Maltempo, Musumeci: “Serve il coraggio di una legge contro l’eccessivo consumo di suolo”

Il maltempo mette nuovamente in ginocchio un pezzo importante del territorio italiano. Le istituzioni sono in allerta ma si riaccende il dibattito su uno dei temi sempre in primo piano nell’agenda politica. Per il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, bisogna partire “dal principio che tutto quello che è stato fatto finora dal punto di vista dell’ingegneria idraulica non basta più, non serve più”. Anzi, “molte volte il cambiamento climatico rischia di diventare una sorta di alibi per la mancanza di prevenzione”, avverte. Ad essere precisi, il monito di Musumeci è che proprio “manca la priorità della prevenzione, in tutti gli enti locali ma anche a livello nazionale”.

Dunque, in concreto, il ministro individua “l’eccessivo consumo di suolo” tra le maggiori cause, ragion per cui “bisogna avere il coraggio di una legge che ponga un freno a questa prassi assolutamente deplorevole, perché dove arriva il cemento diventa il migliore complice dell’acqua”.

Un concetto che per una volta diventa trait d’unione tra maggioranza e opposizione. L’Italia “è un territorio fragile e serve un salto di qualità sulla prevenzione del dissesto idrogeologico. C’è bisogno di una legge per contrastare il consumo di suolo, perché si è cementificato troppo”, dice infatti la segretaria del Pd, Elly Schlein. Mentre il portavoce nazionale di Europa verde e deputato Avs, Angelo Bonelli, ‘invita’ la premier, Giorgia Meloni, a portare una norma su questo argomento in Cdm “invece di sfidare la magistratura”. I Cinquestelle, invece, si prendono qualche ‘rivincita’ su Musumeci: “Siamo contenti che dalle sue parti sia suonata una sveglia, ma è in ritardo. È da due anni che diciamo che il contrasto al dissesto idrogeologico deve essere messo in cima all’agenda politica”.

Sullo sfondo di questo nuovo capitolo del dibattito politico restano le parole del capo dello Stato al Festival delle Regioni, che si svolge a Bari. Domenica scorsa, infatti, Sergio Mattarella ha ribadito che “contrastare il cambiamento climatico e proseguire con decisione sulla via della decarbonizzazione sono obiettivi non rinunziabili”. Semmai, “le politiche ambientali vanno integrate nelle politiche per la crescita, non considerate un freno allo sviluppo. Lo sviluppo deve essere sostenibile, diversamente è vano e illusorio”.

Sono tanti i punti toccati dal presidente della Repubblica, a partire dalla necessità di “fare leva su una governance sovranazionale” per raggiungere i target delle transizione ecologica e digitale. Tenendo presente che non esiste una sola ricetta, anzi questi processi “vanno affrontati tenendo conto delle specificità culturali, economiche e sociali delle diverse aree del Pianeta”. Mattarella suggerisce di utilizzare lo sguardo dei più giovani sui temi ambientali: “A loro è chiaro come la natura non possa più essere considerata come una risorsa da utilizzare e da sfruttare”. Anche per evitare uno dei fenomeni più odiosi causati dai cambiamenti climatici: “Sovente sono all’origine delle disuguaglianze e, in ogni caso, le accrescono – ha messo in luce il capo dello Stato -. Basti pensare alla carenza di acqua potabile che interessa interi Stati o al fenomeno della desertificazione, entrambi causa di conflitti e di grandi migrazioni di massa”. Ecco perché, ha ripetuto ancora una volta Mattarella, “le politiche ambientali devono salvaguardare, quindi, le condizioni personali e sociali più deboli”.

Sperando che almeno su alcuni temi centrali per il futuro del Paese (e dell’Europa) ci possa essere, se non unità di intenti, quantomeno un fronte comune della politica.

Campi Flegrei, vertice a P.Chigi: più risorse a edilizia pubblica, apertura a quella privata

Photo credit: ufficio stampa Comune di Napoli

 

Un nuovo piano di interventi per i Campi Flegrei. Lo ha presentato il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, ai sindaci di Napoli, Gaetano Manfredi, di Pozzuoli, Luigi Manzoni, e di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, in una riunione convocata a Palazzo Chigi alla presenza anche del vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, e dei capi dipartimento di Protezione civile e Casa Italia. “Più celeri e approfondite verifiche dei livelli di vulnerabilità del patrimonio immobiliare pubblico e privato ricadente nell’area ristretta del bradisismo, interventi di rafforzamento antisismico delle infrastrutture strategiche pubbliche, a cominciare dalle scuole e contributi per l’adeguamento antisismico delle abitazioni private ricadenti nelle zone di elevato rischio, esclusi gli edifici abusivi e le seconde case“, spiega Musumeci sintetizzando i punti chiave del piano. Che vedrà anche “l’intensificazione della prevenzione non strutturale, con informazioni ed esercitazioni che coinvolgano quanti più abitanti” e “possibili incentivi finanziari per le famiglie che intendano delocalizzare da aree ad elevato rischio in aree esterne al perimetro del rischio bradisismico e vulcanico“.

