Da Enel a Terna, fino all’hub sardo di Glencore per le batterie: Sud a centro transizione

A fine aprile l’amministratore delegato della Portovesme srl, Davide Garofalo, aveva inviato per conto di Glencore una lettera alla Regione Sardegna per annunciare lo stop alla fonderia di San Gavino e della produzione del settore piombo della stessa Portovesme srl. Nella missiva – riportava l’Unione Sarda – si leggeva che la decisione era stata presa “visto il perdurare delle condizioni che hanno determinato il drastico aumento dei costi energetici, a livello internazionale ed europeo, tale da incidere negativamente e direttamente sull’andamento produttivo della Portovesme srl“. Nella lettera si parlava poi della “necessità di modificare lo scenario produttivo della società“. Modifica che oggi è stata annunciata direttamente dalla multinazionale svizzera: Portovesme diventerà il primo impianto europeo di batterie riciclate per le auto elettriche. Una svolta che avrà bisogno di tempo. Se lo studio di fattibilità andrà in porto, l’impianto sarà operativo dal 2026-2027.

Tutto nasce dall’accordo tra Glencore, gigante svizzero delle materie prime, e la canadese Li-Cycle, industria leader nel recupero delle risorse di batterie agli ioni di litio, per studiare congiuntamente la fattibilità, e successivamente lo sviluppo, di un Hub a Portovesme per la produzione di materiali critici per le batterie, tra cui nichel, cobalto e litio dal contenuto di batterie riciclate. Il complesso metallurgico sardo, costituito da un impianto al piombo-zinco e idrometallurgico che ha iniziato ad operare nel 1929, è stato scelto perché “dispone di una serie di sostanziali infrastrutture esistenti, tra cui l’accesso a un porto, servizi pubblici, apparecchiature di lavorazione dell’industria idrometallurgica impianto e una forza lavoro esperta”, recita il comunicato congiunto dei due colossi industriali. Glencore e Li-Cycle prevedono anche di formare una joint venture al 50% che riutilizzerebbe parte dell’attuale complesso metallurgico di Glencore a Portovesme per creare il Portovesme Hub. Ciò consentirebbe un piano di sviluppo rapido ed efficiente in termini di costi. Il progetto prevede anche un finanziamento competitivo a lungo termine da parte di Glencore per finanziare la quota di investimento di Li-Cycle. Una volta operativo, l’hub dovrebbe avere una capacità di lavorazione di 50.000-70.000 tonnellate di massa nera all’anno, o l’equivalente di 36 GWh di batterie agli ioni di litio. La massa nera lavorata nell’hub dovrebbe essere fornita dalla crescente rete Spoke di Li-Cycle in Europa e attraverso la rete commerciale di Glencore.

La svolta in Sardegna in vista della transizione energetica si combina all’altro grande progetto, realizzato da Enel in Sicilia, ovvero la costruzione della Gigafactory 3Sun di Catania, che entro il 2024 sarà la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa, con una capacità produttiva di 3Gw all’anno. Il tutto all’interno di un contesto in evoluzione, incentrato sul cosiddetto Piano Mattei sposato dal governo, che prevede il Sud centro di gravità per l’afflusso e la produzione di energia. In questo senso anche Terna collegherà la Sicilia con la Sardegna e la penisola attraverso un doppio cavo sottomarino: un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo, il Tyrrhenian Link. Con circa 970 chilometri di lunghezza e 1000 MW di potenza si tratta di un’opera infrastrutturale di importanza internazionale, che migliorerà la capacità di scambio elettrico, favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’affidabilità della rete. Nel dettaglio il progetto complessivo prevede due tratte: quella Est dalla Sicilia alla penisola e la Ovest dalla Sicilia alla Sardegna.

