Dramma siccità al nord: 19 comuni piemontesi all’asciutto

Diciannove comuni piemontesi in stato di grave severità idrica, autobotti pronte a intervenire, fiume Po sempre più scarico. L’inverno non è ancora finito, ma l’allarme siccità risuona già forte, soprattutto nel nord Italia. La crisi idrica non molla la presa in gran parte dell’area Padana come già evidenziato un mese fa ed è peggiorato nelle ultime settimane alla luce della mancanza prolungata di precipitazioni in grado di colmare, anche solo parzialmente, il deficit ereditato dalla stagione del 2022. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Permanente dell’Autorità del Fiume Po, che oggi ha fatto il punto sulla complessa situazione.

COMUNI ALL’ASCIUTTO. Sono 19 i comuni piemontesi – concentrati nelle provincie di Novara, Verbano Cusio Ossola e Cuneo – per i quali è scattato il massimo livello di severità idrica, cioè con criticità su parte significativa dell’abitato, riempimento del serbatoio integrato con autobotti o atri interventi provvisori di somma urgenza. Si tratta di Armeno (NO), Cannero Riviera (VB), Piedimulera (VB), Pieve Vergonte (VB), San Bernardino Verbano (VB), Pettinengo (BI), Strona (BI), Valdilana Soprana (BI), Zumaglia (BI), Demonte (CN), Moiola (CN), Roccabruna (CN), Macra (CN), Isasca (CN), Venasca (CN), Brossasco (CN), Melle (CN), Peveragno (CN), Perlo (CN).

CROLLA LA PORTATA DEL PO. Le portate rilevate nelle stazioni lungo l’asta del Po rimangono, al 6 marzo, ancorate ad uno stato di estrema o media gravità – San Sebastiano (TO) 26 mc/s; Casale Monferrato (AL) 50 mc/s; Valenza (AL) 103 mc/s; Isola Sant’Antonio (AL) 124 mc/s; Spessa Po (PV) 205 mc/s; Piacenza 279 mc/s; Cremona 387 mc/s; Boretto (RE) 444 mc/s; Borgoforte (MN) 569 mc/s; Pontelagoscuro (FE) 568 mc/s – e la quota appena superiore ai 632 mc/s registrata oggi nel Delta (a fronte di una portata-obiettivo di 450 mc/s) dimostra che il contesto, a questo periodo della stagione e alla vigilia della parte più consistente dei prelievi per l’irrigazione, si annuncia deficitario.

SALE IL CUNEO SALINO. L’intrusione del cuneo salino, sempre nei rami della foce del Grande Fiume, raggiunge già nel Po di Goro (secondo le analisi di Arpa Daphne in corso di ulteriore approfondimento) i 19 km di risalita delle acque salmastre.

LAGHI A QUOTE MINIME. Anche i laghi mantengono quote minime: il Garda risulta ad oggi quello in maggior crisi con un riempimento solo del 25% e con AIPo che già da giorni ha provveduto alla chiusura (eccezion fatta per il deflusso ecologico di 8mc/s verso il Mincio) della diga di Salionze. Il lago Maggiore offre lo stesso panorama con un riempimento del 41,5% e con l’ente regolatore che conferma la scarsità di risorsa nei bacini di valle come mai negli ultimi 16 anni. I valori di riempimento, aggiornati al 6 marzo, sono i seguenti: Maggiore – Piemontese settentrionale 163 Mmc; Como – Lombardo Adda 43,8 Mmc; Iseo+Idro – Lombardo Oglio 25 Mmc; Garda – Lombardo Mincio 114,3 Mmc.

Il Piemonte punta sull’idrogeno: bando da 30 milioni per diventare hub del Nord-Ovest

Ricerca, produzione, consumo, trasporti e approvvigionamento: sono le parole chiave della strategia con cui il Piemonte intende diventare il punto di riferimento italiano ed europeo sull’idrogeno. In particolare sull’idrogeno verde. Insieme a Puglia, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata la regione ha vinto il progetto bandiera per l’Hydrogen valley per un totale di 4 miliardi di euro di risorse del Pnrr per l’Italia.