Il ministro anticipa che ci sarà “il divieto di costruzione di nuove unità abitative, fino a quando la Regione Campania non avrà legiferato sulla materia“. Assicurando che “nei prossimi giorni, verificata la risorsa finanziaria necessaria complessiva e per i primi interventi, porterò le proposte all’esame del Consiglio dei ministri“. E’ positiva la reazione degli amministratori locali, che chiedevano di proseguire sulla rotta tracciata dal dl Campi Flegrei. “C’è stata disponibilità e apertura da parte del governo per ulteriori risorse per gli interventi sull’edilizia pubblica, con priorità sulle scuole e sulle carceri, per fare interventi soprattutto nella zona di maggiore interesse e attenzione bradisismica“, spiega Manfredi al termine della riunione. La stima attuale del fabbisogno si aggira “dai 500 ai 700 milioni di euro e riguarda strade, servizi, reti di fognature, la parte idrica e anche quegli interventi previsti in passato ma che non sono mai stati realizzati“. Inoltre, “c’è stata anche una lunga discussione, positiva, sullo studio di opportunità di finanziamento e sostegno per interventi anche sull’edilizia privata, partendo da quegli edifici che saranno caratterizzati da maggiore vulnerabilità”, aggiunge il sindaco di Napoli. Spiegando che prima andranno completate “le prime analisi di vulnerabilità sul comparto, che arriveranno per la fine del mese di giugno” e solo dopo si potrà fare una quantificazione degli interventi.

Sull’ipotesi che, tra le misure per fronteggiare l’emergenza, ci sia anche quella di sostenere economicamente chi vuole abbandonare i territori dei Campi Flegrei intervengono anche i primi cittadini dell’area flegrea. “L’ipotesi di abbandonare i territori non c’era“, dice Manzoni lasciando Palazzo Chigi. Ancora più diretto il collega sindaco di Bacoli: “Quando, purtroppo, ci sono state disgrazie in altre parti d’Italia non ho mai sentito parlare di spostare la popolazione. Ma poi, che facciamo, spostiamo i Campi Flegrei, le aree vesuviane, Napoli? Spostiamo tre milioni di persone? Possiamo convivere in questa parte di mondo, ci vuole solo grande responsabilità da parte dello Stato, che agisca come un buon padre di famiglia“.

Intanto, sul piano pratico, l’Istituto nazionale di Vulcanologia fa sapere che alla rete di monitoraggio geofisico multiparametrico ‘Medusa‘, che tiene sotto controllo la caldera dei Campi Flegrei (che si estende anche nell’area marina nel Golfo di Pozzuoli), nel settore sommerso, è stato installato un nuovo osservatorio multiparametrico per lo studio del processo di degassamento idrotermale sottomarino. Un intervento che si è reso necessario, precisa l’Ingv, per potenziare l’infrastruttura di ricerca e monitoraggio geochimico.

Asvis: Prevenzione dissesto troppo scarsa. Musumeci: Testo unico entro l’anno

Un testo unico di prevenzione al dissesto idrogeologico, scritto dal ministero per la Protezione civile con tutti gli altri dicasteri interessati, entro la fine del 2024. Il governo punta così a superare il caos in cui naviga la materia complicatissima della prevenzione delle catastrofi in Italia, sempre più necessaria davanti ai continui eventi estremi dovuti al cambiamento climatico, ma anche a quelli strutturali di un territorio fragile.

L’obiettivo è quello di “pianificare prima ancora di intervenite, spiega il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. E non pianificare “14mila interventi” (tanti sono quelli considerati urgenti nel Paese), ma cento. “Cento interventi, cento infrastrutture strategiche di carattere nazionale, definendo le risorse per intervenire. Cento interventi che per essere strategici diventano fondamentali. Chi li individua? Le autorità di bacino, che sono quelle che hanno la banca dati“, precisa il ministro, che parla poi di una sub-pianificazione di infrastrutture meno rilevanti di interesse locale, che può essere invece affidata alle Regioni.