L’attivismo energetico in Italia in un certo senso è una risposta all’avanzata cinese sul fronte auto elettriche in Europa. Da un recente rapporto di Rhodium Group e Merics emerge che dal 2018, le aziende cinesi di batterie hanno annunciato investimenti per un valore di 17,5 miliardi di dollari nel Vecchio Continente. La produzione prevista dalle loro fabbriche europee potrebbe essere circa il 20 percento della capacità totale di produzione di batterie del continente entro il 2030. Finora, il più grande di questi investimenti (6,7 miliardi) si è concentrato sulla produzione di moduli e pacchi batteria, come l’impianto da 100 GWh di Catl in Ungheria, che una volta completato sarà il più grande d’Europa. Ma le aziende cinesi stanno anche osservando opportunità più a monte e a valle, continua il report. A monte, gli investitori di Pechino si stanno muovendo verso gli input della batteria. Nel 2022, CNGR Advanced Material e Finnish Minerals Group hanno annunciato l’intenzione di costituire una joint venture 60/40 per costruire un impianto per i materiali attivi del catodo precursore, che vengono utilizzati per produrre batterie agli ioni di litio. L’impianto ungherese di Semcorp da 184 milioni di euro produrrà film separatori per batterie agli ioni di litio. In Germania, Wuxi Lead Intelligent Equipment ha acquisito l’azienda di macchinari specializzata in bancarotta Ontec Automation pochi mesi dopo aver vinto un importante contratto per la fornitura di attrezzature al nuovo impianto di batterie Salzgitter della Volkswagen. Non c’è l’Italia per ora nei piani di produzione industriale in Europa della Cina. Ci sono però altri colossi industriali, occidentali.

‘Driving Energy’ 2023, l’arte di fotografare l’equilibrio tra energia e creatività

Energia e fotografia contemporanea, all’apparenza nulla lega questi due temi, ma i fatti dimostrano che non è così. A testimoniarlo è il premio ‘Driving Energy’ organizzato da Terna, l’azienda che si occupa la rete di trasmissione nazionale dell’energia, e curato da Marco Delogu, figura di rilievo internazionale nel mondo della fotografia e presidente di Azienda speciale Palaexpo. Dopo il successo del 2022, con oltre 1.300 candidati di ogni età, dai 18 agli 85 anni, il concorso arriva alla sua seconda edizione: fino al 30 giugno, i fotografi possono partecipare elaborando immagini che richiamino i valori del tema scelto per quest’anno, ‘Elogio dell’equilibrio’.

I lavori saranno valutati dalla giuria, presieduta da Lorenza Bravetta, consulente nel campo della fotografia, e di cui fanno parte Massimiliano Paolucci, direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Sostenibilità di Terna; Maria Alicata, docente e curatrice; Diane Dufour, editrice e curatrice; Andrea Purgatori, giornalista e autore televisivo; e Francesco Zanot, curatore, saggista e docente. Toccherà agli esperti assegnare il Premio Senior, del valore di 15mila euro, aperto ai partecipanti dai 31 anni in su, il Premio Giovani, da 5mila euro, dedicato ai fotografi fino ai 30 anni, e la Menzione per l’Opera più votata da Terna, del valore di 2mila euro, aperta a tutte le categorie.

Ieri, a Roma, si è svolto uno degli eventi che rientrano tra le tappe dell’edizione 2023 di ‘Driving energy’, durante il quale la platea, oltre a poter ammirare alcuni degli scatti in mostra, è stato accompagnato dalla performance di due giovani musicisti dell’accademia di Santa Cecilia. “Tema del premio è l’elogio dell’equilibrio, che è una metafora molto forte”, ha detto il responsabile Advertising, Brand image e TernaCult di Terna, Michele Gaudenzi. Spiegando che l’azienda “oltre a essere il gestore della rete di trasmissione, quindi è regista della transizione energetica, gestisce la rete di oltre 75mila chilometri di cavi e svolge anche attività di dispacciamento per immettere in rete l’esatta quantità di energia che serve al Paese. In questo modo – ha sottolineato – mette in equilibrio domanda e offerta di energia e a questo concetto ci siamo ispirati”.

Una delle novità nella governance del Premio è il Comitato d’onore, che assegnerà uno dei premi ed è composto dai vincitori del premio ‘Driving Energy’ 2022: Paolo Ventura (Premio Senior con l’opera dal titolo ‘I Ginestra’), Gaia Renis (Premio Giovani con il lavoro fotografico ‘Stereocaulon vesuvianum’), Mohamed Keita (Menzione Speciale all’opera ‘Camminare e camminare…’ ispirata al tema ‘Normalità contemporanea’), Eva Frapiccini (Menzione Speciale al lavoro fotografico ‘La porta di luce alias hommage to D.M.’ ispirata al tema ‘Circolarità. Corsi e ricorsi’), e Andrea Botto (Menzione Speciale all’opera ‘Onda d’urto’, attribuita dalle persone di Terna). L’energia passa anche dalla creatività.