Da una settimana il Piemonte ha aperto il primo bando, con una dotazione di 19,5 milioni per la produzione di idrogeno verde nelle aree dismesse, a cui seguirà quello da 10 milioni di euro del progetto bandiera. “L’aspettativa è alta, le aziende stanno reagendo bene. C’è tanta partecipazione e se davvero si concretizzeranno tutte le richieste i fondi messi a disposizione non saranno nemmeno sufficienti”, ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati. Si tratta di una “grande opportunità per rigenerare aree industriali abbandonate da anni, ma anche produrre idrogeno verde, quindi a zero emissioni, da utilizzare sia nei processi industriali che nel trasporto pubblico e altre finalità”, gli fa eco il presidente della Regione, Alberto Cirio. L’obiettivo è ovviamente quello di trasformare il Piemonte nella Hydrogen valley” italiana.

Il bando chiuderà il 28 febbraio e l’approvazione della graduatoria è prevista entro fine marzo. La misura finanzierà l’installazione di elettrolizzatori su siti industriali dismessi che produrranno idrogeno a partire da energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili di nuova costruzione installati sul sito o connessi, tramite la rete, al sistema di produzione di idrogeno. I progetti dovranno già prevedere l’utilizzo dell’idrogeno per uso industriale, nel campo dei trasporti e l’immissione nella rete gas, per almeno una quota parte, entro un raggio di 50 chilometri dal sito di produzione. Nei mesi scorsi, la Regione aveva avviato un censimento per valutare la disponibilità sul territorio di siti dismessi per la localizzazione, tra gli altri, di impianti di produzione di idrogeno rinnovabile, ricevendo ben 28 manifestazioni di interesse: 12 a Torino, 8 a Novara, 4 a Cuneo, 3 nel Vco, e 1 a Vercelli. Un vincolo è che nella realizzazione dei progetti vengano coinvolte tutte imprese del territorio nel processo di fornitura.

Tra i principali progetti c’è quello che sta portando avanti l’Amma che mira a realizzare una fabbrica di idrogeno verde in un’area dismessa tra Druento e Settimo Torinese.

Torino Wireless diventa Piemonte Innova: al servizio di imprese e Pa per la transizione

Accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nella gestione dell’impatto economico e sociale delle grandi transizioni (digitale, ambientale ed energetica) che caratterizzeranno i prossimi anni a partire da tre grandi temi: Sostenibilità, Intelligenza Artificiale e Cybersecurity. Il riconoscimento nazionale e non solo più regionale della Fondazione, inoltre, offre ulteriori opportunità di miglioramento competitivo. Sono gli obiettivi di Piemonte Innova, brand rinnovato di Torino Wireless, che dalla fondazione mette a fattor comune in ambito digitale soggetti pubblici, enti di ricerca e imprese. Uno staff di 35 persone impegnate su oltre 40 progetti di cui 8 europei, un cluster nazionale, un polo regionale e un ecosistema dedicato all’innovazione. Piemonte Innova mette a disposizione competenze nella gestione dei bandi sui temi dell’innovazione europei e italiani, sostiene e affianca Pmi e piccoli comuni nella transizione digitale, risponde alle richieste di partecipazione ai progetti promossi dagli enti territoriali, individuando fabbisogni e collaborazioni per progetti di ricerca collaborativa pubblico-privata. A queste funzioni storiche dei 20 anni di Torino Wireless, Fondazione Piemonte Innova aggiunge, grazie all’ingresso dei nuovi soci e al rinnovato patto tra i fondatori, nuove competenze e il mandato di agire, in collaborazione con gli altri Stakeholder, come soggetto facilitatore dei processi di innovazione e di sviluppo della digitalizzazione dei cosiddetti soggetti digitalmente fragili: piccoli comuni e micro e piccole imprese dei settori meno tecnologici.

Piemonte Innova mantiene la gestione del Polo di Innovazione ICT, una rete che traina dal 2009 l’innovazione del Piemonte attraverso eventi di networking, supporto a bandi regionali e nazionali, finanziamenti europei. Il polo è strutturato su cinque filiere che interpretano le sfide del futuro: Blockchain, Digital4Social, Green&Circular, Intelligenza Artificiale e Smart Mobility. Ne fanno parte quasi 300 aderenti tra cui 252 Imprese, 17 università e organismi di ricerca e 21 enti e associazioni in qualità di partner o end user. In questi 15 anni il Polo ICT ha portato a finanziamento 316 progetti di ricerca, per un investimento sul territorio pari a 150 milioni di euro.