Quella delle opere strategiche, invece, deve essere materia della Protezione civile: “Non può non essere così, mi batterò per difendere questo principio incontestabile“, assicura. Perché, affonda: “Non si gioca sulla vita delle persone difendendo gelosie dei capi dipartimenti, non è consentito”.

Sulla mancata tempestività su alcuni interventi, punta il dito sulla Tesoreria di Stato, senza mezze misure: “Non può essere un ostacolo all’azione di governo, soprattutto quando promossa dalla Protezione civile, che per alcune iniziative conta i giorni, non i mesi, come per i Campi Flegrei“, afferma. Sulla sua condotta, arriva a dire, “sarebbe il caso di chiamare in causa il Colle, spero non sia necessario“. Si riferisce a un caso specifico, riguardante proprio il territorio bradisismico: “Lo dico non perché io sia prevenuto nei confronti di un organismo importante, ma per un fatto vissuto personalmente – racconta -. Se una norma prevede l’intesa con il Mef e devo intervenire ad applicarla in tempi rapidi e nel frattempo mi arrivano notizie di sciami sismici costanti, ho il dovere non solo di non dormire la notte, ma di dover chiedere urgenza. Se, dopo averlo fatto e aver presentato sollecito, fanno passare due mesi per la risposta, è chiaro che non va bene“. La soluzione sarà chiedere una corsia preferenziale per alcuni interventi. “Investirò del problema il presidente del Consiglio e se necessario il capo dello Stato“, insiste.

Il problema si pone perché sulla prevenzione, tra il 2013 e il 2019, sono stati spesi solo due miliardi di euro, appena un decimo del costo sostenuto per fronteggiare le emergenze nello stesso periodo. Lo mette in luce l’Asvis nel policy brief sul dissesto idrogeologico. Per ridurre le morti e i danni provocati dalle catastrofi e mitigare le conseguenze devastanti della crisi climatica sui territori e sulle persone che lo abitano è “urgentissimo adeguare in via straordinaria la pianificazione di bacino tramite i Piani per l’Assetto Idrogeologico (Pai) alle nuove mappe di pericolosità”, sottolinea Asvis. Una pianificazione che deve essere sovraordinata rispetto a quella urbanistica comunale e tenere conto delle mappe dei rischi contenute nei Piani Gestione Rischio Alluvioni (Pgra) delle Autorità di bacino distrettuali.

Il Policy Brief sottolinea che il 93,9% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera, un fattore che rende vulnerabile almeno 1,3 milioni di abitanti per le frane e 6,8 milioni per le alluvioni, come indicato dall’Ispra.

Il costo dell’inazione è “nettamente superiore a quello da sostenere per affrontare seriamente i rischi derivanti dalla crisi climatica“, scandisce il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, che chiede di rafforzare gli investimenti, ma anche, appunto, “il ruolo di coordinamento della Presidenza del Consiglio in modo da avere una visione integrata delle azioni sul ciclo idrologico“. La pianificazione nazionale deve essere “pluriennale” e affidata al testo unico anche per Asvis. La resilienza dei territori, osserva Giovannini, “passa dalla volontà politica di investire nella prevenzione e nella gestione sostenibile delle risorse idriche“. E’ quello che, d’altra parte, indicano gli impegni che l’Italia deve perseguire per realizzare l’Agenda 2030 dell’Onu ed è quello che prevede il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici approvato a dicembre.

Italia avrà Piano del Mare: 16 linee guida per rilanciare asset strategico

Il Piano di rilancio dell’economia del Mare è pronto. Da mesi ci lavora il ministro Nello Musumeci, che ora può portare il testo in Consiglio dei ministri, frutto di un costante contatto con tutti gli attori della filiera. Il provvedimento, secondo quanto si apprende, è molto articolato e si basa su 16 direttrici principali, che fungono da leva per uno degli asset più strategici per il nostro Paese.

Entrando nel dettaglio, il primo dei punti riguarda gli Spazi marittimi e fa una differenziazione dagli obiettivi strategici dei Piani di gestione dello spazio marittimo, che puntano principalmente a promuovere la crescita sostenibile delle economie marittime, indicano la distribuzione spazio-temporale degli usi. Il testo del governo, invece, chiarisce gli indirizzi utili e le azioni generali per raggiungere quegli obiettivi. La base di partenza è la strategia di governance elaborata dall’Ue per far fronte alla sempre più consistente esigenza di sfruttamento di risorse marine, oltre che di produzione energetica, di trasporto, preservando gli ecosistemi e l’ambiente.