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Zangrandi: “Per reti elettriche investire su flessibilità e cybersecurity”

Mancano pochi giorni alla presentazione del nuovo piano decennale che delineerà la strategia di Terna per la Rete elettrica nazionale. La data indicata dall’amministratore delegato, Stefano Donnarumma, è il 15 marzo, ma finora nulla è trapelato. Per capire quali potranno essere i punti cruciali GEA ha interpellato Roberto Zangrandi, segretario generale di Edso (European distribution system operators), che riunisce 35 principali operatori del sistema di distribuzione dell’energia elettrica, tra cui 2 associazioni nazionali, che cooperano per garantire l’affidabilità dell’approvvigionamento elettrico in Europa. “Il piano decennale di Terna dovrà essere coerente con quelli di tutti i player del suo campo, che si chiamano Tso, acronimo di Transmission system operator”. E dovrà “necessariamente rispecchiare le grandi direttive di sviluppo dell’energia, preferibilmente verde e digitalizzata, in Europa”. Dunque, “è un piano che avrà sicuramente come priorità privilegiare le energie da fonti rinnovabili e inserirsi nella grande rete integrata europea”.

Ci sono due grandi fattori che Zangrandi indica per ogni strategia a lungo termine. “Oggi un piano decennale deve adeguarsi all’altissima digitalizzazione della rete – spiega -. Questo vuol dire reti in grado di interloquire con piattaforme tecnologiche digitali che consentano un dialogo fra le reti stesse e in tempo reale, con l’utilizzo anche dell’intelligenza artificiale. In modo da poter gestire la massa di energia rinnovabile che arriva dalla delocalizzazione della produzione elettrica, ovvero il progressivo aumento dei pannelli fotovoltaici sui tetti, che costituiranno in futuro una partecipazione importante alla produzione di elettricità. Così come i campi eolici e i campi solari: produttori e consumatori allo stesso tempo”.

Parlare solo di digitalizzazione, però, “è allo stesso tempo semplice e anche semplicistico”, avvisa l’esperto. “Perché ci sono imponenti investimenti, tra quelli fatti e quelli da compiere, non solo per una società come Terna”. Anzi, sarà necessario “soprattutto per i distributori di energia elettrica”. E “questo vuol dire essere in grado di accogliere sulle reti la generazione distribuita di energia da fonti rinnovabili”. Le cifre alzano – e di molto – il livello della sfida. Perché “prevediamo che di qui al 2030 ci vorranno circa 425 miliardi di euro, a livello europeo (ma potrebbero essere anche di più), per avere reti di distribuzione in grado di gestire i flussi di energia che arrivano dal ‘basso’ della rete, cioè dai ‘consumatori attivi’ e dai campi eolici e solari di piccola e media taglia, che poi andranno in piattaforme tecnologiche e integrati nella rete”.

Per questo i Tso, come Terna, per restare in Italia, dovranno “essere così flessibili da essere in grado di mettere in rete forti quantità di energia rinnovabile quando sono a disposizione. Oltre, ovviamente, a dover “essere in grado di mettere in rete l’energia elettrica prodotta con mezzi tradizionali, quando queste fonti rinnovabili si troveranno in ‘bassa’”. Per far comprendere meglio, usa un esempio pratico: “La settimana scorsa in Germania non c’è stato sole né vento, quindi sono andati a carbone importando nucleare dalla Slovacchia, usando milioni di metri cubi di gas. Ecco perché quando nel Nord Europa c’è una giornata di cielo terso e sole battente sono tutti contenti”. Mentre in Paesi come l’Italia “ci sono giornate in cui potrebbe andare avanti solo a rinnovabile”.

