con questo genere di configurazioni, è quello della stazionarietà dei temporali che, nella fattispecie, potrebbero insistere per diverse ore sulle medesime zone.

Le aree più a rischio saranno dapprima le regioni settentrionali massima attenzione in particolare su Veneto e Friuli Venezia Giulia) e i settori tirrenici (Toscana, Lazio, Campania) dove non è esclusa la possibilità di locali alluvioni lampo vista la quantità d’acqua che potrebbe ricadere al suolo dalle immense celle temporalesche. Le piogge interesseranno comunque buona parte delle regioni centro-settentrionali per quella che possiamo considerare come la prima vera tempesta autunnale. Complice il calo delle temperature le nostre montagne torneranno ad imbiancarsi, specie le Alpi centro occidentali, con fiocchi a partire dai 2000 metri di quota. Le temperature, inoltre, caleranno di diversi gradi soprattutto al Nord e al Centro.