In quest’ottica si sviluppa anche la seconda direttrice, secondo cui le linee marittime sono considerate di interesse strategico nazionale e costituiscono “infrastrutture” su cui si innestano interessi primari dello Stato. Dunque, il trasporto marittimo viene inserito in un sistema che dovrà tenere conto della transizione energetica e del suo impatto sul costo del trasporto delle merci e delle persone, in raccordo con i sistemi di trasporto europei ed internazionali.

Altro punto cruciale è quello relativo ai porti, avendo l’Italia una centralità geografica rispetto alle rotte marittime sia Est, quanto Ovest. Da qui nasce l’esigenza di sfruttare meglio le aree retro-portuali a servizio di attività manifatturiere, favorendo il reshoring. Per centrare gli obiettivi, però, servono “adeguati strumenti pianificatori”, oltre a procedimenti per l’aggiornamento, come il Documento di pianificazione strategica di sistema, ma anche con un Piano regolatore portuale. Inoltre, occorrono procedure decisionali e realizzative delle opere portuali o in ambito retro-portuale e procedure di valutazione ambientale e di attuazione dei dragaggi.

Corposo anche il capitolo riservato all’energia. Il governo vuole trasformare l’Italia nell’hub europeo di approvvigionamento, con il Piano Mattei annunciato dalla premier, Giorgia Meloni, che dovrebbe essere presentato nei dettagli il prossimo autunno. In questo scenario, dunque, l’energia proveniente dal Mare può assumere un’importanza strategica, con la produzione da fonti rinnovabili. Per riuscirci sarà decisivo predisporre interventi infrastrutturali, logistici e procedurali specifici. Restando in tema, anche la transizione energetica è alla base del Piano del Mare, con l’utilizzo di carburanti alternativi a quelli prodotti da fonti fossili. Il testo del ministro Musumeci ipotizza una progressiva opera di sostituzione delle navi esistenti con naviglio di nuova generazione.

Per quanto riguarda la pesca sostenibile, in linea con le linee guida europee, il Piano si pone come obiettivo il phasing-out di tutti gli attrezzi di cattura mobile che agiscono sui fondali, oltre alla predisposizione di una banca dati che aiuti a definire i possibili utilizzi della risorsa Mare. Per sviluppare l’acquacoltura, invece, vengono individuati alcuni criteri cardine, come l’accelerazione del processo di definizione delle zone allocate, la tutela delle zone umide costiere, investimenti sulla qualità dei prodotti freschi, la revisione delle concessioni demaniali, la sovrapposizione delle attività in Mare come la produzione di energia e gli impianti di acquacoltura; e anche in questo caso una banca dati pesca e acquacoltura.

In questo senso, un’altra linea guida mira a valorizzare la protezione e la salvaguardia degli ecosistemi marini, nell’ambito di un dinamico sistema economico che deve vedere l’attiva partecipazione delle imprese. Inoltre, il Piano del Mare sostiene l’istituzione di un Polo nazionale della Subacquea, che possa aggregare istituzioni, mondo accademico, industriale e ricerca. Inoltre, c’è una proposta per istituire, entro il 2024, un’Autorità nazionale per il controllo delle attività subacquee.

Altro capitolo è quello delle isole minori, per le quali la proposta è implementare i fondi esistenti, incrementare la produzione di energia rinnovabile locale, predisporre un programma di interventi per l’efficientamento energetico, programmi di mobilità marittima sostenibile e sviluppo dell’economia circolare locale. Allo stesso tempo va data importanza ai ‘Turisti del Mare’.
Nel Piano c’è grande attenzione agli impatti dei cambiamenti climatici, con soluzioni diversificate nei principali settori dove potrebbero risultare determinanti per la crescita sostenibile, come il sistema portuale-logistico, le città e gli insediamenti sul Mare, la biodiversità marina e l’erosione costiera. Senza dimenticare la Sicurezza, intesa sia come la ‘Safety’ (per navi e imbarcazioni) e ‘Security’ (azioni preventive e attività di contrasto ad atti illeciti via Mare). Serve un quadro aggiornato, da condividere a livello interforze, interagenzia e interministeriale, a beneficio di tutte le amministrazioni e nel rispetto delle loro diverse competenze. E il “naturale riferimento” è il Cipom (Comitato interministeriale per le politiche del Mare).
Il Piano, infine, dedica ampio spazio alla cantieristica, all’industria armatoriale e al lavoro marittimo. Per una “una rinnovata autonomia marittima strategica nazionale”.