La flessibilità delle reti, sia di bassa tensione che di alta, però “è possibile solo mettendo dei gran quattrini nella realizzazione delle smart grid”. La tecnologia, infatti, sta facendo passi da gigante. “Ci sono codici di rete, che regolano il traffico dell’energia elettrica un po’ come accade con il Codice della strada per i trasporti – sottolinea Zangrandi -. Sono linguaggi e procedure per permettere alle reti di interagire tra di loro”. Attualmente, dice ancora il segretario generale Edso, distributori e trasportatori, stanno lavorando a un Codice sulla flessibilità, “che permette di integrare le fonti rinnovabili e di gestire l’intermittenza, ovvero quello che è successo ad esempio in Germania”. Ma “più si digitalizza, più si è consapevoli della necessità di assicurare a queste reti una sicurezza estrema”. Per questo “stiamo realizzando, insieme con i trasportatori di energia elettrica, anche un codice per la cybersecurity”. Ecco perché “da osservatore esterno mi aspetto che i piani decennali dei trasmettitori europei abbiano già compreso affondo gli investimenti necessari per assicurare flessibilità e sicurezza cibernetica delle reti”. I rischi, infatti, esistono: “Lo abbiamo visto in Ucraina, con la rete che ogni tanto si ferma per gli attacchi e i tentativi di hackeraggio”.

Lo sviluppo della rete di Terna rientra anche in un altro progetto strategico, quello del governo Meloni, che lo ha denominato ‘Piano Mattei’. “Diciamo che non è sulla bocca di tutti in Europa, ma questo non è un giudizio”, risponde Zangrandi. Che ritiene “l’idea in sé è tutt’altro che bizzarra, anche se l’attuazione è sicuramente molto complessa, perché richiede uno sforzo aggiuntivo in termini di infrastrutture, sicuramente fattibile, ma che ha bisogno di una fluidità nel permitting, cioè nel processo di decisione politica, non è secondaria”. Alla mente gli riaffiorano i piani Desertec nel Sahara marocchino o “il sogno non implementato della ‘super rete’del Mediterraneo”, esempi non certamente forieri di grandi prospettive. Eppure quella di essere hub europeo dell’energia “è una possibile vocazione per l’Italia, che già è il terminale naturale di molte connessioni e potrebbe diventare ancora più un connettore non solo con gasdotti, ma anche con altre forme di energia”. L’importante, per Zangrandi, è tenere a mente sempre che “produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica richiedono una visione, strategica e industriale, ad almeno 25 anni”. Dunque, “cambiare visione ogni 5 anni non è produttivo per nessun sistema industriale: energetico, né tantomeno economico”.

Con il calo delle bollette riprendono i consumi elettrici delle energivore

Calano ancora i consumi elettrici a gennaio, secondo i dati forniti da Terna, però c’è una inversione di tendenza nel settore industriale. I consumi energetici delle imprese sono tornati a salire, parallelamente al crollo dei prezzi di gas ed elettricità.

Nel primo mese del 2023 l’Italia ha consumato complessivamente 26,2 miliardi di kWh di energia elettrica, un dato in flessione del 4,6% rispetto a gennaio del 2022, considerando comunque che il mese scorso ha avuto una temperatura media mensile superiore di 1,5°C rispetto a gennaio del 2022. Il dato della domanda elettrica è risultato in diminuzione del 4,3%. A livello territoriale, la variazione tendenziale di gennaio è stata ovunque negativa: -4,2% al Nord, -5,1% al Centro e -5,2% al Sud e nelle isole. In termini congiunturali, mese su mese, il valore della richiesta elettrica ha invece fatto registrare una sostanziale stazionarietà rispetto a dicembre 2022 (+0,1%).  Le fonti rinnovabili hanno coperto complessivamente il 28,2% della domanda elettrica con le seguenti variazioni: fotovoltaico -13,9%, eolico -10,5%, idrico -10,9% e geotermico -4,4%. In calo anche la generazione termica (-14,9% rispetto a gennaio 2022). La produzione delle fonti rinnovabili è stata così suddivisa: 30,9% eolico, 28,2% idrico, 19,8% biomasse, 14,9% fotovoltaico e 6,2% geotermico. Per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione è pari a +86,1% per un effetto combinato di un aumento dell’import (+59,5%) e di una diminuzione dell’export (-45,3%).