Ha una dimensione nazionale sin dalla sua fondazione, un’altra eccellenza che Piemonte Innova eredita nella gestione: il Cluster SmartCommunitiesTech, la rete nazionale che dal 2012 promuove progetti di innovazione e soluzioni tecnologiche applicative per la gestione di aree urbane e metropolitane. Tredici soci territoriali, 119 organizzazioni aderenti e 46 città, animano questa comunità che integra e sviluppa competenze, fabbisogni e interessi per lo sviluppo tecnologico e sociale delle città.

Piemonte Innova è, inoltre, uno dei partner dell’Ecosistema Nodes (Nord Ovest Digitale e Sostenibile) finanziato a giugno 2022 dal ministero dell’Università e della Ricerca su una proposta presentata dal Politecnico e dall’Università di Torino insieme a una rete di 24 partner pubblici e privati. È uno degli 11 Ecosistemi dell’Innovazione che il ministero ha individuato al fine di supportare la crescita sostenibile e inclusiva dei territori di riferimento in quella che viene identificata come la doppia transizione (digitale ed ecologica), che tramite il Pnrr porterà 110 milioni di euro tra Piemonte, Valle d’Aosta e le province più occidentali della Lombardia, Como, Varese e Pavia. Nodes punta a creare in tre anni, filiere di ricerca e industriali in sette settori legati alle vocazioni del territorio. Delle risorse già individuate 54 milioni di euro saranno impiegati in ‘bandi a cascata’ per accrescere le competenze, valorizzare la ricerca e trasferimento tecnologico.

La capacità di attrarre investimenti, imprese e idee è diventata nevralgica per rendere più competitivi i territori che si contendono i circa 300 miliardi disponibili per l’Italia tra Programmazione europea 2021-2027 e PNRR. L’innovazione digitale è il processo abilitante grazie a cui queste risorse si trasformeranno in un beneficio concreto per cittadini e imprese, generando sviluppo e competenze diffuse”, spiega Massimiliano Cipolletta, presidente di Piemonte Innova. “Noi siamo al servizio di queste strategie, pienamente supportati dai nostri fondatori pubblici che hanno voluto sancire questo rinnovamento con un nuovo accordo di programma: Regione Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino, Politecnico e Università di Torino, Camera di commercio di Torino.  A loro si affiancano i nostri fondatori privati: Fondazione Links e Unione Industriali di Torino con cui abbiamo rinnovato accordi di collaborazione mirati e a cui si sono aggiunti nel 2022 tre nuovi enti che hanno aderito e con cui sono già partite collaborazioni strategiche: Camera di commercio di Cuneo, CSI Piemonte e Unioncamere Piemonte”.

Siamo di fronte a un nuovo paradigma che ha imposto un cambiamento di dimensione e funzioni che ci ha convinto anche a cambiare nome assumendo una dimensione più ampia. Piemonte Innova però mantiene inalterata la sua natura di partenariato pubblico-privato. Vent’anni di storia certificano una competenza radicata che poggia su una conoscenza reale di oltre 3.000 imprese, di cui almeno due al giorno, per un totale di circa 400 all’anno, si rivolgono a noi e utilizzano almeno una delle nostre funzioni”, conclude Laura Morgagni, direttore di Piemonte Innova.

Po

L’Italia ha sete. Le Regioni chiedono lo stato di emergenza, Cirio: “Situazione drammatica”

Una situazione drammatica, mai così grave negli ultimi anni. È il quadro che, in piena emergenza siccità, restituiscono i presidenti delle Regioni del Nord Italia. Lo fa il governatore del Piemonte Alberto Cirio, che chiede “risorse economiche per i nostri agricoltori” e che “il Governo prenda in mano la questione sotto forma di emergenza nazionale. Per evitare che questa situazione torni a replicarsi in futuro, il Pnrr deve essere declinato in modo che gli agricoltori possano costruire piccoli invasi consortili“. E lo fa il collega della Lombardia, Attilio Fontana, che al termine della riunione tra la Conferenza delle Regioni e il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, parla di “una situazione eccezionale, di una gravità che non si era mai verificata in questi anni“. Intanto la Protezione Civile sta lavorando sui parametri tecnici per andare incontro alle richieste di stato di emergenza.