Ischia, cdm giovedì. Pichetto: In un Paese civile non si muore di pioggia

Un Dl ad hoc per potenziare gli aiuti per l’Isola di Ischia in ginocchio. Sarà sul tavolo del consiglio dei ministri, pronto a riunirsi di nuovo giovedì, dopo aver varato lo stato di emergenza domenica scorsa, all’indomani della tragedia che ha fatto già otto vittime accertare, dispersi, feriti e 230 sfollati, che saranno di più nei prossimi giorni.

Il ministro per la protezione civile e il mare, Nello Musumeci, riferisce in Senato giovedì mattina. Il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, chiede all’Aula un minuti di silenzio per le vittime. Le cita tutte, ne elenca nomi ed età, a ricordare che non sono numeri ma vite spezzate. “Non è la prima volta che questa terra meravigliosa e conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze naturali e l’ospitalità della propria gente viene colpita in modo così violento. Ischia è stata più volte colpita da tragedie ambientali, anche per colpa dell’abusivismo edilizio. Ma non è e non deve essere questa la sede né il momento per cercare o accertare le responsabilità“, tiene a precisare. E’ il momento del cordoglio, dunque, e della vicinanza “forte e sincera” che il Senato vuole rendere ai parenti delle vittime.

Parola d’ordine, evitare di rifare gli stessi errori di sempre. Quelli che tornano ciclici, a fare vittime dove vittime non dovrebbero esserci. “Diciamo che in un Paese civile non si dovrebbe morire di pioggia“, tuona il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. “Se accade così – afferma -, spesso significa che, fermi restando gli effetti dei cambiamenti climatici che enfatizzano gli eventi meteo estremi, non si è operato bene a livello di governo centrale, di Regione, di enti locali“.

Torna a spiegare le parole che hanno fatto scalpore, dopo aver detto che farebbe “arrestare” i sindaci e chi ha dato l’autorizzazione ai condoni: “Mi preme chiarire, anche per evitare ulteriori inutili polemiche dinanzi ad una tragedia di tali proporzioni e gravità. Ciò che esattamente intendevo dire è che non è più tempo di passare sopra a illeciti urbanistici che possono trasformarsi in elementi di nuove tragedie“, scandisce. Ci sono abusi e abusi, insiste, “taluni gravi ed altri ancora veniali. Chi ha compiti di vigilanza sul territorio deve evitare che si creino o aggravino situazioni di rischio“.

A Ischia, il 49% del territorio è classificato a pericolosità “elevata e molto elevata per frane nei Piani di Assetto Idrogeologico e sono oltre 13mila gli abitanti residenti nelle aree a maggiore pericolosità per frane. “E’ amaro ricordare che per la ‘messa in sicurezza della zona costiera’ e per ‘la riduzione dell’erosione e la stabilizzazione dei versanti nel comune di Casamicciola’ sono stati stanziati 12 anni fa dal Ministero dell’Ambiente complessivamente 3 milioni e 100 mila euro, ma gli interventi risultano ancora in fase di progettazione“, ricorda Pichetto. La sua è stata una “espressione infelice“, lo difende la premier Giorgia Meloni, “ma che voleva probabilmente sottolineare la necessità che le istituzioni siano chiamate a rispondere delle loro responsabilità”.

Bisogna inasprire le pene per chi non fa il proprio dovere e non riguarda solo i sindaci, “ma chi è chiamato a svolgere funzioni pubbliche, Pichetto è stato frainteso“, fa eco Musumeci. “Noi dobbiamo stare vicino ai sindaci che combattano abusivismo in zone controllate da organizzazioni criminali. Non è facile farlo con disinvoltura. Lì bisogna assicurare sostegno ai sindaci“.
Su Ischia ora “c’è da pregare e da approfondire e non da speculare come qualcuno sta facendo”, taglia corto Matteo Salvini. “Noi contiamo di stare al governo per i prossimi cinque anni – garantisce il vicepremier – e possiamo occuparci anche del dissesto idrogeologico“.

 

(Photo credit: AFP)