C’è però una ripresa dei consumi. L’indice Imcei elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali delle imprese cosiddette ‘energivore’, ha fatto registrare una flessione dell’8,5% rispetto a gennaio del 2022, ma una crescita del 3,5% rispetto a dicembre 2022: è il primo aumento registrato dopo due mesi consecutivi di flessione. In particolare, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ha registrato un rialzo la domanda dei settori alimentari, chimica, mezzi di trasporto, ceramiche e vetro. Valori negativi invece per siderurgia, meccanica, carta, metalli non ferrosi e cemento, calce e gesso. A livello geografico la salita mensile maggiore si registra in Lazio e Campania (+11%), mentre la discesa più grande è in Emilia Romagna (-24%). La mini-svolta in alcune regioni è facilmente riconducili al clima mite, alla conferma dei bonus fiscali governativi e alla discesa dei prezzi. A gennaio il gas è sceso di oltre il 50% e pure l’energia elettrica ha subito un forte ridimensionamento, di conseguenza le bollette – a partire da quelle nel mercato tutelato per il metano – hanno iniziato una netta retromarcia.

Meno spese, dunque, e più consumi. Una correlazione che, mettendo a confronto l’Imcei (Indice mensile dei consumi elettrici industriali) con l’Ipi (Indice di produzione industriale), fa presagire anche una ripresa della stessa attività manifatturiera. Riferendosi ai risultati dell’ultimo mese dello scorso anno, l’Istat spiegava che “l’evoluzione” della produzione industriale nel corso del 2022 era stata “caratterizzata da un calo congiunturale nel primo trimestre, seguito da un recupero nel secondo; due ulteriori flessioni hanno caratterizzato la seconda parte dell’anno”. Un andamento che coincide con quello dei consumi, appesantiti lo scorso anno del boom delle bollette. Ora che le tariffe sono meno care, un pezzo dell’industria può tornare ad espandersi.

Terna, il 15 marzo il Piano decennale rete elettrica. L’ad: Transizione richiede equilibrio

Il 15 marzo verrà presentato il piano di sviluppo decennale 2023-2032 della rete elettrica di trasmissione nazionale. E’ quanto annunciato dall’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, a margine della presentazione dell’edizione 2023 del premio ”Driving Energy’. Per l’ad, “la transizione ecologica ed energetica, nella quale siamo tutti più immersi di quanto possiamo immaginare, è un processo che senza equilibrio non va da nessuna parte”. “L’equilibrio tra la produzione, la generazione di energia e il suo consumo – continua -, l’equilibrio tra l’energia disponibile in una rete e i sistemi di accumulo che dovranno garantirne una equa distribuzione nel tempo, compensando i picchi e le valli. Nella gestione di una impresa così complessa, che è il mio mestiere da 30 anni, l’equilibrio è un altro elemento molto importante, non solo mentale ma anche organizzativo. Come l’equilibrio tra la produttività e la sicurezza”.

Dopo il successo della prima edizione, Terna ha infatti lanciato il ‘Premio Driving Energy 2023 – Fotografia Contemporanea‘, il concorso gratuito aperto a tutti i fotografi in Italia, finalizzato alla promozione dello sviluppo culturale del Paese e dei nuovi talenti del settore. Il Premio propone quest’anno il tema ‘Elogio dell’equilibrio’. Da oggi e fino al 30 giugno, i fotografi sono invitati a interpretare uno dei concetti-chiave della nostra cultura che, per ricchezza di significati e accezioni, può fornire i più diversi spunti di riflessione artistica e creativa. L’equilibrio è anche un asse portante della mission di Terna che, 365 giorni l’anno, 24 ore su 24, garantisce, attraverso l’attività del dispacciamento, l’equilibrio tra energia prodotta e consumata, permettendo al sistema elettrico il migliore funzionamento per abilitare la transizione energetica e trasmettere tutta l’energia di cui il Paese ha bisogno

Al via elettrodotto tra Italia-Tunisia: da Ue 307mln a Terna. Meloni: “Decisione storica”