Da una parte c’è l’esigenza di non dover razionare l’acqua per uso domestico, dall’altra quella di sostenere e risarcire gli agricoltori danneggiati dalla siccità. Senza dimenticare il funzionamento delle centrali idroelettriche, messe a grave rischio dalla mancanza di flussi. Per quanto riguarda l’agricoltura, già in mattinata il ministro Patuanelli aveva parlato della necessità di “fare un percorso di avvicinamento all’obbligo assicurativo” per il settore. E annunciato una riunione con il Mite e la Protezione civile per fare il punto sulla situazione. In ogni caso, secondo il ministro, “lo stato di emergenza e lo stato di calamità dovranno lavorare insieme” per “portare l’acqua dove serve con la Protezione civile” e per avviarne la razionalizzazionecioè per modificare le modalità degli usi domestici, agricoli e nelle centrali idroelettriche“. Lo stato di calamità, invece, “consente di superare i limiti della norma 102 per intervenire sui danni“.

Intanto, l’Autorità Distrettuale del fiume Po continua a lanciare l’allarme sul cuneo salino nel Delta del Po, che ha raggiunto i 21 km. “Il livello del fiume è così basso – spiega il segretario generale Meuccio Berselliche consente all’Adriatico in alta marea di penetrare e cambiare le caratteristiche della falda che da acqua dolce diventa salmastra“. L’acqua salmastra, afferma, “diventa inutilizzabile per le colture. C’è quindi un danno ambientale e un danno economico“. Una situazione drammatica, appunto, dove lo stato di emergenza e calamità sembrano avvicinarsi ogni giorno di più.

eolico italia

Fioccano le leggi regionali per le comunità energetiche: Piemonte apripista

Le comunità energetiche sono state introdotte ufficialmente in Italia con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 che ha recepito Direttiva Europea RED II. Ma per il pieno sviluppo di queste realtà, a carattere tipicamente locale, si stanno muovendo anche gli enti territoriali. Nelle ultime settimane sono diverse le Regioni che hanno approvato leggi specifiche per incentivare la nascita delle energy community.

Apripista in questo senso è stato il Piemonte. Anzi, più che di apripista si può parlare di pioniere, visto che la legge regionale è entrata in vigore il 24 agosto 2018, quindi ben prima che si definisse il quadro legislativo a livello nazionale. Un testo dedicato alla ‘Promozione dell’istituzione delle comunità energetiche‘ (non necessariamente basate al 100% su energia rinnovabile) nella quale la Regione, oltre a definire i criteri per la costituzione delle nuove realtà, si impegnava, attraverso futuri incentivi, a sostenere finanziariamente la fase di costituzione delle comunità energetiche.

Un provvedimento del tutto simile è stato adottato anche da Lazio, Liguria e Puglia circa due anni dopo, mentre a novembre 2020 è toccato alla Calabria che ha previsto anche l’istituzione del marchio di qualità ecologica ‘Energia Rinnovabile di Calabria’ a garanzia della tracciabilità dell’energia e la qualità ecologica degli impianti da fonti rinnovabili. Ma è negli ultimi mesi che sono fioccate le leggi regionali dedicate alle Cer. In febbraio è stata la volta della Lombardia che nel proprio testo ha previsto un finanziamento complessivo di 22 milioni di euro di soli fondi regionali per il periodo 2022/2024: il target è realizzare tra la 3mila e le 6mila comunità energetiche entro 5 anni, con un aumento di potenza fotovoltaica installata compreso tra 600 e 1.300 MW. A maggio invece è arrivato l’ok in Emilia Romagna alla legge sulle comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile. La legge individua le azioni di sistema e le misure di sostegno e promozione dell’autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche, prevedendo l’erogazione di contributi e strumenti finanziari a sostegno della costituzione delle comunità. Oltre al primo stanziamento di 200mila euro per il 2022 e 150mila per il 2023, verranno utilizzati almeno 12 milioni di euro del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale). Il 21 maggio una legge specifica è entrata in vigore anche in Abruzzo.

Oltre alle leggi regionali, si moltiplicano anche i bandi promossi da istituzioni private. Ad esempio, Fondazione Cariplo ha lanciato il bando Alternative per promuovere le comunità energetiche rinnovabili con un budget di 1,5 milioni di euro dedicato ad amministrazioni, enti pubblici e privati non profit della Lombardia e delle province di Novara e Verbano-Cusio-Ossola. Mentre la Fondazione di Compagnia San Paolo ha dato il via alla seconda edizione del bando Next Generation WE dedicato a studi di fattibilità per progetti attinenti alle misure del Pnrr, incluse le comunità energetiche: contributo massimo di 80mila euro riservato a Comuni, Unioni di Comuni, Comunità Montane, Province e Città Metropolitane di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.