Europa e Africa sempre più connesse, almeno dal punto di vista energetico. Terna riceverà un finanziamento da 307 milioni da parte dell’Unione europea per costruire il cavo di interconnessione elettrica tra l’Italia e la Tunisia, opera che è stata inserita nella lista dei Progetti di Interesse Comune. Il prestito europeo sarà erogato attraverso il Connecting Europe Facility, il fondo Ue destinato allo sviluppo di progetti chiave che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. La notizia è arrivata ieri, assieme all’avvio da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del procedimento autorizzativo. “Si tratta di una decisione storica — spiega Terna in una nota —. Per la prima volta, infatti, i fondi comunitari Cef sono stati assegnati a un’opera infrastrutturale sviluppata da uno Stato Membro e da uno Stato Terzo. Come ulteriore testimonianza della sua importanza strategica, la Commissione europea ha destinato al progetto oltre la metà del budget disponibile nel bando del 2022“. L’opera, realizzata da Terna e da Steg, l’operatore elettrico tunisino, contribuirà all’integrazione dei mercati dell’energia elettrica, alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e, soprattutto, all’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili in Europa e Africa e alla diversificazione delle fonti. In aggiunta, una volta entrato in esercizio, il collegamento favorirà la riduzione delle emissioni climalteranti.

Soddisfatta la premier Giorgia Meloni. “Il via libera della Commissione europea allo stanziamento di 307 milioni per co-finanziare l’infrastruttura — ha dichiarato la presidente del Consiglio in una nota — è un grande successo italiano. È nel destino dell’Italia diventare un nuovo hub energetico per l’intero Continente europeo, è nella nostra missione intensificare la cooperazione con l’Africa per portare investimenti e sviluppo“.
Il ponte energetico sottomarino da 600 MW in corrente continua sarà lungo oltre 200 km e raggiungerà una profondità massima di 800 metri. Per costruirlo, richiederà un investimento complessivo di 850 milioni. “Grazie a questa opera — ha dichiarato il ceo di Terna Stefano Donnarummal’Italia potrà concretamente diventare un hub energetico del Mediterraneo. Si tratta di un’infrastruttura strategica per il nostro Paese e per l’Europa, che potrà contribuire in maniera significativa all’indipendenza energetica, alla sicurezza del sistema elettrico e allo sviluppo delle fonti rinnovabili“.

Per quanto riguarda l’Italia, dall’approdo di Castelvetrano, in provincia di Trapani,il cavo interrato — spiega la società della rete — percorrerà strade esistenti lasciando inalterati ambiente e paesaggio per 18 km fino ad arrivare a Partanna, sempre in provincia di Trapani, dove sarà costruita la nuova stazione di conversione in prossimità dell’esistente Stazione Elettrica“. La società che gestisce la rete elettrica nazionale ha concluso nel luglio 2021 la fase di consultazione pubblica, durante la quale sono state analizzate e discusse le osservazioni arrivate da amministrazioni, enti e cittadini.

Per la Farnesina, il progetto Elmed “consentirà di effettuare un salto qualitativo nella integrazione dei mercati elettrici delle sponde nord e sud del Mediterraneo, rafforzando la nostra sicurezza energetica e quella dei nostri partner, favorendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel continente africano e aggiungendo un ulteriore tassello alla realizzazione, nel lungo periodo, di una vera e propria rete euro-mediterranea dell’elettricità“.

 

Photo credit: Terna

Terna: A ottobre consumi elettrici in calo, +56% produzione col carbone

A ottobre diminuisce la domanda di elettricità (24,6 miliardi di kWh, -6,6% sul 2021), ma in totale, nei primi dieci mesi dell’anno, è in crescita dello 0,5%. E se da una parte tra gennaio e ottobre, rispetto all’anno precedente, la capacità di rinnovabili è cresciuta rispetto al 2021 del 143%, dall’altra aumenta la produzione di elettricità con il carbone: a ottobre +56,6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. E’ la fotografica scattata da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale

Considerando che ottobre 2022 ha avuto lo stesso numero di giorni lavorativi (21) e una temperatura media mensile superiore di circa 2,8°C rispetto a ottobre del 2021, il dato della domanda elettrica, destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura, risultata in calo del 6,3%. La temperatura del mese di ottobre, infatti, apporta un contributo modesto alla variazione del fabbisogno elettrico. A livello territoriale, la variazione tendenziale di ottobre è risultata ovunque negativa: -7,1% al Nord, -6,7% al Centro e -5,3% al Sud e nelle isole.

Nel mese di ottobre 2022 la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’85,7% con la produzione nazionale e per la quota restante (14,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 21,3 miliardi di kWh, in diminuzione del 4,6% rispetto a ottobre 2021.

Le fonti rinnovabili hanno prodotto complessivamente 6,9 miliardi di kWh, coprendo il 28% della domanda elettrica, con le seguenti variazioni rispetto a ottobre dello scorso anno: fotovoltaico +17,6%, eolico -35,9%, idrico -36,8% e geotermico -3,2%. La produzione delle fonti rinnovabili è stata così suddivisa nel mese di ottobre: 30,4% fotovoltaico, 26% idrico, 15,4% eolico, 21,6% biomasse e 6,6% geotermico. Pur a fronte di una significativa riduzione del fabbisogno, il calo complessivo della produzione delle fonti rinnovabili e dell’import ha comportato una variazione positiva della generazione termica (+2,6% rispetto a ottobre del 2021).

In questo ambito, è proseguito il programma di massimizzazione della produzione a carbone messo in atto dal Governo per il contenimento dei consumi di gas: nel mese di ottobre la produzione a carbone è cresciuta, infatti, del 56,6% rispetto allo stesso periodo del 2021. Il saldo import-export ha visto una variazione complessiva pari a -16,5%, dovuta a una diminuzione dell’import (-10,1%) e una crescita dell’export (+107,9%). Secondo le rilevazioni Terna illustrate nel report mensile, considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi 10 mesi del 2022 l’incremento di capacità in Italia supera complessivamente i 2.350 MW, registrando una notevole crescita (+143%) rispetto allo stesso periodo del 2021.

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Abolire l’ora legale? L’Italia dice no. Si risparmiano oltre 190mln di euro

Risparmiare energia spostando l’orario di lavoro o di normale occupazione nelle ore in cui c’è più luce. È con questa logica che è nata l’ora legale, entrata ufficialmente in vigore in Italia con una legge del 1965. Inizialmente il periodo ‘legale’ era di quattro mesi, da maggio a settembre. Nei primi anni ’80 fu allungato a sei mesi e nel 1996, in accordo con gli altri Paesi europei, portato fino all’ultima domenica di ottobre. L’ora legale fu però introdotta per la prima volta nel 1916 in Gran Bretagna e venne poi adottata anche da altri Paesi.

COME FUNZIONA NEI PAESI EUROPEI

Finora tutti i Paesi europei hanno alternato la regola dell’orario solare e dell’orario legale, ma nel 2018 gli Stati del Nord (come Finlandia, Lituania, Svezia ed Estonia), quelli che meno beneficiano dello spostamento di un’ora, hanno deciso di abolire questo sistema. Il Parlamento europeo aveva approvato la risoluzione legislativa sull’abolizione dell’ora legale con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astensioni. Non si è raggiunta, però, una soluzione univoca che accontentasse tutti i Paesi. Tra il 4 e il 16 agosto 2018 la Commissione Europea ha svolto sul proprio sito una consultazione pubblica aperta sulle disposizioni relative all’ora legale. Agli utenti si chiedeva se, nel caso di abolizione del cambio orario, mantenere o meno sempre l’ora solare o quella legale. Le risposte furono 4,6 milioni, il numero più alto mai ricevuto da una consultazione pubblica. Ma al momento, in pratica, si è lasciata ad ogni Paese la libertà di mantenere o abolire l’ora legale.

L’ITALIA CONTINUA AD ADOTTARLA

L’Italia tornerà a spostare le lancette nella notte tra sabato 26 e domenica 27 marzo 2022 al contrario di tanti Stati europei che hanno abbandonato l’ora estiva lo scorso anno. Secondo Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, questo permetterà di risparmiare oltre 190 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 420 milioni di kilowattora. E consentirà, inoltre, di apportare un importante beneficio ambientale, quantificabile nella riduzione di circa 200mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

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